Archivio mensile:Settembre 2022

I giornalisti a governo e parlamento che verranno: «Emergenza informazione pericolo per la democrazia»

Azioni di contrasto al precariato dilagante nel mercato del lavoro giornalistico; interventi contro il fenomeno preoccupante delle minacce ai cronisti e per arginare l’utilizzo delle querele temerarie come bavaglio alla stampa; norme a tutela del segreto professionale e delle fonti dei giornalisti; le riforme dell’Ordine e del sistema di governance del servizio pubblico radiotelevisivo. Una nuova legge di sistema che consenta di affrontare la transizione digitale.

Questi i temi posti dalla Fnsi, insieme con l’Ordine nazionale dei giornalisti e gli altri organismi della categoria, al governo e al parlamento che risulteranno eletti il prossimo 25 settembre. A snocciolarli, mercoledì 14 settembre, alla vigilia del voto, nella sede del sindacato, il segretario della Fnsi Raffaele Lorusso, il presidente del Cnog Carlo Bartoli, la presidente del Fondo di previdenza complementare Alessia Marani, il presidente di Casagit Gianfranco Giuliani.

Con loro anche la presidente dell’Inpgi Marina Macelloni, il segretario dell’Usigrai Daniele Macheda, il presidente dell’Unione pensionati Guido Bossa, Vittorio Roidi per la Fondazione Murialdi, la portavoce dell’associazione Articolo21 Elisa Marincola, Giulia Guida della segreteria nazionale della Cgil,

«I lavoratori di tutta la filiera dell’informazione stanno lottando contro una crisi senza precedenti. A governo e parlamento che verranno, come abbiamo fatto con quelli attuali e con chi li ha preceduti, ribadiamo che questi interventi sono necessari non solo per il settore, ma per tutti i cittadini, perché riguardano la tenuta della democrazia», ha esordito il segretario generale Lorusso. «È una battaglia che dobbiamo combattere insieme», gli ha fatto eco, Guida.

Del resto a manifestare preoccupazione per quella che è una vera e propria «emergenza informazione» non sono solo i lavoratori. «Anche la Commissione europea, nella recente relazione sullo stato di diritto nell’Unione, ha sottolineato il problema della precarietà del mercato del lavoro giornalistico in Italia. Anche il Papa – ha aggiunto Lorusso – è intervenuto per denunciare l’emergenza lavoro in questo Paese».

Per il presidente dell’Ordine, Carlo Bartoli, sono necessarie norme al passo coi tempi per governare il cambiamento che l’editoria sta affrontando. «L’architettura si cui si basa il sistema è ferma a leggi del 1948 e del 1963. Vedo da parte della politica una trasversale ostilità a sostenere il settore, ma questa è una visione miope. Norme a tutela e a sostegno di una informazione libera, autorevole e di qualità sono norme a tutela della democrazia», ha osservato, ribadendo ancora la richiesta di un giurì dell’informazione e la riforma dell’accesso alla professione. «Dopo anni i rappresentanti dei giornalisti italiani sono compatti in questa battaglia. Ai presenti e futuri interlocutori politici diciamo: se non volete farlo per la democrazia fatelo per interesse: è necessario tutelare un settore nevralgico per la nazione per non farla diventare una colonia delle grandi piattaforme che commerciano in dati e informazione».

Di «disinteresse pericoloso» delle istituzioni nei confronti dei giornalisti «che può causare danni alla democrazia» ha parlato anche Alessia Marani, presidente del Fondo di previdenza complementare, che ha anche puntato il dito contro le norme di recepimento in Italia della direttiva europea sulla presunzione di non colpevolezza. «Sta diventando sempre più difficile verificare le fonti e questo è di per sé un attacco alla democrazia, non solo alla professione».

Per il presidente di Casagit, Gianfranco Giuliani, «la precarietà del lavoro danneggia tutto il sistema. Per questo – ha rilevato – sono necessari provvedimenti di natura strutturale per sostenere e favorire chi investe nel futuro riconoscendo la dignità del lavoro».

