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Covid, Fnsi e Ordine: «L’indagine di Bergamo dimostra le criticità delle norme sulla presunzione di innocenza»

«A fronte di una indagine sul Covid che coinvolge autorevoli esponenti della politica italiana, la Procura di Bergamo ha emesso uno scarno comunicato in cui non vi è alcuna informazione sostanziale per descrivere fatti di grande interesse pubblico». Lo affermano in una nota congiunta il presidente dell’Ordine dei giornalisti Carlo Bartoli, la segretaria generale Fnsi Alessandra Costante e il presidente Fnsi Vittorio di Trapani.

«Sarebbe stato molto meglio – prosegue la nota – indire una conferenza stampa alla luce del sole dove i giornalisti avrebbero potuto porre domande e ricevere risposte, nel rispetto delle persone e del lavoro degli inquirenti così come nel rispetto del diritto dei cittadini ad essere informati».

Il comunicato si chiude con una considerazione: «La vicenda di Bergamo dimostra le criticità delle norme sulla presunzione di innocenza, che vanno corrette al fine di garantire il corretto equilibrio fra il dovere di informare e le garanzie per tutti i cittadini quando vengono indagati».

Gedi, il sottosegretario Barachini incontra la Fnsi e i giornalisti del gruppo

Martedì 28 febbraio 2023 il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Informazione e all’Editoria, Alberto Barachini, incontrerà una delegazione della Federazione nazionale della Stampa Italiana e una rappresentanza dei giornalisti delle testate locali Gedi, dopo il recente sciopero che ha coinvolto tutti i giornalisti del Gruppo, preoccupati per una possibile cessione di alcuni quotidiani. (Adnkronos)

Prepensionamenti, l’Inps apre a modifiche. Lorusso: «La circolare va rivista»

La circolare Inps sui prepensionamenti va rivista. Soprattutto nella parte che riguarda il divieto assoluto di cumulo fra reddito da pensione e redditi da lavoro. Così com’è scritta, risulta penalizzante perfino rispetto alla norma generale sulle pensioni anticipate, che fissa un tetto di cinquemila euro.

«Stando alla circolare, ai giornalisti prepensionati sarebbe vietato persino scrivere libri perché i proventi i diritti d’autore farebbero cumulo con la pensione. Questo è palesemente illegittimo, oltre che incostituzionale», ha spiegato il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso.

I vertici dell’Inps hanno preso atto dei rilievi del segretario generale del sindacato unitario dei giornalisti e hanno aperto a modifiche e ulteriori chiarimenti.

Secondo la Fnsi, la norma che impone ai giornalisti prepensionati il solo divieto di collaborazione con lo stesso gruppo editoriale presso il quale svolgevano attività di lavoro subordinato è l’unica applicabile. L’imposizione di ulteriori divieti potrebbe aprire la strada a ricorsi giudiziari.

Agenzie di stampa, Barachini alla Camera: «Urgente intervenire, servono regole chiare e risorse stabili»

«Il governo è fortemente convinto dell’esigenza imprescindibile di intervenire nel comparto delle agenzie di stampa per superare l’incertezza del sistema delle proroghe e prospettare un quadro di regole chiare e risorse stabili, nell’ambito del quale siano garantiti i principi di rilevanza costituzionale relativi alla qualità e al pluralismo dell’informazione e al tempo stesso siano tutelati i livelli occupazionali». Lo ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Editoria Alberto Barachini rispondendo a una interrogazione di Marco Sarracino (Pd) sulla situazione dell’agenzia di stampa Dire.

«Il governo – ha aggiunto – è consapevole dello stato di crisi del comparto dell’informazione primaria e dell’urgenza di intervenire senza lasciare passare altro tempo assegnando risorse in ottica pluriennale e per investimenti per l’innovazione delle realtà editoriali».

Il sottosegretario ha quindi citato il recente intervento inserito nel decreto milleproroghe, «sia per introdurre i principali elementi dell’auspicata riforma dei criteri per l’acquisizione dei servizi di informazione primaria, sia per fissare tempi molto stringenti per la definizione degli aspetti attuativi», ed espresso l’auspicio che si possa pervenire «al più presto a un assetto stabile, con un quadro di regole certe in grado di garantire il pluralismo dell’informazione e di promuovere l’informazione di qualità, sulla base della convinzione che il giornalismo professionale e qualificato è la miglior risorsa contro la disinformazione».

