Archivio mensile:Novembre 2017

Morto Egidio Del Vecchio, cronista di razza

L’Unione cronisti italiani piange la scomparsa di Egidio Del Vecchio, presidente onorario dell’Unci, mancato oggi dopo una lunga malattia. Nato a Napoli 85 anni fa, giornalista professionista dal 1953, insieme con Piero Passetti, Alfredo Provenzali e Enzo Perez de Vera ha segnato gli anni più importanti nella crescita dell’associazione dei cronisti italiani, partendo dal Gruppo della Campania di cui è stato presidente tra il 1980 e il 1990.
«Uomo colto e mite, professionista integerrimo, Del Vecchio ha lasciato la sua impronta nella redazione e tra i colleghi del Mattino con cui ha lavorato per molti anni. Sotto la sua presidenza – ricorda il presidente dell’Unci, Alessandro Galimberti – il capoluogo campano ha ospitato prestigiosi incontri internazionali dell’informazione, a cui prendevano parte cronisti provenienti da ogni parte dell’Europa. Assumendo, successivamente, importanti incarichi a livello nazionale Egidio Del Vecchio non solo ha lasciato una importante eredità a chi gli è succeduto alla presidenza regionale, ma ha mantenuto viva la sua attenzione sul gruppo partenopeo, prodigo di suggerimenti e di consigli, rappresentando un costante collegamento con la presidenza e la giunta nazionale».
Negli ultimi anni, la sua assenza, forzata, ha fatto venir meno un simbolo dei cronisti e un maestro di professione e di vita, il vero spirito da cronista. I funerali si svolgeranno domani mattina alle 11 nella chiesa di Sant’Orsola a Chiaia.
Alla famiglia, ai colleghi e agli amici che hanno potuto conoscere e apprezzare Egidio Del Vecchio il cordoglio e la vicinanza di Sugc e Fnsi.

Premio Landolfo 2017, ecco tutti i vincitori


Oggi 27 novembre 2017 si è tenuta a Napoli la cerimonia di consegna del Premio di giornalismo “Francesco Landolfo”, presso la sede dell’Istituto di Cultura Meridionale in via Chiatamone 63 (Palazzo Arlotta). Il Premio, giunto alla sesta edizione, a undici anni dalla scomparsa di Franco Landolfo, ricorda e valorizza l’impegno del giornalista, segretario dell’Ordine dei giornalisti della Campania, già vicedirettore del quotidiano “Roma”, fondatore e presidente dell’Arga Campania.
Di seguito i premi assegnati dalla giuria:
 PREMIO (CARTA STAMPATA)
ex aequo
“Eroina? Meglio il provolone ”
di Maria Elefante (Famiglia Cristiana)
“Napoli, per lo smog livelli da primato: stop alle auto inutile”
di Antonio Folle (Roma)
Menzione speciale
“Porte aperte, ecco il depuratore di Gradelle”
di Antonino Siniscalchi (Il Mattino)
“Sant’Antuono, benvenuto Carnevale”
di Claudia Bonasi (il Mattino)
 PREMIO (RADIO-TELEVISIONE)
ex aequo
“Piano di evacuazione, rischio Vesuvio”
di Roberto D’Antonio (La7)
“Un bivio per via Krupp”
di Daniele Morgera (Rai)
Menzione speciale
“Aira alla Commissione Ecomafie: fermate i demolitori disonesti” di Monica D’Ambrosio (Ricicla Tv)
“Con i carabinieri forestali a cavallo sullo scenario lunare del Vesuvio dopo i roghi” di Nello Fontanella (Il Mattino Tv)
PREMIO (INTERNET E FOTO/VIDEO REPORTAGE)
ex aequo
“Incendi, i rifugiati sentinelle sul Vesuvio” di Carmine Alboretti (Paginevesuviane.it)
“Pozzuoli, veleni e camorra: così muore la Foresta di Cuma” di Gennaro Del Giudice (Cronacaflegrea.it)
Menzione speciale
“Così lo Stato è stato truffato con le ecoballe” di Agata Marianna Giannino (Il Giornale.it)
“Non è soltanto “Pummarola” di Giuseppe De Silva (Kompetere Journal)
 
“Una notte con “agenti sentinella” nelle discariche abusive di Giugliano” di Maria Rosaria Ferrara (TeleclubItalia.it)
 
Il premio è indetto dall’Ordine dei Giornalisti della Campania, dal Sindacato Unitario Giornalisti della Campania, dal quotidiano “Roma” e dall’Arga Campania. La giuria è composta da Ottavio Lucarelli (presidente dell’Odg Campania), Claudio Silvestri (segretario del Sugc), Antonio Sasso e Pasquale Clemente (direttori del “Roma”), Geppina Landolfo, Antonella Monaco e Gianpaolo Necco (vertici Arga Campania) e da Gennaro Famiglietti (presidente dell’Istituto di Cultura Meridionale).

