Archivio mensile:Aprile 2022

La Fnsi aderisce all’iniziativa di Cgil, Cisl e Uil per il Primo Maggio: «Il lavoro torni fattore di riscatto e di crescita sociale»

«Il lavoro è il fondamento della Repubblica. Dalla festa del Primo Maggio deve partire l’impulso per ridare centralità al lavoro, recuperandone appieno il valore, anche remunerativo. Che questo tema sia il filo conduttore dell’iniziativa nazionale promossa da Cgil, Cisl e Uil, il primo maggio ad Assisi, intrecciato ai temi della pace e della crescita del Paese, è sacrosanto e condivisibile. Per questa ragione, la Fnsi aderisce alla manifestazione nazionale dei sindacati confederali, schierandosi al loro fianco nella richiesta di mettere in campo ogni sforzo per far cessare la guerra in Ucraina scatenata dalla Federazione Russa». È quanto si legge in una nota del sindacato dei giornalisti.

«Il protrarsi delle ostilità – afferma Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi – rischia non soltanto di moltiplicare morti e distruzioni, ma anche di produrre pesanti ricadute di natura economica e occupazionale su larga scala. Il Primo Maggio deve tornare ad essere la Festa del Lavoro inteso come valore e, soprattutto, fattore di riscatto sociale e di crescita individuale e collettiva. Occorre invertire la tendenza degli ultimi decenni in cui il lavoro è diventato precario, discontinuo, debole, povero, sempre più privo di diritti e di tutele, se non drammaticamente assente. Una situazione che accomuna i lavoratori di numerosi comparti e categorie e alla quale non fa eccezione l’informazione. Anche i giornalisti sono sempre più lavoratori senza diritti, talvolta sfruttati, sicuramente più ricattabili che in passato. Per questo è necessario che il mondo del lavoro, unitariamente, torni a far sentire la propria voce per far sì che i diritti sociali riacquistino la necessaria e imprescindibile centralità».

‘ExtraLibera’, tutto pronto per le giornate di Contromafiecorruzione

«Negli ultimi due anni è mancato un momento di confronto, in presenza, con il quale fare il punto della situazione e proporre alcune priorità sulle politiche antimafia e anticorruzione. La pandemia ha costretto le nostre realtà sociali, le nostre comunità e la società a misurare la tenuta del territorio e il risultato sotto gli occhi di tutti è che tale tenuta dipende prima dalla resistenza del suo tessuto sociale e poi dall’investimento economico profuso». Così l’associazione Libera presenta la nuova iniziativa in programma venerdì 29 e sabato 30 aprile, a Roma, dal titolo ‘ExtraLibera’.

A partire dall’analisi e dalla messa a fuoco di alcune priorità nella lotta alle mafie e alla corruzione, l’esperienza ormai quindicinale di ControMafieCorruzione evolve e propone una nuova formula, capace di essere più prossima alle persone e di penetrare nei contesti locali: questi i presupposti da cui nasce ‘ExtraLibera’.

«Perché – spiegano i promotori – rivedersi in presenza, per un momento di confronto e analisi, rappresenta il tornare a vivere il fuori e gli spazi comuni. Perché il percorso ci porterà a una sintesi di proposte e azioni, che vogliamo mettere a fattor comune anche fuori dalla nostra rete, un programma di lavoro nel quale tutti si possano sentire coinvolti e a casa. ExtraLibera, perché l’alta qualità del confronto generato tra partecipanti del movimento, realtà sociali e attori istituzionali, costituirà un momento innovativo e straordinario».

L’appuntamento è all’Auditorium Parco della Musica. Si parte venerdì 29 aprile, alle 10.30, con i lavori dei gruppi tematici, quindi la registrazione e accoglienza dei partecipanti e, alle 15, l’intervento di apertura di don Luigi Ciotti.

In programma i saluti del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, del presidente della Camera, Roberto Fico e della ministra della Giustizia, Marta Cartabia. E poi tavole rotonde, testimonianze, letture, approfondimenti, confronti tematici.

PER APPROFONDIRE
Il programma completo della due giorni e tutte le informazioni utili sono disponibili sul sito web di Libera.

