Archivio mensile:Novembre 2020

Francia, il 28 novembre sindacati in piazza contro il bavaglio alla stampa

Il governo francese ha deciso, contro ogni previsione, sotto la guida del suo divisivo ministro dell’Interno, Gerald Darmanin, di imporre una legge liberticida che vieta ai giornalisti di trasmettere immagini della polizia e della gendarmeria. Questo disegno di legge sulla “sicurezza globale”, approvato in prima lettura dall’Assemblea nazionale, prevede all’articolo 24 “un anno di reclusione e una multa di 45.000 euro per chi diffonde, con qualunque mezzo e supporto, al fine di nuocere alla sua integrità fisica o mentale, l’immagine del volto o qualsiasi altro elemento di identificazione di un funzionario di polizia nazionale o di un membro della gendarmeria nazionale quando agisce nel contesto di un’operazione di polizia”.

Nonostante la situazione sanitaria, diverse manifestazioni hanno mobilitato, due volte a Parigi e in molte città della Francia, migliaia di manifestanti – oltre che giornalisti – mostrando la portata delle preoccupazioni sui rischi di grandi battute d’arresto nelle libertà pubbliche contenute nella proposta di legge. Questi timori sono stati espressi da sindacati, aziende, associazioni e collettivi di giornalisti e operatori dei media, ma anche gruppi di famiglie di vittime di violenze da parte della polizia, associazioni per la difesa delle libertà, cittadini, parlamentari di diverse nazionalità e partiti politici. Il difensore dei diritti in Francia, ma anche la Commissione consultiva sui diritti umani, nonché i relatori speciali delle Nazioni Unite sui diritti umani, si sono espressi contro questo progetto del governo francese. Anche la Commissione Europea ha messo in guardia la Francia.

Martedì scorso, dopo una prima manifestazione di protesta davanti all’Assemblea nazionale a Parigi, alla fine della manifestazione sono stati perpetrati attacchi alla libertà di informazione da parte di membri delle forze di sicurezza. Sono stati presi di mira anche almeno sei giornalisti. Tre di loro hanno subito violenze, comprese percosse con manganelli. Altri due sono stati minacciati di arresto ed è stato impedito loro di svolgere il loro lavoro di informazione, con il pretesto, secondo il ministro dell’Interno, Gerald Darmanin, che non si sarebbero accreditati presso la prefettura prima di seguire la manifestazione pubblica.

Nonostante queste proteste, alle quali hanno aderito i partiti della sinistra francese, il governo mantiene le sue posizioni. Il ministro Darmanin si è opposto alla richieste dei sindacati dei giornalisti sostenuti anche da Ifj e Efj. In queste condizioni, i sindacati dei giornalisti hanno chiesto di incontrare il primo ministro Castex. Di fronte a una protesta generale, il capo del governo ha proposto la creazione di una commissione per redigere un nuovo testo dell’articolo 24. Questa manovra è stata denunciata dalla Coalizione, che ha quindi rifiutato di incontrare il signor Castex.

Il clima si è fatto improvvisamente teso nel Paese, mettendo in discussione la politica di sicurezza del governo a seguito di una serie di errori della polizia (repressione violenta di una manifestazione contro migranti afghani, pestaggio di un cittadino da parte di agenti di polizia, giornalisti bastonati, ecc.). Prova, se ce ne fosse bisogno, del fatto che le immagini e il video sono necessari in particolare per testimoniare in tribunale contro gli abusi della polizia e condannare gli autori. Anche lo stesso ministro dell’Interno ha stigmatizzato le violenze.

Ultimo colpo contro le libertà, il prefetto della polizia di Parigi Didier Lallement ha deciso di vietare la “Marcia delle libertà” che si terrà sabato 28 novembre nel centro di Parigi, tra i luoghi simbolo della capitale, Repubblica e Bastille. I sindacati hanno immediatamente fatto appello ai tribunali per far revocare questo divieto. Indipendentemente da ciò, i sindacati e la Coalizione nel suo insieme hanno confermato la marcia di sabato.

*Patrick Kamenka è il responsabile per le relazioni internazionali del sindacato dei giornalisti francesi Snj-Cgt.