Violenza sulle donne, si comincia dalle parole: la responsabilità dei giornalisti. Ecco il Manifesto di Venezia

La presidente della commissione Pari opportunità del SUGC, Cristina Liguori, a Venezia


«”Non potrà mai essere consentito accettare che un’aggressione alla propria compagna possa essere definito ‘delitto passionale’. Un atto brutale non può nascondersi dietro un alibi di tipo sentimentale”. Ringraziamo il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per avere voluto sottolineare il “ruolo centrale del linguaggio e la responsabilità particolare dei mass media”. Parole nette che ci incoraggiano a proseguire la strada intrapresa con il Manifesto per il rispetto e la parità di genere nell’informazione». Così Alessandra Mancuso, presidente della commissione Pari Opportunità della Fnsi, per la presentazione ufficiale del manifesto a Venezia, nelle Sale Apollinee del Teatro La Fenice, oggi, 25 Novembre 2017, a partire dalle 10.30.
A Venezia anche la presidente della Commissione pari opportunità del Sindacato unitario giornalisti della Campania, Cristina Liguori. Il Sugc, che da tempo chiede una carta deontologica sul tema della violenza di genere, ha aderito in maniera convinta al manifesto. “Il manifesto di Venezia non è un punto di arrivo ma di partenza per future riflessioni – dice la presidente Liguori – Da oggi non possiamo più fingere e girarci dall’altra parte. Da oggi le giornaliste e i giornalisti hanno delle linee guida per adottare un linguaggio rispettoso della persona e della parità di genere. Non è una carta deontologica, ma un atto volontario, un impegno in prima persona per raccontare il dramma della violenza sulle donne. Al manifesto hanno aderito oltre 800 giornalisti e mi auguro che il numero aumenti sempre di più”.
“Quello delle pari opportunità è un tema fondante della nostra politica sindacale – afferma il segretario del SUGC, Claudio Silvestri -, la responsabilità delle parole, in un periodo in cui domina il linguaggio dell’odio, deve essere al centro del dibattito sulla nostra professione e di iniziative concrete. Il manifesto di Venezia è una di queste”.
Il Manifesto di Venezia, promosso ed elaborato dagli organismi di parità di Fnsi e Usigrai con il Sindacato Giornalisti Veneto e l’associazione GiULiA Giornaliste, raccoglie una serie di raccomandazioni su come raccontare il dramma della violenza sulle donne. «Non una carta deontologica, ma un impegno in prima persona nel promuovere un linguaggio rispettoso della persona e della parità di genere. Un atto condiviso. Oltre 800 colleghi, aderendo con la propria firma, si sono già detti disponibili ad accettare, a valutare, le indicazioni suggerite nel testo che è, e rimane, punto di partenza di una riflessione in continua evoluzione», prosegue Mancuso, che poi ringrazia «le tante e i tanti che hanno accettato di sottoscriverlo: dai colleghi ingiustamente senza lavoro, ai cronisti di fama, alle direttrici e ai direttori di testate nazionali e locali, dai quotidiani alle televisioni ai siti. Abbiamo in comune l’idea che sia sempre più necessaria un’informazione consapevole del fenomeno della violenza di genere, e attenta a descrivere la realtà nel suo complesso, al di fuori di stereotipi e pregiudizi».
Un cambiamento culturale da chiedere a tutti: «Non può essere più consentito nascondersi dietro il “diritto di cronaca” per violare norme deontologiche molto chiare sul rispetto dovuto alle persone, alle donne e soprattutto a chi ha subito violenza e non può riceverne altra dai media. Lavoreremo con ancora maggiore impegno, d’intesa con l’Ordine dei Giornalisti, raccogliendo e facendo nostro il richiamo del Capo dello Stato», conclude la presidente della Cpo.
 
IL MANIFESTO

I rappresentanti dei giornalisti in piazza: «Un giornalismo precario rende precaria la democrazia»

Stefano Andreone


Giornalisti provenienti da tutta Italia si sono ritrovati oggi in piazza, davanti a Montecitorio, con i rappresentanti degli enti di categoria per denunciare l’inerzia di governo e parlamento sui problemi del mondo dell’informazione e per richiamare l’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica sulla necessità di salvaguardare il diritto dei cittadini ad essere informati. In piazza anche una folta delegazione con il Sindacato unitario dei giornalisti della Campania. Temi ribaditi anche ai presidenti di Camera e Senato, che hanno chiesto di incontrare i rappresentanti dei giornalisti. Anche il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha convocato i vertici della categoria per il prossimo 6 dicembre.
«Il diritto di cronaca è sotto attacco da più parti e con esso la libertà di stampa. I temi delle querele bavaglio, del carcere per i giornalisti, delle minacce e delle aggressioni ai cronisti, i pericoli contenuti nel decreto di riforma delle intercettazioni – ha detto il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti aprendo i lavori – sono gli stessi che sottoponiamo a politica e istituzioni dall’inizio di questa legislatura».

Insieme a questi temi si impone sempre più il problema del precariato dilagante nel settore del giornalismo. «Il motto di questo presidio, “Libertà precaria, lavoro precario, vite precarie”, in definitiva significa democrazia precaria. A chi ha espresso solidarietà ai giornalisti minacciati e aggrediti negli ultimi giorni – ha spiegato il segretario generale Raffaele Lorusso – chiediamo di adoperarsi in parlamento per dare via libera ai provvedimenti a difesa del diritto di cronaca. E al governo facciamo notare che, a fronte degli interventi economici disposti in favore degli editori, nulla è stato fatto per rilanciare l’occupazione regolare e contrastare l’uso improprio del lavoro autonomo nelle redazioni. Giornalisti senza diritti sono giornalisti più deboli e ricattabili. Ne va del diritto dei cittadini ad essere informati».
In piazza, insieme ai consiglieri nazionali della Fnsi e ai rappresentanti delle Associazioni regionali di Stampa, anche il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, il direttivo dell’Ordine dei giornalisti del Lazio, gli attivisti di Libera, l’Usigrai, l’Unione giornalisti pensionati, i rappresentanti delle associazioni che lottano per la libertà di informazione, come Articolo21 e la rete Nobavaglio. «Senza libertà di stampa la democrazia soffoca, siamo qui con i colleghi di Inpgi, Casagit, Fnsi e Fondo di previdenza complementare per ribadirlo tutti insieme», ha osservato il presidente nazionale  dell’Ordine, Carlo Verna.
La presidente dell’Inpgi, Marina Macelloni ha ricordato che «nel solo 2017, dopo 5 anni di crisi, sono stati persi 800 posti di lavoro stabile. Lavoro che manca e lavoro senza diritti indeboliscono l’istituto e questo è un danno per tutti i giornalisti». Il presidente della Casagit, Daniele Cerrato, ha rilevato come un giornalismo senza diritti renda «le vite dei giornalisti sempre più precarie». E il presidente del Fondo di previdenza complementare, Enrico Castelli, ha ribadito l’unità dei rappresentanti della categoria per la difesa del giornalismo libero e autorevole, pilastro della democrazia. Mentre il presidente dell’Unci, Alessandro Galimberti, ha chiesto norme a tutela del segreto professionale, «per la tutela delle fonti dei giornalisti e del diritto dei cittadini a sapere cosa accade nelle loro città».
In piazza anche giornalisti precari minacciati per via del loro lavoro e i giornalisti costretti a vivere sotto scorta. «Con il nostro lavoro – ha concluso il responsabile per la legalità della Fnsi, Michele Albanese – tuteliamo il diritto dei cittadini ad essere informati. Lo facciamo con grande sforzo e grandi sacrifici, ma con la consapevolezza di lavorare al servizio della libertà del Paese e dei nostri concittadini».
Prima del presidio presidente dell’Ordine e segretario generale e presidente della Fnsi sono stati ricevuti dal presidente del Senato, Pietro Grasso. A conclusione del sit-in una delegazione più ampia, composta dai rappresentanti di Ordine e Fnsi e dai presidenti degli enti di categoria, ha incontrato la presidente della Camera, Laura Boldrini.
Le iniziative di mobilitazione promosse dagli organismi di rappresentanza dei giornalisti per richiamare l’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica sulla necessità di salvaguardare il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati, le iniziative legislative contro le “querele temerarie” e l’abolizione del carcere per i giornalisti, i temi al centro del colloquio con il presidente Grasso.
Con la presidente Boldrini si è discusso di precariato nel settore giornalistico e dello stretto rapporto tra le condizioni di precarietà in cui sono costretti a lavorare sempre più giornalisti e il valore di una informazione di qualità nel contrasto alle fake news.
«Gli editori sono affetti da una malattia, la miopia. Se non ci sarà nei giornali il “lavoro buono” per i giovani, anziché il precariato, avremo un assottigliamento dell’attività giornalistica. Non si può chiedere l’approfondimento e il riscontro dei fatti a un giovane se lo paghi 10 euro a pezzo», ha ribadito la presidente della Camera.
«Questa miopia degli editori, che precarizzano il lavoro giornalistico, è nemica di quella qualità dell’informazione necessaria a contrastare le fake news, che sono un acido che corrode anche l’informazione “mainstream”, ma gli editori non sembrano esserne consapevoli. Occorre difendere il diritto dei cittadini ad essere informati, il che richiede un lavoro che non può essere gratis, richiede formazione e investimenti», ha ribadito la presidente Boldrini, che ha poi lanciato un appello al mondo del giornalismo perché metta in campo «più rigore» contro i “discorsi d’odio” e gli insulti che compaiono sui quotidiani, e contro quei giornalisti che scrivono su siti che diffondono fake news.

Libertà precaria, lavoro precario, vite precarie: giornalisti in piazza a Roma


Libertà precaria, lavoro precario, vite precarie. La condizione del giornalismo italiano si può sintetizzare così. Una situazione non più sostenibile, che porterà il 22 novembre i Consigli nazionali della Federazione nazionale della Stampa italiana e dell’Ordine dei giornalisti a riunirsi in piazza Montecitorio, a Roma, a partire dalle 11. È la prima volta che accade. Non sarà l’ultima.
L’inerzia di governo e parlamento sui problemi del mondo dell’informazione non è più tollerabile. A essere a rischio è il diritto dei cittadini a essere informati.
Nel recente decreto sulla disciplina delle intercettazioni il governo ha introdotto elementi che, oltre a rendere inaccessibili numerose informazioni di interesse generale e di chiara rilevanza sociale, espongono i giornalisti al rischio di pene detentive nel caso di pubblicazione di materiale coperto da segreto. Una legislatura che si era aperta con l’impegno di depenalizzare il reato di diffamazione a mezzo stampa e di cancellare il carcere per i giornalisti si chiude, di fatto, con il rafforzamento delle norme che prevedono la condanna dei giornalisti alla reclusione. Si tratta di un bavaglio. Si vuole impedire ai cittadini di conoscere. Il tutto, in evidente contrasto con gli indirizzi della Corte europea dei diritti dell’Uomo.
Mentre aumenta il numero dei cronisti minacciati dalle organizzazioni criminali, non è stata introdotta alcuna norma per contrastare il fenomeno delle cosiddette querele bavaglio, utilizzate per intimidire i cronisti con richieste di risarcimento milionarie al solo scopo di impedire loro di occuparsi di temi giudicati scomodi.
Questa situazione, che indebolisce la libertà di stampa e il diritto dei cittadini ad essere informati, è aggravata dalla precarietà che pervade il mercato del lavoro. Sono aumentate le diseguaglianze. Con la recente legge di riforma dell’editoria, il governo ha stanziato decine di milioni di euro in aiuti diretti e indiretti alle imprese editoriali, ma soltanto per favorire i pensionamenti anticipati e gli investimenti pubblicitari. Nulla è stato fatto per contrastare il ricorso al lavoro irregolare e per imporre o pretendere un sia pur minimo impegno da parte delle imprese per il contrasto al precariato e per l’occupazione regolare.
Così si indebolisce l’informazione di qualità, si condannano le nuove generazioni di giornalisti ad un’esistenza precaria e si mette a rischio la tenuta democratica del Paese.

Da Napoli a Ostia per dire no al bavaglio

I cronisti minacciati, i giornalisti costretti a vivere sotto scorta per via del loro lavoro, i cittadini di Ostia non sono soli. Questo il messaggio che si è levato da piazza Anco Marzio, gremita nonostante qualche goccia di pioggia, presidiata dagli operatori dei media, dai comitati civici, da associazioni, studenti, rappresentanti delle istituzioni e dei sindacati, semplici cittadini che hanno accolto l’appello di Fnsi e Libera a manifestare contro la mafia e per la libertà di stampa.
In piazza anche i giornalisti campani, un bus è partito da Napoli da piazza Garibaldi per partecipare alla manifestazione. Con i vertici del Sugc, i cronisti minacciati e il presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna, che ha preferito partire dalla sua città e con i rappresentanti dell’Associazione regionale di stampa alla quale è iscritto per dare un segnale forte e concreto.
Sul palco, coordinati dal presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, i cronisti minacciati: Federica Angeli, che vive da quattro anni sotto scorta per i suoi articoli di denuncia sulle infiltrazioni mafiose nel litorale romano; Michele Albanese, responsabile per la legalità del sindacato dei giornalisti; Paolo Borrometi, minacciato di morte dalla Stidda; Sandro Ruotolo, che ha raccontato quello che accade nella Terra dei fuori e nei territori che senza informazione libera vengono dimenticati; Marilena Natale, Luciana Esposito, Daniele Piervincenzi, la cui aggressione da parte di Roberto Spada “a favore di telecamera” ha fatto scattare l’indignazione e la reazione dell’opinione pubblica.
Al loro fianco la piazza mobilitata e i rappresentanti dei giornalisti. «Mai con i mafiosi e mai con i fascisti si può dire in questa piazza, lo prevede la Costituzione», ha esordito il presidente Giulietti rilanciando i cori degli studenti. «C’è chi sta con la Costituzione e chi fa strage dei suoi valori. Ostia non è solo clan – ha aggiunto – ci sono tante donne e uomini che lottano ogni giorno. Chi ha alzato la voce contro le testate è il benvenuto qui, a prescindere dalle sue idee politiche. Ora non bisogna spegnere i riflettori, a Ostia e altrove, sui cronisti minacciati, dobbiamo dargli una scorta mediatica».
Tra la folla anche la presidente della Camera, Laura Boldrini, il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, la sindaca di Roma, Virginia Raggi, ed esponenti politici di diversi schieramenti. Mentre il presidente del Senato, Pietro Grasso e la presidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi, hanno inviato un messaggio ai partecipanti.
«Siamo qui perché non può essere consentito a nessuno di aggredire chi con il proprio lavoro illumina i territori», ha ribadito il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, che ha poi rilanciato la manifestazione del 22 novembre: «Chi lotta contro le mafie spesso è un precario dell’informazione. Contro la precarietà nel giornalismo Fnsi e Ordine dei giornalisti saranno in piazza davanti a Montecitorio per chiedere alla politica interventi concreti sui problemi del settore. Perché l’informazione libera è un pilastro della democrazia».
Il segretario dell’Usigrai, Vittorio Di Trapani, ha chiesto «a tutti i giornalisti e le giornaliste di rilanciare le inchieste dei cronisti minacciati» e il presidente dell’Odg, Carlo Verna ha ricordato: «Siamo qui con la Costituzione e la penna per ribadire il diritto dei cittadini di essere informati».
A scandire gli interventi dei cronisti sotto scorta gli applausi della piazza. Poi la conclusione, affidata a don Luigi Ciotti. «Qui c’è tanta gente che si è mossa e si mette in gioco per fare la propria parte. Bisogna distinguere e far emergere le cose positive senza sottrarci nella denuncia delle cose che non vanno», ha detto.
«Dico grazie ai cittadini di Ostia – ha proseguito –. Grazie a chi vuole e lotta per una Ostia più libera, bella e onesta. Siamo qui per esprimere vicinanza ai giornalisti aggrediti e per estendere il pensiero a tutte le vittime che sono morte per mano delle mafie. Ma anche per far emergere le cose belle che ci sono a Ostia, con tante associazioni e realtà che fanno un grande lavoro. Ora il cambiamento tocca a noi. Usciamo dall’io per organizzare il noi con coraggio e umiltà, generosità e umiltà».
«Si alzi da qui un grido di libertà e di verità. Il senso di essere qui è che si cambia solo se si continua a raccontare la  verità, a denunciare con vigore, competenza e spirito costruttivo ma attenzione anche ai manipolatori della verità. Bisogna denunciare con spirito costruttivo, con speranza. Dobbiamo fare una dieta delle parole perché non perdano di senso. Parole misurate ma ferme – ha concluso don Ciotti – con cui costruire il cambiamento».

Fotoreporter aggredito a Ponticelli, vera emergenza. Domani giornalisti in piazza

Un fotoreporter è stato picchiato oggi a Ponticelli sul luogo di un omicidio di camorra. Un parente della vittima si è avventato sul collega che stava lavorando sulla scena del crimine e gli ha sferrato due colpi sul volto. È l’ennesima aggressione e arriva proprio nel giorno in cui alla Fnsi con il ministro dell’Interno, Marco Minniti, è stato costituito il coordinamento per la sicurezza dei giornalisti, che è diventata una vera e propria emergenza. Domani i giornalisti italiani manifesteranno in piazza ad Ostia, ci sarà anche una delegazione campana, sarà una protesta per la libertà di stampa, per tutti quelli che come il fotoreporter napoletano aggredito oggi, mettono a rischio la propria incolumità per fare il proprio dovere e per tutelare il diritto di tutti di essere informati.

Nasce il coordinamento per la sicurezza dei giornalisti, il ministro Minniti in Fnsi: «Senza libertà di stampa la democrazia soffoca»


 
Il titolare del Viminale accoglie la proposta del segretario Lorusso. «Carcere per i cronisti e querele bavaglio vanno cancellati», aggiunge. E sul presidio di domani a Ostia suggerisce: «Con le penne e la costituzione in mano rilanciamo anche la partecipazione convinta al voto».
Un centro di coordinamento per la libertà di informazione costituito da Federazione nazionale della Stampa, Ordine dei giornalisti, ministero dell’Interno e Dipartimento di Pubblica sicurezza, per «lavorare insieme affinché non vi sia nessuno minacciato e nessuno tacitato». Questa la proposta lanciata dal segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso e subito accolta dal ministro Minniti, presente nella sede del sindacato dei giornalisti per l’incontro organizzato all’indomani dell’aggressione da parte di Roberto Spada, a Ostia, alla troupe del programma di Rai2 “Nemo”.
«Non possiamo che accogliere con soddisfazione la risposta positiva data dal ministro dell’Interno alla richiesta formulata da Federazione nazionale della Stampa e Ordine dei Giornalisti di istituire un centro di coordinamento che si ponga l’obiettivo di uno scambio permanente di informazioni sulle realtà dei cronisti minacciati, quelli già noti e soprattutto i tanti che non sono sotto i riflettori, e dei nuovi fenomeni di aggressioni che non vengono più solo da mafie, criminalità e corruzione, ma anche da organizzazioni neonaziste e neofasciste», commentano il segretario e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, e il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Carlo Verna.
Il coordinamento avrà anche il compito di definire le più opportune misure di sicurezza e di protezione nei confronti dei cronisti minacciati, della libertà di informazione e del diritto dei cittadini ad essere informati; di evitare che i cronisti minacciati vengano lasciati soli; di stabilire una strategia di attacco e prevenzione che consenta di impedire la nascita di fenomeni di ritorsione contro gli operatori dei media.
«Federazione nazionale della Stampa e Ordine dei giornalisti – proseguono i vertici degli enti di categoria – hanno inoltre apprezzato l’impegno del ministro, anche nella sua veste di senatore della Repubblica, affinché siano portate a rapida approvazione le parti della proposta di legge sulla diffamazione relative all’abrogazione del carcere per i cronisti e per giungere alla definizione di specifiche norme che scoraggino le cosiddette “querele temerarie”».
Temi che il ministro Minniti ha affrontato anche nel suo intervento, a conclusione dell’incontro in Fnsi. «La previsione del carcere per i giornalisti e il fenomeno delle querele bavaglio non possono esistere in un Paese democratico. Quelle norme vanno cancellate. Mi impegno su questo, anche se siamo a fine legislatura», ha rilevato.
«Se viene meno la libertà di stampa viene meno l’ossigeno, la democrazia soffoca e siamo tutti più deboli, perché l’informazione è un pilastro della democrazia. La risposta più forte che si può dare dopo l’aggressione di Ostia è la convinta partecipazione al voto. Se posso suggerirlo, insieme a penne e Costituzione, alla manifestazione di domani va portato anche questo messaggio», ha detto ancora Minniti, che ha definito l’aggressione al giornalista Piervincenzi una «questione gravissima: per chi si è colpito e per il momento in cui è avvenuta l’aggressione, quello della competizione elettorale che è il momento più sacro di una democrazia».
