A Napoli mai nessun sindaco, prima della Iervolino, era stato al potere per tanto tempo: 10 anni sono un’era. In un periodo così lungo una città può cambiare faccia. È il tempo giusto per una svolta, per la rinascita. Così non è stato. Dal 2001 ad oggi ci sono più strade rotte, più rifiuti in strada, tanti cantieri aperti e mai chiusi, un bilancio vicino al dissesto. Ma il disastro più grave è rappresentato da tutto quello che non è stato fatto, da tutto quello che è stato pensato male e che non potrà essere neanche completato dalla prossima Giunta, dalla mancata capacità di progettare seriamente a breve e a lungo termine. Il fallimento della riconversione e rinascita di Bagnoli è lo scandalo più clamoroso prodotto dall’inettitudine dell’Amministrazione uscente.
Bagnoli è il simbolo del fallimento di una politica e sintetizza perfettamente tutti i deficit di Rosetta. Primo tra tutti quello di essere stata schiava dei partiti e, principalmente, succube di Bassolino. Anche se nega, la sindaca ha dovuto subire il ricatto, tutto politico, di don Antonio che, anche da Governatore della Campania, ha voluto tenere il controllo completo sulla trasformazione urbana della città. Ha imposto i suoi uomini nei ruoli chiave: quello di vicesindaco e assessore all’Urbanistica e quello di presidente della Società di trasformazione urbana Bagnolifutura. Il teorema è semplice ed è tutto scritto nei nomi dei protagonisti. Primo mandato di Rosetta: presidente della Bagnolifutura, Tino Santangelo, vicesindaco Rocco Papa (due fedelissimi di Bassolino). Secondo mandato Iervolino, non cambia praticamente nulla: vicesindaco Tino Santangelo e presidente della Stu Rocco Papa. C’è solo un’inversione dei ruoli, nessun cambio nelle competenze e nella capacità di progettazione del futuro. La ciliegina sulla torta arriva con l’ultima nomina: alla presidenza della Stu arriva l’ex vicesindaco di Bassolino, Riccardo Marone. Insomma, la continuità e il legame con l’ex Governatore è tutto in questi tre nomi. Adesso di Bagnoli resta una bonifica non ancora terminata (con alcune responsabilità da parte dello Stato), ma cosa ancora più grave con progetti deboli, debolissimi e confusi. Le uniche cose che sono state fatte sono la Porta del Parco (incompleta), con la realizzazione di un avveniristico auditorium (ma ce n’è già uno a Città della Scienza); il Parco dello Sport nel quale sono stati realizzati tutti i campi con le misure sbagliate, un vero scandalo che avrebbe dovuto comportante le dimissioni di tutti i responsabili di questo scempio; l’Acquario tematico che ha solo una sede provvisoria del Turtle point. Per non parlare del fallimento della vendita dei suoli per la ricostruzione. Una vergogna di cui nessuno ha il coraggio di prendersi la responsabilità. Eppure, la città ha avuto un sindaco. E tutto questo è dipeso dalle sue scelte. È il sindaco che ha scelto i nomi dei 35 assessori (con ben 20 sostituzioni) circa che si sono alternati a Palazzo San Giacomo negli ultimi 5 anni. Non basta chiamare “sfrantummati” quelli che sono accusati dai pm di aver sbagliato (e che poi sono stati assolti) per scrollarsi di dosso le responsabilità. Non basta lo spauracchio dell’onestà e delle mani pulite per saltare a pie’ pari le conseguenze delle proprie scelte. La Iervolino avrebbe dovuto fare un passo indietro tempo fa e il Pd ha perso quando non è riuscito ad imporsi su una scelta difficile, quella di chiedere al sindaco le dimissioni e quando ha lasciato nelle mani di Rosetta ogni responsabilità. E lei si è comportata esattamente come Berlusconi, ha dato le medesime risposte: “Mi ha eletto il popolo e la sfiducia mi deve arrivare dal consiglio comunale”. Il ragionamento non fa una piega. La Iervolino poteva contare su un’opposizione incapace e inetta, fatta di tanti “responsabili” dell’ultima ora, di trasformisti d’occasione e di gente che aveva bisogno dello stipendio di consigliere comunale. Su questa genia ha regnato incontrastata con tutta la sua esperienza politica. Ma tutte queste persone hanno ferito la città. Certi obiettivi si centrano solo se si lotta con le unghie e con i denti, solo se ci si sporca le mani. Avremmo avuto bisogno di meno mani pulite e di più dignità.
Alle elezioni Napoli aspettava solo un’alternativa che non fosse un candidato del Pdl, corresponsabile del disastro. È arrivata con De Magistris. Solo questo volevano i napoletani, qualcuno fuori da quell’orrendo guazzabuglio di anime che hanno violentato la città. Non ci sono altri motivi per un così formidabile successo. Una cosa è certa: un incubo è finito. Da domani, sarà certamente meglio. Non ci vuole troppo. Bye bye Rosetta.