Ad Acerra la polizia municipale ha impedito al corrispondente del Mattino Enrico Ferrigno di fare il suo lavoro. Subito dopo la visita al museo di Pulcinella, presso il Castello Baronale, il collega non ha potuto avvicinare il prefetto di Napoli Marco Valentini, che aveva dato piena disponibilità al cronista per un breve colloquio. Visto che non vi era alcun motivo di ordine pubblico, il sindaco spieghi perché è stato leso il diritto di cronaca che corrisponde anche al diritto dei cittadini ad essere correttamente informati. Ricordiamo al primo cittadino che l’articolo 21 della Costituzione italiana non è stato ancora cancellato e che non ne è prevista una libera interpretazione per il Comune di Acerra.
Archivio mensile:Giugno 2021
Lavoro e previdenza, Fnsi e Inpgi: «Serve un patto per l’informazione. Il governo ci ascolti»
«Invece di parlare di commissariare l’Inpgi o di assorbirlo nell’Inps parliamo di lavoro, di come renderlo meno precario, di come restituirgli dignità. Parliamo prima di lavoro e poi di previdenza, perché senza il primo non ci può essere la seconda». Così il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, aprendo la conferenza stampa convocata davanti al ministero del Lavoro per tornare a chiedere al governo “un patto per l’informazione”, un confronto a tutto campo sulle criticità del settore.
«Non stiamo protestando contro qualcuno. Da parte nostra – ha aggiunto Lorusso – non ci sono chiusure preconcette, ma indicazioni chiare sui temi da trattare: abolire i cococo, definire l’equo compenso per i lavoratori autonomi, più lavoro regolare, meno pensionamenti anticipati. E ancora: nulla hanno fatto governo e parlamento per abolire il carcere per i cronisti, contro le querele bavaglio o per la tutela delle fonti, tanto meno per accompagnare il settore dell’emittenza locale nella nuova era digitale. Ce n’è abbastanza per sedersi con il governo attorno a un tavolo e parlare».
La presidente dell’Inpgi, Marina Macelloni, ha rivendicato il ruolo dell’Ente negli anni in termini di sostegno al settore e ricordato la recente delibera adottata dal Cda dell’Istituto, «nel rispetto della legge», contenente alcune misure che concorrono al riequilibrio della gestione. «Non sono sufficienti, lo sappiamo. L’unica soluzione per riportare i conti in ordine – ha ribadito – è l’ingresso di nuovi contribuenti. Abbiamo presentato diverse proposte al governo, ma finora non c’è stato un vero confronto. Da parte della politica non c’è interesse a lasciare che l’Inpgi continui a fare il suo lavoro in difesa dell’autonomia della categoria. Ma assorbire l’Inpgi dentro l’Inps non è la soluzione: è la cancellazione della professione».
A Mattia Motta e Anna Del Freo, segretari aggiunti della Federazione nazionale della Stampa italiana, il compito di fare il punto sullo stato della professione, sempre più precarizzata sotto la maschera di un finto lavoro autonomo, dentro e fuori dalle redazioni, dove gli editori fanno di tutto per ridurre sempre più il numero dei giornalisti lavoratori dipendenti. Ed Elisa Marincola ha ricordato la mobilitazione di Articolo21 per lunedì 12 luglio alla Casa Internazionale delle Donne.
«Se il presidente dell’Inps ci offre il bengodi ci convochi subito. Ma attenzione: non credo sia così e anche all’interno della categoria c’è chi su questo racconta balle ai colleghi», ha esordito il presidente Giulietti, che ha poi rinnovato la richiesta al premier Draghi di convocare i rappresentanti dei giornalisti per parlare del futuro dell’informazione. «Il presidente del Consiglio apra il confronto sui temi della libertà di stampa in questo Paese, perché senza l’autonomia garantita dall’Istituto di previdenza, senza misure contro querele bavaglio e precariato, l’Italia rischia di scivolare ancora più in basso nelle classifiche internazionali».