Sulla riforma del servizio pubblico radiotelevisivo si è soffermato il segretario dell’Usigrai, Daniele Macheda, che ha anche notato come «è dalla politica che nasce l’idea della disintermediazione che colpisce in primo luogo giornalisti e sindacati. È ora di dare un taglio a questo racconto di notizie che possono fare a meno dei giornalisti e di lavoratori senza sindacati. Che proprio la politica non intervenga anche su questi temi e un brutto segnale», ha rimarcato.

«Serve una legge di riforma organica del sistema dove il tema delle regole deve essere il tema comune: qualità del “prodotto”, rispetto del lavoro, solo così si può continuare a garantire informazione ai cittadini», ha evidenziato Giulia Guida, che chiudendo l’incontro ha ribadito sostegno alla battaglia dei giornalisti e rilanciato l’invito a governo e parlamento che verranno ad intervenire per mettere in sicurezza il settore.

MULTIMEDIA
La registrazione della conferenza stampa è disponibile sul sito web di Radio Radicale e sulle pagine Facebook della Fnsi e del Cnog.

Lotta alla mafia, a Mimmo Rubio il premio “Pio La Torre 2022” per il giornalismo

«La mafia nega il lavoro, nega il diritto a fare impresa, lede l’articolo 21 della Costituzione e quindi il diritto a fare informazione. Ecco il senso di questo riconoscimento: premiare l’impegno del servizio pubblico a fare informazione, del servizio pubblico di chi amministra i territori e quello in difesa dei diritti dei lavoratori, evidenziare come nella società civile e nel mondo delle professioni che rappresentiamo vi siano persone, sindacalisti, giornalisti, amministratori locali che con passione, coraggio e competenza esercitano questa azione. Sono loro i nostri anticorpi contro l’illegalità che vanno coltivati, sostenuti e riconosciuti».

Con queste parole Franco La Torre ha aperto a Bologna, martedì 13 settembre, la cerimonia di conferimento dell’edizione 2022 del “Riconoscimento alla Memoria di Pio La Torre”, sindacalista e parlamentare del Partito Comunista ucciso dai killer di Cosa Nostra il 30 aprile 1982 a Palermo, assieme al suo amico e collaboratore Rosario Di Salvo.

Il 13 settembre 2022 ricorre il 40° anniversario dall’approvazione della legge Rognoni-La Torre che ha introdotto per la prima volta il reato di associazione di tipo mafioso, inserendo un apposito articolo, il 416 bis nel titolo V del Codice Penale.

Una data, dunque, tutt’altro che casuale quella scelta da Avviso Pubblico, Cgil e Federazione nazionale della Stampa italiana per la consegna del premio che per la sezione “giornalismo” è andato a Mimmo Rubio, cronista freelance di Arzano costretto a vivere sotto tutela a causa delle minacce ricevute per via del suo lavoro di denuncia della criminalità locale.

Gli altri vincitori di questa edizione sono Gianluca Vurchio, sindaco di Cellamare (Ba) per la categoria amministratori pubblici e Rosita Galdiero per la categoria sindacalisti.

Conferite anche alcune menzioni speciali: a Biagio Chiariello, comandante dei vigili urbani del Arzano, per la categoria amministratori pubblici; a Mariaelena Mililli, vicesindaca del Comune di Maranello; a Gianluca Torelli, responsabile Cgil per l’area torrese-stabiese e a Margherita Bernardi, orientatrice dello Sportello orientamento lavoro, SOL, della CGIL di Firenze, per la categoria sindacalisti.

Per la categoria giornalisti, la menzione speciale va a Paolo Mondani, giornalista inviato di Report, Rai3 e a Asmae Dachan, giornalista freelance.

«Con questo premio noi non premiamo degli eroi – ha spiegato Rosy Bindi, presidente della giuria del premio –, ma premiamo persone che nel proprio ambito fanno quotidianamente il proprio lavoro: giornalisti che informano, sindacalisti che difendono il diritto al lavoro, amministratori che si prendono cura della cosa pubblica».

