Archivio mensile:Dicembre 2017

Pubblico impiego, il riconoscimento dell'attività giornalistica entra nel contratto di lavoro

Marianna Madia


Dopo 17 anni, lunghe fasi di stallo ed estenuanti bracci di ferro, è giunto un primo segnale per i giornalisti delle pubbliche amministrazioni. Il contratto nazionale di lavoro del pubblico impiego, sottoscritto prima di Natale, riconosce infatti in modo esplicito l’attività giornalistica nella pubblica amministrazione, rinviando alla successiva fase di classificazione la definizione di profili e di inquadramenti, tenendo conto delle specificità della professione.
«Si tratta di un primo passo – commentano Raffaele Lorusso e Alessandra Costante, segretario generale e vicesegretario della Fnsi responsabile del dipartimento uffici stampa pubblici – che richiederà ancora molto lavoro e impegno perché la strada è lunga e saranno necessari altri rinnovi contrattuali per giungere ad una completata regolamentazione della materia. Resta però la soddisfazione per essere riusciti, dopo 17 anni, ad aprire un varco, prima grazie all’atto di indirizzo della ministra Marianna Madia poi nel confronto con l’Aran, per giungere ad una definizione esaustiva della professione giornalistica nell’ambito della Pubblica amministrazione. Adesso la partita si sposta, come per tutte le altre categorie professionali che operano nel settore pubblico, nella fase di classificazione. Sarà quella la sede per dare consistenza a un profilo che, partendo dall’inquadramento previdenziale, consenta ai giornalisti della pubblica amministrazione di accedere agli altri istituti proprio della professione, come la Casagit e il Fondo di previdenza complementare, giunga anche a regolamentare le prestazioni tendendo conto della flessibilità richiesta ai giornalisti, a cominciare dall’orario di lavoro».
Ecco il testo del contratto:
Art. 95 – Istituzione nuovi profili per le attività di comunicazione e informazione

  1. Nel quadro dei processi di innovazione del lavoro pubblico, ritengono opportuno valorizzare e migliorare le attività di informazione e di comunicazione svolte dalle pubbliche amministrazioni, mediante la previsione di profili professionali idonei a garantire l’ottimale attuazione dei relativi compiti e funzioni.
  2. Nella prospettiva di assicurare il completo presidio dei processi lavorativi comunque riconducibili ai suddetti settori dell’informazione e della comunicazione, i profili professionali di cui al comma 1, in possesso di adeguate competenze in materia, saranno collocati nell’ambito dei sistemi di classificazione delle amministrazioni, a seconda della complessità dei compiti, nonché del livello di autonomia, responsabilità e competenza professionale, dagli stessi richiesto.
  3. Nell’ottica di garantire la coerenza delle prestazioni lavorative con i modelli organizzativi delle amministrazioni, queste ultime individueranno, anche per ciascuno dei settori suindicati e tenuto conto dei rispettivi fabbisogni, “profili professionali”, che definiscano la tipologia della prestazione lavorativa, le specifiche competenze richieste, nonché i requisiti culturali e professionali necessari per l’espletamento delle relative attività, anche tenendo conto della normativa di settore.
  4. Pertanto, tenuto conto dei sistemi di classificazione allo stato vigenti nelle amministrazioni del comparto ed al fine di garantire una sostanziale omogeneità nell’ambito del comparto, il comma 5 definisce i “contenuti professionali di base” delle attività di informazione e di comunicazione, in relazione ai quali le amministrazioni procederanno alla definizione dei profili di cui al comma 1.
  5. In linea con quanto previsto nei precedenti commi, i suddetti contenuti professionali di base sono così articolati e definiti:a) Settore Comunicazione

Area C – Area Terza o equivalenti
 
Gestione e coordinamento dei processi di comunicazione esterna ed interna in relazione ai fabbisogni dell’utenza ed agli obiettivi dell’amministrazione, definizione di procedure interne per la comunicazione istituzionale, raccordo i processi di gestione dei siti internet, nell’ottica dell’attuazione delle disposizioni di materia di trasparenza e della comunicazione esterna dei servizi erogati dall’Amministrazione e del loro funzionamento.
Profili di riferimento: specialista della comunicazione istituzionale.
b) Settore Informazione
 
