Il segretario generale della Federazione nazionale della Stampa italiana, Raffaele Lorusso, e il presidente della Commissione nazionale lavoro autonomo della Fnsi, Mattia Motta, accompagnati dal direttore Tommaso Daquanno, sono stati ricevuti oggi dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, Giuseppe Moles. Nel corso dell’incontro sono state affrontate le questioni più urgenti che riguardano il settore dell’editoria e il mercato del lavoro.
I rappresentanti della Fnsi hanno auspicato che anche il settore editoriale possa rientrare a pieno titolo nel Piano Next Generation Eu perché c’è la necessità di sostenere i processi di innovazione tecnologica e la transizione digitale. Gli interventi, secondo il sindacato dei giornalisti, dovranno prevedere anche misure strutturali che consentano di rafforzare il mercato del lavoro, oggi indebolito da una precarietà che ha raggiunto dimensioni inaccettabili, con gravi ripercussioni sulla qualità dell’informazione.
Per la Fnsi, inoltre, è necessario riavviare al più presto i tavoli per la definizione dell’equo compenso per i lavoratori autonomi e la messa in sicurezza dell’Inpgi. Il sindacato ha poi auspicato che, insieme con il recepimento della direttiva europea sul copyright, in fase di approvazione definitiva, vengano fissate regole che obblighino i giganti della rete a riconoscere la giusta remunerazione dei contenuti a tutti gli operatori dell’informazione, indipendentemente dalle dimensioni aziendali.
«Ringraziamo il sottosegretario Giuseppe Moles – dichiarano Raffaele Lorusso e Mattia Motta – per l’attenzione ai temi che riguardano il settore e per la disponibilità a intraprendere un percorso di confronto, analisi e condivisione per individuare misure di sostegno e provvedimenti di riforma che possano rilanciare l’informazione nel nostro Paese. Il ruolo fondamentale che l’informazione svolge per la tenuta delle istituzioni democratiche richiede interventi mirati per contrastare efficacemente il precariato e dare una prospettiva occupazionale certa a migliaia di giornalisti sfruttati e costretti a lavorare in condizioni simili a quelle dei cosiddetti rider. È da loro che bisogna ripartire».