Archivio mensile:Luglio 2018

Denunciato dai figli del boss, archiviata la querela contro Enzo Palmesano

Enzo Palmesano in una foto di Stampa romana


Il Sindacato unitario giornalisti della Campania esprime soddisfazione per l’archiviazione della querela contro il giornalista Enzo Palmesano presentata da Giuseppe e Gaetano Lubrano, figli del defunto boss di Pignataro Maggiore Vincenzo Lubrano. Per tali articoli, come ha dimostrato una sentenza del Tribunale di Napoli, Palmesano fu allontanato dal Corriere di Caserta su richiesta del boss. «È evidente che ci troviamo di fronte ad una delle tante querele temerarie, quelle presentate per mettere il bavaglio alla stampa. Oggi più che mai risulta necessaria una legge che limiti la possibilità di fare ricorso a tale strumento, anche se non vi è alcun fondamento nella denuncia», afferma il segretario del SUGC, Claudio Silvestri.
 
Di seguito l’articolo pubblicato sul blog Pignataro Maggiore News

PIGNATARO MAGGIORE – Il giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dottoressa Ivana Salvatore, ha archiviato la querela per diffamazione a mezzo stampa contro il giornalista Enzo Palmesano (vittima di reato di tipo mafioso) presentata dai fratelli Giuseppe e Gaetano Lubrano, figli del defunto boss di Pignataro Maggiore Vincenzo Lubrano. L’ordinanza in tal senso è stata emessa a seguito della camera di consiglio che era stata convocata per effetto della opposizione dei querelanti alla richiesta di archiviazione del pubblico ministero dottoressa Marta Correggia. Enzo Palmesano è stato difeso dall’avvocato Salvatore Piccolo di Luigi del Foro di Santa Maria Capua Vetere, con studio legale in Sparanise.
Come si legge tra l’altro nell’ordinanza del giudice Ivana Salvatore, “la richiesta di archiviazione del pubblico ministero deve essere accolta, non risultando nella specie travalicati i confini che delimitano l’esercizio dell’esimente del diritto di critica su fatti di pubblico interesse, nel rispetto del requisito della continenza”, Inoltre, “considerato il tenore complessivo dello scritto, il limite della verità del fatto appare, dunque, rispettato, così come pacifici risultano l’interesse pubblico alla divulgazione della notizia e la continenza delle espressioni adoperate, da valutarsi nel rispetto dei richiamati principi di diritto anche alla luce della coerenza tra le espressioni (sebbene aspre) adoperate e il contenuto della critica espressa”. Infine, “condividendo quanto già argomentato dal pubblico ministero neppure si ritiene che l’articolo oggetto di querela sia idoneo a superare i limiti della legittima, sia pur sferzante, critica politica, non potendosi affermare che le espressioni in esso contenute si risolvano effettivamente in una gratuita aggressione verbale delle persone offese, lesiva della loro dignità”; del resto l’annotazione del 10 febbraio 2016 dell’Arma dei carabinieri dà conto “della frequentazione degli opponenti con contesti criminali (anche di tipo camorristico)”.
Come è noto, il padre di Giuseppe e Gaetano Lubrano, “don” Vincenzo Lubrano (potente e sanguinario capomafia tra l’altro condannato all’ergastolo per l’omicidio del fratello del giudice Ferdinando Imposimato) chiese e ottenne la cacciata del giornalista Enzo Palmesano dal quotidiano locale “Corriere di Caserta”. Ora gli eredi del suddetto boss, assistiti dall’avvocato Gennaro Lepre del Foro di Napoli, hanno tentato inutilmente (come la folla di tutti gli altri querelanti ugualmente sconfitti) di far condannare Enzo Palmesano per diffamazione a mezzo stampa. E’ il clima che esiste a Pignataro Maggiore, famigerata città conosciuta quale “Svizzera dei clan”.