Il segretario generale aggiunto Mattia Motta ha osservato come «il tema della difesa dei giornalisti in prima linea, che si battono in territori difficili, nelle periferie in cui un antistato fa le veci dello Stato, si intreccia con i temi che riguardano la tutela del lavoro», un lavoro che «in questo Paese in generale è sempre meno tutelato e che, nel caso di questi colleghi – ha evidenziato – è spesso per nulla tutelato, precario, povero».

Da qui l’esigenza di un «impegno da parte di tutti per cambiare, ad esempio – ha aggiunto Motta – attraverso l’Equo compenso per i giornalisti, tema sul quale il governo si nasconde, o contrastando le querele temerarie». C’è in Italia «un’emergenza informazione, che non è soltanto emergenza occupazionale, ma anche e soprattutto emergenza democratica», ha quindi concluso il segretario generale aggiunto, che ha infine ribadito «l’impegno comune di Fnsi, Cgil e Avviso Pubblico a proseguire anche in futuro questa collaborazione in difesa del lavoro e per la legalità».

Bonus 200 euro, Adepp: «Domande dopo il 20 settembre, nessun click day»

Mercoledì 7 settembre 2022 si è svolto «un incontro tecnico tra le strutture delle Casse e alcuni tecnici dell’Inps in merito all’applicazione dello schema di Decreto interministeriale di attuazione dell’art. 33 del Dl 50/2022. Lo schema di decreto oggi in circolazione è presso le Corte dei Conti per i dovuti controlli e successivamente dovrà essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Pertanto si è in attesa della registrazione da parte della Corte dei Conti e quindi della successiva pubblicazione in Gazzetta Ufficiale; tappe necessarie per poter applicare la misura». È quanto si legge in una nota dell’Adepp, l’associazione che riunisce gli Enti previdenziali privati.

«Nelle more dell’entrata in vigore del Decreto interministeriale gli Enti previdenziali si sono confrontati su alcuni aspetti tecnici e giuridici per assicurare una pronta applicazione dello stesso. Come termine per la presentazione della domanda si ritiene che l’avvio della presentazione delle domande agli iscritti potrà avvenire trascorsi due giorni (per esigenze tecniche) dalla pubblicazione del Decreto in G.U., ma comunque non prima del 20 settembre», continua la nota.

«È stata individuata quale data perentoria entro la quale effettuare la presentazione delle domande il 30 novembre, che è anche – prosegue l’Adepp – il termine ultimo per l’invio telematico della dichiarazione fiscale all’Agenzia delle Entrate. Ciò consentirà ai beneficiari di poter effettuare l’autodichiarazione sul possesso del requisito del reddito con maggiore consapevolezza».

Infine è stato effettuato «un approfondimento sullo stanziamento operato dal governo (e integrato da ultimo con il Dl 115/2022) che si rivela capiente rispetto alla platea dei beneficiari, così come confermato dalla relazione tecnica sul Dl 115. Pertanto non c’è il rischio che i soggetti in possesso dei requisiti non accedano al bonus. Pertanto ha poco senso parlare di click day, essendoci la possibilità di presentare la domanda entro il 30 novembre».

Libertà di stampa, flash mob a Trento e Napoli. Giulietti: «Non possiamo tacere sui bavagli della Russia»

Trento e Napoli in collegamento per protestare contro i bavagli alla stampa

«Non possiamo tacere sui bavagli della Russia, una situazione che dura da venti anni e che per lungo tempo è stata ignorata in Italia per interessi politici. Ora si arriva a un atto estremo con la chiusura del giornale di Anna Politkovskaja, e alla condanna di 22 anni di Ivan Safronov. Voci messe a tacere che noi abbiamo il compito di tenere vive e ricordare». Lo ha detto il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, al flash mob organizzato a Trento venerdì 9 settembre 2022 con il Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige all’indomani della revoca della licenza di pubblicazione a Novaya Gazeta e della sentenza contro l’ex reporter di Vedomosti e Kommersant.

