Comunicazioni sociali, papa Francesco ‘chiama’ i giornalisti a «venire e vedere». Fnsi: «Monito che non deve cadere nel vuoto»

«La crisi dell’editoria rischia di portare a un’informazione costruita nelle redazioni, davanti al computer, ai terminali delle agenzie, sulle reti sociali, senza mai uscire per strada, senza più “consumare le suole delle scarpe”, senza incontrare persone per cercare storie o verificare de visu certe situazioni». È quanto osserva papa Francesco nel Messaggio per la 55esima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che quest’anno si celebra, in molti Paesi, il 16 maggio, solennità dell’Ascensione del Signore.

Nel Messaggio, intitolato ‘«Vieni e vedi» (Gv 1,46). Comunicare incontrando le persone dove e come sono’, pubblicato domenica 23 gennaio 2021, vigilia della ricorrenza di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, il pontefice ricorda come l’invito a «venire e vedere» sia anche il metodo di ogni autentica comunicazione umana. «Per poter raccontare la verità della vita che si fa storia – si legge nel Messaggio – è necessario uscire dalla comoda presunzione del “già saputo” e mettersi in movimento, andare a vedere, stare con le persone, ascoltarle».

Un invito dunque a chi deve raccontare la realtà a tornare a “consumare la suola delle scarpe”, ma anche un ringraziamento «al coraggio e all’impegno di tanti professionisti», giornalisti, cineoperatori, montatori, registi «che spesso lavorano correndo grandi rischi». E un monito, rivolto a tutte e tutti, a valutare criticamente opportunità e insidie del web, «non a demonizzare lo strumento – scrive Franciscus –, ma a una maggiore capacità di discernimento e a un più maturo senso di responsabilità, sia quando si diffondono sia quando si ricevono contenuti».

Se non ci apriamo all’incontro, rileva il pontefice, «rimaniamo spettatori esterni, nonostante le innovazioni tecnologiche che hanno la capacità di metterci davanti a una realtà aumentata nella quale ci sembra di essere immersi».

Un suggerimento, una chiamata, quella a «venire e vedere», valida per «ogni espressione comunicativa che voglia essere limpida e onesta»: nella redazione di un giornale come nel mondo del web, nella predicazione della Chiesa come nella comunicazione politica o sociale.

«Il messaggio di Papa Francesco per la 55esima giornata delle Comunicazioni sociali – commenta Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi – è un monito e un invito per i giornalisti, gli editori e gli operatori dell’informazione. In tempo di pandemia, con redazioni sempre più vuote e cronisti in molti casi costretti a restare a distanza dai fatti e dagli stessi luoghi di lavoro, il richiamo alla necessità di tornare all’essenza del giornalismo, che è testimonianza e racconto, ricerca e verifica attenta e scrupolosa, non può e non deve cadere nel vuoto».

Per il segretario Fnsi, «occorre riscoprire il giornalismo di inchiesta, tornare a fare informazione sul campo e, come ricorda il Papa, a consumare le suole delle scarpe, valorizzando il lavoro dentro e fuori le redazioni. Il precariato dilagante – aggiunge – non può essere l’architrave di un nuovo modello produttivo, come pretendono alcuni editori, ma è soltanto un formidabile acceleratore della definitiva disgregazione del sistema dei media perché spiana sempre più la strada alla prevalenza delle fake news e della narrazione di comodo sulla realtà e sulla verità dei fatti. Non è difficile immaginare quali saranno, nel medio e lungo periodo, le conseguenze destabilizzanti di questo modello per l’opinione pubblica, la tenuta delle istituzioni e la qualità della democrazia».

PER APPROFONDIRE
Il Messaggio di papa Francesco per la 55ma Giornata mondiale delle comunicazioni sociali è pubblicato a questo link.

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