Archivio mensile:Febbraio 2022

Presunzione di innocenza, Cartabia: «Caposaldo della democrazia». Lorusso: «Ma la legge italiana danneggia la stampa»

«La normativa sulla presunzione di innocenza non è un’idea della ministra o del governo, ma è la necessaria attuazione di una direttiva europea, che risale al 2016. È una normativa necessaria per bilanciare due irrinunciabili principi della Costituzione italiana e del diritto europeo: da un lato, il diritto dei media di informare e dei cittadini essere informati e, dall’altro, il diritto delle persone indagate e imputate di non essere rappresentate come colpevoli. La presunzione di innocenza da secoli è un caposaldo delle nostre democrazie, così come lo è il diritto all’informazione». A precisarlo è la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, intervenendo da remoto ad un convegno organizzato dall’Università di Bologna.

Le parole della Guardasigilli arrivano all’indomani delle critiche mosse al provvedimento sulla presunzione di innocenza dal procuratore capo di Milano facente funzioni Riccardo Targetti durante la tavola rotonda organizzata sul tema dall’Usigrai e dopo l’annuncio della Fnsi di aver sollevato il caso della norma italiana in Europa.

«Ha ragione la ministra Cartabia: la presunzione di innocenza è un caposaldo della democrazia. Metterlo in discussione significherebbe negare un principio di civiltà. Ciò che non convince, e che va ridiscusso, è il recepimento che in Italia è stato fatto della direttiva europea sulla presunzione di innocenza. È convinzione della Fnsi, e non soltanto della Fnsi, a dire il vero, che il recepimento della direttiva sia diventato il pretesto per impedire la diffusione di notizie e, quindi, per negare il diritto dei cittadini ad essere informati», la replica di Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione nazionale della Stampa italiana.

«Per questa ragione – aggiunge – la Fnsi ha chiesto alla Commissione europea di verificare la correttezza dell’operato del legislatore italiano e, se sarà necessario, di intervenire perché vengano corrette le storture contenute nel decreto legislativo 188 del 2021. La direttiva europea, infatti, non regola, come erroneamente si è portati a dar a intendere, i rapporti fra chi amministra la giustizia e la stampa, anche perché la segretezza degli atti di indagine è già disciplinata dal codice di procedura penale. Soltanto in Italia, e non in altri Paesi Ue, la legge di recepimento è diventata l’occasione per rendere farraginosa, e talvolta impossibile, la diffusione di notizie di cronaca nera e giudiziaria. Come dimostra, purtroppo, il comportamento di alcune Procure, quelle norme sono diventate il pretesto per imporre un bavaglio alla stampa».

Per Lorusso, «così come sono deprecabili i processi mediatici e la diffusione con il copia e incolla degli atti di indagine, così non è accettabile che la presunzione di innocenza diventi l’occasione per impedire ai giornalisti di informare e ai cittadini di venire informati su fatti di interesse pubblico. La libertà di informare e il diritto dei cittadini ad essere informati sono anch’essi capisaldi delle democrazie occidentali, sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo, dai trattati istitutivi dell’Unione Europea e dalla Costituzione italiana».

Per questo, conclude il segretario Fnsi, «l’auspicio è che la ministra della Giustizia voglia avviare al più presto un tavolo di confronto non soltanto sulla presunzione di innocenza, ma anche sui provvedimenti necessari per garantire l’effettivo esercizio della libertà di espressione e del diritto di cronaca, come il contrasto alle querele bavaglio e alle richieste di risarcimento a scopo intimidatorio, sui quali governo e parlamento italiano sono da tempo inadempienti».

Condannati gli aggressori di Luciana Esposito, soddisfazione del SUGC

Un anno e due mesi a Giuseppe Cirella e Mariarosaria Amato e 10 mesi alla figlia Carmela Cirella per lesioni e violenza privata nei confronti della giornalista Luciana Esposito, aggredita al Parco Merola di Ponticelli nel dicembre del 2015. È la sentenza pronunciata dal Tribunale di Napoli dopo un processo durato più di sei anni. Il Sindacato unitario giornalisti della Campania con l’avvocato Maurizio Sosti, in accordo con la Fnsi, si era costituito parte civile nel processo e ora dovrà essere risarcito. Sono stati anni nei quali c’è stato una logorante attività di delegittimazione nei confronti della giornalista, così come succede spesso contro i cronisti vittime di minacce e aggressioni, che ha coinvolto anche chi si sarebbe dovuto schierare al suo fianco senza se e senza ma. Il Sugc esprime soddisfazione per la decisione del giudice che mette un primo punto ad una vicenda e sosterrà Luciana anche nei successivi gradi di giudizio.