Area C – Area Terza o equivalenti
 
Gestione e coordinamento dei processi di informazione sviluppati in stretta connessione con gli obiettivi istituzionali dell’Amministrazione; promozione e cura dei collegamenti con gli organi di informazione; individuazione e/o implementazione di soluzioni innovative e di strumenti che possano garantire la costante e aggiornata informazione sull’attività istituzionale dell’amministrazione; gestione degli eventi, dell’accesso civico e delle consultazioni pubbliche.
Profili di riferimento: specialista nei rapporti con i media, giornalista pubblico.

  1. In relazione ai propri fabbisogni, le amministrazioni potranno definire altresì profili per l’Area B, l’Area seconda o categorie equivalenti, tenendo conto delle declaratorie previste per tali aree.
  2. L’istituzione dei profili di cui al presente articolo potrà essere oggetto di ulteriore approfondimento nell’ambito dei lavori della commissione di cui all’art. 12, anche in relazione alle modalità specifiche di adesione alle casse previdenziali e di assistenza dei giornalisti, alla definizione dei percorsi formativi, ad eventuali e specifiche modalità di articolazione dell’orario di lavoro.

Contrasto a minacce querele bavaglio e precariato, Fnsi: «Per governo e politica era solo marketing»


 
 
Fuori dalla legge di stabilità i provvedimenti che avrebbero rappresentato un segnale importante per la parte più debole della professione. «Sono stati affossati svelando una visione politica che vuole il lavoro sempre più ridotto a merce e i giornalisti sempre più sfruttati e ricattabili proprio in ragione della loro precarietà», rilevano il segretario generale Lorusso e il presidente Giulietti.
«L’attenzione del governo e del mondo politico ai problemi dell’informazione era solo un’operazione di marketing. Decine di attestazioni di solidarietà ai cronisti minacciati e di prese di posizione contro le querele bavaglio e la dilagante precarietà nel mondo del lavoro giornalistico si sono tradotte in un nulla di fatto anche nell’ultimo passaggio parlamentare della legislatura, ossia la legge di stabilità». Lo affermano, in una nota, il segretario generale e il presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti.
«I pochissimi emendamenti che potevano rappresentare un segnale di attenzione sia sulle querele bavaglio sia sul fronte del sostegno all’occupazione regolare sono stati fatti decadere senza colpo ferire. Adesso è chiaro che gli impegni assunti in più occasioni da esponenti di primo piano del governo, a cominciare dal ministro Luca Lotti, erano soltanto parole di circostanza», proseguono.
«La realtà – incalzano i vertici del sindacato – racconta di una legge di riforma dell’editoria che, per volontà dello stesso ministro Lotti, si è conclusa con aiuti a pioggia, diretti e indiretti, alle aziende del settore senza che il governo abbia avvertito la benché minima esigenza di inchiodare gli editori sul contrasto al precariato, sul rispetto delle leggi e delle norme del contratto di lavoro giornalistico. Provvedimenti che avrebbero rappresentato un segnale importante per la parte più debole della professione, i cosiddetti ultimi di cui ci si riempie la bocca nei talk show e nelle interviste alla stampa, sono stati scientemente affossati, svelando una visione politica che vuole il lavoro sempre più ridotto a merce e i giornalisti sempre più sfruttati e ricattabili proprio in ragione della loro precarietà».
Del resto, rilevano Lorusso e Giulietti, «non ci si poteva attendere nulla di diverso da chi, al di là dei proclami, si era già segnalato per provvedimenti nefasti, come la gara d’appalto per l’assegnazione dei servizi in convenzione alle agenzie di stampa, che avrebbe dovuto risolvere tutte le criticità in un mese, ma che ha invece prodotto, come avevamo segnalato in tempi non sospetti, contenziosi e incertezze sia nella gestione di alcune aziende sia sul piano occupazionale. Sbaglia, anzi si illude, chi pensa che i temi del lavoro, della lotta al precariato, del contrasto alle querele bavaglio e della cancellazione del carcere per i giornalisti evaporeranno insieme con una legislatura di fatto inconcludente».
La Fnsi, insieme con l’Ordine dei giornalisti e gli altri enti della categoria, «continuerà a dare battaglia nei modi e in tutte le sedi opportune perché le libertà e i diritti fondamentali non sono negoziabili e neanche sacrificabili sull’altare di qualche governo pro tempore», concludono segretario generale e presidente.