Fnsi e Sugc: per De Luca il problema non è la camorra, è Saviano

De Luca all’assemblea di Coldiretti Campania


«Pare che per il governatore Vincenzo De Luca il problema della Campania non sia la camorra, ma Roberto Saviano che la racconta. “Ci sono persone che guadagnano sui diritti d’autore”, ha detto ieri il presidente della Regione intervenendo all’assemblea di Coldiretti, “e che si fanno i milioni rovinando intere generazioni di ragazzi che, per fenomeni imitativi, si comportano come quegli imbecilli delle serie tv”. Secondo il ragionamento di De Luca, dunque, a Napoli si spara in aria perché alla tv i ragazzi vedono Gomorra». Lo affermano, in una nota, la Federazione nazionale della Stampa italiana e il Sindacato unitario giornalisti della Campania.
«Forse – proseguono – il governatore era distratto, non si è accorto che le cosiddette “stese” precedono il telefilm, che nella regione che lui dovrebbe amministrare, prima della serie tv, ci sono state 346 vittime innocenti della criminalità (dati della Fondazione Polis), senza contare le migliaia di morti per guerre tra clan. Da quali altri film sarà stata alimentata questa incredibile strage? A De Luca ricordiamo che se Saviano è costretto a vivere sotto scorta è per il suo impegno contro la camorra, è perché qualcuno lo vuole morto. Alimentare odio, stimolando gli istinti più bassi della gente, non è un comportamento responsabile per chi rappresenta la cosa pubblica e fa il pari con quello del ministro dell’Interno che vuole togliere la scorta allo scrittore campano».

Tv locali, Di Maio: «Vogliamo accelerare l'erogazione dei contributi relativi al 2017 e al 2018»


 
Per le tv locali «vogliamo accelerare l’erogazione dei contributi relativi alle annualità 2017-2018 comprendendo che, allo stato attuale, tali contributi sono determinanti per la sopravvivenza di molte realtà radiotelevisive locali». Lo ha detto il ministro dello Sviluppo e del Lavoro Luigi Di Maio in audizione alla commissione Trasporti della Camera, ricordando che sono ora affidate al Mise le funzioni amministrative prima svolte dai Corecom regionali.
«Al contempo – ha aggiunto – intendiamo rafforzare i controlli sull’utilizzo dei contributi concessi e favorire processi di trasformazione tecnologica da parte degli operatori radiotelevisivi locali nella consapevolezza che il mercato richiederà forme di aggregazione tra emittenti locali, una digitalizzazione dei servizi e la garanzia della qualità dei contenuti, anche informativi, offerti ai cittadini da queste importanti realtà». (Ansa – Roma, 26 luglio 2018)

Mattarella riceve i rappresentanti degli enti di categoria. «La libertà di informazione diritto fondamentale»