Libertà di stampa, a Ronchi dei Legionari omaggio a Daphne Caruana Galizia e David Sassoli

In occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa, che si celebra il 3 maggio, l’associazione culturale Leali delle Notizie di Ronchi dei Legionari (Gorizia) organizza due giorni di iniziative, venerdì 29 e sabato 30 aprile 2022.

Il primo appuntamento è con il giornalista e blogger maltese Manuel Delia, all’auditorium comunale Casa della Cultura. Delia dialogherà con Paolo Mosanghini, vicedirettore del Messaggero Veneto, sull’importanza della libertà di stampa e di espressione nel mondo alla luce del lavoro d’inchiesta che il reporter sta portando avanti sulla corruzione nel proprio Paese. Lavoro d’indagine che aveva cominciato Daphne Caruana Galizia prima di essere uccisa il 16 ottobre 2017.

Altri due appuntamenti si terranno sabato 30 aprile. Il primo, alle 10.30 in piazza dell’Unità d’Italia, dinanzi al palazzo Municipale, sarà dedicato allo scomparso presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli. Previsti alcuni interventi, fra cui quelli del sindaco, Livio Vecchiet; del presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti; del presidente regionale dell’Ordine regionale dei giornalisti, Cristiano Degano e del presidente di Assostampa Fvg, Carlo Muscatello. La presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, ha inviato un videomessaggio.

Chiude la due giorni un itinerario letterario e teatrale lungo le vie della città con le performance del collettivo ‘Le Ombre – Desto o son sogno?’, spettacolo incentrato sulle storie di alcuni giornalisti. Partenza alle 20.30 da via Dante, davanti al Murales dedicato a Daphne Caruana Galizia.

Giornalismo, una professione da riformare. In Fnsi convegno della Fondazione Murialdi

Una professione da riformare in profondità riportando al centro l’essenza del lavoro del giornalista: scovare, verificare, approfondire fatti di interesse per la comunità, alla ricerca della verità, nel rispetto dei doveri imposti dalla deontologia. Questo il senso dell’intenso seminario dal titolo “Giornalismo, ‘verità’, ordinamento professionale” organizzato dalla Fondazione Paolo Murialdi in Fnsi giovedì 28 aprile 2022. Tanti i temi – dal precariato alle querele bavaglio, dall’accesso alla professione alla formazione – affrontati nel corso dei lavori aperti dalla presidente della Fondazione e dell’Inpgi, Marina Macelloni. Numerosi i relatori, moderati dal segretario della Murialdi, Giancarlo Tartaglia e coordinati da Vittorio Roidi, presidente del Consiglio di disciplina dell’Ordine del Lazio.

«Stiamo attraversando oggi una transizione al digitale che non è pensabile affrontare con gli strumenti previsti da leggi vecchie come la 416 del 1981 o la legge istitutiva dell’Ordine che ha ormai 60 anni. Ma fare le riforme in questo Paese non è facile», è la premessa del segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso.

«Stiamo ancora parlando di professionisti e pubblicisti – prosegue – in un’epoca in cui in redazione sono entrati gli algoritmi. Serve un cambio di passo nell’organizzazione del lavoro, ma per fare questo occorre un confronto con gli editori che al momento manca. Dalla crisi non si esce svuotando le redazioni con i pensionamenti anticipati e facendo in modo che l’informazione venga sempre più affidata a chi non ha diritti. Non possiamo consentire che il modello produttivo si basi sul precariato dilagante, perché il precariato è un acceleratore della disgregazione del settore, nuoce alla qualità dell’informazione, indebolisce la democrazia».

L’appello, dunque, è alla categoria e alle sue istituzioni, ma anche agli editori e alla politica. Il tema è la tenuta della democrazia. «Servono interventi e regole che diano garanzie al settore dell’informazione e a chi vi lavora. Serve un intervento pubblico, servono investimenti, serve includere nel perimetro dei diritti chi nel mondo del lavoro già opera, ma senza tutele», conclude.

A Vittorio Roidi il compito di mettere in fila le questioni cruciali per il futuro del giornalismo, che «in primo luogo – ammonisce – non può e non deve essere una questione solo dei giornalisti, ma deve coinvolgere cittadini, università, le aule del Parlamento, per poter giungere a delle proposte per superare la crisi». Ne ha per tutti, il presidente del Consiglio di disciplina dell’Ordine del Lazio: un esame di Stato anacronistico, editori poco attenti alla qualità della “merce” che producono; una formazione che «praticamente esclude le università», vincoli legislativi al diritto di cronaca e alla capacità di intervento dei Consigli di disciplina.