Equo compenso anche i per i giornalisti lavoratori autonomi

La norma sull’equo compenso per i professionisti, all’interno del Collegato fiscale alla legge di Bilancio per il 2018, e’ stata pubblicata in Gazzetta ufficiale.

Nella prima stesura del decreto fiscale riguardava solo gli avvocati ma successivamente e’ stato esteso dalla legge di conversione (si veda comma 2, art.13bis) del decreto fiscale , a tutte le categorie di professionisti: da quelli iscritti ad un ordine professionale (avvocati, giornalisti, commercialisti, ingegneri, ad un collegio (geometri), o ad associazioni (infermieri), e troverà applicazione nei rapporti tra il lavoratore autonomo e l’azienda privata o pubblica.

La nuova legge prevede numerose misure e introduce un principio-tutela per il quale i professionisti avranno un minimo salariale sotto il quale non si potra’ scendere,determinato proporzionalmente alla quantita’ e alla qualita’ del lavoro svolto, al contenuto e alle caratteristiche della prestazione.

Nel caso di giornalisti il testo disciplina il cosiddetto equo compenso dovuto in caso di prestazioni erogate da coloro che lavorano come free lance, i titolari di Partita Iva e i co.co.co.

Di fatto, la normativa tende a garantire un compenso minimo a tutti i professionisti in modo da tutelare tutti i lavoratori che esercitano la professione con un riconoscimento economico “proporzionato” al lavoro svolto.

Un principio che anche la Pubblica Amministrazione è tenuta a riconoscere.

La disposizione prende come riferimento i parametri giudiziari emessi dai Ministeri vigilanti sugli Ordini professionali (come quelli vigenti per gli avvocati), e per le altre categorie serviranno comunque successivi interventi normativi per stabilire il quantumdi questi minimi ma la fissazione del principio e’ il passo al quale miravano le professioni.

La disciplina è diretta sia verso i rapporti tra privati sia verso la Pubblica Amministrazione, la quale in attuazione dei principi di trasparenza, buon andamento ed efficacia delle proprie attività, garantisce il principio dell’equo compenso in relazione alle prestazioni rese dai professionisti in esecuzione di incarichi conferiti dopo l’entrata in vigore della presente legge.

La norma introduce clausole vessatorie che i professionisti possono richiedere di annullare – nel giro di due anni dalla firma del contratto – pur mantenendo la validita’ complessiva del rapporto di lavoro.

Tra i punti che i professionisti possono impugnare ci sono l’anticipazione delle spese delle controversie a carico esclusivo del professionista, la dilatazione dei tempi di pagamento oltre 60 giorni dalla data di ricevimento della fattura, la possibilità di modificare il contratto unilateralmente da parte del committente, l’imposizione di una rinuncia al rimborso delle spese direttamente connesse alla prestazione dell’attività professionale oggetto della convenzione.

dal sito INPGI NOTIZIE

Minacce estremiste, il presidente della FNSI incontra a Napoli le redazioni di Repubblica e Mattino

Nella redazione di “la Repubblica”


