Il Comune di Acerra cerca di intimidire i giornalisti con minacce di querela. Il consiglio comunale ha approvato all’unanimità una delibera nella quale si impegna a “tutelare l’onorabilità e l’immagine di Acerra”, ma anche “di stabilire ogni altra azione necessaria, anche per potenziali ulteriori attività diffamatorie e lesive dell’ immagine dell’organo consiliare registratesi successivamente alla seduta odierna, sia sulla stampa sia sui social”. Tale documento rappresenta un tentativo di condizionamento preventivo alla libertà di cronaca al quale il Sindacato e l’Ordine dei giornalisti della Campania si oppongono con fermezza. Il Comune di Acerra, come chiunque altro, ha sempre a disposizione gli strumenti giuridici per tutelare la propria immagine qualora la si consideri lesa, ma successivamente alla pubblicazione di un articolo. Invece tale atto preventivo, inutile nella sostanza, così come formulato, rappresenta una minaccia per il giornalista, un attacco all’articolo 21 della nostra Costituzione che non intendiamo accettare e che condanniamo con fermezza.
Archivio mensile:Luglio 2016
Fnsi-Uspi: firmata la proroga dell’accordo contrattuale, apertura ai siti web
Fnsi-Uspi: firmata la proroga dell’accordo contrattuale, apertura ai siti web
Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi) e Unione stampa periodica italiana (Uspi) hanno firmato oggi a Roma, nella sede della Fnsi, la proroga dell’accordo contrattuale scaduto lo scorso 31 marzo 2012.
Nel sottoscrivere il testo, approvato dalla Giunta esecutiva con un solo voto contrario e con il voto unanime della Consulta delle Ars, il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, e il segretario generale dell’Uspi, Francesco Saverio Vetere, hanno innovato i termini dell’accordo introducendo nuove norme che ne estendono la validità anche ai rapporti di lavoro di natura giornalistica svolti nelle testate online di informazione territoriale-locale, trasmesse mediante qualsiasi piattaforma, di aziende iscritte all’Uspi e dunque non collegate con aziende editrici o gruppi editoriali nazionali che rientrano nel campo di applicazione del contratto collettivo Fieg-Fnsi.
«È l’inizio di un percorso – è il commento del segretario generale della Fnsi, Lorusso – che ci auguriamo potrà portare alla definizione di regole chiare anche nel variegato mondo dell’editoria online, riconoscendo diritti e garanzie a chi oggi non ne ha perché lavora in nero».
L’accordo resterà in vigore fino al 31 dicembre 2016. Entro tale data, Fnsi e Uspi definiranno un nuovo testo che possa meglio regolamentare gli aspetti normativi, professionali, assistenziali e previdenziali dei giornalisti che operano nelle testate e nelle aziende interessate dall’accordo.
scarica l’accordo
La legge sull'editoria affossa la libertà di stampa
Un articolo di Roberto Paolo sulle conseguenze del ddl sull’Editoria
Ieri pomeriggio in Commissione Affari Costituzionali del Senato si è consumato l’ennesimo strappo tra il Governo Renzi ed il resto del Paese. Il relatore di maggioranza della legge di riforma dell’editoria, il senatore Roberto Cociancich, un avvocato catapultato in politica per meriti scoutistici (era il capo del giovane boy scout Renzi), ha posto il veto del Governo su tutti gli emendamenti presentati. Niet. Il provvedimento deve passare così com’è. Una chiusura totale che è la giusta conclusione di un iter, prima alla Camera e ora al Senato, in cui la maggioranza del Pd ha fatto muro a qualsiasi forma di dialogo con gli organismi di categoria dei giornalisti e delle federazioni di piccoli editori, eseguendo fedelmente gli ordini del potente sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’editoria, Luca Lotti (un altro finito in politica solo perché compagno di merende di Matteo Renzi).