Anche per il presidente del Cnog, Carlo Bartoli, «la legge istitutiva va ammodernata, dobbiamo fare – dice – un salto nel presente e, perché sia efficace, dobbiamo costruire una riforma che si basi su norme e cultura nuove e condivise e questo lo possono fare solo tutti i soggetti mettendosi insieme». Il punto, osserva, «non è che futuro dare a giornalisti e imprese editoriali, ma sapere cosa vuole fare questo Paese di se stesso: il futuro delle nazioni si gioca su dati e informazioni e l’Italia da questa partita sembra essersi tirata fuori».

Una informazione «seria e corretta è un diritto fondamentale dei cittadini, un interesse nazionale, un bene pubblico da tutelare, difendere e sostenere» è la riflessione da cui parte il sottosegretario all’Editoria, Giuseppe Moles. «Il settore dell’editoria – aggiunge – è in crisi da anni, ma c’è una buona notizia: la buona informazione è sempre più richiesta. C’è ancora un ruolo fondamentale che giornali e giornalisti possono svolgere».

Ricordando alcuni degli interventi messi in campo dal governo a sostegno del settore, il sottosegretario auspica quindi che «giornalisti, editori, istituzioni, filiera lavorino insieme alla creazione di un nuovo modello di sostenibilità economica, ridefinendo il prodotto giornalistico e l’organizzazione del lavoro, andando incontro alle esigenze dei cittadini e al loro bisogno di notizie vere e certificate». Il governo, conclude, «non è sordo alle sollecitazioni del mondo dei giornalisti, la cui attività di mediazione è fondamentale e insostituibile».

Presente al convegno anche il sottosegretario alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto. «Riformare la professione giornalistica mettendo al centro i cittadini, il loro diritto ad essere informati ma anche il rispetto delle dignità delle persone», la sua posizione. «I cittadini – spiega – sono il motore economico del mercato dell’informazione. Se oggi i giornali non vendono forse è anche perché serve una ristrutturazione dei modelli organizzativi di business e di lavoro, nuovi percorsi formativi in grado di ridisegnare la figura dei giornalisti, di prepararli meglio a informare in modo corretto i lettori».

Politica e istituzioni, rileva fra l’altro Sisto, possono contribuire alla riforma del settore «interfacciandosi con l’Ordine professionale, dando disponibilità ‘fisica’ a risolvere i problemi. Credo sia utile lavorare sulla riduzione del penalmente rilevante e su altri temi concreti per piccoli passi. Meglio poche regole, ma chiare».

E in merito alle nuove norme sulla presunzione di non colpevolezza, «un provvedimento di grande civiltà, adottato nell’ottica del doveroso bilanciamento del diritto dei giornalisti ad informare con altri diritti garantiti alle persone dalla Costituzione», scandisce il sottosegretario, che conclude ribadendo la necessità di «offrire informazione di qualità fin dalla scuola, e la qualità dipende dall’eticità dell’informazione».

A seguire l’intervento di Ferruccio De Bortoli, già direttore del Corriere della Sera, che si sofferma sul rapporto tra responsabilità editoriale, regole e trasparenza, «questioni – osserva – che la categoria ha sempre dibattuto. Cambiano le tecnologie, ma i temi di fondo sono gli stessi: quando la libertà sconfina nel disordine e dove non ci sono regole non c’è vera libertà d’informazione».

Mentre Michele Mezza, pone l’accento sulla rivoluzione innescata il 24 febbraio, giorno dell’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe russe: «Da allora – osserva – i giornalisti sono una categoria embedded perché tutti i nostri strumenti professionali oggi sono “sistemi d’arma”. Allora il Paese deve dire alla categoria se e quanta autonomia, trasparenza e potenza di interlocuzione vuole avere in ambito internazionale scegliendo a che livello collocare il lavoro artigiano del giornalista nel processo di automatizzazione industriale dell’informazione». Se i giornalisti vogliono ancora avere un ruolo nella ricerca della verità, chiosa, «il loro ruolo deve essere quello di rinegoziare gli algoritmi, minuto per minuto».