 
«Incontrare la stampa parlamentare rappresenta una importante occasione per ribadire l’importanza primaria della libertà di informazione, che non è il prodotto ma un diritto fondamentale tutelato dalla Costituzione». Con queste parole il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha aperto questa mattina al Quirinale la tradizione cerimonia del Ventaglio.
«L’articolo 21 – ha aggiunto il Capo dello Stato – garantisce, con sobria efficacia, questo diritto, che fornisce sostanza alla democrazia dei moderni. La libertà di informazione e i diritti che vi sono collegati, e il sostegno, funzionale ad assicurarla in concreto, alimentano il circuito democratico. Attraverso l’informazione i cittadini acquisiscono elementi di conoscenza per elaborare opinioni, che devono essere libere e consapevoli».
La libera stampa, ha anche osservato il presidente rivolgendosi ai giornalisti, «è uno degli elementi che contrassegnano l’Europa e costituisce un suo grande contributo alla civiltà del mondo. Voi accompagnate, narrate, analizzate, criticate le vicende della vita politica e istituzionale e, in questo modo, contribuite alla sua qualità e al suo buon livello. Una vita politica e istituzionale che fosse priva di questa condizione sarebbe inevitabilmente distorta e a rischio di involuzioni».
Di libertà di stampa minacciata ha parlato anche il presidente dell’Associazione Stampa Parlamentare, Marco Di Fonzo, che al termine del discorso ha consegnato al presidente Mattarella il Ventaglio realizzato da Marianna Degli Esposti, vincitrice del concorso indetto dall’Asp di concerto con l’Accademia di Belle Arti di Roma.
Conclusa la cerimonia, il Capo dello Stato ha quindi ricevuto il coordinamento degli enti della categoria. Presenti all’incontro il coordinatore Giovanni Negri, il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, i presidente di Cnog, Inpgi, Casagit e Fondo pensione complementare, Carlo Verna, Marina Macelloni, Daniele Cerrato e Enrico Castelli.
I rappresentanti dei giornalisti hanno espresso al presidente apprezzamento per i riferimenti all’articolo 21 della Costituzione, pietra angolare dell’ordinamento democratico, e alla necessità di difendere la libertà di stampa e i cronisti, e allo stesso tempo preoccupazione per gli attacchi al ruolo dell’informazione e al segreto professionale e per la perdurante crisi del settore, auspicando una riforma delle leggi di sistema.
Al presidente Mattarella è stata anche sottoposta la richiesta, in piena sintonia con l’Usigrai, di tutelare il ruolo del servizio pubblico radiotelevisivo, in queste ore al centro di operazione che, per effetto della legge approvata dal precedente Parlamento, preludono ad una spartizione di incarichi e poltrone. Ed è stato inoltre chiesto di valutare la possibilità di incontrare i cronisti ripetutamente minacciati da mafie e malaffare, «che spesso rappresentano la parte più esposta della professione perché si tratta di precari costretti a lavorare senza alcuna forma di garanzia, senza il riconoscimento di alcun diritto e con retribuzioni inadeguate», hanno spiegato i rappresentanti della categoria.
A margine dell’incontro, la delegazione ha consegnato ai consiglieri del presidente la lettera-appello sottoscritta da numerosi giornalisti e associazioni per chiedere che sia riconosciuta la cittadinanza italiana ai due baristi rumeni che si sono opposti con coraggio alle minacce e alle aggressioni di alcuni esponenti del clan Casamonica.
Il video dell’incontro pubblicato sul sito web del Quirinale.

Rinvio riforma intercettazioni, Fnsi e Odg: «Buona notizia. Ora confronto su carcere e querele bavaglio»


 
«La proroga dell’entrata in vigore del decreto intercettazioni è una buona notizia. Con altrettanto favore va accolta l’intenzione del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, di riscrivere la norma per impedire qualsiasi forma di bavaglio all’informazione. È però auspicabile che la fase di confronto e di ascolto annunciata dal ministro coinvolga anche gli enti della categoria dei giornalisti e consenta di mettere a punto norme per rimuovere dal nostro ordinamento tutte le forme di bavaglio ai cronisti». Lo affermano, in una nota, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana, e Carlo Verna e Guido D’Ubaldo, presidente e segretario del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti.
«La cancellazione del carcere, il contrasto alle cosiddette querele temerarie, utili soltanto a impedire ai giornalisti di occuparsi di determinate questioni e di fare inchieste, la tutela del segreto professionale, sempre più spesso attaccato da azioni di magistrati e forze dell’ordine, come perquisizioni personali e nelle redazioni, sono provvedimenti più volte auspicati anche da organismi internazionali indipendenti e non più rinviabili, nell’esclusivo interesse dei cittadini ad essere informati», concludono i vertici di Fnsi e Cnog.

Arrestati i mafiosi che volevano uccidere Paolo Borrometi, il sindacato: «Bella giornata per la legalità»