In contemporanea, collegati con Trento, nella sede del Sindacato unitario giornalisti Campania, a Napoli, a manifestare per denunciare la stretta delle autorità russe contro giornalisti e media indipendenti, insieme con il segretario regionale Claudio Silvestri c’erano i genitori di Mario Paciolla, il cooperante Onu e giornalista ucciso nel 2020 in Colombia in circostanze ancora avvolte nel mistero, il cronista Mimmo Rubio, costretto a vivere sotto scorta a causa delle minacce ricevute per via del suo lavoro ad Arzano, il comandante della polizia municipale di Arzano, Biagio Chiariello, anche lui sotto scorta, la segretaria provinciale del SUGC di Caserta, Antonella Monaco, la direttrice del festival di giornalismo civile Imbavagliati e portavoce campana di Articolo21, Désirée Klain:

«Sono passati due anni dalla morte di Mario e attendiamo ancora una verità chiara. Vogliamo sapere, non ci accontentiamo di quello che dice l’Onu, quindi andremo avanti nella nostra ricerca, in questo percorso di verità e giustizia. Vogliamo che questa storia non venga dimenticata, così come invece voleva l’Onu subito dopo averci comunicato la notizia della morte di Mario, chiedendoci se volevamo la restituzione del corpo», ha ribadito Anna Motta, madre di Mario Paciolla. E il padre, Pino Paciolla, ha aggiunto: «Da subito l’Onu ha classificato la morte di Mario come suicidio, il che non è assolutamente vero». «Oggi puntiamo l’obiettivo – ha affermato Silvestri – sulla vicenda di Ivan Safronov, giornalista russo condannato a 22 anni di carcere solo per aver fatto il proprio lavoro, un modo per richiamare l’attenzione sulla libertà di stampa nel nostro paese, dove attendiamo da anni riforme che possano mettere in sicurezza i colleghi che qui a Napoli sono costretti a lavorare sotto scorta».

«Già nel 2015 a Imbavagliati, con la nostra prima premiata Oxana Chelysheva denunciavamo, in tempi non sospetti, le gravi limitazioni alla libertà di stampa di Putin. Allora la giornalista russa, collega della Politkovskaja, costretta dopo la sua uccisione a rifugiarsi in Finlandia, parlava di gravi intimidazioni nel suo Paese», ha affermato la Klain.

Durante il collegamento, i genitori del giornalista e cooperante napoletano hanno virtualmente abbracciato la famiglia di Antonio Megalizzi, cronista ucciso a Strasburgo nel 2018, presente a Trento insieme con rappresentanti dell’Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa. Alla Fondazione Megalizzi e all’Obct sono state consegnate le targhe conferite loro da Articolo21 per i vent’anni dell’associazione.

Ucraina, il giornalista italiano Mattia Sorbi ferito nei pressi di Kherson: «Sto bene»

l giornalista freelance italiano Mattia Sorbi è rimasto coinvolto in un conflitto a fuoco nei pressi di Kherson, citta dell’Ucraina meridionale. Ferito, è stato soccorso e operato d’urgenza. Ora si trova in un ospedale della zona controllata dai russi, che tramite il ministero della Difesa fanno sapere di star fornendo assistenza al reporter.

Fonti della Farnesina riferiscono che Sorbi è in buone condizioni, cosciente dopo l’intervento, e di essere «in contatto costante con il giornalista coinvolto nell’incidente: è curato, abbiamo notizie positive sullo stato di salute, ha poca copertura per comunicare ma dispone di un contatto libero. Stiamo lavorando per farlo rientrare, in sicurezza, in Italia appena possibile».

È lo stesso giornalista, sui social, a rassicurare sulle sue condizioni di salute. «Cari amici – scrive – grazie moltissime per la vostra solidarietà e per tutto l’affetto che state dimostrando in questi giorni, preoccupati per la mia assenza di contatti. Sto bene e sono al sicuro, ma purtroppo le difficoltà di comunicazione in Ucraina mi hanno impedito di essere online come al solito. Probabilmente sarà così ancora per qualche giorno, ma l’importante è non avere problemi. Sto raccogliendo tante storie da raccontarvi e non mancherò di farvi sapere!».