Raffaele Fiengo, del Comitato scientifico della Fondazione, ripercorre le iniziative messe in campo negli anni dalla Murialdi. A Giampiero Spirito, presidente della Fondazione Casagit, il compito di riassumere la nuova realtà della Cassa. Giulio Gambino, direttore di The Post Internazionale, torna sul ruolo centrale dei lettori/cittadini nel presente e nel futuro della professione. Guido D’Ubaldo, presidente dell’Odg Lazio, ammonisce che «i giornali non si salvano con i prepensionamenti, i giornali si salvano con la qualità dell’informazione e facendo crescere la preparazione dei giornalisti».

In chiusura le riflessioni di Giancarlo Tartaglia, che ricorda come «nella storia lo sforzo del sindacato è stato sempre quello di adeguare le tutele e i diritti dei lavoratori all’evoluzione della professione, la sfida – conclude – è ora quella di allargare lo sguardo e creare una nuova alleanza fra tutte le parti in causa per dare contorni nuovi a una professione che deve rivoluzionarsi ripartendo da se stessa».

Addio a Luciano Ceschia, segretario della Fnsi negli anni della grande rivoluzione tecnologica

Si è spento all’alba di giovedì 28 aprile nella sua Trieste Luciano Ceschia, segretario della Federazione nazionale della Stampa italiana dal 1970 al 1979, presidente onorario dell’Assostampa Friuli-Venezia Giulia e, fra le tante altre cose, già direttore del Piccolo e di altri giornali. Aveva 87 anni.

Giornalista e sindacalista, guidò la Fnsi negli anni della rivoluzione tecnologia che portò al passaggio dal caldo al freddo, dal piombo ai computer. Anni difficili di confronto con gli editori dal quale riuscì ad ottenere il riconoscimento di nuove prerogative e nuovi diritti poi recepiti nel contratto nazionale di lavoro.

«Luciano Ceschia ha guidato il sindacato con grande tenacia in un periodo difficile per la categoria e per il Paese, sempre lottando in difesa dell’autonomia dei giornalisti», il ricordo di Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi.

Da giornalista appassionato, non ha mai smesso di seguire le sorti della categoria e di impegnarsi nel sindacato. Nel 2017 l’Assostampa Fvg gli ha assegnato la Targa speciale del San Giusto d’oro. In quell’occasione, nel Municipio di Trieste, il presidente del sindacato regionale Carlo Muscatello aveva detto: «Con la targa a Luciano Ceschia vogliamo festeggiare i sessant’anni di giornalismo e impegno sindacale di un collega che, pur avendo salito tutti i gradini della carriera professionale fino a diventare direttore di giornali, non ha mai dimenticato l’altra sua anima, quella sindacale. Un esempio per tutti i colleghi, in un momento di forte crisi dei corpi intermedi e di disaffezione delle giovani generazioni dal sindacato».

Nato a Trieste nel 1934 da famiglia di origine istriana e friulana, impegnato in politica fin da giovanissimo, giornalista professionista dal 1958, promotore e direttore di due giornali per giovani, Ceschia fu tra i primi giornalisti triestini a fare, negli anni ’60, servizi da inviato in Istria, terra che aveva lasciato da profugo nel 1948.

Lavorò anche in Rai e per oltre un anno fu segretario del sindacato interno dei giornalisti del servizio pubblico. Da segretario della Fnsi ha promosso (con la collaborazione di politici e giuristi) la prima legge per interventi organici a favore dell’editoria che ha anche introdotto speciali tutele per i giornali in cooperativa e delle minoranze etniche.

Fra le numerose attività che hanno costellato una carriera ricca di impegno e passione, Ceschia è stato anche cofondatore e membro del direttivo della Scuola superiore di giornalismo radiotelevisivo della Rai nei primi anni di attività e ha collaborato per molti anni a livello regionale e nazionale con il sindacato pensionati italiani della Cgil nel settore della comunicazione. Nel 1974 è stato nominato Commendatore.

Consiglio d’Europa, Mattarella: «Libertà di informazione pilastro fondamentale delle democrazie»

«L’informazione libera e indipendente è un pilastro fondamentale delle democrazie, per costruirle, per farle vivere e rimanere autentiche». Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella intervenendo al Consiglio d’Europa in risposta a una domanda del parlamentare italiano Roberto Rampi (Pd).

