Archivio mensile:Gennaio 2021

Fu allontanato dal giornale su pressione del clan locale, la Fnsi porta il caso Palmesano in Antimafia

La Federazione nazionale della Stampa italiana chiederà al Comitato per la tutela dei giornalisti minacciati della commissione Antimafia di ascoltare il collega casertano Enzo Palmesano, giornalista professionista iscritto all’Ordine della Campania dal 1985, allontanato dal quotidiano locale ‘Corriere di Caserta’ per le pressioni del clan locale, come confermato dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, in primo grado, e dalla Corte d’Appello di Napoli, nel 2018.

I fatti risalgono al 2003. La vicenda di Palmesano, che il sindacato ha seguito sia a livello nazionale che a livello regionale, ha avuto vasta eco nell’opinione pubblica anche grazie agli articoli che gli ha dedicato l’autore di ‘Gomorra’, Roberto Saviano. «Nelle carte del processo è emersa in tutta la sua gravità la campagna della camorra per isolarmi e quindi farmi il vuoto intorno nel tentativo di ridurmi al silenzio», spiega alla Fnsi lo stesso giornalista, che evidenzia come a Pignataro Maggiore, dove vive e lavorava, esista «un grave e attuale pericolo» per i giornalisti.

«Quella del collega Enzo Palmesano – osservano Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Fnsi – è una vicenda allarmante che dimostra come la criminalità organizzata sia in grado di condizionare l’informazione in Italia. Un caso straordinario e sconcertante sul quale chiediamo alla commissione Antimafia di accendere i riflettori, a tutela del collega e in difesa del diritto dei cittadini ad essere informati».

Verità per Giulio Regeni, Mattarella: «Attendiamo dalle autorità egiziane piena e adeguata risposta»

«Sono trascorsi cinque anni dal rapimento a Il Cairo di Giulio Regeni, poi torturato e barbaramente ucciso dai suoi spietati aguzzini. Un giovane italiano, impegnato nel completare il percorso di studi, ha visto crudelmente strappati i propri progetti di vita con una tale ferocia da infliggere una ferita assai profonda nell’animo di tutti gli italiani». Lo dichiara il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

«In questo giorno di memoria desidero anzitutto rinnovare sentimenti di vicinanza e solidarietà ai genitori di Giulio Regeni, che nel dolore più straziante sono stati capaci in questi anni di riversare ogni energia per ottenere la verità, per chiedere che vengano ricostruite le responsabilità e affermare così quel principio di giustizia che costituisce principio fondamentale di ogni convivenza umana e diritto inalienabile di ogni persona», prosegue il capo dello Stato.

«L’azione della Procura della Repubblica di Roma, tra molte difficoltà, ha portato a conclusione indagini che hanno individuato un quadro di gravi responsabilità, che, presto, saranno sottoposte al vaglio di un processo, per le conseguenti sanzioni ai colpevoli. Ci attendiamo piena e adeguata risposta da parte delle autorità egiziane, sollecitate a questo fine, senza sosta, dalla nostra diplomazia», aggiunge Mattarella.

«In questo doloroso anniversario – conclude il presidente della Repubblica – rinnovo l’auspicio di un impegno comune e convergente per giungere alla verità e assicurare alla giustizia chi si è macchiato di un crimine che ha giustamente sollecitato attenzione e solidarietà da parte dell’Unione Europea. Si tratta di un impegno responsabile, unanimemente atteso dai familiari, dalle istituzioni della Repubblica, dalla intera opinione pubblica europea».

‘Toghe lucane’, negata a Radio Radicale la possibilità di registrare il processo. Fnsi: «Il divieto venga rimosso»

«La celebrazione dei processi penali a porte chiuse a causa dell’emergenza sanitaria sta diventando una forma sempre più diffusa di limitazione del diritto di cronaca. Per quanto formalmente corretta, la decisione del presidente della Corte di Appello di Catanzaro di vietare a Radio Radicale la possibilità di effettuare la registrazione dell’ultima udienza del processo cosiddetto ‘Toghe lucane’ impedisce di assicurare ai cittadini una informazione esauriente e completa». Lo affermano, in una nota, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana.

«In questo modo – aggiungono – non è stato riconosciuto il ruolo di servizio pubblico che Radio Radicale assicura da decenni. L’emittente, peraltro, avrebbe reso fruibile a tutti l’ascolto integrale del processo, predisponendo il servizio con un solo operatore in condizioni di massima sicurezza. L’auspicio è che la decisione possa essere rivista e che il divieto venga rimosso, considerato che il diritto dei giornalisti di informare e quello dei cittadini ad essere informati sono garantiti dall’articolo 21 della Costituzione che, nonostante le limitazioni dovute alla pandemia, è ancora pienamente vigente».

