Lungomare liberato, un tunnel sotto via Caracciolo per le auto

La pedonalizzazione del Lungomare non è un progetto del sindaco Luigi de Magistris. Se ne discute almeno da quando il traffico è diventato un problema per la città. Adesso rispunta un progetto presentato nel 1986 che fu sponsorizzato dall’allora sovrintendente ai Lavori pubblici della Campania, Paolo Martuscelli, quello che ha realizzato via Marina e che ha restaurato il Castel dell’Ovo. Fu illustrato pubblicamente per la prima volta nell’agosto del 1986, esattamente 26 anni fa. Si trattava di un’opera impegnativa che prevedeva la pedonalizzazione del Lungomare, ma senza Ztl. Il traffico veicolare, infatti, sarebbe stato dirottato sotto terra: il percorso underground avrebbe unito l’area di piazza Sannazaro con via Acton. Di auto a Chiaia non se ne sarebbero viste, ma il lungomare sarebbe stato solo dei pedoni, dei turisti, delle biciclette. Nel piano c’era anche la soluzione alla carenza cronica di posti auto, perché proprio sotto viale Dohrn, dove attualmente l’Amministrazione ha piazzato un parcheggio in superficie, era previsto un parcheggio interrato di 700 posti auto. Parcheggio che avrebbe avuto anche una funzione di interscambio con quella che allora era definita Ltr (Linea tranviaria rapida), l’attuale Linea 6 della metropolitana i cui lavori furono avviati per i Mondiali del 1990 (e che rappresentò uno degli scandali della tangentopoli napoletana). Tra i politici che guardarono con favore a quella opera c’era anche Paolo Cirino Pomicino. Nel piano era previsto anche un collegamento, sempre sotterraneo, con il progetto, mai realizzato, di una uscita della Tangenziale a via Posillipo. Martuscelli teneva molto a quel progetto realizzato qualche anno prima da un giovane architetto Claudio Gambardella, oggi docente all’Università, e ci mise pure la sua firma.
”L’intervento mira, soprattutto, a consentire la tanto desiderata saldatura tra città e mare da più di un secolo interrotta a causa della presenza dell’attuale strada costiera intestata all’ammiraglio Francesco Caracciolo”, era scritto nella premessa del lavoro. È questa, d’altro canto, anche l’intenzione dell’Amministrazione guidata dal sindaco arancione. “La destinazine esclusivamente pedonale di via Caracciolo consentirà, in particolare – precisano i progettisti – un continuum con il paesaggio della Villa Comunale ed il lungomare, abolendo la attuale barriera dovuta al traffico veicolare. Ovviamente la strada verrà appositamente idoneizzata alla completa pedonalizzazione”.
IL PROGETTO.  Ma cosa avevano in mente i progettisti? Il tracciato sotterraneo sarebbe stato lungo, in totale, poco più di un chilometro (1.124 metri), la distanza tra piazza Vittoria e piazza della Repubblica. Nei primi 500 metri, tra piazza Vittoria e viale Dohrn, a sette metri di profondità, sarebbe stato riprodotto esattamente il percorso in superficie: sei corsie in due sensi di marcia, per una larghezza totale di 18,6 metri. All’altezza della Rotonda Diaz ci sarebbe stata una biforcazione in due tunnel: uno per senso di marcia, ognuno largo 9 metri. Tra le due gallerie sarebbe stato realizzato il megaparcheggio su due livelli da 16.418 metri quadrati, dove avrebbero trovato collocazione 700 macchine.

 

«I SINDACI NON SONO INTERESSATI AI GRANDI PROGETTI »

«Il progetto? Lo fermò l’assessore Silvano Masciari (uno dei primi a finire nello scandalo della tangentopoli napoletana, ndr). Decidemmo, allora, di donarlo al Comune di Napoli, in attesa che qualche amministratore “illuminato” lo prendesse in considerazione». A parlare è Claudio Gambardella, docente di Architettura degli Interni alla Seconda Università degli Studi di Napoli, e autore del progetto del tunnel sotterraneo di via Caracciolo.
Professore, la pedonalizzazione del Lungomare di Napoli è stato un obiettivo di Bassolino ed è ora il “cavallo di battaglia” del sindaco Luigi de Magistris. Perché nessuno ha preso in considerazione questo progetto?
«Un sindaco è in carica solo 5 anni, pensa alla propria immagine prima che al bene dei cittadini. Nessuno si impegna per un progetto per il quale non potrà tagliare il nastro».
Ma quell’idea è ancora attuale?
«Assolutamente sì. Realizza l’obiettivo della pedonalizzazione e della restituzione del mare alla città. Ma non incide traumaticamente sul tessuto economico e sulla vivibilità del quartiere come sta facendo il piano attuale della Ztl: un dispositivo “punitivo” che interrompe un collegamento irrinunciabile per lo sviluppo della città: quello tra la zona Est e l’area Ovest».
È un’opera importante, non inciderebbe con i cantieri per troppo tempo su un’area irrinunciabile per la città?
«A differenza di altri progetti, alcuni dei quali prevedevano tunnel sotto al mare o sotto la Villa Comunale, è un’opera sostenibile che potrebbe essere completata in 2-3 anni. I lavori non avrebbero interessato tutto il lungomare, ma, in maniera graduale, singole porzioni. È tutto facilitato dal fatto che in quell’area non ci sono sottoservizi».
Qual era il costo previsto quando fu presentato il progetto?
«Allora si parlava di circa 100 miliardi di lire. Non so adesso quanto possa essere».
Lei lavorò anche al progetto di un’uscita della Tangenziale a Mergellina.
«Avrebbe chiuso l’anello della superstrada. Ma era un’opera dal fortissimo impatto ambientale che oggi non sosterrei».

 

 

dal Roma del 5 agosto 2012

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