Archivio mensile:Maggio 2021

‘Un futuro per l’informazione’, domani flash mob davanti alla Prefettura di Napoli

Dopo la manifestazione di Roma, nuove iniziative nelle regioni con l’obiettivo di sensibilizzare il governo affinché riconosca il ruolo di chi ogni giorno informa i cittadini, anche con provvedimenti concreti a tutela della dignità, dei diritti e delle tutele degli operatori del settore. Dopo i flash mob i giornalisti consegneranno ai prefetti un documento unitario. Diretta sulla pagina Facebook della Fnsi a partire dalle 11.

Per la dignità del lavoro, per la tutela degli enti della categoria, per la difesa della previdenza dei giornalisti del loro Istituto, l’Inpgi, per il diritto dei cittadini a ricevere una informazione completa e plurale. Dopo la manifestazione di Roma, lo scorso 20 maggio, i giornalisti italiani tornano a mobilitarsi nei capoluoghi di regione con presidi e flash mob e con la consegna ai prefetti del documento con le rivendicazioni per il futuro dell’informazione nel nostro Paese.

A Napoli l’appuntamento è per domani, 1 giugno 2020, alle ore 11, per un flash mob davanti alla Prefettura di Napoli in piazza del Plebiscito, dove il Sindacato unitario giornalisti della Campania (SUGC) ha convocato il consiglio direttivo.

 

Verità per Mario Paciolla, Giulietti a Napoli: «Saremo scorta mediatica al fianco della famiglia»

Il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, ha incontrato a Napoli i genitori di Mario Paciolla, giornalista e operatore Onu ucciso in Colombia, per il quale anche il sindacato sta chiedendo verità e giustizia. Davanti al murale dedicato a Mario, in via dell’Erba, insieme con Giulietti e con Anna e Pino Paciolla, si sono ritrovati il segretario del Sindacato unitario dei giornalisti della Campania, Claudio Silvestri, la portavoce del circolo regionale di Articolo21, Désirée Klain, l’assessore comunale alle politiche del lavoro, Giovanni Pagano, Daniele Grano del comitato “Giustizia per Mario Paciolla”.

«Confermiamo che, come fatto in questi anni per Ilaria Alpi, Miran Hrovatin, Andrea Rocchelli o Giulio Regeni, solo per citare alcuni nomi, saremo scorta mediatica al fianco della famiglia Paciolla per reclamare, accanto a loro, verità e giustizia», ha detto il presidente della Fnsi.

«Come è nostra consuetudine – ha aggiunto – promuoveremo solo iniziative concordate con la famiglia e con la loro legale Alessandra Ballerini. Con questo spirito, il prossimo 15 luglio parteciperemo agli eventi promossi in occasione del primo anniversario dell’assassinio. Con il sindacato della Campania, inoltre, ci siamo impegnati, sempre d’intesa con la famiglia, a ricordare anche il Mario giornalista, che in più occasioni ha scritto di politica internazionale e sui temi relativi alla vita della sua città».

Désirée Klain, portavoce di Articolo21 per la Campania denuncia che il cooperante “si trovava nel posto giusto al momento giusto, aveva scoperto verità scomode. Proprio per questo hanno voluto zittirlo”.

“Chiediamo verità per Mario, il nostro impegno è quello di non abbassare i riflettori su questa storia che merita giustizia –  spiega Claudio Silvestri, segretario del SUGC –  Ma siamo qui per ricordare anche i tanti Mario Paciolla che sul nostro territorio, nei quartieri, nelle piccole realtà, ogni giorno e con grandi sacrifici illuminano territori dominati dalla camorra, denunciando e rischiando. Noi siamo e saremo sempre al loro fianco”.