In piazza ad Arzano con i colleghi Rubio e Bianco, il SUGC: illuminare questi territori

Oggi ad Arzano si è tenuto il comitato per l’Ordine e la sicurezza nella sede del Comune in piazza Cimmino, luogo degli scontri, delle proteste contro la commissione prefettizia e delle minacce al cronista Mimmo Rubio. Un’azione fortemente simbolica in una zona permeata dalla criminalità organizzata. Nell’occasione siamo stati in piazza con i colleghi del territorio Rubio e Giuseppe Bianco e il senatore Sandro Ruotolo. È stata l’occasione per evidenziare che i colleghi che lavorano sul territorio non sono soli. Con loro, e accompagnati dagli uomini delle scorte, abbiamo attraversato le stradine adiacenti la piazza principale dove sono attive delle piazze di spaccio.
Subito dopo abbiamo incontrato il prefetto di Napoli Marco Valentini che ha evidenziato tutte le difficoltà legate a una realtà come Arzano e ha ribadito il massimo dell’impegno per far sentire con intelligenza ed efficacia la presenza dello Stato sul territorio. «Il nostro dovere come giornalisti – ha sottolineato il segretario del SUGC, Claudio Silvestri – è quello di non lasciare soli i colleghi, di essere la loro scorta mediatica, di illuminare questa realtà e di raccontare quanto sta accadendo. Il racconto della verità è un antidoto formidabile contro le mafie che si muovono nel silenzio e nell’omertà».

«Occorre garantire continuita’ della presenza delle forze dell’ordine per un’azione di contrasto e di repressione. Il territorio di Arzano dev’essere liberato come è accaduto in altri territori della nostra provincia – ha detto il senatore Ruotolo – Lo Stato ad Arzano deve metterci la faccia e liberare un territorio occupato dai clan che in questi ultimi giorni a colpi di stese, rivolte e richieste estorsive stanno seminando il terrore. Siamo fiduciosi del lavoro che la magistratura sta portando avanti ma nell’immediato bisogna disarmare i camorristi e chiudere le piazze di spaccio».

Fondo di Perequazione, nelle tredicesime 2020 la liquidazione dell’una tantum

Anche quest’anno, per il nono anno consecutivo, il Consiglio di Amministrazione dell’Istituto, nella riunione del 26 novembre 2020, ha confermato – con gli stessi criteri degli anni precedenti –  l’erogazione dell’ importo “una tantum” utilizzando l’apposito Fondo di Perequazione, che è stato  istituito con il rinnovo del Contratto Nazionale di Lavoro Giornalistico del 2009, ed è alimentato con il contributo di 5 euro mensili versato dai giornalisti attivi.

Gli importi che saranno erogati sono stati individuati con le seguenti modalità:

• Una tantum di euro 2.000,00 lordi ai pensionati diretti con classi di importo reddituale  fino a 35 mila euro lordi annui;
• Una tantum di euro 1.500,00 lordi ai pensionati superstiti con classi di importo reddituale, riferiti all’intero nucleo,  fino a 14 mila euro lordi annui.

Come gli anni precedenti, non hanno diritto all’Una Tantum i titolari dei seguenti trattamenti:

–    Pensioni dirette con anzianità contributiva INPGI inferiore a 10 anni;
–    Pensioni a superstiti riferite a posizioni de cujus con anzianità contributiva Inpgi inferiore a 10 anni;
–    Pensioni non contributive;
–    assegni di superinvalidità e contributo per case di riposo.

I redditi presi in considerazione, anche tramite il Casellario Centrale dei Pensionati e l’Agenzia delle Entrate, sono quelli riferiti alle pensioni e ai redditi da lavoro.

I predetti importi sono soggetti alla tassazione ordinaria irpef e saranno visibili  nei cedolini di pensione relativi alla XIII^ mensilità, disponibili sul sito dell’Istituto – www.inpgi.it – nella propria area personale utilizzando il proprio codice iscritto e password.

Trattandosi di una somma che ha lo scopo di contribuire, in parte, alla perdita del potere d’acquisto che subiscono i trattamenti pensionistici nel corso del tempo, la suddetta una tantum  sarà erogata ai pensionati il cui trattamento pensionistico era in essere alla data del 31 dicembre 2019.
Nel corrente anno 2020 sono risultati aventi diritto all’erogazione “una tantum” complessivamente n° 457 beneficiari così ripartiti:

• Pensionati diretti n. 444
• Nuclei familiari superstiti n. 13

La spesa complessiva ammonta a circa 907 mila euro.