Una delegazione del Sindacato dei giornalisti si è recata oggi presso la redazione napoletana di “la Repubblica”, presa di mira dagli estremisti di destra aderenti a Forza Nuova. Il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, accompagnato dal segretario del Sugc Claudio Silvestri e dai consiglieri Laura Viggiano e Antonio Prigiobbo, durante l’incontro con i cronisti e il caporedattore Ottavio Ragone, ha espresso preoccupazione per l’intensificarsi di fenomeni estremisti legati al neofascismo e ha affermato che del caso sarà interessato il Coordinamento per la sicurezza dei giornalisti istituito presso il Ministero dell’Interno. Dal Sindacato la solidarietà anche al consigliere regionale dei Verdi, nonché giornalista professionista, Francesco Emilio Borrelli, anche lui attaccato pesantemente dai fascisti per essersi schierato con la redazione di Repubblica. La delegazione del Sindacato si è poi recata presso la redazione de “il Mattino” contestata da un gruppo di studenti vicini ai centri sociali. “Nulla può giustificare aggressioni alle sedi dei giornali e non bisogna concedere alibi, a prescindere dall’orientamento politico di chi le compie”, ha affermato Giulietti.

A “il Mattino”

'Articolo21',premi a Daniele Piervincenzi, Edoardo Anselmi e al Sindacato Unitario Giornalisti della Campania

 

 
Saranno premiati, fra gli altri, anche Andrea Palladino, più volte minacciato per le sue inchieste sulle organizzazioni neofasciste, e il Sindacato unitario giornalisti Campania, per l’impegno delle colleghe e dei colleghi minacciati che denunciano malaffare e corruzione.
Con la premiazione di Daniele Piervincenzi ed Edoardo Anselmi, per aver continuato a raccontare Ostia nonostante la violenza subìta, e ad Andrea Palladino, impegnato da tempo in inchieste sulle organizzazioni neofasciste e per questo più volte minacciato, si aprirà la festa di Articolo 21 che anche quest’anno si terrà al Caffé Letterario, in via Ostiense 95 a Roma, il 21 dicembre alle 20.
La festa sarà preceduta, alle 18, dall’assemblea dell’associazione che nel 2017 ha festeggiato i 15 anni di fondazione. Dopo la presentazione del nuovo presidente e del nuovo ufficio di presidenza, sarà ricordata Daphne Caruana Galizia, la giornalista maltese uccisa due mesi fa, e saranno lanciate le iniziative per il 2018, a cominciare dal Concorso per la rilettura dell’Articolo 21 della Costituzione, che nell’anno in cui si celebrano i settant’anni della Carta assume una valenza ancora maggiore.
Il 2018 ricorrono anche i settant’anni della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Su questo fronte, Articolo 21, insieme alla Tavola della Pace, oltre a partecipare alla Marcia Perugia – Assisi sarà impegnata tutto l’anno illuminando costantemente il tema.
La serata, presentata dalla portavoce Elisa Marincola e dal direttore di Articolo21, Stefano Corradino vedrà alternarsi sul palco le voci dei  protagonisti di battaglie e campagne per la libertà di informazione e per i diritti umani. Come Maaty Elsandouby, in rappresentanza di quanti continuano a lottare in Egitto contro le repressioni del regime di Al Sisi, comprese quelle contro giornalisti e fotoreporter come Shawkan, e per chiedere verità e giustizia per Giulio Regeni e tutti i Giulio egiziani.
Sarà inoltre premiato il Sindacato unitario giornalisti Campania per l’impegno delle colleghe e dei colleghi minacciati che denunciano malaffare e corruzione.
Gli interventi e i filmati sulle attività svolte dall’associazione si alterneranno con spazi di intrattenimento, grazie alla musica di Nicola Alesini, Antonio Di Bella, Roberto Natale, Stefano Corradino, Francesco Gatti e altri giornalisti-musicisti amici di Articolo 21.

Riforma intercettazioni, Fnsi e Odg: «Senza modifiche ulteriore bavaglio alla stampa»

«Il decreto sulle intercettazioni, se approvato dal governo senza modifiche, introdurrà un ulteriore bavaglio alla stampa. Come rilevato dal relatore del provvedimento, senatore Felice Casson,”nella legge delega c’era un esplicito riferimento al diritto – dovere della stampa di informare e quindi accedere agli atti, una citazione che poi è completamente saltata, la commissione ora chiede di reintrodurre il passaggio”. Si tratta di un allarme che va preso in seria considerazione e che conferma i rilievi espressi dalla FNSI e dall’Ordine dei Giornalisti sul testo inviato alle commissioni per i pareri. L’auspicio è che il governo voglia rimediare, anche per non aggravare una situazione pesantemente compromessa dalla mancata abrogazione del carcere e dalla rinuncia ad affrontare e risolvere il problema delle querele temerarie».
Lo affermano, in una nota, la Federazione nazionale della stampa italiana e l’Ordine nazionale dei Giornalisti.