Una riforma che così com’è scritta fa acqua da tutte le parti e non riforma per davvero un bel niente. I suoi unici obiettivi sono due: 1) portare un po’ di milioni in più ai futuri stati di crisi dei grandi giornali (soldi presi dall’extragettito del canone Rai e da un’assurda e poco chiara tassa sugli operatori pubblicitari); 2) far chiudere le piccole testate indipendenti, edite da cooperative di giornalisti: in massima parte, per intenderci, giornali locali, provinciali o regionali, come il “Roma”.
Per arrivare a tanto, quel geniaccio di Lotti si è inventato persino una norma in base alla quale i contributi pubblici saranno dati in misura maggiore a chi fa fatturati maggiori. Vale a dire che chi guadagna più soldi avrà dallo Stato più soldi, e chi guadagna meno soldi sarà costretto a chiudere. Un Robin Hood all’incontrario. E vista la situazione delle vendite dei giornali cartacei e degli spazi pubblicitari, enormemente diversificata tra Nord e Sud, il risultato sarà di far chiudere le testate locali e dare più soldi a quelle nazionali, ma soprattutto di far scomparire tutta la piccola editoria indipendente del Meridione d’Italia, dando invece più soldi ai giornali del Nord. È l’ennesimo schiaffo razzista del Governo Renzi al Sud. Con un’aggravante: che così si va anche a colpire il pluralismo dell’informazione, si vuole soffocare la libertà di opinione e di stampa.
A nulla è valso che le posizioni dei piccoli editori, rappresentati dalla File, da Mediacoop, dalla Fisc, dall’Alleanza delle cooperative e da tante altre sigle, siano state appoggiate praticamente da tutti i gruppi parlamentari ad eccezione dei pentastellati: identici emendamenti sono stati proposti da Forza Italia, Ala, Lega Nord, Ncd, dai gruppi misti e finanche dalla minoranza del Pd. Nemmeno è servito l’appello dell’Ordine dei Giornalisti che chiedeva di non veder ridurre il proprio Consiglio nazionale ad appena 36 componenti (nemmeno due reppresentanti per regione), un numero che rischia di paralizzare il funzionamento dell’Ordine. A nulla è servito l’intervento della Federazione della Stampa, che chiedeva di adottare norme che regolamentassero le grandi concentrazioni editoriali in corso.
Macchè. Per il Governo nessun emendamento è ammissibile. Nessuna mediazione, nessuna discussione, nessuna apertura a nessuno: il disegno di legge deve essere blindato. È la solita logica della Banda dei Tre (Renzi-Lotti-Boschi). E la batosta delle ultime elezioni comunali non è servita a mitigare la protervia di un apparato di potere che ora vuole dare una pericolosa spallata alla libertà di informazione.
Non sfugge a nessuno che in questo modo il ducetto fiorentino sta strizzando gli occhi proprio ai grandi gruppi editoriali: il suo amico Riffeser, il gigante inginocchiato di “Stampubblica”, il nascente colosso Rcs-La 7, l’ossequioso Caltagirone che sui miliardi della riqualificazione di Bagnoli sta giocando la sua partita filtrando con il commissario mandato da Renzi a usurpare i poteri del sindaco legittimamente eletto dai napoletani. Sono proprio i grandi editori, infatti, a beneficiare di stati di crisi e prepensionamenti, e sono sempre loro che ora mirano a rimpinguare le casse grazie alla chiusura dei piccoli giornali indipendenti editi da cooperative senza scopo di lucro.
È l’ennesimo segnale d’allarme per la democrazia e per tutto il Paese. E va a sommarsi alla pericolosa riforma elettorale, che consegnerà l’Italia ad un partito unico, e alla confusionaria e risibile riforma costituzionale. Al punto in cui stanno le cose, non resta che avviare una campagna civile per invitare a votare No al referendum d’autunno, così da mandare in pensione il piccolo Erdogan toscano prima che lui mandi in pensione la democrazia.