“Anche quest’anno – ha commentato la Presidente Marina Macelloni – il Fondo di Perequazione ha deciso di tutelare i colleghi che percepiscono pensioni basse; tale intervento è stato reso possibile grazie alla solidarietà intergenerazionale dei colleghi attivi, sui quali, tra l’altro, negli ultimi anni ha fortemente influito la crisi del settore editoriale  e la conseguente contrazione dell’occupazione e il ricorso agli ammortizzatori sociali”.

Inpgi: Il Sottosegretario al Ministero del Lavoro, Francesca Puglisi, esprime parere favorevole al profetto di allargamento della platea degli iscritti

Nel corso dell’audizione tenutasi il 24 novembre 2020 presso la Commissione parlamentare per il controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di Previdenza e assistenza sociale, presieduta dal Sen. Sergio Puglia, il Sottosegretario di Stato al Ministero del Lavoro con delega alla vigilanza sugli Enti  di previdenza privatizzati, Dr.ssa Francesca Puglisi, ha illustrato, tra l’altro, la situazione afferente l’INPGI e le iniziative poste in essere per ripristinare le condizioni di equilibrio e sostenibilità economico-finanziaria della gestione previdenziale presso la quale sono assicurati i giornalisti dipendenti.

Il Sottosegretario, in particolare, ha manifestato apprezzamento per l’ipotesi normativa elaborata nell’ambito dell’apposito tavolo tecnico istituito dalla Presidenza del Consiglio nello scorso mese di febbraio, che – in coerenza con le disposizioni già contenute nell’art. 16 quinquies del decreto legge n. 34/2019 – contempla, tra l’altro, un allargamento della competenza assicurativa dell’Istituto di Previdenza con l’inclusione dei comunicatori professionali che operano presso le pubbliche amministrazioni.

Si tratta di una misura che, come emerge dagli appositi studi tecnico-attuariali, consente di superare le criticità legate al ripristino dell’equilibrio finanziario della gestione previdenziale nel medio-lungo periodo, ponendosi, pertanto, come soluzione strutturale in grado di coniugare l’adeguamento delle forme di tutela previdenziale all’evoluzione del sistema organizzativo e professionale degli operatori dell’informazione e della comunicazione con le esigenze di salvaguardia e garanzia prospettica della sostenibilità economica della gestione previdenziale.

In tale occasione il Sottosegretario Puglisi ha avuto modo di sottolineare che, in caso contrario, gli oneri finora sostenuti dall’Ente di Previdenza di giornalisti ricadrebbero sul bilancio statale, ponendo così a carico della fiscalità generale costi economicamente significativi.

Agcom: «Durante l’emergenza Covid-19 il 73% dei giornalisti ha riscontrato casi di disinformazione»

Durante l’emergenza Covid-19 i tre quarti dei giornalisti italiani (73%) si sono imbattuti in casi di disinformazione: il 78% di questi almeno una volta a settimana, mentre il 22% addirittura una volta al giorno. La maggior parte della disinformazione ha viaggiato su fonti online non tradizionali (social, motori di ricerca, sistemi di messaggistica). È quanto emerge dall’ultimo Rapporto dell’Osservatorio sul giornalismo, “La professione alla prova dell’emergenza Covid-19”, approvato all’unanimità dal Consiglio dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, che ha deciso di dare il via ad una consultazione pubblica per far luce sulle reali condizioni del lavoro giornalistico.

«L’Autorità – spiega una nota – avvierà quindi incontri con il sottosegretario per l’informazione e l’Editoria e con gli stakeholder per raccogliere proposte e intraprendere un confronto sulle principali problematiche del settore, anche al fine di sviluppare indicazioni utili al legislatore ed avanzare proposte al governo con l’obiettivo di tutelare e rinnovare l’informazione giornalistica in Italia».

Il Rapporto (disponibile a questo link), giunto alla terza edizione, punta in particolare i riflettori sulla drammatica sfida imposta dalla pandemia alla professione giornalistica, analizzata attraverso un’indagine ad hoc che ha coinvolto la scorsa estate i professionisti dell’informazione.