Casagit, entro fine dicembre le richieste di rimborso del terzo trimestre 2017


 
11 dicembre 2017 – Casagit ricorda a tutti i soci che le richieste di rimborso per le spese sanitarie effettuate nei mesi di luglio, agosto e settembre scorsi dovranno essere presentate entro e non oltre venerdì 29 dicembre 2017, ultima data utile per la scadenza prevista del 31 dicembre.
La documentazione può essere presentata presso gli uffici regionali. Per chi invece intendesse avvalersi dei servizi postali, si consiglia di inviare la documentazione almeno una settimana prima della scadenza.
Naturalmente è già possibile presentare anche le richieste per le spese datate ottobre, novembre e dicembre (il cui termine ultimo rimane comunque fine marzo 2018).

Ex fissa, la rata 2017 sarà pagata a gennaio. La storia di un fallimento annunciato


Via libera all’erogazione della tranche 2017. Permane la situazione di criticità. Ripercorrendo la storia dell’istituto si capisce perché i conti sono saltati da tempo.
La rata dell’indennità ex fissa sarà erogata entro il 31 gennaio 2018. Le modalità saranno comunicate nei prossimi giorni con lettera raccomandata ai 1.948 giornalisti interessati. Il fondo è incapiente, tanto che nel 2014 se ne è resa necessaria la messa in liquidazione. La crisi di liquidità, inizialmente tamponata con un finanziamento di 12 milioni da parte dell’Inpgi al tasso del 4.60 per cento, si è riproposta in tutta la sua drammaticità quando il ministero del Lavoro ha impedito allo stesso Inpgi di erogare la seconda tranche del finanziamento di complessivi 35 milioni previsto dall’accordo contrattuale del 2014.
A questo punto, Fnsi e Fieg potevano rinviare di un anno il pagamento delle rate (ipotesi gradita agli editori) o studiare altre soluzioni. La strada scelta, illustrata nella lettera agli interessati, prevede, fermo restando il credito maturato da ciascun giornalista, la possibilità – che recepisce le richieste di numerosi colleghi – di aderire ad un’opzione su base esclusivamente volontaria. L’opzione consiste nel richiedere la liquidazione del 50 per cento, del 55 per cento o del 60 per cento della somma maturata, rispettivamente in una, tre o cinque rate annuali. Raccolte le eventuali adesioni (entro il 31 dicembre prossimo), a gennaio si metteranno a punto i pagamenti.
Ad oggi le aziende Fieg hanno fatto fronte a tutti gli adempimenti previsti dal contratto, versando al Fondo le somme dovute.
La crisi del Fondo è strutturale e risale alla sua costituzione. Per questa ragione, è bene ripercorrere le tappe fondamentali della vicenda.
La fissa era un istituto del contratto nazionale di lavoro giornalistico introdotto nel 1919 e rimasto in vigore fino al 1981: le prestazioni erano a carico della singola azienda.
L’indennità fissa fu abolita con il contratto in vigore dal 1° gennaio 1982 e sostituita con l’indennità di mancato preavviso in caso di risoluzione del rapporto di lavoro da parte dell’azienda. In quello stesso contratto si confermò, comunque, che l’indennità fissa continuava ad essere erogata dalle rispettive aziende nei casi di dimissioni del giornalista con 55 anni di età e 10 anni di anzianità aziendale, ovvero con una anzianità aziendale superiore a 15 anni, a prescindere dall’età anagrafica. Sempre con quel contratto le parti si impegnavano a concordare una diversa successiva disciplina contrattuale per salvaguardare il beneficio economico della “fissa” senza oneri aggiuntivi per le aziende.
Con il contratto sottoscritto da Fieg e Fnsi il 15 luglio 1985 fu raggiunto un “accordo per prestazioni previdenziali integrative”, che prevedeva la costituzione di una gestione speciale presso l’Inpgi, a seguito di una convenzione stipulata tra Fieg, Fnsi e lo stesso Inpgi, in base alla quale, a decorrere dal 1° dicembre 1985, i giornalisti avrebbero avuto diritto a percepire al momento del pensionamento una “prestazione previdenziale integrativa” dalla gestione speciale Inpgi, in sostituzione della ex indennità fissa, che percepivano in precedenza dall’azienda al momento della risoluzione del rapporto. La nuova prestazione previdenziale integrativa poteva concretizzarsi, in base all’opzione del giornalista, nella liquidazione del capitale o nella liquidazione in rendita del capitale maturato. L’importo era compreso fra le 7 e le 13 mensilità, calcolate sull’ultima retribuzione comprensiva dei ratei di tredicesima e indennità redazionale.
I casi previsti per ottenere la prestazione erano i seguenti:

