FILM POETICO E IMPEGNATO PER IL QUALE IL REGISTA HA RIFIUTATO UN PREMIO AL TORINO FILM FESTIVAL PERCHÈ IL PERSONALE DELLA MANIFESTAZIONE ERA SFRUTTATO E MALPAGATO.
di Roberto Gallone*
La parte degli angeli, l’ultimo film i Ken Loach, è l’ennesima prova di un regista e uomo dalla coerenza rara, che ha saputo dire no, rifiutandolo, il “Gran Premio Torino” al Torino Film Festival, in quanto secondo il regista inglese la cooperativa che appaltava i servizi (biglietteria, accoglienza e sorveglianza all’interno della Molte Antonelliana) del prestigioso Museo del Cinema di Torino, sfruttava i lavoratori con salari bassissimi, dimostrandosi cosi fedele alla visione della realtà descritta nelle sue opere senza tradirla con azioni ipocrite e contraddittorie.
Loach ripropone un’altra opera rabbiosa e ironica, conservando lo sguardo di chi si trova dalla parte degli umili, raccontando una favola moderna sulla redenzione e il cambiamento tipica di un racconto di formazione. E si torna a riflettere sulle problematiche giovanili, sempre pi radicate nell’emarginazione e nella mancanza di prospettive.
La parte degli angeli (ovvero quel 2 per cento dello whisky contenuto in una botte che evapora ogni anno) è un’opera che alterna momenti drammatici e violenti a sequenze leggere ed esilaranti. È la storia di quattro teppistelli disgraziati che vanno alla ricerca di un proprio riscatto, di una possibilità che possa fargli (ri)vivere una vita normale fatta di famiglia e lavoro.
Mentre la prima parte del film illustra e descrive le personalità dei personaggi, i loro rapporti, e l’ambiente degradato in cui vivono (una grigia, soporifera e alienante Glasgow), la seconda parte è incentrata sulla realizzazione, grottesca e divertente di un colpo (che ricorda in parte l’Operazione San Gennaro di Dino Risi) ideato da Robbie, uno dei quattro giovani. Un elogio, questa seconda parte, all’astuzia e all’arte dell’arrangiarsi.
Ken Loach sta da sempre dalla parte buona, e dalla sua parte stanno tutti quei personaggi, di ambientazione proletaria, che vanno alla ricerca di un senso di senso di riscatto e di giustizia che permetta loro di lottare all’interno di una società iniqua e sbandata, fatta di scenari tetri e senza via d’uscita. Dalla parte degli angeli è fedele alla filmografia del regista britannico e anche quest’ultimo lavoro non fa eccezione nel suo essere impregnato di disagio, solidarietà, politica e riscatto sociale ma descritti, questa volta, in maniera leggera e divertente e senza perdere il tenero sguardo che è rigorosamente dalla parte degli ultimi.
*psicologo ed esperto di cinema