Bagnolifutura, la città e i lavoratori pagano per i fallimenti della politica

La gestione e la storia della Bagnolifutura rappresentano la migliore sintesi del fallimento di una classe politica e amministrativa che per venti anni ha governato la città. La società è nata con un obiettivo ben preciso: la trasformazione urbana. Una vera e propria rivoluzione che doveva partire dalla dismissione dell’industria pesante, che per quasi cento anni ha caratterizzato il tessuto produttivo ed economico del territorio. Passando per la bonifica e il recupero della bellissima baia di Coroglio, ci sarebbe dovuta essere una riconversione della produttività verso il settore terziario, quello del turismo e dei servizi. Nulla di tutto questo è accaduto, e le ripercussioni sociali sono state devastanti. Oggi, a fronte di un progetto fallito, c’è una città irrimediabilmente più povera. Le responsabilità politiche sono evidenti e pesantissime, benché nessuno abbia voglia di assumersene il carico. La gestione della Stu è stata esclusivamente nelle mani dell’establishment bassoliniano. Il management è stato affidato a uomini che hanno ricoperto anche un ruolo strategico nell’Amministrazione comunale: Tino Santangelo, Rocco Papa, Riccado Marone sono stati vicesindaco. Sarebbe dovuta essere una garanzia di continuità, un punto di forza. Non lo è stato. Per anni si è litigato sui progetti, perdendo di vista l’obiettivo primario: quello di dare una prospettiva alla città e di colmare il vuoto lasciato da migliaia di posti di lavoro andati in fumo. Alla lentezza delle istituzioni locali, alimetata dalla confusione sugli obiettivi da raggiungere nel breve e nel lungo periodo, si è aggiunto il graduale taglio delle risorse da parte del governo centrale. A pagare, ora, come venti anni fa, sono ancora una volta i lavoratori, non i manager, non i politici. Per evitare il crac, saranno ridotti i loro salari. De Magistris ha cambiato gli uomini, ma manca ancora un progetto da non ridiscutere ad ogni passo. Lo ha dimostrato il caso di Città della Scienza. La sciagura della distruzione è stata l’occasione per rimescolare ancora le carte di quel futuro lanciato ancora troppo lontano.

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