Il sindaco di Quarto vuole mettere il bavaglio ai giornalisti
Il sindaco di Quarto Rosa Capuozzo ha convocato una conferenza stampa per annunciare la querela al giornale online Cronaca Flegrea. Avrebbe dovuto replicare a quanto rilevato nell’articolo invece di tentare di intimidire i giornalisti denunciandoli. Si tratta dello stesso sindaco che poco più di un mese fa ha organizzato una manifestazione in Municipio dedicata ai giornalisti uccisi dalla criminalità organizzata. Evidentemente per il primo cittadino di Quarto la libertà di stampa va bene solo quando si parla degli altri. Ebbene, il sindaco sappia che non saranno le sue querele a fermare i giornalisti, che continueranno a fare il loro mestiere e le loro inchieste sull’Amministrazione. Sindacato e Ordine dei giornalisti della Campania, nel condannare l’atteggiamento del sindaco, annunciano che affiancheranno i colleghi in tribunale. È ora che il parlamento italiano si decida ad approvare una legge contro le querele temerarie e contro chi tenta di mettere il bavaglio alla stampa.
Trianon, i sindacati denunciano «ignota la riapertura del teatro»

il teatro Trianon
«È ignota la riapertura del Trianon». È quanto dichiarano i sindacati Slc-Cgil, Uilcom-Uil e Sugc-Sindacato unitario giornalisti della Campania che, con i lavoratori del teatro di Forcella, hanno incontrato oggi il presidente del cda Gianni Pinto.
Articolata la denuncia dei sindacati: «i lavori non sono ancòra partiti (si ipotizza che inizino a settembre); non si è realizzata l’attività all’esterno, che pure era stata prospettata per questo periodo estivo; non ci sono risorse dal prossimo mese per coprire la spesa corrente (stipendi, contributi previdenziali e utenze); non c’è un plafond finanziario per la programmazione».
«Il finanziamento della Regione, socio di maggioranza, di 600.000 euro per tre anni, previsto per l’attività ordinaria – proseguono – è stato invece utilizzato dai funzionarî regionali per tappare alla giornata una frazione del milione di euro di debiti, secondo quanto ci ha riferito il presidente; per cui, senza un progetto finanziario che separi e copra i debiti, la spesa corrente e la pianificazione dell’offerta con un necessario e adeguato piano di rilancio (ricordiamo che abbiamo, più volte, chiesto l’elaborazione di un piano industriale), non si va da nessuna parte e questi 600.000 euro, ormai già spesi, ci ricordano grottescamente il cappotto liso, il “paletot di Napoleone” di Miseria e nobiltà, col quale i protagonisti della commedia sognavano di risolvere tutte le proprie emergenze di sopravvivenza».
All’assemblea dei soci – il Trianon è partecipato al 72% dalla Regione Campania e al 28% dalla Città metropolitana – che sarà convocata entro la fine del mese, i sindacati chiedono di aggredire, una volta per tutte, la massa debitoria, già cresciuta nel tempo del 40%, e di pianificare nel suo specifico l’attività ordinaria.
Napoli, 12 luglio 2016
le segreterie regionali e territoriali
Slc-Cgil Uilcom-Uil Sugc
Ddl editoria, intesa tra Sindacato giornalisti e senatori campani
Il Sindacato unitario giornalisti della Campania, nell’ambito della mobilitazione nazionale promossa dalla Fnsi per l’approvazione del ddl sull’editoria, ha incontrato nella sala “Santo Della Volpe” i senatori Rosaria Capacchione (Pd), Peppe De Cristofaro (Si), Sergio Puglia (M5s), Lucio Romano (Aut), Cosimo Sibilia (Fi), Riccardo Villari (Gruppo misto). Hanno dato la loro adesione anche i senatori Luigi Compagna (Cor), Enzo Cuomo (Pd), Enzo D’Anna (Ala), Domenico De Siano (Fi). Nel corso della riunione il Sindacato ha sollecitato la delegazione bipartisan di senatori campani alla rapida approvazione della riforma, attesa da decenni e cruciale per la categoria e per il mondo dell’informazione. Sono state evidenziate alcune criticità presenti nel testo, soprattutto per quanto riguarda il fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione. I senatori hanno espresso il loro impegno a recepire le istanze del Sindacato dei giornalisti e ad approvare rapidamente il ddl prima in commissione e poi in aula. Durante il dibattito è stato ricordato anche l’ex presidente della Fnsi Santo Della Volpe, scomparso un anno fa.