«È una bella giornata per la legalità e per la lotta alla mafia. Il capomafia Salvatore Giuliano, il figlio Gabriele ed altre 17 persone sono stati arrestati. Si tratta di coloro che, fra l’altro, stavano progettando un attentato per far saltare per aria con un’autobomba il giornalista Paolo Borrometi, presidente di Articolo21. Alcuni degli arrestati sono, inoltre, attualmente a processo per minacce di morte aggravate dal metodo mafioso nei confronti dello stesso Borrometi». Lo affermano, in una nota, Federazione nazionale della Stampa italiana, Associazione Siciliana della Stampa e Usigrai.
«L’operazione di magistratura e forze dell’ordine – proseguono – dimostra ancora una volta che lo Stato è più forte. Chi, come Paolo Borrometi, insieme con altri cronisti siciliani, si impegna da anni per illuminare le periferie del malaffare in quei territori, mettendo spesso a rischio la propria vita, vede oggi ripagato il proprio lavoro».
Il sindacato dei giornalisti italiani, che si è costituito parte civile nei processi a carico di tutti coloro che hanno minacciato o aggredito i cronisti, «ringrazia la Procura, le forze dell’Ordine di Catania e tutti i giornalisti che garantiscono la ‘scorta mediatica’ a Paolo Borrometi e agli altri colleghi minacciati e continuerà a battersi affinché venga assicurato a tutti i giornalisti il diritto di fare inchieste e di informare i cittadini», concludono Fnsi, Assostampa Siciliana e Usigrai.
Solidarietà a Paolo Borrometi la esprime anche il gruppo siciliano dell’Unci. «La Squadra mobile di Siracusa – scrive Leone Zingales -, con il coordinamento della Dda di Catania, ha arrestato 19 persone nell’ambito dell’operazione antimafia denominata ‘Araba Fenice’. Tra gli arrestati anche Salvatore Giuliano ed il figlio Gabriele che stavano progettando un attentato al tritolo contro il giornalista Paolo Borrometi, presidente di Articolo21. Ringraziamo autorità giudiziaria e polizia di Stato per avere inferto un duro colpo ad una organizzazione criminale che condizionava l’attività di commercianti ed imprenditori di una vasta porzione della provincia di Siracusa. L’arresto dei Giuliano, inoltre, consente al collega Paolo Borrometi di proseguire il proprio lavoro con la necessaria serenità nella consapevolezza che lo Stato è presente più che mai nella lotta alla mafia e alle varie illegalità. Paolo Borrometi non è solo».
Per il presidente dell’Unci Sicilia, Andrea Tuttoilmondo, «l’operazione di stamani conferma ancora una volta come l’azione repressiva dello Stato sia sempre pronta ed efficace e rappresenta un segnale di incoraggiamento per quei cronisti che, quotidianamente, con la schiena dritta, si impegnano a smascherare e denunciare il malaffare».

Calcio mercato, il Sugc: lista fake news Calcio Napoli iniziativa inqualificabile

“La lista delle presunte “fake news” che il Calcio Napoli ha fatto con la collaborazione di un giornalista di una radio privata è inqualificabile.  La lista quotidiana di proscrizione offende il lavoro di professionisti che vengono esposti alle reazioni scomposte degli ultrà, come è accaduto di recente. Per quanto riguarda il collega sarà segnalato al consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti”, è quanto afferma il segretario del Sindacato unitario giornalisti della Campania, Claudio Silvestri.