 

l presidente Giulietti a Ponticelli: “Un punto di lettura nel quartiere per replicare alle bombe”

Nel corso del pomeriggio di giovedì 27 maggio, il Presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Giuseppe Giulietti, e il segretario del SUGC, Claudio Silvestri, si sono recati in visita a Ponticelli, quartiere della periferia orientale di Napoli, dove di recente la camorra ha rimarcato la sua presenza facendo registrare l’esplosione di tre ordigni artigianali nell’arco di 4 giorni, oltre a diverse “stese”.

Il quartiere dallo scorso settembre è teatro di una faida di camorra che tuttora continua a minare la serenità dei tanti cittadini, stanchi di vivere nella paura.

Giulietti e Silvestri hanno incontrato i membri dell’associazione di quartiere “Uniti per vincere”, da diversi anni attiva sul territorio e sempre in prima linea nella promozione di iniziative culturali e sociali.

La nascita di un punto di lettura a Ponticelli come segnale di rilancio delle attività culturali e volte al ripristino della legalità e di quei valori che la criminalità mira a scalzare imponendo la logica della violenza: questa l’unione di intenti nata a margine dell’incontro. Un’iniziativa finalizzata a coinvolgere i bambini e i ragazzi di Ponticelli per avvicinarli all’arte e alla cultura, riempendo le loro giornate con attività ludiche e d’intrattenimento.

Sarà proprio la sede dell’associazione “Uniti per Vincere” ad ospitare il primo punto di lettura che a breve verrà istituito a Ponticelli.

 

Mario Paciolla, giovedì 27 maggio Giulietti incontra i genitori davanti al murale

Nell’ambito delle mobilitazioni regionali per l’informazione e il lavoro domani, giovedì 27 maggio, il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietta, sarà a Napoli insieme con i vertici del Sindacato unitario giornalisti della Campania (SUGC) e del presidio campano di Articolo21. Alle 12, davanti al murale di via dell’Erba, incontrerà i genitori di Mario Paciolla, giornalista e operatore Onu ucciso in Colombia, per il quale anche il Sindacato dei giornalisti sta chiedendo verità e giustizia. Alle 15, invece, incontrerà uno dei comitati civici di Ponticelli, periferia Est della città, dove la camorra ha ricominciato ad alzare la tensione anche con l’esplosione di bombe e “stese”.

Giustizia, la Fnsi ricevuta dalla ministra Cartabia. «L’informazione deve tornare centrale»

Una delegazione della Federazione nazionale della Stampa italiana è stata ricevuta oggi dalla ministra della Giustizia, Marta Cartabia. Il segretario generale Raffaele Lorusso, il presidente Giuseppe Giulietti, la vicesegretaria Daniela Scano, accompagnati dal direttore Tommaso Daquanno, hanno esposto alla ministra le ragioni della mobilitazione del sindacato dei giornalisti italiani, auspicando che sul ruolo

Marta Cartabia

dell’informazione e sui temi delle libertà, dei diritti e dei doveri e della dignità del lavoro venga avviato al più presto un confronto con l’intero governo, a cominciare dal presidente del Consiglio, Mario Draghi.
I vertici del sindacato hanno anche sottolineato la necessità di arrivare in tempi brevi all’abrogazione della pena detentiva per i cronisti, anche alla luce dell’ordinanza della Corte Costituzionale del giugno 2020, che la ministra auspica possa essere recepita presto.
Si è parlato anche di messa a punto di norme di contrasto delle cosiddette querele bavaglio e di tutela del segreto professionale e delle fonti e della definizione dei criteri per la liquidazione giudiziaria dei compensi dei giornalisti liberi professionisti.

Editoriale Nazionale, la denuncia dei Cdr: «Pensionati al lavoro e giornalisti in cassa integrazione»

«Pensionati che scrivono e giornalisti assunti a casa in cassa integrazione. È questa l’ennesima trovata di Andrea Riffeser Monti (editore di Qn, il Resto del Carlino, la Nazione e il Giorno e presidente della Fieg), per ridurre i costi del lavoro nei suoi giornali». Lo denuncia il Coordinamento dei Comitati di redazione di Editoriale Nazionale.

