«La morte di Giancarlo Siani è stato uno spartiacque, avviando una reazione più forte e strutturata della città di Napoli alla barbarie camorristica e al degrado politico e sociale. Ciò fu dovuto non soltanto al senso di intollerabile ingiustizia per l’omicidio di un giovane, ma anche e soprattutto all’apprezzamento e stima per la straordinaria figura di Siani». Così il presidente Roberto Fico introducendo la presentazione, alla Camera, della raccolta degli articoli del cronista ucciso 36 anni fa sul tema del lavoro e delle lotte sindacali.
Una «figura straordinaria – ha aggiunto Fico – perché aveva saputo, con tenacia e grande capacità di inchiesta, ricostruire e rendere pubblica una verità indicibile per la camorra» e perché «era un giornalista giovane, ancora precario diremmo oggi, che svolgeva tuttavia già da tempo la sua professione con una straordinaria passione civile e un impeccabile impegno professionale». Un giornalista, ha concluso il presidente della Camera, «nel senso più pieno e autentico: quello di una missione in prima linea al servizio della verità» e un simbolo «straordinario di impegno civile che, anche dopo la sua morte precoce, ha contribuito a rendere migliore il nostro Paese».
Dopo il saluto della terza carica dello Stato, ha aperto i lavori Paolo Siani, che ricordato: «Giancarlo ha scritto molto più di lavoro che di camorra e ha capito che dove manca il lavoro la criminalità ha più possibilità di attecchire». A Isaia Sales il compito di illustrare il percorso che ha portato alla realizzazione del libro presentato durante il convegno, “Giancarlo Siani – Il lavoro” (Iod edizioni). Quindi gli interventi di Giuseppe Massafra, segretario confederale della Cgil; Doriana Buonavita, segretaria regionale campana della Cisl; Giovanni Sgambati, segretario regionale della Uil.
«Oggi tanti ragazzi – ha affermato il segretario del SUGC, Claudio Silvestri – a volte attraverso piccolissimi giornali locali, cercano, come faceva Giancarlo, verità scomode. Lo fanno a mani nude, senza protezione, senza lo scudo di una grande testata. Attendono ancora dallo Stato una legge che li tuteli dalle querele temerarie, da chi continuamente calpesta il diritto di informazione, attendono l’applicazione di una legge che garantisca loro un compenso equo. Ognuno di questi piccoli siti di informazione è un avamposto di resistenza civile, è una luce nei territori dominati dalle mafie. Tutelare loro significa tutelare la democrazia del nostro Paese».
In chiusura il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, ha ringraziato i volontari della Fondazione Siani e ricordato, fra gli altri, Ilaria Alpi, Miran Hrovatin, Giulio Regeni, Mario Paciolla, elogiando la «capacità delle loro famiglie di trasformare la commemorazione in azione per la legalità. Le istituzioni – ha proposto – sostengano l’idea della cultura e della lettura come precondizione per la democrazia, per la partecipazione alla vita collettiva, come condizione per “illuminare le oscurità” e per poter diffondere la legalità».
Tornando infine, sull’appello del presidente della Repubblica, che «qualche giorno fa ha sollevato il problema delle minacce e aggressioni a giornalisti, scienziati, medici, richiamando l’attenzione di tutti sulla “brutta aria” che tira – ha notato Giulietti – devo purtroppo osservare che nulla è successo. I provvedimenti per l’incolumità dei giornalisti, contro la precarietà del lavoro, contro le querele bavaglio restano fermi. Sarebbe bello che al prossimo appuntamento si possano festeggiare norme a tutela di croniste e cronisti e del diritto dei cittadini ad essere informati, a cominciare dall’applicazione della legge sull’equo compenso, e che si possa dedicarle a Giancarlo Siani e a tutte le precarie e i precari, non solo del giornalismo».
Moderati da Geppino Fiorenza all’incontro sono intervenuti anche il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho; don Tonino Palmese, presidente della Fondazione Polis; il direttore del Mattino, Federico Monga, il cui giornale ha pubblicato in occasione dell’anniversario dell’omicidio un’antologia di articoli sul “caso Siani”.