PER APPROFONDIRE
Di seguito il comunicato di Radio Radicale sulla decisione del presidente della seconda sezione penale della Corte di Appello di Catanzaro.

Radio Radicale: «Rammarico per una decisione preoccupante»
Questa mattina abbiamo comunicato con dispiacere ai nostri ascoltatori che non potremo seguire il processo d’appello cosiddetto “Toghe lucane”, diversamente da quanto avvenuto con il procedimento di primo grado.
Il presidente della Seconda Sezione Penale della Corte di Appello di Catanzaro ci ha infatti formalmente negato la possibilità di effettuare la registrazione dell’ultima udienza in virtù di quanto previsto dall’art. 22 del DL 137/2020 convertito in L 176/2020, che dispone la celebrazione dei processi penali a porte chiuse, in ragione della emergenza sanitaria in essere.
Ce ne rammarichiamo perché tale decisione sembra non considerare che Radio Radicale svolge da 45 anni un servizio pubblico, rendendo fruibile l’ascolto integrale dei processi, ancor più rilevante in un momento, come quello attuale, in cui l’accesso alle aule viene negato ai cittadini proprio per la pandemia in atto.
Comprendiamo infatti le esigenze di massima attenzione al rischio Covid e proprio per questo ricordiamo che Radio Radicale mette a disposizione di tutti la registrazione integrale dei processi, consentendone la conoscenza grazie alla presenza di un solo operatore tecnico e nelle condizioni di massima sicurezza.
Riteniamo pertanto preoccupante che, pur in presenza di più che fondate esigenze, si possa interpretare il senso delle norme citate a discapito di uno dei principi essenziali della democrazia che vede nell’informazione un connotato imprescindibile.
Ci auguriamo che tale decisione possa essere ripensata per consentirci di documentare, come sempre in spirito di massima e leale collaborazione, un processo così importante e di indubbio interesse generale.

Caserta, il vescovo Lagnese incontra i giornalisti

Nella Cattedrale di Caserta è stata celebrata la ricorrenza di San Francesco di Sales, la messa per i giornalisti che ha rappresentato il  primo evento istituzionale, dopo il solenne ingresso nella Diocesi di mercoledì scorso, del nuovo vescovo monsignor  Pietro Lagnese. «Un privilegio di cui siamo grati,  noi tutti giornalisti della provincia di Caserta»  ha sottolineato Michele De Simone, presidente dell’Associazione Stampa Casertana che con l’Unione stampa cattolica e l’Ufficio comunicazioni diocesano diretto da Luigi Ferraiuolo curano la manifestazione. All’omelia il vescovo ha detto: «La vostra è una missione speciale, quella di comunicare speranza. Nel dare notizie, nell’informare quindi, nel raccontare la vita, riferire verità non bisogna mai chiudere le porte alla speranza. Non esiste mai una verità che sia bianca o nera, ma esiste una verità da raccontare con dolcezza e rispetto. Con questo proposito io sono giunto tra voi, con l’impegno di non prescindere mai dalla verità, di non essere omertoso, reticente, superficiale ma di proporla con la delicatezza del rispetto». Numerosa la presenza dei giornalisti alla celebrazione in cattedrale, a nome degli operatori dell’informazione hanno espresso ringraziamenti al Pastore Luigi Ferraiuolo per l’Unione stampa cattolica, Michele De Simone presidente dell’Assostampa, Ottavio Lucarelli presidente dell’Ordine dei giornalisti Campania, Antonella Monaco delegata per Caserta del Sindacato unitario giornalisti della Campania. Michele De Simone ha ricordato i colleghi scomparsi di recente, Carlo Desgro, Romano Piccolo, Mario Anzevino e nella qualità di giornalista pubblicista anche il vescovo Giovanni D’Alise. È seguita la consegna della targa di “Senatore della Stampa Casertana”, scelto ogni anno tra i giornalisti con la più alta anzianità di iscrizione all’Ordine professionale. Quest’anno la targa è stata assegnata a Alberto Zaza d’Aulisio. A monsignor Lagnese, infine, Michele De Simone, Luigi Ferraiuolo e Gianpaolo Iaselli in rappresentanza del Gruppo Amici sostenitori del “Premio Buone Notizie” hanno consegnato un medaglione a ricordo della iniziativa che per la tredicesima edizione di quest’anno è stata rinviata nella prossima primavera.