IL COMUNICATO DELL’USSI CAMPANIA

‘Ussi della Campania – Gruppo ‘Felice Scandone’ rileva che cio’ che sta accadendo negli ultimi giorni in riferimento alle cronache che riguardano il Calcio Napoli va “assumendo sempre di piu’ contorni inquietanti e irreali sui quali e’ d’obbligo fare alcune considerazioni, nonche’ avanzare un appello al buonsenso a tutte le componenti – Societa’ e giornalisti – perche’ si sta realizzando un gioco al massacro che non serve a nessuno, tanto meno ai tifosi della squadra azzurra che sono il terminale e le vere vittime di certi comportamenti distorti”. “E’ evidente e innegabile che negli ultimi giorni si e’ fatto particolarmente insistente, soprattutto in rete, un modo di fare giornalismo che e’ l’antitesi di quello corretto e professionalmente inappuntabile al quale si dovrebbe sempre ispirare il lavoro dei colleghi. Oggi, pero’, il Calcio Napoli ha alzato il tiro in maniera impropria ed eccessiva, alimentando critiche alla stampa in modo irrituale, inventando addirittura – complice anche il disinvolto e censurabile atteggiamento di una testata radiofonica e di un giornalista che si e’ prestato al gioco al massacro dei suoi stessi colleghi – un odioso giochino finalizzato a mettere alla berlina gli autori di alcune infelici uscite giornalistiche ma, assieme con essi anche il lavoro serio e responsabile – e dunque la credibilita’ – di un’intera categoria”, si legge in una nota. L’Ussi della Campania “respinge fermamente tale atteggiamento irridente e condanna senza tentennamenti chi, come il Calcio Napoli e il giornalista che si e’ prestato a questa messinscena, hanno leso in maniera insopportabile la dignita’ della stampa sportiva. L’Ussi della Campania ha da tempo chiesto al Calcio Napoli un colloquio costante sui temi della correttezza e della deontologia professionale e sul rispetto reciproco nei rapporti tra le componenti, che dovrebbero sempre improntare le relazioni tra chi ‘produce’ le notizie e chi e’ chiamato a divulgarle. Questa richiesta e’ stata sempre disattesa. Oggi siamo addirittura arrivati al punto di dover sentire irridere e mettere alla berlina i giornalisti da parte del Calcio Napoli, anche e soprattutto perche’ la Societa’ non ha mai saputo o voluto creare un dialogo, aprire una linea di credito con chi si fa garante di un modo di fare giornalismo serio e responsabile, accettandone la collaborazione finalizzata alla creazione di un rapporto sano e costruttivo”. Cio’ detto, l’Ussi della Campania ricorda a tutti, prosegue la nota “che esistono linee guida di condotta per i cronisti sportivi – sancite tra l’altro nel Testo unico dei doveri del giornalista e nel Decalogo di autodisciplina del giornalismo sportivo – alle quali chi e’ impegnato nel nostro mestiere non puo’ sottrarsi. L’Ussi della Campana invita pertanto i colleghi a mantenere un comportamento professionale deontologicamente corretto e a evitare di diffondere notizie e informazioni destituite da qualsiasi fondamento, eventualmente al solo scopo di catturare consensi sui social media o contatti sulle pagine dei propri siti. Il giornalismo e’ una professione seria e gli operatori dell’informazione hanno una grande responsabilita’ sulle spalle. Le notizie vanno pubblicate solo se adeguatamente verificate attraverso le fonti ufficiali o quanto meno se vi e’ la certezza assoluta che fonti diverse da quelle ufficiali siano attendibili al di la’ di ogni ragionevole dubbio. Di qui l’appello al buonsenso e alla moderazione rivolto a tutti: ai giornalisti perche’ lavorino con serieta’, professionalita’ e in maniera deontologicamente irreprensibile, al Calcio Napoli perche’ abbandoni la strada dell’ irrisione e dello scherno e faccia valere semmai le proprie ragioni attraverso strade piu’ adeguate, senza rinunciare, o peggio rifiutare, un dialogo istituzionale costruttivo con l’ organismo di categoria”.

'Querela di governo' contro Saviano, Fnsi e Odg: «Ennesima variante delle aggressioni alla libertà di informazione»

Roberto Saviano


«Le ‘querele di governo’ annunciate su carta intestata di un ministero rappresentano l’ennesima variante delle aggressioni contro la libertà di informazione e il diritto di critica. Ognuno ha diritto a difendere la sua onorabilità, ma non facendosi scudo del potere e dell’autorità di governo. La querela scagliata da Salvini contro Saviano è ancora più grave perché arriva dopo le polemiche sulla scorta allo scrittore». Federazione nazionale della Stampa italiana e Ordine nazionale dei giornalisti commentano così la decisione del ministro dell’Interno di querelare l’autore di Gomorra.
«Invece della ‘querela di governo’ – rilevano Fnsi e Odg – il ministro avrebbe potuto sollecitare un confronto pubblico ove far valere le sue ragioni in un contraddittorio con Roberto Saviano, da anni nel mirino della mafia e della camorra. Ci auguriamo che dall’interno dello stesso governo vogliano alzarsi voci critiche e autorevoli prese di distanza dalla ‘querela di governo’. Naturalmente questa scelta avrà una sola conseguenza pratica: l’ulteriore discesa dell’Italia in tutte le graduatorie internazionali in materia di libertà di informazione».