Oggi, ha evidenziato, «siamo davanti al ministero del Lavoro, ma ci rivolgiamo a tutti i ministri. La nostra è una richiesta urgentissima: servono interventi per dare piena attuazione all’articolo 21 della Costituzione, per la salvaguardia dell’Inpgi, per la tutela del lavoro, per difendere il segreto professionale, per liberare la Rai dai partiti, per una riforma complessiva del settore. Questa – ha concluso Giulietti – non è una battaglia corporativa, ma una battaglia di civiltà, per il diritto dei cittadini ad essere informati».
Al termine della conferenza stampa il segretario Lorusso, il presidente Giulietti e la presidente Macelloni sono stati ricevuti dal Capo di gabinetto del ministro Orlando, Elisabetti Cesqui.
Sugc, bilancio approvato all’unanimità: «Iscritti aumentati quasi del 10%»
L’assemblea degli iscritti del Sindacato unitario giornalisti della Campania ha approvato all’unanimità il Bilancio consuntivo del 2020 e quello preventivo del 2021. Per il settimo anno consecutivo, e cioè dalla fondazione del SUGC, il rendiconto si chiude con un avanzo.
«Nell’anno del Covid non ci siamo mai fermati. Abbiamo aumentato il numero di prestazioni e di servizi offerti. Siamo stati impegnati su tutti i fronti. Un risultato su tutti: la storica vittoria alla Consulta che ha dichiarato incostituzionale il carcere per i giornalisti. Una battaglia nata nell’ambito del nostro sportello antiquerele. Ricordo anche due importanti vittorie in tribunale dove sono stati condannati per comportamento antisindacale l’ex editore della Città di Salerno e Citynews Spa. I nostri sportelli hanno aumentato il loro lavoro e questo ha avuto una importante ripercussione sul numero degli iscritti che è aumentato quasi del 10%. Un risultato in controtendenza rispetto al dato nazionale che vede una emorragia di iscritti», afferma il segretario del SUGC, Claudio Silvestri.
«Anche durante l’emergenza Covid il Sugc è stato accanto ai colleghi, senza mai fermarsi, garantendo pieno sostegno e maggiori servizi. La nostra stella polare resta la solidarietà, pilastro di un modello di gestione efficiente, trasparente e realmente al servizio dei giornalisti che, passo dopo passo, dal Sindacato stiamo portando in tutti gli organismi di categoria», ha commentato il consigliere nazionale della FNSI, Gerardo Ausiello.
«Quello del Sugc è un bilancio solido – afferma il tesoriere Gianni Rinaldi – Ma è evidente che dobbiamo trovare altre risorse. A questo progetto stiamo lavorando con tutta la squadra. Il nostro obiettivo è quello di rendere l’offerta si servizi sempre più ampia e qualificata».
Stato di crisi a Editoriale Nazionale, Aser: «Accordo approvato dai giornalisti. Polemiche pretestuose»
«Lo stato di crisi che partirà a luglio all’Editoriale Nazionale è frutto di un confronto iniziato lo scorso anno tra i Comitati di redazione delle testate del Gruppo (Quotidiano Nazionale, Quotidiano.net, il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno), uniti in Coordinamento, e approvato dal voto complessivo di tutte le assemblee dei giornalisti». Lo precisa, in una nota, l’Associazione Stampa dell’Emilia Romagna.
«Continuiamo a leggere comunicati di Associazioni di Stampa, sul cui territorio le redazioni e i giornalisti dell’Editoriale Nazionale insistono solo marginalmente e praticamente mai coinvolte nelle trattative, che si vantano di non avere firmato l’accordo davanti al Ministero, sostenendo che la messa in cassa integrazione anche degli articoli 2 e 12 di questi giornali viola il contratto di lavoro e ne mette in discussione le basi», prosegue l’Aser.
«Intanto – incalza l’Assostampa – specifichiamo che gli articoli 2 e 12 hanno deciso di partecipare in maniera solidaristica ai sacrifici che da anni subiscono gli articoli 1 (tra cassa integrazione e solidarietà) accettando un mese di cassa integrazione a testa a zero ore (come da normativa, visto che non hanno orario giornaliero di lavoro) nell’arco di un piano che prevede 18 mesi di ammortizzatore sociale (con percentuali variabili a seconda dei mesi) per gli articoli 1. Questo sacrificio, ripetiamo, frutto di un lungo confronto e di uno spirito di collaborazione con gli articoli 1, servirà anche per stabilizzare alcuni colleghi precari e avviare un percorso per migliorare i loro compensi, ad esempio per i siti internet».