Quanto alla situazione dell’agenzia Dire, «sono pienamente consapevole della crisi nella quale versa l’azienda e ho già incontrato l’editore, il direttore dell’agenzia e un membro del Comitato di redazione, con il quale manterrò i contatti per avere un aggiornamento costante», ha riferito Barachini.

In una nota in cui si dà conto dell’incontro con i giornalisti, il sottosegretario ha anche espresso «sconcerto e viva apprensione per la grave situazione in corso e per la mancata corresponsione degli stipendi arretrati, a fronte della continuità delle risorse sempre garantita nei tempi previsti dal dipartimento della presidenza del Consiglio».

Assicurando che continuerà a prestare «la massima attenzione alla vicenda», il sottosegretario, «alla luce del piano di esuberi presentato dall’azienda e del conseguente stato di agitazione dei giornalisti» ha quindi ribadito che ritenere «auspicabile che l’attuale editore faccia tempestivamente chiarezza sulla situazione finanziaria attuale e pregressa dell’agenzia».

Agenzia Dire, giornalisti in sciopero contro i mancati stipendi e il piano di esuberi

Giornaliste e giornalisti dell’agenzia Dire incrociano le braccia per protestare contro mancati stipendi ed esuberi. L’assemblea dei redattori «ritiene inaccettabile il mancato pagamento degli stipendi di novembre e dicembre e per questo proclama oggi una giornata di sciopero, tornando a chiedere all’azienda di procedere al più presto con il saldo dei pagamenti», si legge in una nota pubblicata sul sito web dell’agenzia mercoledì 11 gennaio 2023.

«Alla situazione già gravissima del ritardo nei pagamenti – incalzano i giornalisti – si è aggiunto lo sconcerto per la proposta di piano di riorganizzazione presentata ieri pomeriggio dall’azienda e ricevuta dal Cdr, che individua circa 20 esuberi. L’assemblea dell’agenzia di Stampa Dire esprime netta contrarietà nei confronti di questo documento, che presenta profili fortemente discriminatori e punta a spaccare lo spirito di solidarietà interno alla redazione. Non pone inoltre nessuna iniziativa per il rilancio e la sostenibilità dell’attività dell’azienda, eludendo gravi criticità a livello organizzativo».

Il documento, proseguono i redattori, «prevede solo tagli al personale e alle redazioni, ponendo a grave rischio la continuità delle attività nelle diverse unità produttive, e svilisce in maniera intollerabile i sacrifici compiuti dal corpo redazionale in questi mesi con i contratti di solidarietà. Nel documento sono inoltre presenti diverse incongruenze sull’effettiva copertura economica delle attività legate ai territori».

L’assemblea ribadisce quindi «la necessità di trovare soluzioni eque e non discriminatorie, rifiutando la possibilità di una cassa differenziata tra redattori, in percentuale e per redazione, stigmatizzando la quasi totale esclusione delle figure apicali dal coinvolgimento nella cassa tranne in un caso di un caporedattore previsto a zero ore» ed esprime «forte preoccupazione per la tenuta dell’attività, alla luce di un’ipotesi di piano che segna solo un netto arretramento del posizionamento dell’agenzia e getta pesanti ombre sul futuro della Dire».

Per questi motivi, l’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti dell’agenzia di stampa, oltre alla prima giornata di protesta, ha già deliberato un secondo giorno di sciopero da proclamare a breve in assenza di notizie positive sugli stipendi e lo sciopero ad oltranza delle firme e l’astensione dal caricamento dei pezzi sul sito internet per i redattori che non fanno parte della redazione web.