Alto Calore vuole liberarsi dell'ufficio stampa, il SUGC: non permetteremo epurazione


Pare che l’impegno principale del presidente dell’Alto Calore Servizi Spa, Raffaello De Stefano, azienda per la gestione delle risorse idriche dell’area irpina, sia quella di liberarsi dell’addetto stampa Mario Barbarisi, assunto con regolare concorso per la mansione che ricopre. Il presidente prima ha disposto un cambio di mansione, dichiarato illegittimo dal Tribunale di Avellino; contemporaneamente il collega è stato oggetto di provvedimenti disciplinari; adesso, con una lettera, gli si annuncia che per la soppressione dell’ufficio stampa, non solo verrà destinato ad altro incarico, ma rischia di perdere il posto. È incredibile come la delibera di soppressione dell’ufficio stampa, cui si fa riferimento, non sia mai uscita fuori neanche in tribunale dove era stato impugnato il cambio di mansione. Ed è ancora più incredibile come ci si ostini a volersi liberare di un servizio essenziale per la società che ha il dovere di informare tempestivamente la popolazione sui disservizi. Evidentemente, per il presidente del Cda le disastrate casse dell’Alto Calore saranno sanate grazie al sacrificio dell’ufficio stampa. Non permetteremo questa epurazione assolutamente insensata ed arbitraria. Il Sindacato unitario giornalisti della Campania sarà al fianco del collega in ogni sede.

Inpgi: i giudici confermano l’obbligo di versare i contributi sui “finti” incentivi all’esodo


 
Con una recente sentenza favorevole all’Inpgi e’ stato ribadito e confermato quanto gia’ espresso in precedenti pronunce, dalle Corti di legittimita’ e di merito, sulla questione del trattamento previdenziale da applicare alle somme formalmente erogate a titolo di incentivo all’esodo.
Il Tribunale Ordinario di Roma, con Sentenza di Primo Grado, ha infatti rigettato l’opposizione a decreto ingiuntivo avanzata da un’azienda nei cui confronti – nel corso di un accertamento ispettivo – era stato contestato l’omesso versamento della contribuzione previdenziale in favore dell’Istituto con riferimento ad alcune somme – erogate ai giornalisti dipendenti formalmente a titolo di incentivazione all’esodo – per le quali e’ stata diversamente accertata la natura retributiva.
In particolare, era emerso che la societa’ – ponendo in essere accordi transattivi formalmente qualificati come aventi natura “novativa” – aveva considerato tuttavia esenti dal pagamento dei contributi all’INPGI le somme corrisposte in occasione della cessazione del rapporto di lavoro, in quanto finalizzate ad “incentivare l’esodo del lavoratore”.
Il Tribunale ha, al contrario, aderito all’interpretazione formulata dagli ispettori dell’ente in relazione ai verbali di conciliazione intercorsi tra il datore di lavoro e i giornalisti interessati, riconoscendo che gli importi pattuiti ed erogati hanno comportato delle rinunce ulteriori del lavoratore che ricadono su aspetti retributivi da assoggettare a contribuzione previdenziale rappresentando “ogni domanda comunque connessa, diretta o indiretta, o anche solo occasionata dall’intercorso rapporto di lavoro”.
Ancora una volta e’ stato ribadito il corretto orientamento dell’Inpgi in materia, in base al quale, a prescindere dalla qualificazione formale degli accordi sottoscritti tra le parti e dal loro schema giuridico di incentivo all’esodo, e’ comunque necessario analizzare i termini e le modalita’ concrete degli accordi, al fine di verificare eventuali presenze di rinunce del lavoratore a diritti retributivi connessi con lo svolgimento del rapporto di lavoro.
Dal sito INPGI