«Una strategia ben precisa: affidare la scrittura di gran parte degli articoli a giornalisti in pensione da anni, pagati pochi euro visto che tanto ricevono mensilmente una pensione dall’Inpgi, la cassa di previdenza dei giornalisti a un passo dal fallimento, e intanto tagliare le retribuzioni dei giornalisti assunti a tempo indeterminato, compresi collaboratori fissi e corrispondenti,  attraverso il ricorso agli ammortizzatori sociali che a loro volta pesano sull’Inpgi», spiegano i Cdr.

«Per rendersi conto di tutto questo – aggiungono – basta sfogliare il Qn oggi in edicola (o anche quello di ieri o del giorno prima) dove i servizi su una tragedia come quella della funivia di Stresa sono appaltati a un pensionato (nonostante il Gruppo abbia centinaia di giornalisti), così come avviene per tanti altri articoli firmati da pensionati, non solo nella cronaca, ma anche negli spettacoli, nell’economia o nel tempo libero o nello sport, con tanto di commenti in prima pagina. Se togliessimo i loro articoli il giornale oggi in edicola sarebbe dimezzato».

Purtroppo, incalzano i giornalisti, «nella stragrande maggioranza non si tratta di notizie in esclusiva o inchieste, ma di comunicati e agenzie di stampa riscritti dai colleghi, pensionati e prepensionati con costi pesantissimi per le casse degli istituti della categoria. Altro che spazio ai giovani. Visto che tutto questo accade da anni, nonostante le nostre ripetute proteste e sollecitazioni a valorizzare le risorse interne, come giornalisti dell’Editoriale Nazionale ci viene il sospetto che sia una precisa strategia. Se così non è chiediamo di dimostrarlo a editore e direttore: già da domani eliminate dai giornali e dai siti internet del Gruppo tutti gli articoli dei colleghi pensionati. Allo stesso tempo invitiamo capi redattori e responsabili degli uffici ad azzerare le richieste di servizi ai pensionati per non rendersi complici di questa politica che danneggia tutti noi e la categoria. E ai pensionati chiediamo infine di astenersi dal produrre servizi, lasciando finalmente spazio ai giovani e contribuendo così – concludono i Cdr – al salvataggio dall’Inpgi dalla quale dipende il loro reddito mensile».

Due condanne per le minacce a Saviano e Capacchione. Giulietti in aula: «Impegno a essere sempre più presenti»

La quarta sezione penale del tribunale di Roma ha inflitto un anno e mezzo al capoclan Francesco Bidognetti e un anno e due mesi all’avvocato Michele Santonastaso. Assolto per non avere commesso il fatto l’avvocato Carmine D’Aniello. Ad assistere la Fnsi, parte civile, l’avvocato Giulio Vasaturo.
Due condanne e una assoluzione per le minacce allo scrittore Roberto Saviano e alla giornalista Rosaria Capacchione fatte in aula durante il processo di appello Spartacus, a Napoli, ai boss dei Casalesi nel 2008. È quanto disposto dalla quarta sezione penale di Roma, che ha inflitto un anno e mezzo di carcere al capoclan Francesco Bidognetti e un anno e due mesi all’avvocato Michele Santonastaso. Assolto per non avere commesso il fatto il terzo imputato, l’avvocato Carmine D’Aniello. L’accusa nei loro confronti è minacce aggravate dal metodo mafioso.

Quattro anni fa era stata dichiarata nulla la sentenza di primo grado dalla Corte di Appello di Napoli per incompetenza territoriale e il procedimento era stato trasferito a Roma. Il pm Alberto Galanti aveva chiesto una condanna per tutti a un anno e mezzo.

La Federazione nazionale della Stampa italiana, assistita dall’avvocato Giulio Vasaturo, si è costituita parte civile al fianco di Rosaria Capacchione e Roberto Saviano, quest’ultimo presente in tribunale.

«Speriamo che da questa sentenza arrivi il messaggio che non si può impunemente aggredire chi fa informazione né che si possa fare in un’aula di giustizia», ha detto il presidente Fnsi, Giuseppe Giulietti, in aula anche in rappresentanza del Sindacato giornalisti della Campania.

«Noi saremo sempre al fianco dei cronisti anche di quelli meno noti, precari o che non hanno la forza di denunciare. È una sentenza che ci impegna a essere sempre più presenti», ha aggiunto ringraziando l’avvocato Vasaturo per «la competenza e la passione civile con cui assiste il sindacato dei giornalisti in numerose battaglie per la libertà di informazione e per il diritto dei cittadini ad essere informati».

In tribunale con Giulietti anche Paolo Borrometi, presidente dell’associazione Articolo21.

Sette anni fa l’omicidio di Andrea Rocchelli e Andrei Mironov, Fico: «Dovere delle istituzioni cercare verità e giustizia»

«A distanza di sette anni da quel tragico 24 maggio 2014 è ancora forte e viva la commozione per la perdita di Andrea Rocchelli. Così come è difficile rassegnarsi all’idea che insieme a lui sia stata spenta una delle voci dell’informazione libera e indipendente». Così il presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico, in un videomessaggio inviato al presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, in occasione di un incontro online promosso con l’associazione Articolo21 e il Festival dei Diritti Umani nel giorno dell’anniversario della morte del fotoreporter ucciso da alcuni colpi di mortaio nei pressi di Sloviansk.

«Andrea – ha aggiunto il presidente della Camera – era un reporter che raccontava la scellerata guerra civile che si stava consumando in Ucraina. Tenere sempre vivo il suo ricordo è importante anche perché ci ricorda che i giornalisti sono ancora oggi, in molte parti del pianeta, oggetto di censure, intimidazioni, aggressioni e vere e proprie esecuzioni. Una violenza che, imbavagliando il diritto all’informazione, colpisce al cuore la democrazia come pure i diritti e le libertà fondamentali».

Nel ribadire la vicinanza personale e della Camera dei deputati ai familiari, Fico ha concluso ricordando che «Andrea Rocchelli, pur consapevole dei rischi affrontati, non ha mai rinunciato alla sua ambizione di conoscere e raccontare la realtà informando l’opinione pubblica internazionale. Abbiamo pertanto un profondo debito di riconoscenza nei suoi confronti che rende ancora più stringente il dovere di tutte le istituzioni e dell’intera comunità di adoperarsi per la ricerca della verità e perché piena giustizia sia fatta sulla sua morte. Mi auguro – è l’auspicio – che il processo in corso, da cui è emerso un importante quadro probatorio, possa dissipare tutte le ombre su questo terribile episodio e possa assicurare l’individuazione dei responsabili e l’esecuzione nei loro confronti delle pene che saranno stabilite».

Da Compiano nel Parmense, dove si trovava per partecipare alla cerimonia in ricordo di Ilaria Alpi (che oggi avrebbe compiuto 60 anni) il presidente Fico ha anche ribadito l’impegno «della Camera dei deputati e delle istituzioni della Repubblica italiana» ad ottenere verità e giustizia per la giornalista e l’operatore Miran Hrovatin, uccisi a Mogadiscio il 20 marzo 1994. «Non mollare la presa, perché la storia di Ilaria Alpi è la storia di una giornalista coraggiosa, che ha fatto giornalismo di inchiesta vero, fino in fondo, senza abdicare a quella che lei deputava la sua missione, insieme a Hrovatin», ha osservato.

«Fare informazione e, così, contribuire alla ricerca della verità, è cruciale per il buon funzionamento delle nostre democrazie e per la tutela dei diritti e delle libertà fondamentali», ha detto ancora il presidente della Camera. «Fare luce su quel barbaro omicidio è una questione prioritaria per il nostro Paese. Una questione sulla quale sono tornato più volte nel corso del mio mandato e sulla quale continuerò ad impegnarmi. Depistaggi, complicità e colpevoli omissioni hanno impedito di giungere alla verità, che ancora manca a distanza di ventisette anni», ha ribadito.