Mentre per quel che riguarda lo stato di salute della professione «risultano confermate e consolidate – anticipa l’Agcom – le dinamiche già individuate nelle due precedenti edizioni: progressivo invecchiamento dei giornalisti; diffusa precarizzazione; insoddisfacente preparazione specialistica in particolare sui temi economici, scientifici e tecnologici; crescente ibridazione della professione giornalistica strettamente intesa, con attività professionali attinenti al campo della comunicazione. Il tutto in una perdurante crisi di identità e ruolo della professione, entro il quadro più ampio di forti difficoltà dell’editoria».

Otto i quesiti attorno ai quali è strutturata la consultazione lanciata dall’Agcom: accesso alla professione, profili contrattuali e remunerazione del lavoro giornalistico; percorsi formativi e di accesso alle redazioni; competenze digitali e specialistiche dei giornalisti; nuove forme di produzione e diffusione delle notizie; strumenti di contrasto alla disinformazione e alle fake news; pluralismo dell’informazione e criticità dell’informazione locale; tutela del diritto d’autore; minacce alla professione e problematiche connesse alla rappresentatività di genere (due temi che saranno oggetto di specifici prossimi approfondimenti da parte dell’Autorità).

Violenza sulle donne, due incontri con il SUGC

Per la giornata dedicata alla lotta contro le violenze sulle donne mercoledì 25 novembre 2020 il SUGC parteciperà a due incontri.

CON ARTICOLO21 ALLE 13,30
Contrasto al linguaggio dell’odio che ormai dilaga sui social e, purtroppo, viene ripreso anche da alcuni media “accreditati”. Se ne parlerà insieme ad un’analisi della violenza di genere in un incontro organizzato da Articolo 21 nell’ambito della rassegna “Un’ora con…” . L’appuntamento è per domani in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, dalle 13.30 alle 15. L’obiettivo è quello di fare il punto sulle iniziative, dare voce a giornaliste, giuriste, associazioni impegnate contro discriminazioni, aggressioni, sessismo.
Previsto l’intervento di Simona Sala, Cristina Perozzi, Tiziana Ferrario, con il coordinamento di Elisa Marincola, portavoce di Articolo 21,  e Roberto Natale
L’incontro sarà trasmesso in diretta anche sulla pagina Facebook di Articolo 21.

DIBATTITO ALLE 18,30

I dati del 2020 sembrano dimostrare una diminuzione dell’emergenza della piaga della violenza sulle donne, potrebbe essere cosi, ma invece non lo è. Con lo scoppio della pandemia di Covid e il conseguente isolamento in casa, molte donne hanno perso la forza di voler denunciare il proprio partner violento, per via della convivenza forzata a cui sono costrette. Il 25 novembre è la giornata per ricordare ancora una volta l’importanza nel denunciare. Se ne parlerà alle 18,30 a questo LINK.
Interverranno: Claudio Silvestri (Segretario del sindacato unitario giornalisti della Campania), Virginia Ciaravolo (Psicoterapeuta e Criminologa), Stefania De Martino (Responsabile centro antiviolenza ed esperta di politiche di genere), Francesco Paolo Oreste (Vice ispettore con delega alle fasce deboli del commissariato di P.S di Pompei), modera Armando Federico Ascolese (scrittore e giornalista). L’evento è patrocinato dal Sindacato unitario giornalisti della Campania e dall’associazione “Mai più violenza infinità”.

Imprese editoriali, al Sud sgravi sui contributi anche per i dipendenti giornalisti

Anche il personale giornalistico dipendente dalle aziende situate nelle regioni del Sud (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia) potrà beneficiare dello sgravio contributivo del 30%. L’agevolazione, prevista con la circolare 10 del 30 ottobre 2020 dell’INPGI inerente l’esonero contributivo per le aree svantaggiate (c.d.Decontribuzione Sud), va richiesta direttamente sul sito www.Inpgi.it nell’apposita sezione “Notizie per le Aziende” – software DASM (Denuncia Aziendale Supporto Magnetico).

L’agevolazione è stata introdotta dal Decreto “Agosto” (articolo 27 del decreto-legge n. 104/2020,)  per il periodo 1° ottobre 2020 – 31 dicembre 2021.

 

Requisiti e caratteristiche della Decontribuzione Sud

Possono accedere al beneficio tutti i datori di lavoro privati, anche non imprenditori purché in  possesso della regolarità contributiva e delle seguenti ulteriori condizioni:

  • assenza di violazioni delle norme fondamentali a tutela delle condizioni di lavoro e rispetto degli altri obblighi di legge;
  • rispetto degli accordi e contratti collettivi nazionali, nonché di quelli regionali, territoriali o aziendali, sottoscritti dalle Organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.