Presunzione di innocenza, la Fnsi scrive alla Commissione Ue: «Con la legge italiana si imbavaglia la stampa»

La Federazione nazionale della Stampa italiana ha chiesto alla Commissione europea di avviare un monitoraggio sulle norme di recepimento della direttiva europea sul rafforzamento della presunzione di innocenza. In un esposto inviato alla presidenza della Commissione e al commissario per la Giustizia, il sindacato dei giornalisti italiani ha segnalato gli eccessi interpretativi delle norme da parte di alcune Procure che si stanno traducendo in una compressione della libertà di espressione e del diritto di cronaca.

«La direttiva europea sul rafforzamento della presunzione di innocenza – spiega Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi – non riguarda i rapporti fra chi amministra la giustizia e la stampa. Tuttavia, il decreto legislativo 188 del 2021, con cui il parlamento italiano l’ha recepita, sta diventando il pretesto per alcune Procure per imporre la cancellazione della cronaca giudiziaria. Ormai non passa giorno senza che si registrino casi di diniego di fornire notizie non soltanto su procedimenti penali e su atti non più coperti da segreto, ma anche su fatti di cronaca nera».

Per il segretario generale Fnsi, «tutto questo con la presunzione di innocenza, che è un principio sancito dalla Costituzione, oltre che di civiltà, non ha niente a che vedere. Riteniamo che il legislatore italiano sia andato oltre la finalità della direttiva europea. Infatti, sono state introdotte procedure, come le conferenze stampa da parte dei procuratori della Repubblica, che oltre a non essere previste nella direttiva stanno diventando un meccanismo per impedire o ritardare la diffusione delle notizie, negando ai cittadini il diritto di essere informati e di esserlo tempestivamente».

Nell’ordinamento italiano, incalza Lorusso, «gli atti giudiziari coperti da segreto, a tutela degli imputati, sono già regolati compiutamente dagli articoli 114 e 329 del codice di procedura penale. Prendere a pretesto la presunzione di innocenza per comprimere il diritto di cronaca e imbavagliare la stampa non è accettabile».

L’auspicio è che la Commissione europea «voglia approfondire il caso italiano, richiamando governo e parlamento a eliminare dal decreto di recepimento della direttiva le disposizioni che stanno spingendo alcuni procuratori della Repubblica a limitare la libertà di stampa. Un segnale in questa direzione sarebbe gradito anche da parte della ministra della Giustizia con la quale – conclude il segretario Fnsi – ci auguriamo di riprendere il confronto sulla necessità di approvare le norme a tutela della libertà di stampa e del diritto di cronaca, a cominciare dal contrasto alle querele bavaglio e alle azioni di risarcimento intimidatorie nei confronti dei giornalisti e degli editori».

Omicidio tenuto nascosto 10 giorni, il Sugc: così si limita la libertà di informazione

Oggi, 23 febbraio 2022, la Questura di Napoli ha inviato un comunicato che fa riferimento a un omicidio avvenuto a Napoli il 14 febbraio. Non uno scippo o la truffa delle tre carte, ma un fatto di cronaca di grande rilevanza è stato tenuto nascosto per quasi dieci giorni. È la rappresentazione plastica di quanto l’accentramento nelle mani del Procuratore può determinare il controllo sull’informazione giudiziaria con gravi conseguenze sulla libertà di stampa. Questa situazione è stata determinata prima da provvedimenti autonomi della Procura, che hanno ribaltato completamente il rapporto tra la fonte e il giornalista. È vero che esistono dei limiti per l’informazione, ma deve essere il giornalista ad applicarli in base alle norme e alla deontologia professionale. Nel momento in cui è la fonte a limitare e filtrare le informazioni si applica un controllo assolutamente non accettabile sul diritto dei cittadini ad essere informati. La situazione adesso è resa ancora più complicata da quanto stabilito dal decreto legislativo (188/2021) sulla presunzione di innocenza, una norma necessaria per l’adeguamento alla direttiva europea ma per la quale sono state inserite aggiunte del tutto estranee al dettato europeo che finiscono per limitare la libertà di stampa. Il Sindacato unitario giornalisti della Campania ha evidenziato con preoccupazione questo rischio a più riprese e invita il ministro, come già ha fatto il Sindacato dei giornalisti veneti, ad aprire subito un tavolo con Federazione nazionale della Stampa italiana e Ordine dei giornalisti.

Rai, Usigrai: «La lottizzazione si è inceppata sulla Tgr»

«La lottizzazione della Rai si è inceppata sulla Tgr. Oggi ancora una riunione del Cda senza che l’amministratore delegato Fuortes abbia portato in consiglio le determine di nomina di condirettori e vicedirettori della testata regionale». È quanto denuncia, in una nota, l’esecutivo Usigrai.

«Ad oltre un mese dalla nomina del direttore Casarin – incalzano i rappresentanti dei giornalisti del servizio pubblico – e con un piano editoriale bocciato per ben due volte dalla redazione, l’ad della Rai non ha nulla da dire. E così, mentre stasera la commissione di Vigilanza Rai discute su una proposta di indirizzo per il mantenimento dell’informazione notturna della Tgr, restano senza mandato i 7 più alti dirigenti della testata regionale. Per quanto tempo dovrà andare ancora avanti questa situazione prima che qualcuno prenda provvedimenti?».

Direttivo Sgv: «Presunzione di innocenza, subito tavolo con il governo»

Partire dagli effetti del decreto legislativo sulla presunzione d’innocenza per avviare un confronto col governo e nel Paese sulla libertà di stampa, costantemente sotto attacco nonostante i ripetuti richiami alla sua centralità dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Su iniziativa del Sindacato giornalisti Veneto (Sgv), con l’adesione dell’Ordine dei giornalisti, un primo passo nel percorso è stato compiuto con un convegno a Mestre in cui i giornalisti si sono confrontati con docenti universitari, parlamentari, magistrati e avvocati sull’esigenza di coniugare i diritti all’informazione e alla riservatezza, alla luce del nuovo atto normativo. Uno spazio di riflessione ospitato all’interno del direttivo regionale per spronare alla mobilitazione e sensibilizzare l’intera categoria rispetto a un provvedimento che nella sua attuazione si sta trasformando in una sorta di bavaglio all’informazione e al diritto dei cittadini di essere informati in maniera corretta, tempestiva, completa.

I lavori sono stati condotti da Diego Neri, componente della giunta Sgv e giudiziarista.

«Garantismo non è tacere i fatti o silenziare le fonti – ha detto nell’introduzione Monica Andolfatto, segretaria Sgv -. Questo decreto legislativo prevede che la divulgazione delle notizie stia in capo al Procuratore che le rende note solo tramite comunicato o conferenza stampa. Ma in base a cosa viene deciso l’interesse pubblico della notizia? Va aperto un tavolo al ministero della Giustizia per trovare un’interpretazione della norma che salvaguardi il diritto di cronaca».

Questioni su cui ha posto ulteriormente l’accento Giuseppe Giulietti, presidente della Fnsi, rimarcando come il decreto legislativo rischi di diventare un ulteriore ostacolo all’esercizio dell’articolo 21 della Costituzione. «Il cronista – ha sottolineato in un contributo video – ha il dovere di pubblicare le notizie di rilievo sociale, qualunque sia il mezzo con cui ne viene in possesso. Così come le rettifiche vanno date senza reticenza, le assoluzioni evidenziate, il diritto di replica esteso. Un confronto a tutto campo con la ministra della Giustizia Marta Cartabia non è rinviabile, avendo ben presente che crescono contro i giornalisti le minacce di mafiosi e squadristi in un mercato del lavoro in cui precariato e bassi salari dilagano. E, intanto, l’attuazione della legge sull’equo compenso è sospesa da dieci anni e i provvedimenti sulle querele bavaglio attendono da venti».

Un percorso su cui la sintonia tra Sindacato e Ordine dei giornalisti è piena. «La norma – ha ricordato il presidente regionale Giuliano Gargano – è rivolta a tribunali e forze di polizia, ma con effetti devastanti per il nostro lavoro che non è in contrasto con la doverosa tutela della dignità delle persone indagate e imputate».

Genesi e criticità del decreto legislativo sono state approfondite dalla professoressa Marina Castellaneta, ordinaria di Diritto internazionale all’università di Bari. «La direttiva europea per il rafforzamento della presunzione d’innocenza – ha premesso – non ha il fine di intervenire sui rapporti della giustizia con la stampa. Il non presentare come colpevoli gli indagati non significa non divulgare le informazioni. E la direttiva lo prevede, ma mai consente un’attenuazione della libertà di stampa. Le notizie sono beni pubblici e deperibili: il meccanismo farraginoso disposto dal decreto rischia di ritardarne la diffusione, privandole di valore e interesse. Per essere in linea con la direttiva, bastava confermare la norma vigente dal 2006, come hanno fatto altri Stati membri Ue». La docente è stata molto netta affermando che il legislatore ha introdotto delle aggiunte del tutto estranee al dettato europeo, come appunto l’obbligo di informare con comunicati e conferenze stampa, e ha suggerito che si potrebbe segnalare queste anomalie alla Commissione europea affinché possa avviare un monitoraggio sul recepimento italiano e inviare una lettera di messa in mora all’Italia perché quale effetto involontario del decreto si è arrivati a comprimere il diritto della libertà di espressione.

Insomma, in Italia il legislatore sarebbe andato oltre le indicazioni comunitarie.

L’onorevole Pierantonio Zanettin, componente della commissione Giustizia della Camera, ha spiegato: «Resto convinto che andasse dato un segnale politico. Il mancato rispetto della presunzione di innocenza in giornali e tv che apre la strada alla gogna pubblica provoca danni irreversibili».

Ma che vi siano non poche complessità è chiaro anche a chi opera nelle Procure. «Il procuratore si trova a interpretare un ruolo delicatissimo – ha premesso il procuratore di Padova, Antonino Cappelleri – ma già dal 2006 ha la funzione di portavoce delle attività. Certo, il nuovo regime rende difficoltosi i rapporti quotidiani e questo è un dato palese a tutti. C’è un difetto di spiegazione di cosa sia il pubblico interesse, con problemi di interpretazione e gestione di una norma non sufficientemente definita. Ma se ciò che è reato non ha un interesse pubblico allora viene da dire che non sia neanche un reato. Nel tempo si arriverà a un assestamento».

Fluidificare i rapporti tra giustizia e informazione è una priorità pure per Hans Roderich Blattner, componente della giunta esecutiva veneta dell’Associazione nazionale magistrati: «La burocratizzazione del flusso delle notizie – ha detto – non c’entra con la presunzione d’innocenza. I processi mediatici nascono spesso da fonti incontrollate: più c’è il “proibizionismo” delle fonti, più si riverberano questi effetti».

D’accordo sul riferimento alla fluidità l’avvocato Gianni Morrone, presidente emerito della Camera penale padovana: «L’unica garanzia per imputato e indagato è il rispetto delle norme – ha rimarcato – e per le garanzie non cambia nulla, perché il codice di procedura è sempre quello».

Le differenze, appunto, stanno nella procedura, non compatibile con le esigenze di tempestività dell’informazione. «L’allungamento dei tempi non è un effetto modesto – ha precisato Renzo Mazzaro, cronista e autore di diversi libri d’inchiesta su affari e politica in Veneto – volendo indulgere a retropensieri, non è che si voglia trasformare il Procuratore capo in un capro espiatorio, in un sistema a circuito chiuso? Questo potrebbe essere un nuovo episodio di guerra tra magistrati e politici, di cui i cittadini e i giornalisti fanno le spese».

E anche se gli spazi per accedere alle fonti istituzionali si restringono, le cronache non si fermeranno. «Se c’è anche un solo brandello di notizia – ha osservato Luana de Francisco, giudiziarista e autrice di inchieste sulla presenza della criminalità organizzata a Nordest – e questa non lede al prosieguo delle indagini, è certo che la si pubblicherà. Se il legislatore stacca la spina del dialogo, lede in primis l’indagato, fermo restando che nessun giornalista che lavora come si deve darebbe del colpevole a chi ancora non lo è».

Infine, Matteo Naccari, presidente dell’Associazione stampa Emilia Romagna (Aser), sindacato che spesso collabora con Sgv, ha rilanciato sulla necessità di una mobilitazione capillare: «Una sorta di porta a porta con le singole Procure – ha proposto – per segnalare difficoltà e alimentare il dialogo per cercare di trovare delle linee condivise».

Lorusso: «Il ritorno della Gazzetta del Mezzogiorno bella notizia per il mondo dell’informazione»

«Il ritorno in edicola della Gazzetta del Mezzogiorno è una bella notizia per l’informazione italiana. La Puglia e la Basilicata ritrovano una testata storica e autorevole. Si rafforza così il pluralismo delle voci, pilastro fondamentale della democrazia perché essenziale per la formazione di un’opinione pubblica libera, matura e consapevole e per la crescita delle comunità». Lo afferma Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi.

«Dopo la scellerata decisione di interromperne le pubblicazioni – prosegue – e l’assenza forzata dalle edicole per quasi sette mesi, il giornale riprende il proprio cammino. Un risultato reso possibile dal coraggio dei nuovi azionisti e dalla volontà di chi, a cominciare dai giornalisti, non si è arreso di fronte alle difficoltà, trovando anche la forza di reagire ai giochi di parti importanti della politica locale, preoccupate più di provare a determinare assetti proprietari di proprio gradimento che della sorte dei lavoratori e delle loro famiglie».

Per il segretario generale Lorusso, «comincia adesso una nuova avventura: buon lavoro – conclude – al direttore Oscar Iarussi, alla redazione e a tutte le maestranze».

 «Sarà un quotidiano fortemente meridionalistico, non campanilistico, di servizio, che farà battaglie culturali sul versante Sud Europa/Mediterraneo», dice il direttore Iarussi.

«Attorno al giornale – aggiunge il direttore – si vuole costruire una comunità per coinvolgere i lettori in incontri che saranno organizzati al termine della pandemia. Un’attenzione particolare sarà rivolta agli studenti per coinvolgerli nella lettura dei quotidiani».

È attivo il nuovo sito web della Gazzetta del Mezzogiorno, mentre il quotidiano è già attivo sui social dove sono disponibili due video d’autore di Alessandro Piva che ha seguito e documentato la rinascita del quotidiano. La Gazzetta aveva cessato le pubblicazioni l’1 agosto 2021 dopo 133 anni.

Addio al giornalista Andrea Leone, per otto anni presidente di Casagit

È morto a Milano, venerdì 18 febraio 2022, il giornalista Andrea Leone. Da meno di tre settimane era ricoverato in ospedale per le conseguenze del Covid. Aveva 75 anni. Presidente della Casagit dal 2001 al 2009, Leone ha avuto a lungo una parte attiva anche nel sindacato.

È stato sposato con l’ex segretaria generale della Cgil Susanna Camusso, dalla quale ha avuto una figlia, Alice. Lascia anche un altro figlio, Andrea, adottato sposando negli anni ’80 la giornalista Paola Maghini, della quale era rimasto vedovo poco dopo il matrimonio.

Nato a Pescara, Leone ha sempre vissuto a Milano. Ha svolto il praticantato nel settimanale economico Successo e proseguito la carriera con esperienze professionali a Capital e nella redazione milanese della Stampa di Torino. Entrato alla redazione Ansa del capoluogo lombardo nel 1978, ne era uscito nel 1986 per far parte come caposervizio del team giornalistico del nascente quotidiano economico Italia Oggi, diretto da Marco Borsa. Dopo Italia Oggi, entra in Mondadori, dove lavora a Espansione e ad Auto Oggi.