Atti intimidatori contro i giornalisti, il Viminale: «Episodi in calo nel primo semestre 2022»

Il primo semestre 2022 ha registrato un calo del 43 per cento degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti rispetto allo stesso periodo del 2021. Gli episodi sono stati in tutto 64, dei quali 8 riconducibili a contesti di criminalità organizzata (12%) e 37 a contesti politico/sociali (58%). A evidenziare il dato, è il report, pubblicato sul sito web del Viminale, del Servizio analisi criminale della Direzione centrale della Polizia criminale – Dipartimento della Pubblica sicurezza.

Nel primo semestre 2021 le Forze di polizia avevano censito 113 atti intimidatori (+14% rispetto allo stesso periodo del 2020, quando i casi registrati ammontavano a 99).

Parte delle intimidazioni continua a viaggiare su web e social network: 18 gli episodi (pari al 28% del totale degli eventi), di cui 8 su Facebook e 5 su Instagram.

Il 20% dei 64 casi censiti sono stati commessi ai danni di sedi di redazioni giornalistiche, mentre l’80% degli atti intimidatori totali ha visto coinvolti 57 professionisti dell’informazione, di cui 16 donne (28%) e 41 uomini (72%).

Lazio, Lombardia, Campania, Calabria e Puglia sono le regioni più interessate dal fenomeno (42 episodi complessivi, pari al 65,6% del totale). Tra le aree metropolitane, il maggior numero di episodi è stato segnalato a Roma (11 eventi intimidatori), a Napoli (7 eventi), Milano (6 episodi) e Bari (4 episodi).

#FreeSafronov, il 9 settembre iniziative a Trento e Napoli

Due iniziative in contemporanea del sindacato dei giornalisti per tornare a denunciare la stretta delle autorità russe contro giornalisti e media indipendenti, dopo la revoca della licenza di pubblicazione a Novaya Gazeta, e reclamare la scarcerazione dell’ex reporter Ivan Safronov, di recente condannato da un tribunale di Mosca a 22 anni di colonia penale con l’accusa di alto tradimento. Gli appuntamenti sono per venerdì 9 settembre 2022, alle 10, a Trento e a Napoli.
A Trento, a palazzo Geremia, insieme con il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti e con il segretario del Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige Rocco Cerone, è prevista la partecipazione della presidente dell’Ordine regionale dei giornalisti, Elisabeth Mair, del sindaco Franco Ianeselli e di rappresentanti della Fondazione Megalizzi e dell’Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa, che, a seguire, riceveranno da Roberto Rinaldi, referente di Articolo21, la targa conferita in occasione dei 20 anni dell’associazione.
In collegamento da Napoli ci saranno, nella sede del Sindacato unitario giornalisti della Campania, in vico Monteleone 12, il segretario regionale Claudio Silvestri; i genitori di Mario Paciolla, il cooperante Onu e giornalista ucciso nel 2020 in Colombia in circostanze ancora avvolte nel mistero; cronisti e croniste minacciati per via del loro lavoro. Attesi anche Désirée Klain, direttrice del Festival di giornalismo civile “Imbavagliati” e portavoce di Articolo21 in Campania e rappresentanti di Amnesty International Italia.
#FreeSafronov e #FreeNovayaGazeta gli hashtag della giornata.

Russia, revocata la licenza di pubblicazione al giornale indipendente Novaya Gazeta

Una Corte di Mosca ha revocato la licenza di pubblicazione per il giornale indipendente Novaya Gazeta, diretto dal Premio Nobel per la pace Dmitry Muratov. Lo riferisce l’agenzia Ria Novosti. La decisione è stata presa su richiesta dell’ente statale per il controllo sui media, Roscomnadzor.
Novaya Gazeta aveva comunque sospeso le pubblicazioni per decisione autonoma fin da marzo denunciando pressioni delle autorità per la sua posizione critica contro la cosiddetta operazione militare speciale in Ucraina.
«Hanno ucciso il giornale», commenta Novaya Gazeta, mentre per l’Onu la revoca della licenza di stampa rappresenta un «nuovo colpo» all’indipendenza dei media russi. (Ansa)