Il piano, conclude l’Aser, «che prevede sì prepensionamenti e tagli alle buste paga, è stato valutato nei minimi dettagli, non è stato firmato a cuor leggero e soprattutto senza tenere conto delle leggi in materia e del contratto di lavoro. Contiene, infine, forme di tutela che l’Aser, così come tutte le associazioni che quotidianamente assistono i colleghi di Qn, Q.net, Carlino, Nazione e Giorno, faranno rispettare anche a costo di metterne nuovamente in discussione i contenuti nel caso in cui l’azienda non metta in atto quanto concordato».
Il destino dell’Inpgi e il futuro dell’informazione, il 30 giugno conferenza stampa davanti al ministero del Lavoro
Il destino dell’Inpgi e il futuro dell’informazione italiana. La sortita del presidente dell’Inps sul futuro della previdenza dei giornalisti italiani e l’inerzia del governo sulle maggiori criticità dell’editoria sono due facce della stessa medaglia che evidenziano la volontà di rendere l’informazione più debole e marginale.
Nonostante i proclami e gli impegni assunti, anche pubblicamente, non c’è alcuna volontà dell’esecutivo di affrontare in modo compiuto le difficoltà legate alla fase di transizione digitale, i problemi del mercato del lavoro giornalistico, dove dilaga il precariato, e le riforme necessarie per garantire la libertà e la dignità di chi fa informazione.
I giornalisti italiani chiedono al governo un cambio di passo e l’apertura di un confronto a tutto campo e senza pregiudiziali per individuare le misure necessarie per garantire il rilancio del settore, la ripresa dell’occupazione e la messa in sicurezza dell’Inpgi. L’autonomia dell’ente previdenziale dei giornalisti va salvaguardata allargando la platea a tutti coloro che sono sempre più attori protagonisti del mondo dell’informazione.
Il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, e i componenti della giunta esecutiva, con la presidente dell’Inpgi, Marina Macelloni, ne parleranno in una conferenza stampa in programma mercoledì 30 giugno, alle ore 12, davanti al ministero del Lavoro, in via Veneto, a Roma.
Ucsi Campania, Guido Pocobelli Ragosta presidente
Il giornalista RAI Guido Pocobelli Ragosta è il nuovo presidente dell’UCSI Campania
Oggi 25 giugno 2021 a Napoli si è tenuta la riunione dei nove membri (Mario AURILIA, Rosanna BORZILLO, Laura GUERRA, Carlo LETTIERI, Francesco MANCA, Rosaria MORRA, Antonio PINTAURO, Guido POCOBELLI RAGOSTA, Elena SCARICI) del neo Consiglio Direttivo dell’UCSI Campania, eletto per il quadriennio 2021-2024 dagli associati nel Congresso regionale tenutosi il 12 giugno 2021.
All’incontro è stato presente, per il passaggio delle consegne, il Past Presidente Giuseppe Blasi.
Dopo ampia discussione i consiglieri eletti hanno votato all’unanimità le nuove cariche del Consiglio Direttivo dell’UCSI Campania che risulta, per il quadriennio 2021-2024, così composto:
Presidente: Guido POCOBELLI RAGOSTA
Vice Presidente: Elena SCARICI
Segretario: Francesco MANCA
Tesoriere: Rosanna BORZILLO
Consiglieri: Mario AURILIA, Laura GUERRA, Carlo LETTIERI, Rosaria MORRA, Antonio PINTAURO.
Su proposta del Presidente Guido POCOBELLI RAGOSTA i consiglieri, all’unanimità, hanno deliberato di cooptare nel nuovo Consiglio Direttivo anche Maria ELEFANTE.
Guido POCOBELLI RAGOSTA, 52 anni, laureato in Economia e Commercio alla Federico II è vice caporedattore e segretario di redazione della Tgr Rai Campania.