«La libertà d’informazione e i diritti che questa comporta sono elementi essenziali anche per una cittadinanza consapevole, attiva, che sia capace nella sua libertà di una cultura del confronto, dello scambio di opinioni, della libera circolazione e discussioni delle idee, dell’approfondimento», ha aggiunto Mattarella.

Infine la libertà d’informazione «è una cartina di tornasole per misurare l’autenticità dell’impegno dei vari Paesi ai principi democratici e lo stato di diritto», ha concluso il presidente.

A margine dell’intervento all’Assemblea parlamentare, rispondendo ad un’altra domanda, il capo dello Stato ha anche rivolto un pensiero agli operatori dell’informazione che hanno perso la vita per documentare l’invasione dell’Ucraina. «Molti cronisti sono morti, erano testimoni di verità, un lavoro che è da garantire», ha rilevato.

Consiglio d’Europa, sempre più minacce alla libertà di stampa: nel 2021 +41%

Le minacce alla libertà di stampa sul continente europeo – che comprendono l’assassinio di giornalisti, attacchi fisici e verbali e cause legali nei loro confronti, oltre che leggi che riducono le loro possibilità di lavorare, e l’indipendenza dei media – sono aumentate del 41% nel 2021 rispetto all’anno precedente.

Il dato proviene dal rapporto annuale redatto dalle 15 associazioni, tra cui la Federazione europea dei giornalisti e Reporter senza frontiere, che gestiscono la piattaforma per la protezione dei giornalisti del Consiglio d’Europa.

L’anno scorso in Europa sono morti nell’esercizio delle loro funzioni 6 giornalisti – 3 di loro sono stati assassinati. “I giornalisti sono inoltre sempre più soggetti ad attacchi fisici, aumentati del 51% nel corso del 2021”, indica il rapporto. Molti di questi attacchi sono avvenuti durante manifestazioni o proteste contro le misure prese per il Covid e mostrano “quanto coprire questi eventi sia divenuto pericoloso per i giornalisti”, si legge nel rapporto.

Sulla piattaforma sono stati inseriti gli attacchi fisici e le minacce di cui sono stati vittime numerosi giornalisti italiani soprattutto durante le proteste contro il ‘green pass’.

Un altro dato allarmante riguarda “le minacce attribuite allo Stato o ai suoi funzionari”, che concernono il 47% dei casi riportati sulla piattaforma nel 2021. In questa categoria rientrano la legge varata in Grecia contro le “fake news”, ma anche le cause per diffamazione e oltraggio a un magistrato in udienza intentate in Italia contro i giornalisti Lorenzo Tondo e Kelly Duda da parte di due procuratori, o l’ordine del Tar del Lazio a ‘Report’ di rivelare le fonti utilizzate per la puntata “Vassalli, valvassori, valvassini” sulla gestione dei fondi pubblici in Lombardia andata in ondo il 26 ottobre del 2020. (Ansa)

PER APPROFONDIRE
Il Report 2022 delle organizzazioni partner della piattaforma per la protezione dei giornalisti del Consiglio d’Europa è disponibile a questo link.

Contrasto alle azioni legali bavaglio, presentate le proposte della Commissione Ue

Stop all’abuso di azioni legali contro giornalisti e difensori dei diritti civili. Questo l’obiettivo delle proposte – contenute in una direttiva e una raccomandazione – presentate oggi, mercoledì 27 aprile 2022, dalla Commissione europea.

In base a quanto previsto dalla direttiva, i tribunali potranno tra l’altro imporre ‘penalità dissuasive’ a chi intraprende azioni legali manifestamente strumentali, infondate e mirate solo a tacitare chi, nell’ambito della sua attività professionale, denuncia abusi, casi di corruzioni e violazioni dei diritti umani.

Le vittime di Slapp avranno il diritto di richiedere e ottenere una piena compensazione dei danni materiali e morali subiti. Inoltre, i Paesi Ue avranno il diritto di non riconoscere le sentenze emesse da Paesi terzi contro persone domiciliate nell’Ue e condannate in base a procedimenti ritenuti infondati.