  1. dimissioni dopo almeno 15 anni di servizio presso la stessa azienda;
  2. dimissioni dopo almeno 10 anni di servizio presso la stessa azienda avendo superato il 55° anno di età;
  3. dimissioni dopo almeno 3 anni di servizio presso la stessa azienda avendo superato il 60° anno di età.

 
A questi casi fu aggiunto anche quello di risoluzione del rapporto di lavoro per decesso (che sostituiva l’indennità di mancato preavviso a carico dell’azienda, come previsto dalla legge) nonché il caso di risoluzione del rapporto di lavoro per limiti di età (anche in questo caso in sostituzione dell’indennità di mancato preavviso a carico dell’azienda per legge).
Per il finanziamento della gestione speciale si introdusse un contributo a carico delle aziende editoriali nella misura dell’1% delle retribuzioni corrisposte ai giornalisti dipendenti a tempo indeterminato. Questa aliquota fu successivamente elevata, a decorrere dal 1° gennaio 1987, all’1,50% per garantire la sostenibilità della gestione.
Il Fondo nacque strutturalmente deficitario. Infatti, nel corso degli anni sono stati numerosi gli interventi con i quali si è cercato di assicurarne la sostenibilità, rivelatisi tutti insufficienti.
Già il 25 luglio 1986 (appena un anno dopo l’entrata in vigore dell’ex fissa), fu previsto, a carico delle aziende, un contributo una tantum aggiuntivo pari a 200mila lire per ogni giornalista dipendente.
Il 1° luglio 1987 fu previsto un successivo contributo una tantum a carico delle aziende di 230mila lire, sempre per ciascun giornalista dipendente.
Il 22 dicembre 1993 fu previsto un ulteriore contributo una tantum di lire 453mila lire alle stesse precedenti condizioni.
Con accordo del 24 novembre 2010, a fronte dell’aggravamento della gestione del Fondo ex fissa e preso atto della disponibilità dell’Inpgi, le parti concordarono un’anticipazione al fondo da parte dell’Inpgi di 37 milioni di euro in due tranche. L’anticipazione sarebbe stata coperta con un’aliquota addizionale a carico delle aziende pari allo 0,35 per cento, in aggiunta all’aliquota dell’1,50 per cento.
Il resto è storia recente.
Nato strutturalmente deficitario (l’aliquota di contribuzione è largamente insufficiente a garantire le prestazioni), il Fondo ex fissa è diventato una voragine perché ha assicurato prestazioni non sostenute dalle contribuzioni. Il meccanismo è tale, infatti, che fin dal primo giorno c’era la certezza del default e che qualcuno, prima o poi, doveva farsene carico. Come nelle migliori tradizioni italiane, si è sempre preferito non affrontare il problema strutturale e rimandare la soluzione al momento in cui il fondo sarebbe letteralmente esploso.
Perché il fondo è sempre stato strutturalmente in default? Per comprenderne le ragioni, non servono nozioni di matematica finanziaria, basta conoscere le quattro operazioni. Per esempio, l’assegno è stato calcolato sempre sull’ultima mensilità. Aumenti di stipendio o promozioni ottenute negli ultimi anni della vita lavorativa (ci sono stati tempi in cui abbondavano), determinavano l’ammontare dell’indennità. Alcuni giornalisti sono riusciti a percepire l’ex fissa fino a 3 volte. Tutto legittimo, perché previsto dal contratto, ma economicamente insostenibile perché a pagare non era l’azienda di cui il giornalista era dipendente, ma il Fondo comune. Le uscite massicce dal mondo del lavoro degli ultimi anni, incentivate dagli editori, hanno aggravato ulteriormente la situazione fino al dissesto.
Per dare un’idea di come funzionava (o non funzionava) il Fondo, si riportano alcuni importi liquidati in un’unica soluzione nel periodo 2005-2015. Nella prima colonna è riportato l’importo liquidato al beneficiario in un’unica soluzione, nella seconda i contributi al fondo calcolati sulla base dell’1,50 per cento delle retribuzioni percepite nel corso della carriera, nella terza colonna l’incremento percentuale della somma percepita rispetto a quella effettivamente versata.