Report, Giulietti e Marincola in visita alla redazione che il 12 luglio sarà all’assemblea di Articolo 21
Questa mattina la portavoce nazionale di Articolo 21 Elisa Marincola e il presidente della Federazione nazionale della stampa Giuseppe Giulietti sono andati a incontrare la redazione di Report per riconfermare la solidarietà contro ogni forma di bavaglio e intimidazione al giornalismo investigativo.
Inpgi, Tridico a gamba tesa. Lorusso: affermazioni gravissime
«I numeri sono quelli noti, le difficoltà dell’Inpgi sono strutturali. Spostare i comunicatori o un altro tipo di contribuenti dall’Inps verso l’Inpgi secondo me non è la soluzione. Noi saremmo in grado di assorbire l’Istituto, così abbiamo fatto in passato» con altri enti, «saremmo disponibili, c’è una interlocuzione in corso». Il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, risponde così, nel corso di una audizione in Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, ad una domanda sull’ente di previdenza dei giornalisti. «Sappiamo quali sono le difficoltà dell’Inpgi – prosegue –, non vogliamo fare interferenze tanto più in un settore come quello dei media che hanno la loro autonomia, tuttavia quello che non vorremmo succedesse di nuovo è una migrazione di contribuenti».
Parole cui ribattono i rappresentanti degli enti della categoria. «Il presidente dell’Inps afferma di non voler fare interferenze nel settore dei media, ma le sue dichiarazioni sono di inaudita gravità perché rappresentano una chiara ingerenza nell’attività dell’Inpgi, di cui prefigura l’assorbimento», rileva il segretario generale della Federazione nazionale della Stampa italiana, Raffaele Lorusso.
«Nessuna meraviglia – aggiunge –, visto che da mesi, a margine di convegni e iniziative varie, il presidente Tridico non perde occasione per annunciare la fine imminente dell’Inpgi. Evidentemente, oltre che il patrimonio dell’Istituto, ha messo nel mirino la professione giornalistica che da più parti si punta a indebolire fino a renderla insignificante. È un disegno da contrastare con ogni mezzo». Da qui l’esortazione al governo a riprendere il dossier informazione e avviare «un confronto serrato sulla difesa di un settore vitale per la democrazia, che non può prescindere – conclude il segretario Fnsi – dal rilancio del lavoro e da una previdenza autonoma».
La presidente dell’Istituto di previdenza dei giornalisti, Marina Macelloni, esprime «stupore» nell’apprendere dell’esistenza di una interlocuzione «che non vede però partecipe il soggetto interessato, cioè l’Inpgi», osserva.
«Il presidente Tridico – incalza Macelloni – dichiara di non voler interferire nell’autonomia della Cassa, ma allo stesso tempo, ancora una volta, fa di tutto per sabotare ogni possibile soluzione strutturale alla situazione di grave crisi dell’Inpgi. Consentire l’allargamento della platea, peraltro previsto da una legge dello Stato a partire dal 2023, non è una “migrazione” di contribuenti e non è una soluzione inadeguata. Dalle proiezioni attuariali fatte elaborare dall’ente emerge chiaramente che l’unica soluzione strutturale in grado di ripristinare l’equilibrio economico finanziario della gestione è esattamente costituita dall’ingresso di nuovi contribuenti. Soluzione tra l’altro che non prevedrebbe nessun onere diretto a carico dello Stato, diversamente da quanto ipotizzato dal presidente Tridico, che per poter assorbire l’Inpgi ha già formalizzato l’esigenza di ulteriori stanziamenti economici a carico delle finanze pubbliche».
Al termine dell’audizione interviene anche il presidente della Commissione di controllo sugli Enti di previdenza, Tommaso Nannicini, per il quale le comunicazioni del presidente Tridico, «ci aiutano nel ragionamento sul futuro dell’Inpgi».