Comunicazioni sociali, papa Francesco ‘chiama’ i giornalisti a «venire e vedere». Fnsi: «Monito che non deve cadere nel vuoto»

«La crisi dell’editoria rischia di portare a un’informazione costruita nelle redazioni, davanti al computer, ai terminali delle agenzie, sulle reti sociali, senza mai uscire per strada, senza più “consumare le suole delle scarpe”, senza incontrare persone per cercare storie o verificare de visu certe situazioni». È quanto osserva papa Francesco nel Messaggio per la 55esima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che quest’anno si celebra, in molti Paesi, il 16 maggio, solennità dell’Ascensione del Signore.

Nel Messaggio, intitolato ‘«Vieni e vedi» (Gv 1,46). Comunicare incontrando le persone dove e come sono’, pubblicato domenica 23 gennaio 2021, vigilia della ricorrenza di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, il pontefice ricorda come l’invito a «venire e vedere» sia anche il metodo di ogni autentica comunicazione umana. «Per poter raccontare la verità della vita che si fa storia – si legge nel Messaggio – è necessario uscire dalla comoda presunzione del “già saputo” e mettersi in movimento, andare a vedere, stare con le persone, ascoltarle».

Un invito dunque a chi deve raccontare la realtà a tornare a “consumare la suola delle scarpe”, ma anche un ringraziamento «al coraggio e all’impegno di tanti professionisti», giornalisti, cineoperatori, montatori, registi «che spesso lavorano correndo grandi rischi». E un monito, rivolto a tutte e tutti, a valutare criticamente opportunità e insidie del web, «non a demonizzare lo strumento – scrive Franciscus –, ma a una maggiore capacità di discernimento e a un più maturo senso di responsabilità, sia quando si diffondono sia quando si ricevono contenuti».

Se non ci apriamo all’incontro, rileva il pontefice, «rimaniamo spettatori esterni, nonostante le innovazioni tecnologiche che hanno la capacità di metterci davanti a una realtà aumentata nella quale ci sembra di essere immersi».

Un suggerimento, una chiamata, quella a «venire e vedere», valida per «ogni espressione comunicativa che voglia essere limpida e onesta»: nella redazione di un giornale come nel mondo del web, nella predicazione della Chiesa come nella comunicazione politica o sociale.

«Il messaggio di Papa Francesco per la 55esima giornata delle Comunicazioni sociali – commenta Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi – è un monito e un invito per i giornalisti, gli editori e gli operatori dell’informazione. In tempo di pandemia, con redazioni sempre più vuote e cronisti in molti casi costretti a restare a distanza dai fatti e dagli stessi luoghi di lavoro, il richiamo alla necessità di tornare all’essenza del giornalismo, che è testimonianza e racconto, ricerca e verifica attenta e scrupolosa, non può e non deve cadere nel vuoto».

Per il segretario Fnsi, «occorre riscoprire il giornalismo di inchiesta, tornare a fare informazione sul campo e, come ricorda il Papa, a consumare le suole delle scarpe, valorizzando il lavoro dentro e fuori le redazioni. Il precariato dilagante – aggiunge – non può essere l’architrave di un nuovo modello produttivo, come pretendono alcuni editori, ma è soltanto un formidabile acceleratore della definitiva disgregazione del sistema dei media perché spiana sempre più la strada alla prevalenza delle fake news e della narrazione di comodo sulla realtà e sulla verità dei fatti. Non è difficile immaginare quali saranno, nel medio e lungo periodo, le conseguenze destabilizzanti di questo modello per l’opinione pubblica, la tenuta delle istituzioni e la qualità della democrazia».

PER APPROFONDIRE
Il Messaggio di papa Francesco per la 55ma Giornata mondiale delle comunicazioni sociali è pubblicato a questo link.