Ddl editoria, l'11 luglio giornata di mobilitazione per la rapida approvazione della riforma

Claudio Silvestri e Raffaele Lorusso
Il prossimo 12 luglio approderà nell’aula del Senato il ddl di riforma dell’editoria. Per ribadire la necessità di una rapida approvazione del provvedimento, la Fnsi promuove per lunedì 11 luglio 2016, alla vigilia del dibattito sul ddl, una Giornata nazionale di mobilitazione per chiedere l’approvazione rapida della proposta di legge e la calendarizzazione dei provvedimenti sulla cancellazione del reato di diffamazione e sulle querele temerarie. E invita le Associazioni regionali di stampa a promuovere iniziative sui rispettivi territori, incontrando soggetti istituzionali o anche i parlamentari della regione di riferimento per sottoporre alla loro attenzione la necessità e l’urgenza di approvare in fretta il ddl editoria e di affrontare le altre questioni.
In Campania l’appuntamento è a Napoli presso la sala “Santo Della Volpe” del Sindacato unitario giornalisti della Campania (in via Cappella Vecchia 8/B – primo piano) alle ore 12.
«Nonostante non vengano affrontate alcune questioni che la nostra Federazione considera centrali – scrivono il segretario Lorusso e il presidente Giulietti – a cominciare dalla definizione di un adeguato quadro normativo per regolare i processi di fusione ed evitare le concentrazioni nel sistema editoriale e l’introduzione del Giurì per l’informazione, l’approvazione in tempi brevi di quella proposta di legge è essenziale per affrontare alcune delle criticità del nostro settore. A cominciare da una diversa e più rigorosa regolamentazione del sostegno pubblico all’editoria per arrivare alle misure che, partendo dalla revisione della legge 416 del 1981, consentano di chiudere i processi di ristrutturazione avviati dalle aziende negli anni passati e di porre le basi per una ripresa del mercato e dell’occupazione».
Il sindacato dei giornalisti ha da subito auspicato una rapida approvazione del provvedimento, utile a dare al comparto qualche certezza in più. All’approvazione della legge seguiranno poi i decreti attuativi, che dovranno essere adottati dal governo e «anche in quella sede – proseguono Lorusso e Giulietti – continueremo a portare avanti le nostre istanze affinché siano fissate regole che diano certezze al settore sia in termini di risorse sia in termini di procedure».
Per sollecitare la rapida approvazione del provvedimento e per chiedere la calendarizzazione delle proposte di legge sulla cancellazione del reato di diffamazione e sulle querele temerarie, la Fnsi promuove per lunedì 11 luglio 2016, alla vigilia del dibattito in aula sul ddl editoria, una Giornata nazionale di mobilitazione: «Ciascuna Associazione – è l’invito rivolto da segretario e presidente – nelle forme e nei modi che riterrà opportuni, è invitata promuovere iniziative sul proprio territorio, incontrando soggetti istituzionali o anche i parlamentari della regione di riferimento per sottoporre alla loro attenzione la necessità e l’urgenza di approvare in fretta il ddl editoria e di affrontare le altre questioni, senza prestare il fianco ai giochetti di interdizione di chi, attraverso forme più o meno mascherate di ostruzionismo, lavora per far saltare tutto».
Iniziative analoghe saranno promosse a Roma dai vertici federali. «Facciamo sentire la voce del sindacato dei giornalisti italiani in modo univoco», concludono Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti.