Archivio mensile:Aprile 2018

Negata intitolazione padiglione scuola a Siani, il Comune di Battipaglia ripari e faccia presto

Giancarlo Siani


Il Comune di Battipaglia revochi il provvedimento con cui rifiuta la richiesta avanzata dai docenti dell’istituto comprensivo “Fiorentino” di intitolare a Giancarlo Siani un padiglione della scuola. Apprendiamo che La sindaca di Battipaglia, Cecilia Francese, ha detto che si è trattato di un errore a cui sarà posto rimedio nella prossima riunione della commissione toponomastica, competente a valutare le richieste. Sono trascorsi già alcuni giorni e a questo punto la FNSI e il Sindacato unitario dei giornalisti della Campania (SUGC) chiedono la convocazione in tempi celeri dell’organismo comunale per dare risposta positiva a un’iniziativa di legalità e contrasto alla camorra, nel segno della memoria di Giancarlo Siani che è un simbolo della libertà di stampa e d’espressione contro le mafie. Un atto importante che non può attendere, soprattutto dopo un errore grave. Il contrasto ai clan è fatto anche di memoria viva, in un comune che ha avuto problemi, in un passato recente, che hanno portato il Consiglio dei ministri a intervenire per collusioni criminali nel 2014.

Donne e giornalismo, il 29 maggio alla Parthenope corso di formazione da 6 crediti deontologici

“Donne e giornalismo”, è il titolo del corso di formazione gratuito per giornalisti organizzato da forMedia con il Sindacato unitario giornalisti della Campania (Sugc), che si terrà martedì 29 maggio prossimo a Napoli, dalle 10 alle 14, presso l’aula 1.2 dell’Università Parthenope a Palazzo Pacanowski in via Generale Parisi 13 (Monte di Dio).
Al corso l’Ordine nazionale dei giornalisti ha attribuito SEI CREDITI DEONTOLOGICI per la formazione continua obbligatoria.
È possibile prenotarsi sulla piattaforma del SIGeF tra i corsi promossi da enti terzi.
Relatori del seminario sono la presidente dell’INPGI, Marina Macelloni, la consigliera di parità della Campania, Domenica Marianna Lomazzo, la presidente della Cpo FNSI, Alessandra Mancuso, la filosofa dell’Istituto italiano studi filosofici Esther Basile, la presidente della Cpo SUGC, Cristina Liguori. Introducono i lavoro il segretario del SUCG, Claudio Silvestri, e la docente di Organizzazione aziendale dell’Università Parthenope, Marilù Ferrara. Modera la delegata del SUGC per le pari opportunità Laura Viggiano.
Il corso, gratuito, della durata di quattro ore, sarà incentrato sull’analisi del lavoro giornalistico con un focus sulla Campania e con particolare riferimento alle disparità di genere. Ampia discussione sarà riservata al ruolo e alla responsabilità che hanno le parole nel trattare le differenze di genere partendo dal Manifesto di Venezia come riferimento deontologico della professione; agli strumenti normativi e contrattuali che tutelano le pari opportunità e la parità di genere nel lavoro giornalistico e non solo.

Libertà di stampa, Lorusso: manifestazione nazionale a Napoli. Giulietti: chiediamo incontro a Mattarella


“La stampa in Italia e’ formalmente libera, ma i giornalisti devono combattere”. Al presidio organizzato da Sindacato e Ordine dei giornalisti e da Articolo21 a Napoli, davanti alla Mehari di Giancarlo Siani, giornalista ucciso dalla camorra, Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi) annuncia due manifestazioni nazionali che saranno organizzate in nome della liberta’ di stampa. “La prima si terrà a Milano e il tema sarà il contrasto al lavoro precario – dice – la seconda a Napoli, a giugno, contro il bavaglio alla stampa”. L’obiettivo è portare avanti la battaglia contro ogni forma di bavaglio, come lo sono – dice il sindacato – anche le querele temerarie contro i giornalisti. “Nella passata legislatura – ha affermato Lorusso – proposte di legge a tutela della stampa sono state scientificamente fatte naufragare, come, per esempio, quella che puntava al contrasto del precariato, altra debolezza del nostro mestiere”.
“I bavagli non vanno bene mai”, dice Giuseppe Giulietti, presidente di Fnsi, che rilancia da Napoli la richiesta di “un incontro urgente con il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, e con i presidenti di Camera e Senato”, perché “siamo di fronte ad una emergenza democratica”. “Ogni testata data a un giornalista – dice – è una testata all’articolo 21 della Costituzione”. Sotto attacco non sono solo i giornalisti, ma la libertà di informazione, per “minacce crescenti a cielo aperto. È diventato normale prendere i giornalisti a testate, schiaffi, rivolgere loro minacce – afferma Giulietti – Ci sono decine di casi, non dobbiamo solo parlare dei 19 che sono sotto scorta, sono tantissimi quelli che rischiano e non dobbiamo lasciarli soli”. “È sacrosanta la scorta delle forze dell’ordine – sottolinea – ma c’è un punto fondamentale: la scorta mediatica”. Va acceso “un riflettore collettivo su queste vicende, sui covi da cui partono le minacce. Chi minaccia deve sapere che è proprio lì che arriveranno obiettivi, telecamere, giornalisti”. “Chi querela un giornalista molesta il diritto di cronaca – aggiunge – e dovremmo prevedere che il querelante che perde lasci metà dei soldi a un fondo per il precariato. Sono anni – conclude Giulietti – che non si organizzava una manifestazione con tutti gli organi di categoria nel giorno della Liberazione. Avevamo sempre aderito alla manifestazione di qualcun altro”.
“Un fronte comune del giornalismo contro minacce, bavagli”, ribadisce Carlo Verna, presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti. “Non è un caso se a difesa della libertà di stampa – ha affermato – abbiamo scelto il posto dove è conservata la Mehari di Giancarlo Siani, giornalista ucciso dalla camorra per il suo lavoro”. “È una macchina che abbiamo nel cuore e che ci porta in giro a raccontare questo mestiere”. “Dobbiamo essere tutti uniti – ha aggiunto – contro la precarietà che si salda con le minacce fisiche e morali. Dobbiamo resistere per rilanciare il ruolo dell’informazione”.
“Abbiamo scelto la ricorrenza della Liberazione per il suo alto valore simbolico. Durante l’oppressione del regime fascista, a due anni dell’assassinio di Giovanni Amendola e a quattro da quello di Giacomo Matteotti, Mussolini diceva che la stampa italiana era la più libera del mondo intero. Per fortuna oggi abbiamo la Costituzione a garantire la libertà di espressione, ma ci sono ancora forti limiti alla libertà di informazione. Dati del Ministero dell’Interno indicano la Campania tra le regioni più colpite dalle minacce e dai reati contro i giornalisti”, ha evidenziato Claudio Silvestri, segretario del Sindacato unitario dei giornalisti della Campania. “A Caserta – ha affermato – ci sono 4 giornalisti sotto scorta armata e solo 10 denunce per minacce in tre anni. Questo significa che la camorra è riuscita a mettere a tacere i giornalisti”. “Dobbiamo essere presenti, essere uno stimolo – ha concluso – anche a partire da eventi come questo perché viene messo in discussione il diritto di cronaca”.
“È diventato, purtroppo, un fenomeno diffuso”, ha detto Ottavio Lucarelli, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania. “A questo fenomeno – ha sottolineato – dobbiamo opporre una scorta mediatica, la viva cronaca dei fatti, tornare nei luoghi di cui si racconta senza timori”. Lucarelli ha ricordato che, oggi, a “legislazione vigente è ancora previsto il carcere per i giornalisti. Una cosa alla quale dire un secco “No””.
“Chi dimentica diventa il colpevole”, con questo slogan Imbavagliati, Festival Internazionale di Giornalismo Civile, che organizziamo insieme con Articolo21 da tre anni, cerca di dare voce ai quei coraggiosi giornalisti, che nei loro paesi hanno sperimentato il bavaglio della censura e la persecuzione di regimi dittatoriali, ma nonostante questo hanno messo in pericolo la loro vita per poter parlare, raccontare, denunciare ha detto Desirèe Klain, coordinatrice per la Campania di Articolo21 -Proprio per non dimenticare, davanti alla Mehari di Giancarlo Siani – simbolo della manifestazione per la libertà di stampa – ogni mese, dal 14 ottobre, organizzano un sit-in, al Pan per chiedere verità e giustizia per Giulio Regeni; il giovane ricercatore italiano, torturato e ucciso in Egitto due anni fa. Una significativa iniziativa, che dà seguito all’appello lanciato dai genitori di Regeni, durante l’ultima edizione della manifestazione contro i bavagli. E’ sempre importante aprire una luce, una scorta mediatica, anche per i tanti giornalisti minacciati in Campania, come Giuseppe Bianco, Mimmo Rubio, Stefano Andreone, : invito tutti, attraverso i social, a rilanciare le loro inchieste. A non lasciarli soli in questa difficile battaglia. Anche questo vuol dire Resistenza”.
Alla manifestazione hanno partecipato, tra gli altri, anche il presidente del consiglio direttivo del SUGC, Armando Borriello, i consiglieri Laura Viggiano, Paolo Animato, Antonio Prigiobbo, Roberta De Maddi, i consiglieri nazionali campani della FNSI, Gerardo Ausiello e Gianpaolo Necco, la presidente della Cpo Cristina Liguori, il presidente della File, Roberto Paolo, il direttore di Fanpage Francesco Piccinini e tanti altri colleghi.

Cambio sede il Mattino, dall'amministratore delegato parole inaccettabili: pronti allo sciopero

Foto di Sergio Siano


 

«Piena solidarietà ai colleghi del Mattino di Napoli, in stato di agitazione per la decisione dell’azienda di dismettere la storica sede della redazione, in via Chiatamone. Non siamo di fronte ad una mera disputa di natura logistica né si può liquidare la reazione dei giornalisti come l’atteggiamento di chi vuole il posto di lavoro sotto casa. La scelta della sede di una redazione deve rispondere ad esigenze funzionali e produttive, avendo ben presenti il ruolo di un giornale e il suo rapporto con il territorio. Per questo è auspicabile che l’azienda rinunci a calare decisioni dall’alto e accetti il confronto con i giornalisti, la cui uniche preoccupazioni sono la qualità dell’informazione e il futuro del giornale». Lo afferma, in una nota, Raffaele Lorusso, segretario generale della FNSI

Il comunicato del CDR
La redazione de «Il Mattino» in stato di agitazione, come deciso all’unanimità dall’assemblea all’indomani della comunicazione al Cdr della decisione di trasferire la sede del quotidiano al Centro direzionale da quella storica di via Chiatamone, apprende dalle agenzie che la sua reazione sarebbe stata «abbastanza fuori misura» e dettata da «lamentazione ed eccessiva affezione al posto di lavoro». Parole dell’amministratore delegato della Caltagirone Editore Albino Majore che parla anche di «bizzarra coincidenza» con una articolo in prima pagina sulla «predisposizione italiana e in particolar modo meridionale ad avere il lavoro sotto casa».
La redazione, reduce dal forte «dimagrimento» dei prepensionamenti, ha ribadito appena ieri notte che cosa significhi per essa «affezione al posto di lavoro», ovvero dedizione estrema al proprio lavoro e non luogo di lavoro, in modo da portare in edicola un prodotto frutto di sacrifici e duro impegno sino a notte inoltrata. Abbandonare una sede storica come quella di via Chiatamone, entrata nella letteratura anche cinematografica, non può essere considerato un semplice trasloco. Nè si può negare la minore centralità geografica e culturale del centro direzionale, in cui la stragrande maggioranza di uffici chiude alle 18, lasciando la zona deserta.
La questione principale che il Cdr, su mandato unamime dell’assemblea, ha posto all’azienda è anzitutto quella della sicurezza per i giornalisti che andranno via dalla torre in orari ben diversi da quelli degli altri uffici. Per questo avevamo richiesto di compiere un primo sopralluogo con i responsabili dell’azienda, per questo, ricevutone un diniego, la redazione compirà il primo sopralluogo ufficiale nella sera/notte del 25 aprile.
Questo per continuare ad avere reazioni «misurate» alla questione, consapevoli dello stato delle cose, dei risparmi economici necessari, ma non ancora della praticabilità e della sicurezza della situazione.
In attesa di approfondire tutto quanto e di aprire le trattative specifiche con l’azienda, il Cdr ribadisce lo stato di agitazione e dichiara, su mandato unanime dell’assemblea, un pacchetto di tre giorni di sciopero.

25 Aprile, manifestazione per la libertà di stampa


Nel giorno in cui si celebra la Liberazione dell’Italia dall’occupazione nazista e dal regime fascista, a Napoli i giornalisti manifesteranno per la libertà di stampa. Libertà soffocata durante il regime e messa a rischio ancora oggi dalle minacce, dalle querele bavaglio, dal carcere per i giornalisti. Mercoledì 25 aprile, al Palazzo della arti di via dei Mille a Napoli, alle 10,30, davanti alla Mehari di Giancarlo Siani, cronista del Mattino ucciso dalla camorra, si incontreranno i vertici campani di Ordine e Sindacato dei giornalisti, e di Articolo21, interverranno anche le massime cariche degli organismi di categoria: il segretario generale e il presidente della FNSI, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, e il presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna. Ci sarà anche una delegazione di giornalisti minacciati.

La Corte di Appello Napoli: «Enzo Palmesano fu allontanato dal Corriere di Caserta per le pressioni del clan»

Enzo Palmesano in una foto di Stampa romana


La Corte di Appello di Napoli conferma che il giornalista Enzo Palmesano fu allontanato dal ‘Corriere di Caserta’ per le pressioni del clan Lubrano. Sono state depositate le motivazioni della sentenza. Il boss nelle intercettazioni chiede al nipote di fare pressioni sul direttore del giornale, Gianluigi Guarino per ridimensionare il cronista. Inquietante l’accostamento che il ras fa, come evidenzia il magistrato, ‘tra lo sgradito articolista e le vicende professionali e di vita di Giancarlo Siani’.
«La sentenza apre uno scenario allarmante, nel quale la camorra può dire ad un giornale cosa scrivere. I fatti risalgono al 2003. In questi anni la magistratura ha inferto colpi durissimi alla camorra casertana, ma la situazione nel territorio è ancora molto preoccupante», affermano Federazione nazionale della Stampa italiana e Sindacato unitario giornalisti della Campania.
Secondo i dati del ministero dell’Interno, negli ultimi tre anni (dal 2015 al 2017) sono stati registrati in Campania 105 reati contro i giornalisti tra minacce, ingiurie, percosse, estorsioni, lesioni dolose e altri delitti. È la seconda regione per numero di reati dopo la Lombardia, dove ne sono stati registrati 107 (nel Lazio 99). Napoli, con 39 reati, è la terza città d’Italia dopo Milano (59) e Roma (75). Ma se consideriamo l’ultimo dato fornito dal Ministero, quello che va dal primo novembre del 2017 al 13 febbraio del 2018, cioè quello dell’ultimo periodo, Napoli è prima con 14 reati denunciati rispetto ai 10 di Milano e agli 8 di Roma.
«Un’impennata che ci preoccupa non poco. Anche perché – proseguono Fnsi e Sugc – ci troviamo di fronte ad un dato, quello del ministero, che ci dà una visione parziale della realtà, quella dei procedimenti aperti, delle denunce formalizzate. Basti pensare che il territorio più pericoloso, quello per il quale in Campania ci sono ben 4 giornalisti sotto scorta armata, la provincia di Caserta, è quello dove ci sono meno denunce: solo 10, meno di Benevento. Questo significa una cosa soltanto: non che non ci siano giornalisti minacciati, ma che quelle minacce vanno a buon fine. Per questo non bisogna abbassare la guardia, soprattutto in quei territori».
LA SENTENZA

Inpgi, l'istituto di previdenza dei giornalisti chiude il bilancio con un disavanzo di 100 milioni


Il Consiglio di amministrazione dell’Inpgi ha approvato, con 13 voti favorevoli e 2 contrari, il bilancio 2017 che chiude con un disavanzo di gestione di 100,613 milioni di euro. «Il risultato della gestione previdenziale è pari a -134 milioni ed è determinato dal complessivo perdurare dell’andamento negativo degli indicatori principali dell’attività caratteristica dell’Ente: anche quest’anno, infatti, il numero degli attivi registra una diminuzione di ulteriori 865 unità, che porta il numero totale degli stessi a 15.011 (con una flessione del 5,45% rispetto allo stesso dato del 2016)», si legge in una nota dell’istituto.
«Si evidenzia – prosegue il comunicato – una contribuzione IVS corrente in diminuzione del 2,33% rispetto al 2016, mentre si continua a registrare un aumento della spesa per le pensioni IVS pari nel 2017 a 511 milioni di euro con un incremento, rispetto al 2016, del 5,19%».
La spesa complessiva per gli ammortizzatori sociali nel 2017 – pari a 24,2 milioni di euro – pur risultando in diminuzione rispetto al 2016, continua a rappresentare una voce rilevante del bilancio dell’Istituto. La gestione del patrimonio ha inoltre consentito di realizzare un avanzo di 64,7 milioni di euro.
Per quanto riguarda infine la Gestione separata gli indicatori fondamentali – il cui bilancio consuntivo 2017 è stato approvato all’unanimità dai consiglieri presenti – si presentano positivi anche per il 2017. «L’avanzo economico di Gestione per l’esercizio 2017 – spiegano da via Nizza – è risultato pari a 48,378 milioni di euro in aumento (+1,80%) rispetto all’anno precedente, per effetto della crescita della contribuzione da lavoro libero professionale. L’avanzo della Gestione Patrimoniale è stato invece pari 7,541 milioni, in diminuzione per 2,938 milioni pari al 28,04% rispetto al precedente esercizio, per maggiori oneri rilevati sul portafoglio titoli».
Per la presidente Marina Macelloni, «questa è in estrema sintesi la fotografia del primo bilancio in perdita della storia dell’Istituto. Una perdita tutta imputabile allo sbilancio tra entrate contributive e prestazioni previdenziali. Il dato chiave per analizzare questa dinamica è quello dei rapporti di lavoro: -889 nel 2017. Negli ultimi cinque anni, un tempo tutto sommato limitato, la categoria ha perso quasi 3.000 lavoratori attivi che oggi quindi sono poco più di 15.000. A questo si aggiunga che nel 2017 sono stati erogati ai colleghi circa 7.000 trattamenti a titolo di ammortizzatori sociali; ciò ha comportato una spesa a titolo di indennità  di 24,2 milioni che, seppur in calo rispetto al 2016, rappresenta comunque per l’Ente una voce rilevante».
Sono i numeri che per la presidente Macelloni rappresentano «una vera emergenza che non mostra nessuna inversione di tendenza. In questa emergenza l’Inpgi ha continuato a fare la sua parte: abbiamo fatto una riforma durissima consentendo però a molti colleghi di utilizzare clausole di salvaguardia che nessun’altra categoria ha avuto; abbiamo cercato di dare efficienza e migliori prospettive ai lavoratori autonomi della Gestione separata; abbiamo messo in campo un meccanismo di dismissione del patrimonio immobiliare che, sia pure con qualche rallentamento, ci consente di ottenere la liquidità necessaria garantendo il massimo delle tutele possibili agli inquilini; continuiamo a tenere sotto controllo con il massimo rigore tutte le spese. Tutto questo ormai non basta più. La crisi industriale del nostro settore non è solo un problema di sostenibilità dei conti dell’Inpgi, è un problema che riguarda tutti gli attori del sistema e che attiene al tessuto democratico del paese».
«Penso che non sia più rinviabile una legge di sistema per l’editoria – aggiunge la presidente – che riporti al centro dell’interesse pubblico il lavoro giornalistico e la tutela di un bene prezioso garantito dall’articolo 21 della Costituzione. Una legge che non si limiti a finanziare il processo di ristrutturazione delle aziende consentendo l’espulsione di centinaia di giornalisti ma stimoli l’emersione e la rappresentazione di tutte le forme nuove che l’informazione e la comunicazione stanno assumendo grazie all’innovazione tecnologica e all’economia digitale. In tutta Europa i professionisti discutono e cercano soluzioni per riconoscere e tutelare i nuovi modi di lavorare e le nuove professioni. È ora che anche il vecchio mondo dell’editoria italiana si muova in questa direzione».

Pubblica i nomi di vittime di violenza sessuale, direttore denunciato al consiglio di disciplina

La presidente della Cpo del SUGC, Cristina Liguori


La presidente della commissione Pari opportunità del Sindacato unitario giornalisti della Campania, Cristina Liguori, d’intesa con il segretario Claudio Silvestri, ha denunciato al consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti della Campania il direttore di una testata online che ha pubblicato i nomi di due vittime di violenza sessuale: «“Il giornalista non pubblica i nomi di chi ha subito violenze sessuali né fornisce particolari che possano condurre alla loro identificazione a meno che ciò sia richiesto dalle stesse vittime” – dichiara la presidente della Cpo, che è anche coordinatrice della Cpo nazionale – Il testo unico dei doveri del giornalista è chiaro e non possono e non devono esserci eccezioni di nessun genere. Il Sindacato con il manifesto di Venezia ha cercato di rafforzare questa esigenza. Purtroppo questa semplice norma viene spesso violata. Quando non vengono pubblicati i nomi delle vittime di violenza sessuale, si pubblicano i nomi dei loro compagni, fidanzati, mariti, identificandole di fatto senza se e senza ma. L’ultimo episodio su sito internet campano ha infatti pubblicato i nomi i cognomi di due vittime di violenza sessuale. Un atto gravissimo che viola pesantemente le norme e le buone regole che ogni giornalista deve seguire nel pieno rispetto della dignità umana. Dopo poche ore – afferma ancora Liguori – a seguito delle forti proteste dell’avvocato di una delle due, i nomi sono stati poi eliminati apponendo solo le iniziali. Ma oramai il danno era già fatto. Su Google, infatti, compaiono ancora, per esteso, i nomi delle donne abusate. Un atto di irresponsabilità che ci auguriamo non abbia ulteriori conseguenze sullo stato mentale delle vittime che vanno incoraggiate e protette dalla gogna mediatica e non mortificate».

Il Mattino lascia la sede storica, protesta dei giornalisti


“Esprimiamo preoccupazione per la decisione del Mattino Spa di rinunciare alla sede storica del giornale in via Chiatamone. La decisione arriva mentre è ancora in corso un doloroso piano di tagli che ha visto licenziamenti del personale poligrafico e uno stato di crisi che ha portato a oltre 20 uscite tra prepensionamenti ed esodi incentivati tra i giornalisti. Il Sindacato è al fianco dei colleghi che hanno proclamato lo stato di agitazione ed è pronto a sostenerli in qualsiasi iniziativa vorranno intraprendere”, è quanto affermano in una nota il Sindacato unitario giornalisti della Campania e la Federazione nazionale della Stampa italiana.
il comunicato dell’assemblea dei redattori
L’Assemblea dei redattori de Il Mattino, riunitasi nella Sala Siani in data 18 aprile 2018 alle ore 17, ha appreso dal Comitato di Redazione dell’intenzione dell’Azienda di trasferire il quodiano dalla gloriosa sede di via Chiatamone, inaugurata il primo maggio 1962, al Centro Direzionale di Napoli.
Perplessa e attonita per una scelta che mette in discussione la centralità sia geografica che culturale del quotidiano, e quindi il suo rapporto con la città, l’Assemblea dei redattori de Il Mattino dichiara all’unanimità lo stato di agitazione permanente e dà mandato al Cdr di mettere in campo tutti gli strumenti di lotta per risolvere la crisi.

Al San Paolo ricordato il collega Antonio Guarino

Massimo Baldari (Ssc Napoli), Massimo Sparnelli, del direttivo dell’Ussi Campania, e il segretario dell’Ussi Campania Pierpaolo Petino


Tanti giornalisti hanno voluto ricordare il compianto Antonio Guarino in tribuna stampa allo stadio San Paolo prima del turno infrasettimanale tra Napoli e Udinese con innumerevoli messaggi di cordoglio e un simbolico fascio di fiori, posto da Guido Baldari, responsabile ufficio stampa Società Sportiva Calcio Napoli, Pier Paolo Petino, segretario USSI Campania, Massimo Sparnelli, referente USSI Campania per i rappoerti con la SSCN.
Storica la collaborazione di Guarino con il “Giornale di Napoli” prima e poi con il “Roma”, occupandosi di nuoto, pallanuoto e canottaggio. Sempre presente alla piscina Scandone e socio del Circolo Nautico Posillipo, Guarino dispensava pillole di saggezza, raccontava barzellette, consigliava tanti colleghi più giovani, non risparmiando una ricca aneddotica sui campioni da lui più volte intervistati.
Tifosissimo del Napoli, seguiva la sua squadra del cuore a Fuorigrotta. L’Ussi, per volontà del vicepresidente nazionale Gianfranco Coppola e del presidente regionale Mario Zaccaria, hanno deciso di organizzare il “Memorial Antonio Guarino” al Circolo Tennis in Villa Comunale il 5 maggio. L’Ordine dei Giornalisti con il presidente nazionale Carlo Verna, il presidente regionale Ottavio Lucarelli, il segretario del Sindacato Unitario Giornalisti Claudio Silvestri, il direttore del “Roma” Antonio Sasso e la stampa napoletana si stringono in un abbraccio affettuoso alla signora Maria Teresa Cortese, madre di Antonio Guarino, al fratello Nino e alla sua famiglia. Ciao Antonio, per sempre nel cuore di tutti noi.
articolo tratto da il Mattino