Auschwitz, così si moriva nelle camere a gas

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Nel giorno della memoria, contro chi nega la memoria, pubblico sul mio blog un brano dell’autobiografia di Rudolf Hoss, comandante ad Auschwitz. Nel brano si parla del progetto di sterminio degli ebrei e dei primi esperimenti per uccidere i prigionieri nelle camere a gas.
“Per volontà di Himmler, Auschwitz divenne il piu grande centro di sterminio di tutti i tempi. Allorché, nell’ estate del 1941, mi comunicò personalmente l’ordine di allestire ad Auschwitz un luogo che servisse allo sterminio in massa, e di realizzare io stesso tale operazione, non fui in grado di immaginarne minimamente la portata e gli effetti. In effetti, era un ordine straordinario e mostruoso, ma le ragioni che mi fornì mi fecero apparire giusto questo processo di annientamento. A quel tempo non riflettevo: avevo ricevuto un ordine ed era mio dovere eseguirlo. Non potevo permettermi di giudicare se questo sterminio in massa degli ebrei fosse o no necessario, la mia mente non arrivava tanto in là. Se il Fuhrer in persona aveva ordinato la «soluzione finale della questione ebraica », un vecchio nazionalsocialista, e tanto piu un ufficiale delle SS, non poteva neppure pensare di entrare nel merito. «Il Fuhrer comanda, noi obbediamo», non era certo una frase né uno slogan, per noi. Era un concetto preso terribilmente sul serio.”

“La gasazione venne effettuata nelle celle di detenzione del block II. Io stesso, proteggendomi il viso con una maschera antigas, assistetti all’uccisione. La morte sopravveniva nelle celle stipate, subito dopo l’immissione del gas. Un breve grido, subito soffocato, e tutto era finito. Durante la prima esperienza di gasazione cui assistetti, non riuscii a realizzare appieno ciò che accadeva, forse perché troppo impressionato dall’insieme delle operazioni. Ricordo invece piu nitidamente la gasazione, immediatamente successiva, di 900 Russi nel vecchio forno crematorio, dacché l’utilizzazione del block II comportava troppe difficoltà. Mentre ancora durava lo sbarco dal treno, nella copertura di terra e cemento armato della camera mortuaria vennero praticate delle aperture. I Russi vennero obbligati a spogliarsi nell’anticamera, e poi entrarono tutti tranquillamente nella camera mortuaria, dove era stato detto che sarebbero stati spidocchiati. Lo spazio conteneva giusto l’intero trasporto. La porta venne sbarrata e dalle aperture venne fatto entrare il gas. Non so quanto sia durata questa uccisione, ma per un certo tempo si intese ancora come un ronzio. Al momento dell’immissione, alcuni urlarono «gas! » e si levò come un ruggito, mentre gli uomini cercavano di forzare le porte, che tuttavia non cedettero. Parecchie ore dopo, le porte vennero aperte e fu fatta entrare l’aria. Allora per la prima volta vidi in grande quantità i cadaveri di individui gasati, e ciò provocò in me un malessere, un brivido, benché mi fossi figurata peggiore la morte col gas. Avevo sempre immaginato un orribile soffocamento, mentre invece i cadaveri non mostravano affatto tracce di contrazioni o di spasimi. Come mi spiegarono poi i medici, l’acido prussico agiva sui polmoni con un effetto paralizzante, ma talmente repentino e violento da non provocare fenomeni di vero soffocamento, come avviene per il gas illuminante o, in generale, per l’assenza di ossigeno nell’aria”.

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