Per il deputato della Lega Massimiliano Capitanio «sarebbe interessante sapere chi siano gli interlocutori con cui il presidente Tridico starebbe valutando l’assorbimento dell’Inpgi. Sul futuro previdenziale dei giornalisti è inutile creare allarmismo se non ci sono degli elementi concreti sul tavolo». E riguardo la questione dei comunicatori aggiunge: «Si tratta di un’operazione culturale e non di spostamento di pedine o di salvataggio: chi si occupa di informazione, dai content manager ai blogger fino ai giornalisti della pubblica amministrazione, dovrebbe attenersi alla deontologia e alle regole di questa delicata professione, e quindi è naturale valutare la loro adesione all’Inpgi. Se, invece, il presidente Tridico è davvero al lavoro per assorbire Inpgi, fornisca elementi concreti. Su questo – conclude Capitanio – la Lega presenterà una interrogazione parlamentare».
Caso Report e tutela delle fonti, Fnsi e Usigrai: «Un pool di avvocati in difesa dei colleghi»
Marina Castellaneta, Bruno Del Vecchio, Salvatore Mileto, Luigi Principato, Giulio Vasaturo. Sono i legali e docenti che compongono il pool che accompagnerà l’azione del sindacato a tutela della redazione di Report, e di tutta la categoria, nella difesa del diritto al segreto professionale e più in generale in difesa dell’articolo21 della Costituzione. Lo hanno annunciato Fnsi e Usigrai durante la conferenza stampa convocata all’indomani della sentenza del Tar del Lazio secondo cui la trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci dovrebbe rivelare i documenti alla base di una inchiesta del 2020.
«Il caso del pronunciamento del tribunale amministrativo è solo l’ultimo episodio che testimonia il clima pessimo per chi fa informazione», rileva il segretario della Fnsi, Raffaele Lorusso, aprendo la conferenza stampa. Lorusso ricorda le intercettazioni disposte dalla procura di Trapani alcuni mesi fa, le norme di contrasto alle querele bavaglio da anni ferme in Parlamento, e «ora questa sentenza che dice che i giornalisti sono come amministratori pubblici, mettendo così in discussione l’essenza stessa della professione, perché le fonti, specialmente per chi fa giornalismo investigativo, devono essere confidenziali e devono essere protette». Per questo, conclude il segretario generale, «la Federazione della Stampa è e sarà al fianco dei colleghi di Report in tutte le azioni che riterranno di voler intraprendere, compresa la possibilità di affiancare la Rai nel ricorso al Consiglio di Stato».
Di sentenza che «apre un percorso che pone grandi rischi per il giornalismo» parla il segretario dell’Usigrai, Vittorio Di Trapani. «Se il lavoro dei giornalisti è paragonato a quello dei funzionari amministrativi si mette in discussione la base stessa del giornalismo, oltre a creare una pericolosa discriminazione per cui chi fa giornalismo nel servizio pubblico viene penalizzato rispetto agli altri colleghi».
Da qui l’esigenza di una battaglia «che riguarda non solo Report o la Rai – aggiunge Di Trapani – ma deve essere una battaglia nell’interesse di tutta la categoria e, soprattutto, dei cittadini e del loro diritto ad essere informati, perché la tutela delle fonti non è un privilegio dei giornalisti, ma la garanzia per il cittadino che chi affida a un cronista una denuncia viene tutelato».
A Sigfrido Ranucci il compito di riepilogare la vicenda ed evidenziare la singolarità di un ricorso al Tar che rischia di diventare un bavaglio, ma per le fonti: «Chi si rivolgerà a un giornalista per denunciare qualcosa se teme che poi le sue mail o i suoi documenti possano essere resi pubblici?», chiede. Per poi ribadire: «Questa sentenza non la rispetterò. Rispetterò la legge, che mi impone di tutelare le mie fonti. Perché la tutela delle fonti è la base del giornalismo e della libertà di stampa».
Alla conferenza stampa, insieme con gli avvocati e le giornaliste e i giornalisti di Report, anche alcuni parlamentari, come Primo Di Nicola, Walter Verini, Sandro Ruotolo, Nicola Fratoianni, che hanno espresso vicinanza a Ranucci e ai colleghi e hanno esortato la categoria a mobilitarsi per “costringere” politica e istituzioni a mettere mano alle norme necessarie a consentire non soltanto ai giornalisti di svolgere il loro lavoro, ma soprattutto ai cittadini il loro diritto ad una informazione libera, completa e affidabile.