Aser: «Massima solidarietà a colleghe e colleghi»
«La nostra massima solidarietà alle colleghe e ai colleghi dell’Agenzia Dire in sciopero – si legge in una nota dell’Aser -. Pensare di svolgere un compito fondamentale come quello affidato all’informazione primaria a partire da tagli ed esuberi senza nessuna iniziativa di rilancio equivale a calpestare non solo il lavoro e i lavoratori stessi, ma mette a rischio la continuità produttiva dell’agenzia. Saremo al fianco dei colleghi e delle colleghe nelle loro azioni di lotta e invitiamo sin da subito l’editore a tornare sui propri passi e a provvedere quanto prima alle spettanze non pagate fino a qui».

Rai, Usigrai e Cdr del Giornale Radio: «No a servizi chiusi realizzati da freelance»

«La mancanza di una sede di corrispondenza in Sudamerica. La necessità di una tempestiva copertura informativa di eventi come la morte di Pelè o la festa per la vittoria del mondiale in Argentina. Sono tutti fatti oggettivi che, però, non giustificano il ricorso a servizi chiusi realizzati da freelance. È il contratto integrativo a escludere che, neanche in situazioni eccezionali, ci possano essere interventi di fornitori esterni con “servizi chiusi”». Lo affermano, in una nota congiunta, Esecutivo Usigrai e Cdr del Giornale Radio.

«Eppure – proseguono – questo è avvenuto al Giornale Radio, dove il direttore ha messo sotto contratto un collaboratore esterno, per di più senza la necessaria, preventiva, informazione al comitato di redazione. I pezzi realizzati dal collega freelance sono stati utilizzati peraltro anche per un evento ampiamente programmato come l’insediamento del presidente Lula. Come altre testate della Rai nell’attesa che un inviato raggiungesse il Brasile si sarebbe potuto dare copertura informativa raccogliendo testimonianze sul posto da remoto, realizzando i servizi da desk. Di certo non si risolve il problema della mancanza di un ufficio di corrispondenza appaltando all’esterno i servizi, a fronte di 2000 giornalisti contrattualizzati».

Media Freedom Act, Lorusso in audizione al Senato: «Potenziare le norme a tutela del diritto di cronaca»

Il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, ha partecipato martedì 10 gennaio 2023, in Senato, alle audizioni in tema di European Media Freedom Act promosse dalla Commissione Politiche dell’Unione europea di palazzo Madama. Nel ribadire il giudizio «nel complesso positivo» sul testo, il cui obiettivo è quello di creare una cornice normativa condivisa sui temi della libertà di informazione in Europa, Lorusso si è soffermato su alcuni aspetti del testo che «meritano di essere approfonditi e rafforzati».

Fra questi, il riferimento alla tutela delle fonti, che in Italia «va assolutamente potenziato – ha rilevato il segretario Fnsi – anche alla luce di recenti episodi di pedinamenti o intercettazioni di giornalisti, o di sequestro degli strumenti di lavoro per risalire alla fonte delle notizie, con la conseguenza di indebolire il diritto di cronaca, l’attività dei media, il lavoro dei giornalisti e il giornalismo investigativo in particolare: in ultima analisi, il diritto dei cittadini ad essere informati».

Lorusso ha quindi sollevato un rilievo, condiviso dai sindacati affiliati alla Federazione europea dei giornalisti, sui destinatari delle norme in discussione, che «devono essere non solo i media, ma tutti i giornalisti, anche i colleghi lavoratori autonomi e non solo i giornalisti che lavorano per una testata».

Riflettori puntati poi sul servizio pubblico radiotelevisivo, cui il Media Freedom Act dedica ampio spazio. «L’attuale normativa italiana che disciplina la nomina della governance va superata per sottrarre il controllo del servizio pubblico al governo di turno», ha evidenziato il segretario generale Fnsi.

Mentre, sulle norme relative a trasparenza e concentrazione della proprietà dei mezzi di informazione, Lorusso ha osservato che «in Italia sono regolate da leggi vecchie non più adatte a un settore in continua e repentina trasformazione. Da questo punto di vista, da tempo ribadiamo l’esigenza di giungere ad uno Statuto dell’impresa editoriale: un quadro di regole che garantiscano l’autonomia della parte giornalistica e in qualche modo contengano l’ingerenza delle proprietà dei media sull’attività di informazione».

Fra gli altri argomenti affrontati, la necessità di fornire adeguate tutele al settore dell’informazione, che produce «un bene pubblico immateriale, fondamentale per la formazione di una opinione pubblica in grado di partecipare alla vita del Paese, che va tutelato»; il ruolo delle grandi piattaforme online e degli algoritmi, che «consentono a chi li governa di incamerare dati personali che potrebbero servire non solo a orientare il mercato degli acquisti, ma anche le scelte dei cittadini»; l’esigenza di un concreto ed efficace contrasto alle Slapp, le azioni legali bavaglio civili o penali contro giornalisti e testate giornalistiche, nel solco dei principi sanciti nelle numerose sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo.

Infine un accenno al sistema di finanziamento pubblico del settore. In questo ambito l’auspicio del sindacato è che «venga finalmente superata l’idea di sopprimere il Fondo per il pluralismo e che nel riconoscimento delle forme di sostegno si tenga conto delle condizioni di lavoro dei giornalisti, escludendo dagli aiuti le aziende che applicano contratti pirata. Favorire l’applicazione dei contratti di lavoro sottoscritti dai sindacati maggiormente rappresentativi sarebbe un ulteriore elemento di chiarezza e trasparenza che si potrebbe introdurre nel nostro settore», la conclusione del segretario Lorusso.

Mancato accordo sullo Smart working, si dimette il Cdr del Mattino

La Federazione nazionale della stampa italiana e il Sindacato unitario giornalisti Campania esprimono piena solidarietà e forte sostegno al Comitato di redazione de Il Mattino – Aldo Balestra, Petronilla Carillo, Paolo Mainiero e Adolfo Pappalardo – che ieri ha rassegnato le dimissioni dopo un incontro con l’Azienda. Anche solo ipotizzare l’aumento di giornate di Cigs, a fronte di un accordo di responsabilità siglato da Cdr e Sindacato e condiviso dall’assemblea dei giornalisti, è uno schiaffo ad una redazione che non si risparmia e che con enormi sacrifici – nonostante un organico ridotto all’osso – garantisce quotidianamente un prodotto ricco, competitivo e con tante iniziative speciali di qualità, come riconosciuto dalla stessa Azienda. Quanto allo smart working, è auspicabile che si arrivi a una piattaforma negoziata con criteri uguali per tutti, altrimenti si rischia di generare solo caos e una pericolosa deregulation.

IL COMUNICATO DEL CDR

Il Comitato di Redazione de Il Mattino ha incontrato oggi l’Azienda, nella persona del Capo del Personale avvocato Santorelli, per chiedere – su sollecitazione della redazione – l’applicazione della prestazione lavorativa anche in modalità smart working, non avendo ricevuto ancora risposta alla proposta di lavoro agile approvata all’unanimità dall’Assemblea dei giornalisti del Mattino il 5 ottobre 2022. Ciò anche alla luce di singoli casi di smart working verificatisi nelle ultime settimane.
Di fronte alla chiusura dell’Azienda sulla possibilità di discutere della proposta e di fronte, invece, all’ipotesi prospettata dalla stessa Azienda di rivedere il piano di crisi in corso circa le giornate di Cigs nel 2023, il Comitato di Redazione rassegna le dimissioni con effetto immediato.
Napoli, 2 gennaio 2023
Il Comitato di Redazione

L’Espresso, Lirio Abbate sollevato dall’incarico di direttore. Giornalisti in stato di agitazione

«La nuova proprietà dell’Espresso oggi ha comunicato al Comitato di redazione l’immediata e immotivata sostituzione del direttore Lirio Abbate proprio nel momento in cui deve essere attuato il piano editoriale». Lo scrivono, giovedì 15 dicembre 2022, il Cdr dell’Espresso e il sindacato Rsa sul sito web del settimanale.

«La redazione dell’Espresso – proseguono – ha proclamato lo stato di agitazione, si riunisce in assemblea permanente e ha dato mandato al Cdr di prendere ogni tipo di iniziativa a tutela del prestigio e dell’indipendenza della testata».