«Ilaria e Miran – ha concluso Fico – sono stati e continuano ad essere l’esempio più puro di come fare il giornalista sia una vocazione che non arretra di fronte al pericolo, alle minacce, ai conflitti, alla criminalità e al malaffare. Abbiamo un debito di riconoscenza nei loro confronti, che non si limita alla memoria ma ci impone di rinnovare l’impegno nella ricerca di una piena verità e giustizia. Un dovere che abbiamo nei confronti dei loro familiari e di tutta la comunità nazionale».

MULTIMEDIA
Di seguito il videomessaggio del presidente Roberto Fico in occasione del settimo anniversario dell’uccisione di Andrea Rocchelli in Ucraina.

Mobilitazione per informazione e lavoro, Fnsi: «Draghi convochi un tavolo per affrontare le criticità del settore»

I rappresentanti della categoria in piazza per chiedere alle istituzioni «un patto per l’articolo 21 della Costituzione». Al fianco dei consiglieri nazionali del sindacato anche giornalisti lavoratori autonomi, precari, esodati, Comitati di redazione, associazioni ed esponenti politici.

In piazza, a Roma, ci sono i rappresentanti di Ordine, Inpgi, Casagit, Fondo di previdenza complementare, associazioni, Comitati di redazione, giornalisti lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti, colleghe e colleghi esodati. Manifestano unendosi alla mobilitazione dei consiglieri nazionali della Fnsi convocati in via straordinaria davanti a Montecitorio. Insieme per chiedere alle istituzioni, governo in primis, risposte alle criticità che da oltre un decennio, ormai, attanagliano un settore, quello dell’informazione, vitale per la democrazia.

«Non una piazza contro qualcuno, ma una piazza per la libertà di informazione, per il diritto dei cittadini ad essere informati, per la dignità del lavoro delle colleghe e dei colleghi», dice aprendo la manifestazione il presidente della Federazione della Stampa, Giuseppe Giulietti, che ringraziando il presidente Mattarella per i suoi ripetuti interventi in difesa del ruolo del giornalismo ribadisce: «Siamo qui per dire no al commissariamento dell’articolo 21 della Costituzione. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ci ascolti».

Ora che l’Italia si appresta a ripartire, spiega il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, «chiediamo che venga riconosciuto il ruolo centrale dell’informazione e di chi fa informazione nella ricostruzione del Paese. Chiediamo che sia rimesso al centro dell’agenda il tema del lavoro, perché il lavoro senza dignità offende le persone, il lavoro precario rende precaria la democrazia. Abbiamo riunito in piazza il Consiglio nazionale – rileva – per chiedere attenzione per il settore. Il presidente del Consiglio convochi un tavolo per affrontare il tema informazione nel suo complesso: lavoro, dignità, previdenza, assistenza».

«Il governo ci chiede di tagliare le uscite e allo stesso tempo rifinanzia i prepensionamenti», denuncia la presidente dell’Inpgi, Marina Macelloni. «In dieci anni – aggiunge – l’Ente ha pagato 500 milioni di ammortizzatori sociali, soldi che lo Stato ha risparmiato e che hanno contribuito alla stabilità del sistema. Siamo pronti a fare sacrifici, ma se sono accompagnati da azioni che portino all’Istituto nuove risorse. Serve una cabina di regia a palazzo Chigi per affrontare la crisi del sistema e per tornare a parlare di crescita, di sviluppo e di lavoro nel settore dell’informazione. Per il bene della democrazia».