L’esonero è pari al 30% della contribuzione previdenziale a carico del datore di lavoro, con esclusione dei premi e contributi per l’assicurazione infortuni. Non è previsto un limite individuale di importo all’esonero e non possono essere oggetto di sgravio le seguenti contribuzioni:

 

ASSICURAZIONE Aliquota datore lavoro NOTE
Fondo Integrativo “ex fissa” 1,50 % Dovuto soltanto per i giornalisti professionisti con rapporto di lavoro a tempo indeterminato regolato dal CNLG FIEG/FNSI (Vedi Circolare INPGI n. 4 del  19/02/2015).
Addizionale Fondo Integrativo “ex fissa” 0,35 % Dovuto soltanto per i giornalisti  professionisti con rapporto di lavoro a tempo indeterminato regolato dal CNLG FIEG/FNSI (Vedi Circolare INPGI n. 4 del  19/02/2015).
Contributo per gli ammortizzatori sociali 0,50 % Dovuto dalle Aziende soggette alle procedure di  CIGS di cui alla legge n. 416/81, anche con meno di 15 dipendenti (vedi Circolare INPGI n. 9 del 2/09/2009).
Contributo assicurazione  Infortuni 11,88  €. Q.ta fissa mensile dovuta per tutti i giornalisti iscritti, a prescindere dal CCNL applicato. Ridotta a 6,00 euro per rapporti di lavoro ex  Artt. 2 e 12 CNLG con retribuzione  inferiore al  minimo contrattuale di redattore + 30 mesi (Vedi Circolare INPGI n. 7 del  26/06/2009).

 

La misura agevolativa spetta in relazione a tutti i rapporti di lavoro subordinato purché sia rispettato il requisito geografico della prestazione lavorativa.

I giornalisti precari e lavoratori autonomi al governo: «Senza occupazione nessun sostegno agli editori»

La Commissione nazionale lavoro autonomo della Federazione nazionale della Stampa italiana, riunitasi in teleconferenza, esprime forte preoccupazione per la deriva del mercato del lavoro nel comparto dell’informazione. E si appella al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e al sottosegretario all’Editoria, Andrea Martella, affinché intervengano sulle evidenti storture del sistema a danno del lavoro e del diritto dei cittadini ad essere informati da giornalisti liberi e indipendenti anche dal ricatto economico della precarietà e della spasmodica necessità di un lavoro dignitosamente retribuito.

Il livello occupazionale nel settore sta diminuendo solo formalmente: la “buona occupazione” viene distrutta in favore di un’occupazione precaria, senza diritti né tutele. E un sistema basato sempre più su dei “braccianti dell’informazione”, o sull’utilizzo improprio dei pensionati nel normale circuito produttivo – come già denunciato dalla Clan e dalla Fnsi – non può andare lontano. Gli editori vogliono da un lato un basso numero di occupati regolari e con contratti depotenziati, dall’altro poter disporre di una forza lavoro di giornalisti lavoratori autonomi da pagare molto meno dei subordinati, benché sia autonomi che dipendenti siano indistintamente utilizzati per la realizzazione dei contenuti dell’identico prodotto giornalistico.

Diamo atto al governo di aver sostenuto il settore, ma nelle misure che dovrà ancora mettere a punto occorre mettere al primo posto norme che contrastino il precariato, lo sfruttamento dei cococo e delle false partite Iva che mascherano del lavoro dipendente non riconosciuto. Chiediamo quindi che tutti gli aiuti agli editori, sia nazionali che locali, siano vincolati alla creazione di occupazione regolare. Ogni sostegno, diretto o indiretto, dev’essere condizionato alla tenuta dell’occupazione e al contrasto del precariato: non si possono utilizzare aiuti pubblici per distruggere l’occupazione regolare e incrementare il lavoro precario e non tutelato.

Va contrastato l’uso dei pensionati nel normale circuito produttivo, e non di rado anche nelle redazioni. Un pensionato non ha la necessità di “procurarsi uno stipendio pieno”, e questa è nei fatti una concorrenza sleale nei confronti di migliaia di collaboratori esterni, sottopagati e quasi mai stabilizzati da dipendenti se non dopo non facili cause giudiziali.