Ufficio stampa Poggiomarino, il Sugc: compenso mortificante

Il Comune di Poggiomarino cerca un addetto stampa che si occupi della promozione e realizzazione di attività di informazione istituzionale, redazione e diffusione di note e comunicati stampa, rassegna stampa quotidiana, cura e gestione dei rapporti con i media e predisposizione di locandine e brochure informative su iniziativa dell’Ente. Il tutto, offrendo agli aspiranti candidati giornalisti un compenso lordo annuo di 5mila euro, che, per una partita iva, significa 350 euro netti al mese ovvero, 13 euro al giorno. Un compenso mortificante.
Ed è assurdo che questo avvenga da parte di una Pubblica amministrazione che, legittimata da una normativa che consente l’affidamento diretto per i servizi sotto soglia, la utilizzi in contrasto con le disposizioni del codice civile sulle professioni intellettuali, che, in ogni caso, impongono che la misura del compenso debba essere adeguata all’importanza dell’opera prestata e al decoro della professione. Principio sancito anche da una ordinanza del Tar di Lecce.
Non a caso, si utilizza la parola compenso, in luogo di corrispettivo, proprio perché appare difficile, se non impossibile, valutare, in precisi termini economici, la prestazione intellettuale, quale è quella sicuramente resa dal giornalista addetto ai servizi di stampa per ben un anno di lavoro.
Si tratta di una pratica, questa, che purtroppo è diventata prassi delle Pubblica amministrazione ed un modo per non assumere i lavoratori con il giusto contratto e, nello stesso tempo, per mortificare la professione. Appare necessario e urgente un intervento normativo per evitare che i diritti dei giornalisti vengano regolarmente calpestati. Il Sugc ha dato mandato al proprio ufficio legale di valutare qualsiasi strada per tentare di fermare questa deriva.

Iscriviti al SUGC, sempre più servizi: ecco le quote per il 2021

Carissime colleghe, carissimi colleghi,
sono in riscossione le quote associative per il 2021 per chi è già iscritto e per chi vuole iscriversi al Sindacato unitario giornalisti della Campania.

MAI PIÙ SOLI
Gli iscritti possono contare su uffici aperti dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18, sempre pronti a dare risposte e assistenza e su un pool di consulenti qualificati per l’assistenza fiscale e legale (dalla dichiarazione dei redditi all’apertura della partita IVA gratuite fino all’assistenza sui contratti, le fatture e tanto altro) con uno Sportello attivo il lunedì e il mercoledì dalle 15 e il venerdì dalle 11.

A questo si aggiunge lo Sportello Antiquerele per chi è vittima di denunce temerarie e di aggressioni da parte di chi vuole mettere il bavaglio alla stampa. Insomma, tutti gli strumenti per avere risposte qualificate alle esigenze dei giornalisti freelance e dipendenti. All’assistenza quotidiana si aggiunge un pacchetto di convenzioni sempre più ampio e interessante.

STRUMENTI ESSENZIALI
Gli iscritti al SUGC hanno la possibilità di ottenere, gratuitamente o con enormi vantaggi economici, degli strumenti essenziali per l’attività professionale, tutti gestiti direttamente dalla nostra struttura: la Pec gratuita con il nostro dominio pecpress.it, un servizio di fatturazione elettronica gratis con un portale dedicato e con la possibilità di gestire tutto da un’app. E, ancora, lo SPID (a soli 7 euro), la firma elettronica, la possibilità di viaggiare su treni dell’Alta velocità per Roma o Milano con 40% di sconto.

INSIEME PIÙ FORTI
Ai colleghi il nostro invito ad iscriversi al Sindacato. L’unico modo per esserci è partecipare, dalle questioni che riguardano i contratti alla battaglia per i diritti, primo tra tutti la libertà di informare e di essere informati. È un momento delicatissimo per la nostra professione che deve fare i conti con una crisi epocale. Bisogna esserci per evitare che pochi decidano per molti, per scegliere insieme il nostro futuro. Solo insieme siamo più forti.

QUOTE RIDOTTE
Anche per quest’anno è stato confermato l’abbattimento della quota per i pubblicisti da 80 a 50 euro, e un bonus per i professionali non contrattualizzati che si iscrivono o rinnovano entro marzo, che pagheranno 60 euro invece di 90.

I contrattualizzati pagheranno solo la quota di servizio dello 0,30% in busta paga, la quota sindacale di 7,50 euro mensili, invece, è volontaria.

Ecco lo schema delle quote:

  • 60 euro per i professionali non contrattualizzati che rinnovano o si iscrivono entro marzo.
  • 50 euro per collaboratori (pubblicisti), pensionati non INPGI, disoccupati, cassintegrati.
  • Per i giornalisti contrattualizzati con CNLG e per i pensionati INPGI è sufficiente versare la quota di servizio dello 0,30% autorizzando il prelievo in busta paga, la quota sindacale di 7,50 euro mensili è volontaria.