«Avevamo promesso di difendere meglio i giornalisti e i difensori dei diritti umani da chi cerca di imporre loro il silenzio e ora lo abbiamo fatto. In una democrazia ricchezza e potere non possono dare a nessuno il diritto di prevaricare la verità», ha sottolineato Vera Jourova, vicepresidente della Commissione europea.

Le nuove norme costituiscono «passi importanti per salvaguardare i giornalisti e la società civile dalle crescenti minacce di pratiche vessatorie» destinate a imporre loro il silenzio. Quella presentata oggi, ha anche commentato la vicepresidente Jourova, è una «iniziativa senza precedenti» ed anche un «atto dovuto» in memoria di Daphne Caruana Galizia, la giornalista maltese uccisa a causa delle inchieste condotte sul fenomeno della corruzione nel suo Paese.

«La Ue – ha poi aggiunto il commissario alla giustizia Didier Reynders – si adopererà per proteggere sempre  il diritto alla libertà di espressione e informazione».

Per tutelare le vittime di Slapp – l’acronimo che indica il ricorso alle azioni legali per impedire la partecipazione alla vita pubblica – la proposta di direttiva dà inoltre la possibilità ai giudici di dichiarare il non luogo a procedere nel caso di manifesta infondatezza della denuncia presentata e, in questo caso, di imporre ai ricorrenti il pagamento di tutte le spese.

Prima di diventare legge la direttiva dovrà essere approvata dal Consiglio e dal Parlamento.

Marcia straordinaria per la pace, Fnsi: «Tacciano le armi, riparta la diplomazia»

Un’edizione straordinaria della Marcia per la pace da Perugia ad Assisi per dare voce e “gambe” all’appello di Papa Francesco: “Fermatevi! La guerra è una follia”. Si svolgerà domenica 24 aprile ed è stata presentata oggi, mercoledì 20 aprile 2022, nella sede della Federazione nazionale della Stampa italiana a Roma. «Ci saremo perché siamo dalla parte di chi ogni giorno si impegna per la pace e il dialogo. Saremo alla PerugiAssisi perché in quel luogo abbiamo sempre incontrato donne e uomini che si prendono cura degli altri», ha spiegato il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, aprendo la conferenza stampa.

«Ci saremo per reclamare la pace, per protestare contro l’invasione dell’Ucraina e contro il bavaglio alla stampa in Russia e per ricordare le croniste e i cronisti che hanno perso la vita in questo conflitto, come nelle guerre in Afghanistan, in Siria, in Yemen, e quanti sono caduti vittime del regime di Putin», ha aggiunto mentre i partecipanti mostravano i cartelli con i nomi di alcuni di questi reporter.

«Condividere le iniziative per la pace – ha rilevato Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi – non vuol dire essere equidistanti. In questa guerra c’è un popolo aggredito, quello ucraino, e un aggressore, la Russia, che non intende fermarsi. Crediamo, con Papa Francesco, che sia l’ora di far tacere le armi attraverso ogni sforzo diplomatico. La politica internazionale deve tornare centrale. L’auspicio è che questa marcia straordinaria possa scuotere le coscienze: non si può continuare ad assistere alle scene strazianti di padri e madri che seppelliscono i loro figli».

La Fnsi, ha concluso Lorusso, «ribadisce il proprio sostegno a tutti i giornalisti italiani in prima linea nelle zone di guerra, ai colleghi ucraini che sono stati travolti da questo conflitto e ai giornalisti indipendenti russi e bielorussi che si sforzano di dar voce al dissenso contro la politica di Putin e sui quali si sta abbattendo la censura di Stato».

Con Flavio Lotti, Coordinatore del comitato promotore della Marcia, all’incontro sono intervenuti, fra gli altri, frate Marco Moroni, Custode del Sacro Convento di San Francesco in Assisi; Stefania Proietti, sindaca del Comune di Assisi e presidente della Provincia di Perugia; Antonio Bomarsi, presidente di Coop Centro Italia; Marco Piccolo, Gruppo Banca Etica; Elisa Marincola, portavoce di Articolo 21; Paola Spadari, segretaria del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti; Vittorio Di Trapani, componente della segreteria della Fnsi e già segretario dell’Usigrai; Guido D’Ubaldo, presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio; Roberto Natale, di Rai per il Sociale; Guido Barbera, presidente del Cipsi.