L’attenzione richiesta almeno in parte arriva, portata in piazza da alcuni parlamentari, fra cui Stefano Fassina, Walter Verini, Marianna Madia, Alessia Rotta, Nicola Pellicani, Filippo Sensi. A sorpresa si presenta il sottosegretario all’Editoria, Giuseppe Moles. «Porto il mio sostegno personale e politico alle ragioni della manifestazione», esordisce, annunciando alcune misure di sostegno al settore già in un prossimo decreto. «Un primo passo», spiega. E, rivolto al giornalisti esodati in presidio accanto a lui, «la vostra è una problematica che conosco bene», evidenzia.

Al microfono anche Caterina Bini, sottosegretaria alla presidenza del Consiglio per i Rapporti con il parlamento. «Siamo da sempre affezionati alla libertà di informazione, che sappiamo passa anche e soprattutto dai diritti dei lavoratori del settore. Senza diritti e tutele – afferma – la stampa è meno libera. Cercherò di farmi portavoce in tutte le forme con governo e parlamento delle vostre istanze».

Il presidente del Comitato per le intimidazioni ai cronisti della commissione Antimafia, Walter Verini, ricorda la necessità di difendere «l’autonomia dei giornalisti dalle minacce e dalle querele temerarie che vorrebbero imbavagliare i giornalisti, ma anche l’autonomia che deriva dai diritti e dalle garanzie contrattuali e dalla certezza di un futuro previdenziale solido».

Stefano Fassina riconosce che la pandemia ha aggravato problemi strutturali e che è necessario intervenire in questa fase di transizione perché all’informazione sia riconosciuto il suo ruolo di pilastro della democrazia. «In questi anni – osserva – abbiamo difeso il pluralismo, ora dobbiamo giocare all’attacco. Le condizioni di lavoro delle giornaliste e dei giornalisti più giovani sono inaccettabili. Se il lavoro è precario è meno libero». Da qui l’impegno a trovare spazio per rimettere in agenda «un confronto sistematico».

Tanti i temi su cui lavorare con le istituzioni: dalla tutela dei cronisti minacciati alla riforma Rai, dalla salvaguardia dell’Inpgi alla tutela delle fonti, dall’equo compenso alla lotta al precariato, con l’abolizione dei contratti cococo, «che sono i contratti dei rider del giornalismo», evidenzia Lorusso. «Impegni a costo zero – incalza – che avrebbero un impatto importante sulla libertà di chi fa giornalismo». Mentre sull’impiego di risorse pubbliche «sarebbe giusto destinarle a creare nuova occupazione piuttosto che ad accompagnare i lavoratori fuori dalle redazioni con i pensionamenti anticipati. Così si sosterrebbe anche l’Istituto di previdenza», l’analisi del segretario Fnsi.

Spazio poi agli interventi di Guido D’Ubaldo, in rappresentanza del Consiglio nazionale dell’Ordine

Il segretario del SUGC, Claudio Silvestri alla manifestazione a Montecitorio

dei giornalisti; Daniele Cerrato, presidente Casagit; Mattia Motta, presidente della Commissione lavoro autonomo Fnsi, che invita «la categoria a parlare di più di noi precari»; Vittorio Di Trapani, segretario Usigrai; Guido Bossa, presidente Ungp; Elisa Marincola, portavoce di Articolo21; Paola Spadari, presidente Odg Lazio; Carlo Bartoli, presidente Odg Toscana; Maurizio Di Schino, segretario Ucsi; Silvia Garambois, presidente di Giulia Giornaliste. E ancora: Anna Del Freo e Guido Besana, , segretaria generale aggiunta e vicesegretario Fnsi; i presidenti e segretari delle Associazioni regionali di Stampa Claudio Silvestri, Carlo Muscatello, Lazzaro Pappagallo, Paolo Perucchini. E le testimonianze dei giornalisti precari, fra cui Nicola Chiarini, Lorenzo Basso, Ubaldo Cordellini, Paolo Levi e i rappresentanti dei coordinamenti dei collaboratori di Repubblica e Ansa.