Aeranti-Corallo e Fnsi, firmato il rinnovo del contratto nazionale di lavoro giornalistico nell’Emittenza locale

Aeranti-Corallo e Federazione nazione della Stampa italiana hanno sottoscritto mercoledì 16 novembre 2022 il rinnovo del Contratto collettivo nazionale per il lavoro giornalistico subordinato nelle imprese del settore radiotelevisivo locale e il Regolamento per la disciplina dei rapporti di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co) giornalistica nelle imprese dello stesso settore.

Le principali novità del CCNL riguardano l’ambito di applicazione, con la previsione che l’opera del teleradiogiornalista nel corso dell’orario normale di lavoro potrà essere utilizzata anche per le testate online prodotte dall’azienda e per l’eventuale diffusione di contenuti tramite siti web e piattaforme social (ivi comprese, a titolo esemplificativo, l’attività di videomaker e di web editor). Inoltre, si è proceduto ad allineare il contenuto del CCNL alle modifiche normative intervenute negli ultimi anni (per esempio, il passaggio della previdenza dei giornalisti dipendenti dall’Inpgi all’Inps) ed è stato introdotto il Regolamento di disciplina.

Il nuovo contratto entrerà in vigore il 1° gennaio 2023 e scadrà il 31 dicembre 2026.

L’aumento retributivo per tutti i teleradiogiornalisti dipendenti è fissato in 100 euro lordi mensili, che saranno riconosciuti in due tranche da 50 euro lordi ciascuno con decorrenza, rispettivamente, marzo 2023 e marzo 2024.

Per i teleradiogiornalisti collaboratori (non dipendenti), qualora le prestazioni concordate (a decorrere dal 1° gennaio 2023) siano almeno 6 al mese, il compenso lordo annuo non potrà essere inferiore a 3.600 euro (anziché 3.000 euro come previsto in precedenza).

Il coordinatore Aeranti-Corallo, Marco Rossignoli e il segretario generale Fnsi, Raffaele Lorusso, hanno espresso soddisfazione per il risultato delle trattative, evidenziando che il CCNL dell’emittenza radiotelevisiva locale è vigente dall’ottobre 2000 e disciplina i rapporti di lavoro per circa 2.000 giornalisti che, con il proprio impegno, contribuiscono quotidianamente ad arricchire l’informazione sui territori grazie ad una rete capillare di emittenti. «È volontà delle parti sociali continuare a battersi per rafforzare il settore, valorizzando il lavoro dei giornalisti», il commento congiunto.

«Un contratto che si caratterizza per la sua sostenibilità e per volontà delle parti di dare un riconoscimento economico ai colleghi in un momento difficile per il settore dell’emittenza locale radiotelevisiva e per tutta la filiera dell’informazione in Italia», ha notato il segretario generale Lorusso.

«Altro aspetto importante – ha rilevato – è l’introduzione nell’articolato di nuove figure professionali: un passaggio per noi fondamentale nell’ottica dell’impegno quotidiano del sindacato a far sì che il sistema di tutele, diritti e garanzie per i giornalisti si rafforzi sempre di più. Un discorso che riguarda tutti: radio e televisioni, carta stampata e web».

Il coordinatore di Aeranti-Corallo, Marco Rossignoli, al tavolo insieme con Alessia Caricato, direttore dell’associazione Corallo e accompagnato, fra gli altri, dal segretario di Aeranti, Fabrizio Berrini, ha ricordato come «la prima firma di questo contratto risale al 2000: da 22 anni che questo contratto disciplina i rapporti di lavoro dei giornalisti nel settore delle radio e tv locali e parallelamente oggi su web e social».

Pur «in un momento complicato per l’economia italiana e del comparto, siamo pervenuti a un rinnovo contrattuale sostenibile per le imprese, con un riconoscimento importante alle professionalità dei giornalisti e guardando all’evoluzione tecnologica in atto anche in questo settore. Credo sia importante – ha concluso Rossignoli – che editori e giornalisti affrontino insieme le difficoltà del momento per uscirne, insieme, nel migliore dei modi».

Alla firma del rinnovo contrattuale erano presenti o collegati da remoto i componenti della Segreteria federale e della Giunta esecutiva della Fnsi, i rappresentanti delle Associazioni Regionali di Stampa e Claudio Silvestri, delegato della Giunta esecutiva all’emittenza locale.