Per la Coppa America sacrificate le torri del Castel dell’Ovo

il corsivo di oggi su il Giornale di Napoli

L’ inchiesta che è stata aperta sulla presunta turbativa d’asta per gli appalti della Coppa America era nell’aria. In troppi stavano sollecitando la Procura ad aprire un fascicolo. Probabilmente verrà dimostrata la buona fede di tutti gli indagati, dal colonnello dei carabinieri Attilio Auricchio al fratello del sindaco Claudio de Magistris. Gli amministratori avranno l’occasione di dare la loro versione dei fatti agli inquirenti. Ma, in qualunque caso, inchiesta o no, devono delle risposte ai napoletani ai quali interessa relativamente dei soldi sprecati, di gare d’appalto dubbie e di cavilli non rispettati. E sono risposte che vanno date subito. Ai cittadini interessa, ad esempio, il fatto che per permettere la realizzazione di un evento dagli esiti incerti sull’economia della città sono state sacrificate opere che fanno parte del patrimonio della città. Due, in particolare, la prima è la Cassa Armonica in Villa Comunale. Per l’esigenza di metterla in sicurezza è stata smontata e i pezzi di ghisa e vetro giacciono da più di un anno nel fango e alle intemperie. Il restauro costerebbe più di 400mila euro, ma i soldi non ci sono ed è fallito il tentativo di trovare uno sponsor. Le altre sono le torri del Castel dell’Ovo sulle quali fu effettuato un restauro con un appalto assegnato senza gara (perché sotto i 50mila euro). Adesso quelle strutture sono ingabbiate, rischiano di crollare. È una ferita che Napoli non meritava. La storia della città non vale l’effimero di un evento che nessuno, tra qualche anno, ricorderà più.

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