«La mobilitazione prosegue – le parole di commiato del segretario Lorusso – anche sui territori, con nuovi appuntamenti e con l’obiettivo di sensibilizzare le istituzioni sulle condizioni di lavoro dei giornalisti e delle giornaliste italiane, affinché il governo riconosca il ruolo dell’informazione anche con provvedimenti concreti a tutela della dignità, dei diritti e delle tutele di chi fa informazione».

Informazione, un articolo su cinque parla male del Sud Sugc e Fnsi: necessaria una riflessione

La stampa contribuisce ad alimentare una sorta di “archivio del pregiudizio” nei confronti di alcune zone dell’Italia?

È l’oggetto di una ricerca che nasce all’interno di un progetto nato da un’idea del SUGC (Sindacato Unitario dei Giornalisti della Campania), in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università Federico II, l’Istituto di Media e Giornalismo (IMeG) dell’Università della Svizzera italiana (USI) di Lugano e l’Osservatorio europeo di giornalismo (EJO) dello stesso ateneo. 

ll progetto di ricerca L’informazione (s)corretta: giornalismo e narrazione del Sud tra stereotipi e pregiudizi” intende analizzare lo sviluppo e la persistenza di stereotipi nella stampa italiana sulla rappresentazione del divario territoriale tra il Nord e Sud del paese.

L’obiettivo è comprendere, se e in che modo, la stampa contribuisca ad alimentare un repertorio di immagini e metafore che rappresentano una sorta di ‘archivio del pregiudizio’ nei confronti di alcune zone di un Paese.

Il SUGC e il Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università Federico II hanno stipulato un accordo per la realizzazione delle attività di ricerca che si propongono di analizzare la copertura giornalistica del Mezzogiorno nel contesto della pandemia da COVID-19, al fine di identificare i temi più dibattuti e la possibile presenza di pregiudizi e atteggiamenti discriminatori presenti all’interno della copertura di un campione di testate giornalistiche nazionali e regionali. 

Negli ultimi mesi, l’attenzione mediatica in Italia, come in tutto il mondo, si è concentrata in modo pressoché esclusivo sulla pandemia da Covid-19 e le sue conseguenze. Il nuovo Coronavirus e il periodo di lockdown sono stati occasione di forte rilevanza comparativa sui territori italiani rispetto a diverse dimensioni come la paura e le proiezioni sulle condotte dei territori del Mezzogiorno di fronte alla prova pandemica. Comprese le scelte politiche, il modo di alimentare il dibattito locale e nazionale degli amministratori locali (con le Regioni in particolare.

Su questi ed altri aspetti, la stampa locale e nazionale ha prodotto un altissimo numero di articoli e contenuti, la cui analisi può fungere da strumento di interpretazione delle possibili discriminazioni – nuove o preesistenti – tra territori. 

La ricerca cerca di comprendere le rappresentazioni e le narrazioni giornalistiche dominanti del Paese, e il loro legame con la produzione di eventuali stereotipi e discriminazioni Nord-Sud. Si è scelto di indagare la questione focalizzandosi sul periodo relativo al lockdown e sul dibattito innescato dall’impatto del Covid-19 sul paese. 

La ricerca si basa su un’analisi di contenuto di un campione di articoli giornalistici provenienti dalle principali testate nazionali italiane generaliste, economiche e sportive oltre che da due quotidiani a circolazione locale.

Gli articoli sono stati raccolti tramite il database Factiva utilizzando come parola chiave di ricerca: “Covid-19 AND Meridione OR Mezzogiorno”. Il campione selezionato è stato uniformato tramite apposite scelte.

L’analisi testuale degli articoli è riferita al periodo di analisi che va dal 1 febbraio 2020 al 31/08/2020 (non comprende la seconda ondata della pandemia)  E’ di 278 unità  il totale di articoli nel campione (dopo selezione e verifica). L’attività di ricerca è ancora in corso e adesso entra in una nuova fase che prevede l’analisi qualitativa da realizzarsi sulle interviste somministrate a testimoni privilegiati, prevalentemente giornalisti.