Un episodio contro il quale il mondo del giornalismo si è schierato da subito compatto e con forza. Per il segretario del sindacato dei giornalisti, Raffaele Lorusso, quella della categoria «non è una difesa corporativa ma una reazione ferma contro un attacco alla professione, alla libertà e al diritto dei cittadini ad essere informati. In Italia la stampa è libera, ma spesso non lo sono i giornalisti». Se viene a mancare questa libertà, ha sottolineato il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna, «il giornalismo rischia di morire. Ci sono tantissimi cronisti minacciati che non hanno dalla loro la forza dell’immagine della testata di Spada a Piervincenzi, che ha portato l’indignazione anche fuori dai confini nazionali. È lì che dobbiamo intervenire. Noi siamo i “postini” del diritto di sapere dei cittadini, dobbiamo poter svolgere questo lavoro».
Lorusso e Verna hanno poi ricordato il presidio organizzato da Fnsi e Odg in piazza di Montecitorio il 22 novembre, durante il quale i giornalisti italiani torneranno a reclamare l’intervento di governo e parlamento sui temi delle minacce, del carcere e delle querele bavaglio, ma anche della precarietà dilagante nel settore. Mentre il segretario generale aggiunto della Fnsi, e segretario del Sindacato dei giornalisti della Calabria, Carlo Parisi, ha voluto ringraziare il ministro Minniti «reggino come me, che da sempre combatte la ‘Ndrangheta».
All’incontro erano presenti anche il responsabile per la legalità del sindacato dei giornalisti, Michele Albanese, e alcuni cronisti costretti a vivere sotto scorta per via del loro lavoro. «C’è troppo spesso un odio civile nei confronti di chi cerca di illuminare quel che avviene nelle periferie del Paese. Cerchiamo di resistere, a costo di sacrifici enormi, sapendo bene che il crimine in certe zone ha più paura dell’informazione che delle forze dell’ordine», ha detto Albanese, che ha poi rivolto «un appello al ministro perché le istituzioni lavorino per calibrare bene la protezione dei giornalisti. Ma anche per riproporre con forza alla politica il tema della libertà di stampa in Italia».
Federica Angeli, da quattro anni sotto scorta, ha chiesto a Minniti di pensare «ad una strategia di attacco per contrastare la criminalità e impedire sul nascere fenomeni che altrimenti costringono i giornalisti a doversi difendere».  Mentre Paolo Borrometi ha ricordato che «le intimidazioni da parte dei mafiosi non riguardano solo i giornalisti, ma anche amministratori e cittadini» e chiesto «allo Stato di non lasciarci soli nella nostra battaglia».
Infine Sandro Ruotolo, dopo aver invitato anche i colleghi «ad essere meno conformisti e meno omologati» e «a non lasciare soli i giornalisti impegnati a denunciare il malaffare sui territori», ha osservato che «anche ogni volta che un politico delegittima un giornalista questo è un attacco all’articolo 21 della Costituzione e alla libertà di informazione».
«Domani saremo ad Ostia ma andremo in tutti i luoghi dove è stato minacciato il diritto ad essere informati», ha concluso il presidente Giulietti. «Quella di Spada è stata una testata all’articolo 21 della Costituzione perché non è Ostia il luogo del male, ma tutti quei luoghi dove viene leso il diritto di informare».

Manifestazione a Ostia, anche il Sugc in piazza


Anche il presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti Carlo Verna partirà giovedì da Napoli con il pullman del Sindacato unitario dei giornalisti della Campania per partecipare alla manifestazione di Ostia organizzata da Libera e Fnsi dopo l’aggressione a Daniele Piervincenzi e Edoardo Anselmi da parte di Roberto Spada (il raduno è previsto in piazza Anco Marzio). Ordine e Sindacato insieme per difendere la libertà di stampa e il diritto di essere informati, al fianco dei colleghi perseguitati da querele temerarie, dei giornalisti sottopagati, sfruttati e tenuti sotto il ricatto della precarietà. Con il segretario Claudio Silvestri e il presidente Armando Borriello da Napoli parte anche una delegazione di giornalisti minacciati, Marilena Natale, Fabio Postiglione, Luciana Esposito, Stefano Andreone, Lidia e Christian De Angelis, che andranno a dare un loro contributo di solidarietà ad altri colleghi minacciati per creare quella rete necessaria a dare coraggio ad ogni singola voce, perché solo insieme siamo più forti. Prima della partenza, alle ore 13, si terrà una conferenza stampa sul bus.