COME PUOI PAGARE LA QUOTA

  • Tramite BONIFICO, IBAN: IT72V0200803443000103128581
  • Tramite PAYPAL o CARTA DI CREDITO
  • In contanti o con Bancomat nei nostri uffici in vico Santa Maria a Cappella Vecchia 8/b (primo piano)

PAGARE A RATE

Si può! Con PAYPAL

Le quote mensili sono queste:

  • Professionali 5 euro
  • Collaboratori 4,20 euro
  • Quota ridotta 4,20 euro

AVVERTENZA

Per gli iscritti che hanno attivato servizi in regime di convenzione, il mancato pagamento della quota comporta la disattivazione del servizio stesso, o, in caso di assistenza legale o fiscale, il pagamento  dell’onorario dei professionisti.

Un caro saluto.

Il segretario
Claudio Silvestri

Processo ‘Rinascita Scott’, la Fnsi scrive al presidente del Tribunale: «Sia garantito il diritto di cronaca»

«La Federazione nazionale della Stampa italiana ha appreso con rammarico della determinazione giudiziaria con cui è stato perentoriamente precluso a tutti i cronisti l’accesso all’aula di udienza del Tribunale ove si tiene l’importantissimo processo contro presunti esponenti della ‘ndrangheta, denominato ‘Rinascita Scott’. Nel profondo rispetto del principio di indipendenza dell’Autorità giudiziaria e dell’autonoma funzione che l’ordinamento assegna alla Sua responsabilità, a questa Federazione, d’intesa con l’Usigrai, preme segnalare la grave limitazione del diritto costituzionale alla libera informazione che deriva da questa determinazione». Così il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, in una lettera inviata al presidente del Tribunale di Vibo Valentia, Antonio Erminio Di Matteo.

«Questo sindacato – prosegue Giulietti – auspica che venga doverosamente contemperato il preminente diritto alla salute e, quindi, l’indiscussa esigenza di contenere i rischi di diffusione del Covid-19, con il parallelo diritto di cronaca giudiziaria e con il principio di pubblicità del processo penale, garantendo almeno ad una troupe di ripresa di accedere, in condizioni di assoluta sicurezza, all’aula di udienza, in modo da consentire il video-collegamento in tempo reale con l’esterno e l’acquisizione delle immagini dalle emittenti televisive interessate».

Così da «poter salvaguardare il diritto dei cittadini ad essere informati – conclude il presidente Fnsi – su un dibattimento penale di enorme interesse pubblico».

Sindacato, «un bene prezioso da difendere»

di Luciano Ceschia*

Vorrei unirmi all’appello che l’Associazione regionale della Stampa, con il suo presidente Carlo Muscatello, ha rivolto a tutti i colleghi di confermare l’iscrizione al sindacato unitario dei giornalisti; appello destinato anche a coloro che finora, per le ragioni più disparate, talvolta per semplice dimenticanza, hanno fatto mancare al sindacato la loro adesione.

Lo faccio con il realismo che affonda le sue radici in più di 60 anni di esperienza professionale e sindacale e sulla base di valutazioni disincantate sullo stato dell’informazione. Non c’è un briciolo di retorica, ma la consapevolezza che il nostro mondo sta vivendo una stagione drammatica con sullo sfondo il tracollo di tutto il sistema.

Il nostro sindacato è nato più di un secolo fa per tutelare il lavoro giornalistico attraverso il contratto e il confronto con la controparte imprenditoriale. È una funzione che ci accomuna ai sindacati di tutti gli altri lavoratori. Ma c’è un’altra condizione che ci differenzia da tutte le altre organizzazioni dei lavoratori rendendo ancora più delicato il nostro ruolo: la Federazione nazionale della Stampa è l’unico sindacato dei giornalisti italiani, articolato nelle associazioni regionali.

È un bene prezioso che abbiamo sempre difeso, anche nei momenti più difficili. Ne era ben consapevole il fascismo che tra i primi interventi liberticidi decise l’eliminazione della Federazione nazionale della stampa italiana, rinata nel secondo dopoguerra. Negli anni, nei decenni, è cresciuta tra di noi, nelle istituzioni e nel mondo politico la consapevolezza che al sindacato dei giornalisti è affidata non solo la tutela economico-contrattuale ma anche la difesa delle condizioni giuridiche e politiche che garantiscono un’informazione libera.