Il progetto di ricerca viene realizzato con la partecipazione della Camera di Commercio di Napoli attraverso Si Impresa Azienda Speciale Unica, Innovaway, Protom, DAC (Distretto Aerospaziale della Campania), Materias, P4M, STRESS (Distretto Tecnologico per le Costruzioni Sostenibili), TECNO, TDS e in collaborazione con la Federazione Nazionale della Stampa 

“Durante la pandemia c’è stata una maggiore polarizzazione del contrasto tra territori, che ha evidenziato come la coesione e la solidarietà tra Nord e Sud non siano valori scontati nel nostro Paese- ha detto Claudio Silvestri. Segretario del Sindacato dei Giornalisti della Campania, SUGC –  Abbiamo pensato a una ricerca per evitare che prevalessero le suggestioni nel nostro ragionamento. Da qui dobbiamo partire per pensare a una corretta informazione sul Meridione, fuori da stereotipi e cliché negativi che caratterizzano anche la narrazione in testate non marcatamente orientate politicamente. A quesoi appuntamento ne seguiranno altri, a Roma e a Milano. È necessario che si apra una riflessione seria sul tema, così come abbiamo fatto con il manifesto di Venezia per il mondo femminile, e con la carta di Assisi per il linguaggio dell’odio e la comunicazione sui social network”.

Per Stefano Borydirettore di Funes, atelier dipartimentale di ricerca sulla narrazione e l’immaginario Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università Federico II -” La ricerca sta offrendo, già a partire da questi primi risultati intermedi, delle considerazioni di rilievo sul modo di fare informazione durante la pandemia. Dal nostro studio, oltre ad una lampante ri-esplosione della questione meridionale e del conflitto Nord-Sud, stanno emergendo retoriche discorsive e scelte lessicali che spesso celano nuove forme di vittimizzazione dell’attore sociale del Nord e diversi atteggiamenti rivendicativi sulle competenze e sul potenziale ruolo di sviluppo da parte del Mezzogiorno. Si tratta di rappresentazioni che devono far riflette sia sulla professione giornalistica in un contesto emergenziale, sia sulle latenti impronte culturali che nutrono a volte inconsapevolmente l’agency discorsiva e narrativa sul rapporto tra i due territori del nostro paese.”

Quanto incide sullo sviluppo delle imprese, del tessuto economico di alcune aree, una narrazione non oggettiva da parte dei media?  – Si è chiesto il presidente della Camera di Commercio, Ciro Fiola, aprendo i lavori della conferenza stampa dedicata alla presentazione della ricerca – “Ce lo siamo chiesti spesso,  specialmente al Sud,  ha aggiunto Fiola, nella nostra Napoli, sempre più scenario per il racconto di delitti e guerre di camorra, palcoscenico di fiction che ne tratteggiano il lato peggiore. Ben vengano azioni di ricerca rigorosa come questa messa in campo dal SUGC in collaborazione con l’Università Federico II”.

Durante il primo lockdown i consiglieri il SUGC hanno raccolto numerose segnalazioni su articoli, servizi e programmi TV che hanno raccontato il Mezzogiorno proponendo i pregiudizi e gli stereotipi di sempre, ha detto Maria Cava, consigliera del SUGC. “Anziché affidarci ad un comunicato stampa abbiamo voluto analizzare il fenomeno in modo più strutturato, misurandolo. Di qui l’idea della ricerca sociale frutto di una decisione di lavoro di squadra di tutto il Sindacato dei giornalisti della Campania. Ci aspettiamo di poter contribuire ad una maggiore responsabilità, consapevolezza, cura e attenzione nella nostra professione”.

 

Il gruppo di lavoro del Dipartimento di Sociologia della Federico II è composto da Stefano Bory, Luca Bifulco e Rosaria Lumino. C’è anche Philip Di Salvo, dell’Istituto di media e giornalismo (IMeG), Università della Svizzera italiana (USI)

Mediapartner: Videoinformazioni, Economy, Denaro e Sudonline