Sempre intensa la sua attività sindacale, nella corrente di Nuova Informazione. Dal 1996 al 2001 fa parte del Cdr Mondadori. Dal 1997 al 2001 è vicepresidente Casagit, e dal 2001 al 2009 è presidente della Cassa sanitaria. Dal 2009 è pensionato Inpgi e delegato all’assemblea nazionale Casagit, dal 2011 per alcuni anni è stato anche consigliere nazionale della Fnsi.

«Andrea è rimasto legato a Casagit fino all’ultimo – sottolinea Gianfranco Giuliani, attuale presidente della mutua – svolgendo un ruolo di garanzia come coordinatore della Commissione elettorale e seguendo passo a passo con attenzione e discrezione le complesse fasi di trasformazione in società di mutuo soccorso. Ci mancherà».

«La scomparsa di Andrea Leone – osserva Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi – lascia tutti sgomenti. È andato via un collega, un amico, una persona perbene e leale, mai sopra le righe, ma sempre in prima linea nelle battaglie sindacali, pronto a sostenere le ragioni degli ultimi. Siamo vicini al dolore dei familiari».

Ue, al via la XXX edizione del premio Lorenzo Natali

Il premio europeo Lorenzo Natali al coraggio nel giornalismo compie 30 anni. Sono aperte le candidature per i giornalisti che trattano temi come la disuguaglianza, la povertà, il clima, l’istruzione, le migrazioni, il lavoro, il digitale, la sanità, la pace, la democrazia e i diritti umani.

La Commissaria Ue per i Partenariati internazionali, Jutta Urpilainen, ha sottolineato che «le ricadute sulla democrazia che abbiamo visto durante la pandemia, le minacce ibride, la disinformazione e la riduzione degli spazi per la società civile sono tutti fenomeni inquietanti che coraggiosi giornalisti stanno affrontando» perciò il premio «è un simbolo del nostro sostegno a chi dà voce a chi non ne ha e porta alla luce la verità».

Dal 15 febbraio al 31 marzo, i giornalisti che vogliono candidarsi possono inviare online il loro lavoro in formato scritto, audio e video. Una giuria composta da giornalisti di fama internazionale e specialisti dello sviluppo internazionale sceglierà i vincitori per ogni categoria, che saranno annunciati alla cerimonia di premiazione durante le Giornate europee dello sviluppo 2022, dal 14 al 15 giugno. (Ansa)

PER APPROFONDIRE
Tutte le informazioni utili, i contatti e il form da compilare per partecipare al premio Lorenzo Natali sono disponibili sulla pagina dedicata del sito web della Commissione Ue.

Rai, Usigrai: «L’ad non partecipa alla presentazione del Piano industriale al sindacato, comportamento anomalo»

«Continua il comportamento anomalo dell’ad Carlo Fuortes nei confronti del sindacato delle giornaliste e dei giornalisti Rai». Lo afferma, in una nota, l’Esecutivo Usigrai. «Ieri – spiegano i rappresentanti sindacali –, ancora una volta davanti alla commissione di Vigilanza, ha dichiarato la sua intenzione di portare avanti l’interlocuzione con l’Usigrai. Stamattina, nemmeno 24 ore dopo, si è smentito un’altra volta. Perché  a differenza dei suoi predecessori, ha preferito non partecipare alla presentazione delle linee guida del Piano industriale al sindacato».

Un piano, proseguono i giornalisti, «estremamente esiguo e poco chiaro, in cui gli utenti vengono definiti clienti, come se si trattasse di una qualsiasi azienda privata, svuotando così di significato il contratto di servizio. Un piano – incalzano – in cui salta agli occhi l’unico interesse dei vertici: il taglio dei costi, senza rispetto alcuno né per le telespettatrici e i telespettatori, né per il prodotto. In cui si fa un continuo parlare di digitale, senza spiegare quali siano i progetti».

L’Usigrai, concludono i rappresentanti sindacali, «rimane ancora una volta perplessa, difronte alla superficialità e all’inefficienza di un vertice, che dopo sei mesi di lavoro non è riuscito a scrivere altro che poche linee guida sul futuro dell’azienda».