Va favorita con opportuni provvedimenti l’emersione dal “falso lavoro autonomo” di molti collaboratori, e l’inclusione nei Contratti collettivi da dipendenti di almeno i cosiddetti “collaboratori strategici” delle testate.

Va parallelamente attuata una decisa tutela del lavoro autonomo – sia di quello per scelta, che di quello in attesa di stabilizzazioni – tramite la doverosa attuazione delle vigenti disposizioni, inapplicate dal 2012:

COMPENSI DEGLI ISCRITTI ALL’ORDINE DEI GIORNALISTI
1) Compensi minimi dignitosi per le collaborazioni giornalistiche autonome, anche occasionali e non nelle redazioni, tramite:
a) Immediata emanazione da parte del ministero della Giustizia dei parametri per la liquidazione giudiziale dei compensi dei giornalisti ex L. 27/2012, unica categoria professionale per la quale non sono mai stati emanati, e non essendo applicabili per analogia quelli di altre professioni;
b) Conseguente attuazione anche per i giornalisti del principio della legge sull’equità retributiva ex L. 172/2017;

COMPENSI DEI COLLABORATORI DELLE REDAZIONI
2) Equo compenso per i collaboratori delle redazioni (con coerenza tra subordinati e autonomi nelle singole testate), tramite:
c) Corretta identificazione dei parametri dell’equo compenso per i giornalisti non dipendenti ex L.233/2012, e conseguente sua attuazione, fino ad oggi bloccata, in violazione della legge stessa e dell’art. 36 della Costituzione.

Riguardo l’emergenza Covid-19, chiediamo l’emanazione di nuovi contributi a fondo perduto a sostegno dei giornalisti non dipendenti, come già stanziati la scorsa primavera-estate, tenendo conto dei nuovi lockdown, parziali o totali, in atto e paventati per questo inverno. Va anche tenuto conto che il blocco o riduzione di alcune attività produttive per il Covid-19 hanno causato la perdita, o almeno una forte riduzione delle possibilità di lavoro per i giornalisti lavoratori autonomi dei settori dello spettacolo, cultura, sport, turismo e food, oltre ad una riduzione generale delle possibilità di collaborazione, accompagnate spesso da significative riduzioni dei compensi, stabilite unilateralmente dagli editori nella logica dell’emergenza Covid e dei continui tagli ai costi del lavoro. Su questa situazione sono necessari interventi mirati del governo e delle istituzioni, anche locali.

Infine: come già segnalato da tempo anche dalla Clan-Fnsi, l’attività giornalistica, assieme alle sue tecnologie, i contesti sociali e di mercato, è radicalmente mutata dagli anni ’70-’80, al punto di risultare oggi inadeguati, od obsoleti, molti degli attuali strumenti concettuali, normativi e di governo della professione, legati ad altri momenti storici.

Oggi è necessaria una radicale riforma della professione, delle sue norme e istituti, per renderli rispondenti alle esigenze e ai problemi della realtà attuale. Comprese le norme di funzionamento e dei compiti dell’Ordine dei giornalisti, risalenti a un impianto di un oramai lontano e non più attuale 1963. Non basta la già attuata riforma del numero dei componenti del Consiglio nazionale e dei Consigli di disciplina: occorre tenere conto che nel giornalismo la maggior parte dei rapporti di lavoro e è sarà di natura autonoma, e ciò per volontà degli editori.

Ma, al fine di giungere ad una riforma ragionata e di ampio respiro, questa andrà elaborata ed attuata in sinergia con gli organismi di rappresentanza dei giornalisti, per quanto di rispettiva competenza, confrontandosi su problemi, esperienze e proposte già disponibili, e non con provvedimenti calati dall’alto senza alcun coinvolgimento di merito della professione.

Questi i temi che come Commissione nazionale lavoro autonomo della Fnsi ci sentiamo di avanzare con forza, rendendoci disponibili, per quanto di nostra competenza, alla più ampia collaborazione.