Il sindacato dei giornalisti è chiamato a presidiare il delicato intreccio tra lavoro professionale e difesa del pluralismo. Le condizioni economiche, contrattuali, giuridiche  e professionali dei giornalisti hanno un’incidenza, positiva o negativa, sulla qualità, la completezza e il livello dell’informazione garantita ai cittadini. La vigilanza della Federazione della Stampa sulle leggi, sui provvedimenti anche economici per il settore, sui comportamenti che organi talvolta anche dello Stato assumono in questa materia, è quindi una garanzia di libertà e di tutela del pluralismo.

Mi pare superfluo ricordare a chi vive nel mondo dell’informazione i tanti casi, anche recenti, di violazione delle regole, di tentativi di distribuire museruole, di manifestazioni di fastidio per la domanda di pluralismo, di intolleranze striscianti, di freni a un’informazione libera e rigorosa. La Federazione della stampa è stata sempre un interlocutore efficace e credibile, anche duro. Ma ha bisogno della solidarietà e del sostegno convinti di tutti i giornalisti anche attraverso l’iscrizione alle associazioni della stampa.

*Luciano Ceschia, presidente onorario Assostampa Fvg, è stato segretario della Fnsi dal 1970 al 1981.

 

Critiche al Tg2, Fnsi: «Inaccettabili gli attacchi di Gasparri a Vittorio Di Trapani»

La storia di Jan Palach, morto il 19 gennaio 1969 dopo essersi dato fuoco per protestare contro l’invasione sovietica della Cecoslovacchia, i fatti della primavera di Praga e “il coevo ’68 in Occidente” scaldano ancora gli animi. Anche per le ricostruzioni giornalistiche che ne vengono fatte. Basta allora che il segretario dell’Usigrai, Vittorio Di Trapani, critichi un servizio del Tg2 ed ecco che si scatena la reprimenda del senatore forzista Maurizio Gasparri. «Di Trapani negli anni Sessanta si sarebbe chiamato Di Mosca. Le sue sorprendenti elucubrazioni da censore fallito – scrive l’esponente azzurro – lo hanno portato a criticare il Tg2 perché non gli è piaciuto un servizio dedicato all’anniversario del tragico e simbolico gesto di Jan Palach. Per Di Trapani a Praga erano meglio i carri armati russi. Lo chiameremmo Di Mosca se il comunismo non fosse per fortuna crollato anche in Russia, sopravvivendo invece nella confusa testa del sessantottino postumo, nostalgico dell’Urss».

La colpa del segretario dell’Usigrai? Aver scritto sui social: «Questa sera il #Tg2 liquida il ’68 parlando di “proteste confortevoli e spesso autoreferenziali”. Approfittando di un pezzo su #JanPalach, ha definito il suo “un gesto sconvolgente, lontano anni luce dalle proteste confortevoli e spesso autoreferenziali del coevo ’68 in Occidente”». Secondo il senatore Gasparri, Di Trapani «parla del ’68 ma in realtà è seccato dal fatto che non ci siano più sovietici a Mosca e carri armati a Praga. E poi è irritato da qualche spazio di pluralismo in Rai, dove vorrebbe il pensiero unico stile vecchia Pravda».

Attacchi al segretario dei rappresentanti dei giornalisti Rai subito stigmatizzati da Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana. «Più che insultare il segretario dell’Usigrai, Vittorio Di Trapani, con un linguaggio dai toni inaccettabili, il senatore Maurizio Gasparri, e non soltanto lui, a dire il vero, dovrebbe contestare l’uso del nome di Jan Palach ad altri fini», rilevano.

«In questo Paese – aggiungono i vertici della Fnsi – è ancora possibile criticare un articolo o un servizio giornalistico senza per questo dover subire attacchi personali. Non stupisce, comunque, che gli insulti a Vittorio Di Trapani siano arrivati dal senatore Gasparri, professionista dell’indignazione a senso unico. Se con la stessa veemenza avesse aperto bocca quando cacciarono dalla Rai Enzo Biagi e Michele Santoro forse oggi sarebbe quantomeno più credibile».

 

«“Censore fallito”, “nostalgico dell’Urss”, Gasparri non gradisce una critica del segretario dell’Usigrai Di Trapani su un servizio sul ’68 e, come suo costume, insulta – afferma il segretario del SUGC, Claudio Silvestri – Evidentemente non ha argomenti per dire qualcosa di sensato. Fino a prova contraria se c’è un nostalgico patentato, e non certo dell’Urss, questo è il senatore forzista. A Di Trapani va la solidarietà del Sindacato unitario giornalisti della Campania».