Minacce e aggressioni ai giornalisti, domani alle 10.30 il ministro Minniti in Fnsi
Il ministro dell’Interno, Marco Minniti, sarà domani, alle 10.30, nella sede della Federazione nazionale della Stampa. Il ministro parteciperà alla riunione fissata all’indomani della brutale aggressione subita ad Ostia dal collega Daniele Piervincenzi e dall’operatore Edoardo Anselmi mentre stavano realizzando un servizio per la trasmissione di Rai 2 “Nemo”. L’incontro, promosso dalla Fnsi e dall’Ordine dei Giornalisti, sarà coordinato dal presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana, Giuseppe Giulietti. Interverranno il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Verna, il responsabile Fnsi dei progetti per la legalità, Michele Albanese, e alcuni giornalisti minacciati costretti a vivere sotto scorta.

Pari Opportunità: contro gli stereotipi un Osservatorio regionale sulla comunicazione di genere


Dopo il protocollo d’intesa sottoscritto dalla Consigliera di Parità della Regione Campania, dall’Ordine dei Giornalisti e dal Sindacato Unitario dei Giornalisti della Campania (Sugc), primo del genere a livello nazionale e già considerato tra le best practice da condividere, il percorso verso una rete qualificata per le pari opportunità proseguirà con l’istituzione di un osservatorio e un lavoro di monitoraggio sul territorio regionale. La proposta lanciata dai firmatari del protocollo è stata accolta pubblicamente dalla Presidente del Consiglio regionale Rosa D’Amelio, che ha manifestato la volontà di legittimarlo inserendolo nel disegno di legge sull’informazione e la comunicazione istituzionale. Lo ha detto nel corso del suo intervento al convegno “Comunicazione di genere: una rete qualificata per le pari opportunità” che si è svolto oggi – 9 novembre –  presso il centro direzionale nella sala convegni della Giunta della Regione Campania, al quale hanno partecipato anche le assessore alle Pari opportunità Chiara Marciani, al Lavoro Sonia Palmeri, entrambe impegnate nel rafforzamento della rete delle Pari opportunità, così come la consigliera regionale Loredana Raia.
Secondo la proposta, formulata dalla Consigliera di Parità Domenica Marianna Lomazzo, l’Osservatorio regionale sulla comunicazione di genere per il contrasto al dilagante fenomeno degli stereotipi di genere, coinvolgerà organismi regionali di Parità, università campane, l’Ufficio scolastico regionale, l’Ordine dei giornalisti, il Sindacato Unitario dei Giornalisti della Campania, il Corecom. La finalità dell’Osservatorio sarà quella di favorire conoscenza e competenze rispetto al tema della comunicazione di genere attraverso due percorsi differenziati, ma strettamente interconnessi, rivolti all’interno dell’amministrazione per incidere sul cambiamento di prassi consolidate, ed all’esterno, verso il mondo delle istituzioni scolastiche e formative, per modificare il sentire comune, spesso discriminante, nei confronti del genere.
L’importanza di fare rete, creando sinergie efficaci che incidano sia in ambito lavorativo che culturale partendo dal linguaggio e dall’uso responsabile delle parole è stato sottolineato dai rappresentanti dell’Ordine, Ottavio Lucarelli e Titti Improta, e del Sindacato, Gianni Rinaldi, Laura Viggiano, Cristina Liguori. Un’azione che vedrà i giornalisti dotarsi di un altro strumento: il manifesto sul linguaggio e contro le violenze di genere che sarà presentato il prossimo 25 novembre, dalla Cpo della Federazione nazionale della Stampa a Venezia. Nel corso del convegno sono state affrontate anche le criticità che ancora oggi si riscontrano in un linguaggio afflitto da stereotipi della comunicazione pubblicitaria, con la relazione del professore Alfonso Amendola, docente “media classici e media digitali” presso il dipartimento di Scienze della Comunicazione – OGEPO Università di Salerno.