«Non siamo mai stati e mai saremo equidistanti. Siamo per l’equivicinanza alle vittime e agli oppressi, sempre e ovunque», il messaggio di Flavio Lotti, che ha annunciato un incontro al Sacro Convento e una veglia di preghiera nella Basilica inferiore, ad Assisi, sabato 23 aprile. «L’alternativa alla guerra – ha evidenziato – è la politica. Quello a cui stiamo assistendo dal 24 febbraio è la morte della politica. Abbiamo voluto organizzare, in un mese, questa marcia straordinaria per quanti ancora credono nella diplomazia e non si sono arresi alla guerra».

Elisa Marincola ha ricordato che «fin dalla nascita, Articolo21 è sempre stata e sempre sarà contro i bavagli di ogni colore». Vittorio Di Trapani, anche a nome del segretario Daniele Macheda, ha confermato la partecipazione dell’Usigrai alla manifestazione ricordando Santo Della Volpe, «grande amico della Marcia PerugiAssisi», e chiedendo alla Rai «una responsabilità in più nel raccontare le guerre e un impegno in più per la pace».

Le giornaliste e i giornalisti italiani «ci sono, stanno facendo e faranno la propria parte», il concetto ribadito da Paola Spadari e Guido D’Ubaldo, che hanno annunciato l’adesione dell’Ordine alla PerugiAssisi e rimarcato «il ruolo dei colleghi in questa guerra e per la pace».

Alla marcia parteciperanno anche la conferenza dei Rettori delle università italiane, il mondo delle ong e oltre 300 tra Comuni e città. L’evento, ha assicurato in chiusura Roberto Natale, sarà come sempre coperto dalla Rai. «Dovere del servizio pubblico – ha osservato – è ricordare tutti i conflitti che insanguinano il mondo. È proprio sulla capacità di allargare lo sguardo che va giudicato il servizio pubblico».

MULTIMEDIA
La registrazione della conferenza stampa di presentazione della edizione straordinaria della Marcia PerugiAssisi è online sul sito web di Radio Radicale (qui il link diretto).

Giornata mondiale della libertà di stampa, la Fnsi a Conselice e Roma

Due iniziative della Federazione nazionale della Stampa italiana in occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa 2022 che si celebra, come ogni anno, il 3 maggio.

A Conselice, Comune in provincia di Ravenna che ospita il Monumento alla libertà di stampa, alle 10.30, presentazione del sito web dell’Osservatorio sulla libertà di stampa frutto della collaborazione fra Fnsi, amministrazione comunale e Associazione Stampa Emilia-Romagna: un nuovo strumento per avere informazioni su casi di minacce a giornalisti e per segnalare le intimidazioni agli operatori dell’informazione.

All’appuntamento, organizzato insieme con la Provincia di Ravenna e l’Unione dei Comuni della Bassa Romagna nella Sala consiliare del Municipio, partecipano, fra gli altri, Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi; Paolo Berizzi, presidente dell’Osservatorio, cronista da anni sotto scorta per le minacce ricevute da movimenti nazifascisti; Matteo Naccari, presidente Aser; Paola Pula, sindaca di Conselice; Davide Baruffi, sottosegretario alla presidenza della Giunta della Regione Emilia Romagna; rappresentanti dell’Ordine nazionale e dell’Ordine regionale dei giornalisti e alcuni cronisti minacciati.

A Roma, alle 11, nei pressi dell’Ambasciata della Federazione Russa, presidio per la libertà di stampa e per protestare contro l’invasione dell’Ucraina e il bavaglio ai media indipendenti russi e bielorussi. Una delegazione guidata dal presidente Giuseppe Giulietti ricorderà croniste e cronisti assassinati negli ultimi anni, fino al conflitto in corso, in Ucraina, Russia, Siria e leggerà alcuni brani di Anna Politkovskaja, la giornalista dissidente che ha continuato a denunciare le violazioni dei diritti umani in Russia e in Cecenia e le politiche di Vladimir Putin fino a quando, il 7 ottobre 2006, è stata assassinata con cinque colpi di pistola nell’ascensore del suo palazzo.

Alla vigilia della Giornata mondale, il 2 maggio, sempre a Conselice, sarà anche presentato il libro di Paolo Berizzi “È gradita la camicia nera”. Con l’autore dialogherà Vittorio Pastanella, segretario dell’Aser.