Importo lordo liquidato Contr. 1,50% % incremento
€ 903.236,00 185.000  488%
€ 874.878,00 176.000  497%
€ 786.588,00 140.000  560%
€ 686.740,00 100.876  680%
€ 652.751,00  34.887 1871%
€ 577.217,00  80.937  713%
€ 474.203,00  65.472  724%
€ 425.084,00  67.517  630%
€ 372.191,00  49.840  747%
€ 369.522,00  68.058  543%
€ 368.153,00  57.236  643%
€ 367.164,00  51.033  719%
€ 340.544,00  65.116  523%
€ 336.924,00  61.993  543%
€ 519.878,00  98.086  530%
€  94.137,00  20.018  470%
€ 399.660,00  33.455 1194%

Si tratta soltanto di pochissimi esempi che però rendono bene l’idea dell’insostenibilità del fondo. Anche guardando agli importi più bassi, qui non riportati, il rapporto fra versamenti e prestazioni è fuori dalla norma: l’incremento va dal 100 al 350 per cento.
Va poi aggiunto che fra gli importi in corso di rateazione ce ne sono alcuni di particolare consistenza. Su tutti, uno da 1.436.528,00 euro e un altro da 1.424.240,00 euro.
I debiti fanno capo al Fondo che deve essere alimentato dalle aziende Fieg e devono essere pagati. Una considerazione (amara) però si impone: queste prestazioni, maturate a prescindere dal montante contributivo, non hanno niente a che vedere con la previdenza integrativa. Era risaputo dall’inizio, ma si è preferito far finta di niente, prendere fino a quando possibile, lasciando ai posteri l’onere del default. Qualcuno è a conoscenza, in un qualche angolo del mondo, di un fondo integrativo previdenziale che assicura rendimenti come quelli sopra indicati?

Giornalisti minacciati, incontro con gli studenti ad Afragola


“Essere giornalisti, il coraggio e la forza della verità” è il tema dell’incontro che si terrà venerdì  15 dicembre 2017 alle ore 10 presso l’istituto superiore “Sandro Pertini” in via Lombardia 39 ad Afragola. Nell’occasione verrà presentata in anteprima l’inchiesta sulla mafia siracusana e ragusana e sulle minacce di morte al cronista Paolo Borrometi, realizzata per Fanpage da Sandro Ruotolo. Interverranno il sindaco di Afragola, Mimmo Tuccillo, il sindaco di Cardito, Giuseppe Cirillo, il presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Giuseppe Giulietti, il segretario del sindacato regionale dei giornalisti (SUGC), Claudio Silvestri, il direttore di Fanpage, Francesco Piccinini. A raccontare le loro esperienze ci saranno i giornalisti sotto scorta Sandro Ruotolo e Paolo Borrometi, e i cronisti minacciati Stefano Andreone, Luciana Esposito e Fabio Postiglione.