A chiudere l’incontro la presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio, Paola Spadari, il consigliere di amministrazione Rai eletto dai dipendenti, Riccardo Laganà, ed Elisa Marincola, portavoce dell’associazione di Articolo21.
Sulla vicenda si registra anche l’intervento della Federazione europea dei giornalisti che si unisce alla Fnsi e all’Usigrai nel denunciare quella che definisce «una palese violazione della riservatezza delle fonti giornalistiche». Per il segretario generale della Efj, Ricardo Gutierrez, «Il diritto dei giornalisti a non divulgare le proprie fonti non è un mero privilegio da concedere o togliere a seconda della presunta legittimità o illegittimità delle loro fonti. Il diritto dei giornalisti di non divulgare le proprie fonti fa parte del diritto all’informazione e dovrebbe essere trattato con la massima cautela. Chiediamo alla giustizia italiana di rivedere con urgenza questa sentenza, che rappresenta una vera minaccia per la democrazia».
Inpgi2, quando si paga il contributo minimo 2021
Il Consiglio di amministrazione dell’Inpgi ha dato attuazione alla delibera di impegno assunta nello scorso mese di gennaio e ha approvato un pacchetto di misure volte a incrementare le entrate e ridurre la spesa nel rispetto di quanto previsto dall’art. 16 quinquies della legge n. 58 del 28 giugno 2019. «Si tratta di misure che l’ente è tenuto ad adottare per accompagnare l’auspicato processo di allargamento della platea delineato dalla norma», spiegano da via Nizza.
In sintesi, l’intervento prevede:
- L’introduzione per cinque anni di un contributo straordinario dell’1% per il riequilibrio della Gestione previdenziale sostitutiva dell’Ago a carico di tutti gli iscritti attivi e pensionati, che determinerà un incremento di gettito quantificabile in 15,5 milioni di euro annui. Nell’arco del quinquennio di vigenza, pertanto, affluiranno nelle casse dell’Istituto 77,5 milioni di euro. Per quanto riguarda i colleghi in attività, il contributo concorrerà ad incrementare la propria posizione previdenziale.
- La rimodulazione del limite di reddito cumulabile con la pensione, con l’abbassamento della attuale soglia di franchigia a 5.000 euro annui. Ciò comporterà un risparmio di spesa pensionistica quantificabile in circa 1,5 milioni di euro annui. È stata comunque decisa una deroga per le pensioni di importo annuo non superiore al trattamento minimo contrattuale annuo del redattore ordinario vigente nell’anno precedente (oggi pari a 38 mila euro), In questo caso, il limite di reddito cumulabile è fissato, a decorrere dall’anno 2022, in 22.000 euro.
- La sospensione della concessione delle residue prestazioni facoltative (case di riposo, superinvalidità e sussidi). Il risparmio riguarderà le nuove domande e a regime, il risparmio di spesa annuo è stimabile in circa 1,2 milioni di euro.
- Poiché la pensione di anzianità erogata dall’lnpgi si consegue con 62 anni e 5 mesi di età e 40 anni e 5 mesi di contributi, è stata introdotta una percentuale di abbattimento pari al 3% su base annua, rapportata agli anni e ai mesi mancanti al raggiungimento del requisito della pensione anticipata vigente nel sistema generale e, cioè, oggi 41 e 10 mesi per le donne e 42 e 10 mesi per gli uomini. La misura potrebbe comportare una minore spesa nel primo anno di 255 mila euro, nel secondo anno di 510 mila, nel terzo anno di 765 mila euro e cosi via.
- Per quanto riguarda, infine, i costi di struttura, al fine di concorrere al riequilibrio della Gestione previdenziale, il Consiglio Generale – il 29 aprile scorso – ha già adottato un intervento per ridurre del 10% gli oneri afferenti i compensi dei componenti degli Organi Collegiali, per un importo stimato pari a circa 130 mila euro. Le ulteriori riduzioni del 5% dei restanti costi di struttura, deliberate oggi dal Cda, compresi quelli del personale, sono stimate in circa 1,12 milioni di euro annui. Il totale complessivo stimato dei risparmi sui costi di struttura è pari, quindi, a 1,25 milioni di euro.