La città assuefatta risvegliata da un finto stupro

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il corsivo di oggi su il Giornale di Napoli

Napoli è una città assuefatta alla violenza. Davanti ai corpi massacrati dei camorristi abbiamo visto ragazzini fare foto con i cellulari, altri ridere come al bar e gente passare indifferente senza neanche chiedere cosa fosse accaduto. È una città assuefatta ad ogni tipo di prevaricazione e abuso. Lo scippo, la rapina, la guida senza regole, la tangente al parcheggiatore abusivo fanno parte di una routine che stancamente risubiamo e tolleriamo, così come i cumuli di rifiuti ad ogni ora del giorno, i quartieri dormitorio da Quarto Mondo, il lavoro nero e quello che non c’è. Ma di fronte alla notizia, per fortuna falsa, di una donna stuprata in pieno centro storico, la città ha reagito subito, tutta. A urlare in piazza ieri mattina contro quell’orrendo atto criminale c’erano centri sociali, studenti, associazioni, c’erano donne alle finestre, c’erano gli ultimi. È stato come se la paura fosse entrata nelle case come un vento gelido che abbatte muri e finestre, che non lascia speranze. La violenza sessuale supera ogni altro abuso, è un saccheggio dell’anima, va oltre il corpo umiliato. Supera anche la vittima stessa, arriva agli altri come turbamento. Pensare che possa accadere sotto casa rende tutti più fragili e impotenti, prigionieri. Ecco, la città assuefatta e apatica ha reagito per questo, perché se a quella donna era stata scippata la dignità, a tutti gli altri era stata scippata la strada, la libertà di poter camminare nel proprio quartiere, di respirare la polvere dei vicoli, di non avere il terrore di tornare tardi, di essere liberi nelle cose piccole.

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