Russia, il giornalista Ivan Safronov condannato a 22 anni
Poche ore dopo l’annuncio della decisione su Novaya Gazeta è arrivata la lettura della sentenza nei confronti di Ivan Safronov, condannato a 22 anni di reclusione in una colonia penale con l’accusa di “alto tradimento”. Il giornalista, che scriveva di questioni militari per quotidiani prestigiosi quali Kommersant e Vedomosti, era stato arrestato nel luglio del 2020. Due mesi dopo che aveva lasciato l’attività di reporter e assunto l’incarico di consigliere del capo dell’agenzia spaziale russa Roscomos.
Safronov ha sempre respinto le accuse di spionaggio e secondo la testata d’inchiesta Proekt, i presunti “segreti di Stato” che Safronov è accusato di aver divulgato erano in realtà già consultabili online. L’accusa aveva chiesto una condanna a 24 anni di reclusione ma secondo la difesa si era dichiarata pronta a dimezzare la richiesta se l’imputato si fosse dichiarato colpevole.
Alcune decine di sostenitori di Safronov presenti alla lettura della sentenza hanno gridato “libertà” e lo hanno applaudito mentre gli avvocati difensori hanno annunciato che faranno ricorso in appello. Molti i giornalisti che hanno protestato online contro la condanna. Tra di loro la fidanzata di Safronov, Ksenia Mironova.

Premio giornalistico Rossella Minotti, il bando dell’edizione 2022

Dopo il successo delle prime due edizioni, anche nel 2022 viene bandito il Premio giornalistico intitolato alla memoria di Rossella Minotti, collega prematuramente scomparsa nel 2019. L’iniziativa parte dalla famiglia di Rossella con la partecipazione di Fnsi e Alg.

Chi era Rossella Minotti
Nata a Pescara, dopo la laurea svolse il praticantato frequentando l’Istituto per la Formazione al Giornalismo (IFG) di Milano. Diventata professionista, lavorò ad Amica e quindi, per quasi tutta la sua vita, a Il Giorno dove terminò la carriera come caporedattore. Ci ha lasciati, a causa di una malattia crudele, a soli 56 anni d’età, l’11 marzo 2019. Rossella aveva sempre nel suo grande cuore i giovani, in cui credeva molto: come capo cronista e poi caporedattore de Il Giorno, ha fatto crescere professionalmente tante colleghe e tanti colleghi. Perciò il Premio giornalistico a lei intitolato è riservato ai giovani under 35. Rossella, inoltre, era una giornalista molto impegnata nella difesa dei nostri diritti: ha fatto parte del Consiglio Nazionale Fnsi, a più riprese del Cdr del Giorno ed è stata in più mandati prima nel Collegio dei Probiviri e poi nel Consiglio Direttivo dell’Alg. Perciò il Comitato Promotore ha ritenuto giusto che questo riconoscimento a lei intitolato sia riservato a chi è iscritta/o al sindacato dei giornalisti.

A chi si rivolge il premio
Potranno concorrere al Premio giornalistico Rossella Minotti tutte le giornaliste e tutti i giornalisti iscritti nell’albo dei professionisti o dei pubblicisti o nel registro dei praticanti purché: abbiano al massimo 35 anni d’età (nel 2022 possono partecipare i nati nel 1987 e anni seguenti); siano iscritti ad una delle Associazioni Regionali di Stampa federate nella Fnsi.

Tre sezioni
Sono previste tre sezioni del Premio: carta stampata, quotidiani e periodici; radio e televisioni; web e agenzie di stampa. Il tema di questa terza edizione 2022 del Premio è libero. Le giornaliste e i giornalisti interessati a partecipare dovranno far pervenire un lavoro (formato testo, video, audio, web doc) in lingua italiana, pubblicato nell’anno 2022 da una testata registrata entro il 30 novembre 2022. Gli elaborati non dovranno superare le 9 mila battute di lunghezza o i 5 minuti di durata alla segreteria del Premio.

