Archivio mensile:Settembre 2012

StartUp: miracolo napoletano, 2,5 milioni per 8 idee

Antonio Prigiobbo, “il sindaco degli sturtapper”

Due idee finanziate con due milioni di euro da società del Nord, in tutto 8 progetti che hanno ottenuto circa 2,5 milioni di euro. È un miracolo tutto napoletano realizzato a costo zero. L’assessore comunale alle Attività produttive, Marco Esposito, ha messo su un incubatore di impresa, un laboratorio di idee: VulcanicaMente. Un luogo dove esperti hanno selezionato tra i tanti progetti presentati quelli che sembravano i migliori, quelli che potevano essere più appetibili sul mercato. Un luogo dove le imprese hanno potuto scegliere una merce, oggi, preziosissima: le idee. Il gioco è stato mettere in rete giovani talenti e imprenditori. Il risultato è stato incredibile, da primato nazionale. Ma le cifre sono destinate a crescere, perché altre imprese stanno analizzando le idee di VulanicaMente e potrebbero arrivare altri finanziamenti.
L’ultimo grande risultato è stato ottenuto venerdì scorso. Dopo che nei mesi scorsi il progetti “DeRevolutione” di Roberto Esposito era stato finanziato un un milione di euro, ieri è arrivata la notizia che un secondo progetto “LinkPass” di Danilo De Rosa e Angelo Romano (presentato inizialmente con il nome di ”Infostronomy”) ha ottenuto un finanziamento da un milione di euro. L’avventura di Danilo e Angelo è cominiciata quando sono stati selezionati da SidLab, un laboratorio dove vengono sviluppati progetti che sono ancora alla fase embrionale, ma che hanno dietro un progetto interessante. Chi entra in questo incubatore di impresa, che viene definito “acceleratore”, ha la possibilità di confrontarsi quotidianamente con esperti e docenti delle migliori università e di perfezionare il proprio progetto, nonché di superare altre selezioni da parte di società finanziatrici. L’idea napoletana è arrivata prima e ha ottenuto il finanziamento della Vertis-Sgr. Banalizzando: LinkPass è un progetto per la gestione di congressi e incontri, tutti i partecipanti all’evento potranno essere in connessione e interagire attraverso il proprio smartphone, il pc o il tablet. Uno strumento utilissimo per le relazioni pubbliche.
Ma chi c’è dietro al miracolo di VulcanicaMente? Un designer ed esperto di comunicazione che Marco Esposito ha voluto nel suo staff. Si tratta di Antonio Prigiobbo, tra gli animatori del Master in Comunicazione Transmediale dell’Università Federico II e per anni docente del corso di perfezionamento in Scienze umane e nuove tecnologie. Adesso per tutti è il “sindaco degli startupper”. A chi gli fa domande su come sia possibile realizzare una cosa del genere a Napoli, risponde semplicemente: «Non faccio altro che mettere in connessione esperienze, è un principio fondante della comunicazione transmediale». Sta di fatto che per questa esperienza unica (tentativi erano stati fatti negli anni passati, ma mai con questi risultati) adesso Napoli è diventata un laboratorio di interesse nazionale. L’unico segreto, secondo Prigiobbo, è la «volontà seria di fare qualcosa per la città e di realizzare dei progetti. Per noi che siamo legati ai risultati, del resto, non ci sono alternative: bisogna centrare l’obiettivo». A

Cassa Armonica, non ci sono soldi per il restauro

La Cassa Armonica com’era

La Cassa Armonica dopo la “messa in sicurezza”

Restauri da rifare, altri mai effettuati, cantieri ancora aperti e tanti soldi spesi. Ecco cosa resta delle opere “a terra” della Coppa America a Napoli. Un’occasione per mettere mano ad opere per le quali altrimenti non si sarebbero trovati i fondi, dicevano.
Nulla di tutto questo. Tralasciando i lavori che sono stati effettuati sul lungomare liberato, sono stati spesi circa 300mila euro per quattro restauri. Di questi, solo uno è stato completato: il più semplice, quello del tempietto di Tasso in Villa Comunale. Ci sono poi le superspese per la Casina Pompeiana, non completata del tutto, chiusa dopo il megavento e mai più utilizzata. C’è la vergognosa condizione in cui è stata lasciata la Cassa Armonica della Villa Comunale, smontata e mai più rimessa a posto perché il Comune non ha i soldi per restaurarla. E poi c’è l’intervento di restyling sulle torri di ingresso del Castel dell’Ovo, che dopo tre mesi ha provocato un cedimento mettendo a rischio la stabilità di quella porzione di monumento. A monte di tutto questo c’è il sistema dell’aggiudicazione degli appalti: tutti di poco al di sotto dei 50mila euro, il limite consentito per l’affidamento diretto. Lecito, chiariamolo subito, ma discutibile quando diventa sistematico.
Quello della Cassa Armonica rappresenta certamente l’intervento più scandaloso. Nella frettolosa pianificazione del Public Event Village si decise che la storica struttura disegnata da Enrico Alvino avrebbe dovuto rappresentare il palco dei concerti e il podio delle premiazione.
Ottima idea, se la struttura non avesse bisogno di importanti interventi di restauro. Ma da Palazzo San Giacomo hanno sempre una soluzione: «Mettiamola solo in sicurezza», un intervento necessario anche per garantire la pubblica incolumità. Ma il restauro? Poi si vedrà. I lavori vengono affidati con il solito sistema dell’assegnazione diretta alla superspecializzata Neri Spa di Longiano. Costo? 48.461,26 euro Iva inclusa (appena 1.539 euro sotto il limite dei 50mila). La pensilina della struttura viene completamente smontata, nelle operazioni qualche vetro viene rotto. Le condizioni dei pezzi in ghisa sono talmente gravi che si evita, addirittura, il trasporto nei locali messi a disposizione dal Comune. Si chiede ospitalità all’adiacente cantiere della metropolitana della Linea 6, dove le strutture, dopo quattro mesi, sono ancora custodite, senza alcuna sorveglianza e alle intemperie.
Eppure, nelle uscite ufficiali sindaco e assessori parlavano di restauro. Ma qual è la verità? Mancano i soldi, servono 412mila euro e il Comune non sa dove prenderli. Per questo è già pronto un bando nel quale, però, si chiede l’intervento di uno sponsor, di qualche privato che metta il denaro necessario.
Qualcuno ha manifestato già la propria disponibilità, ma le procedure sono lunghe e, nella migliore delle ipotesi, dovranno passare almeno tre mesi prima di poter mettere mano alle opere.
«È già pronto il progetto definitivo – dice Monica Michelino, l’architetto del Comune che ha seguito il procedimento – Contiamo di trovare privati interessati al restauro. Ci siamo riusciti per la guglia di piazza del Gesù, dove l’intervento costa 800mila euro.
In quel caso, tra l’altro, è stato affidato ad un gruppo di restauratori molto qualificato che coinvolge anche l’Università», L’architetto risponde anche sulla questione dei vetri rotti durante lo smontaggio: «Alcuni erano già rotti, altri si sono frantumati durante le operazioni – ha affermato la Michelino – Tuttavia, siamo stati sempre in contatto con la Sovrintendenza che ci ha comunicato che quei vetri non sono gli originali, ma sono stati sostituiti nel tempo».

Pubblicato sul Roma del 15 agosto 2012