Le scadenze
Gli elaborati vanno inviati entro il 30 dicembre 2022 a premio.rossellaminotti@assogiornalisti.it oppure consegnati direttamente alla segreteria del Premio, nella sede dell’Associazione Lombarda Giornalisti, in viale Monte Santo 7, a Milano. Ogni partecipante dovrà specificare: nome, cognome, data e luogo di nascita, indirizzo per la corrispondenza, telefono, indirizzo mail, curriculum, numero di tessera di iscrizione all’Ordine e Associazione Regionale della Stampa di appartenenza. Non si accetteranno servizi firmati con uno pseudonimo. A tutti i partecipanti sarà inviata una mail di conferma di ricezione.

La Giuria
I lavori presentati saranno esaminati da una giuria, che si riunirà entro il 31 gennaio 2023, composta da: Domenico Affinito (vicepresidente dell’Associazione Lombarda Giornalisti, in rappresentanza dell’Alg); Anna Del Freo (segretaria generale aggiunta della Federazione nazionale Stampa italiana, in rappresentanza della Fnsi); Sandro Neri (Responsabile QN Economia, già Direttore de Il Giorno); Venanzio Postiglione (Corriere della Sera); Edmondo Rho (giornalista, marito di Rossella, in rappresentanza della famiglia, presidente della giuria).

Premi e premiazione
La dotazione del Premio è di 3.000 euro annui, da suddividere nelle tre sezioni: a ciascuno dei vincitori andranno mille euro. La giuria si riserva il diritto di assegnare eventuali menzioni speciali a elaborati meritevoli.

Il Comitato Promotore
Il Comitato Promotore è formato da Raffaele Lorusso, segretario generale Fnsi; Paolo Perucchini, presidente Alg; Edmondo Rho.

PER APPROFONDIRE
Il bando del Premio giornalistico Rossella Minotti 2022 è allegato di seguito.

Caso Shireen Abu Akleh, Israele: «Alta possibilità che a colpirla sia stato il nostro esercito»

C’è «un’alta possibilità» che la reporter di Al Jazeera Shireen Abu Akleh sia «stata colpita accidentalmente» da spari dall’esercito israeliano, anche se «non è possibile determinare in modo inequivoco la fonte» dei colpi. Questo il risultato dell’indagine dell’esercito stesso (Idf) sulla morte della reporter avvenuta durante scontri armati con miliziani palestinesi a Jenin, in Cisgiordania, lo scorso maggio.

Nelle conclusioni finali dell’inchiesta dell’esercito, si sottolinea anche che «resta rilevante» la possibilità che la reporter di al Jazeera – che aveva cittadinanza Usa – «sia stata colpita da pallottole sparate da palestinesi armati». L’esercito ha quindi ricordato che «va enfatizzato e chiarito che durante l’intero incidente, il fuoco dei soldati era indirizzato con l’intento di neutralizzare i terroristi che sparavano ai soldati, anche dall’area dove si trovava Shireen Abu Akleh».

L’indagine – ha aggiunto l’esercito – è avvenuta con una revisione «delle circostanze» della morte della reporter attraverso una task force, anche tecnica, designata dal capo di stato maggiore Aviv Kochavi. L’indagine ha investigato «i soldati coinvolti nell’incidente, la cronologia degli eventi, i rumori sul posto, dall’area dell’incidente e in particolare da quella dello sparo. Oltre all’esame di vari risultati forensi e balistici di provenienza dalla scena stessa dell’incidente» e materiale dei media stranieri, video e audio.

Parte importante è stata data all’esame della pallottola che ha ucciso la giornalista palestinese. Lo scorso 2 luglio – ha spiegato l’esercito – «è stato condotto un esame balistico in un laboratorio forense alla presenza di rappresentanti professionali» degli Usa e dell’Autorità nazionale palestinese (Anp). Quell’esame ha determinato che «alla luce del cattivo stato fisico del proiettile, l’identificazione della fonte da cui è stato sparato, è difficile».

Pertanto, «non è stato nemmeno possibile determinare con l’indagine se il proiettile – ha concluso l’esercito – sia stato sparato o meno da un fucile dell’Idf». L’esercito ha quindi riaffermato le condoglianze per la morte della giornalista.