La Gazzetta del Mezzogiorno al gruppo Ladisa. Il sindacato: «Adesso lavorare per il rilancio»

«La Gazzetta, con i suoi 133 anni di storia, si salverà grazie a un nuovo editore. Il Tribunale Fallimentare di Bari ha aggiudicato la gara bandita per l’affitto del ramo di azienda Edisud Spa fino al 31 luglio 2021 alla Ledi Srl del Gruppo Ladisa di Bari che garantirà la continuità di pubblicazione del quotidiano ‘La Gazzetta del Mezzogiorno’». A dare la notizia sono gli stessi giornalisti del quotidiano che, sul sito web della Gazzetta, precisano: «Ma la priorità è non fermare le pubblicazioni neanche per un giorno in attesa del subentro».

La società vincitrice è stata l’unica partecipante alla gara per l’affitto temporaneo della testata, cui si è arrivati dopo che l’esercizio provvisorio, conseguenza del fallimento, era stato chiuso dal Tribunale lo scorso 3 novembre sulla base di una relazione dei curatori che evidenziava ulteriori perdite.

«Si tratta di un passaggio importante per la storia della Gazzetta perché, grazie all’intervento del gruppo imprenditoriale barese facente capo ai fratelli Sebastiano e Vito Ladisa, il giornale continuerà le pubblicazioni dopo la decisione adottata il 3 novembre scorso dallo stesso tribunale che aveva decretato la fine dell’esercizio provvisorio, concesso a metà giugno, per il grave stato di liquidità dell’azienda», aggiungono i giornalisti.

«Il passaggio della gestione della Gazzetta del Mezzogiorno dalla Edisud dichiarata fallita alla Ledi, società del gruppo Ladisa, evita un esito disastroso sotto il profilo occupazionale e garantisce la necessaria continuità aziendale al quotidiano dei pugliesi e dei lucani. Ha prevalso il senso di responsabilità di tutti, a cominciare dai giornalisti, nella consapevolezza che adesso si apre un’altra partita, ugualmente difficile», commentano la Federazione nazionale della Stampa italiana e le Associazioni regionali di Stampa di Puglia e Basilicata.

«Va innanzitutto scongiurato – proseguono – il rischio che il passaggio dalla curatela fallimentare alla nuova società editrice possa provocare l’interruzione delle pubblicazioni, anche per una sola giornata. Sarà, inoltre, necessario rimboccarsi immediatamente le maniche per mettere a punto un piano industriale di rilancio che assicuri sostenibilità, tuteli l’occupazione valorizzando le professionalità e faccia crescere l’offerta informativa del giornale. Va potenziato il legame della testata con i singoli territori della Puglia e della Basilicata, che le gestioni del passato hanno mortificato e impoverito. Nella prospettiva della vendita all’asta della testata, si tratta di un passaggio ineludibile».

Il sindacato dei giornalisti, concludono Fnsi e Assostampa, «continuerà a portare avanti la battaglia per il futuro della Gazzetta, proseguendo nel confronto a tutto campo e senza pregiudiziali con il nuovo editore».

Covid-19, torna l’autocertificazione per gli spostamenti. Il modulo per giornalisti

Con il Dpcm del 3 novembre 2020, in vigore dal 6 novembre, torna l’autocertificazione per gli spostamenti, da utilizzare in maniera diversa in base alle diverse situazioni regione per regione. In tutta Italia è necessario avere in tasca l’autocertificazione se si esce di casa dalle 22 alle 5, orario in cui è previsto scatti il coprifuoco nazionale. E nelle zone indicate come “arancioni” e “rosse” le limitazioni agli spostamenti – sempre consentiti per “comprovati motivi di lavoro, necessità e salute” – sono ancora più stringenti (riportiamo a questo link l’infografica predisposta dalla presidenza del Consiglio dei ministri con la sintesi delle restrizioni previste dal decreto).

Come già fatto in occasione del lockdown della scorsa primavera, gli uffici della Fnsi hanno predisposto un modulo di autocertificazione dedicato ai giornalisti, lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi, che hanno necessità di spostarsi dal proprio domicilio per ragioni professionali. Il documento, compilato e firmato, va esibito assieme alla tessera professionale in caso di controlli da parte delle forze dell’ordine.

Il modulo standard per gli spostamenti rilasciato dal ministero dell’Interno (disponibile a questo link) è comunque in possesso degli operatori di polizia e può essere compilato anche al momento del controllo.

PER APPROFONDIRE
In calce i modelli di autocertificazione per gli spostamenti professionali predisposti dagli uffici della Fnsi tenendo presenti le specifiche esigenze lavorative dei professionisti dell’informazione, siano essi lavoratori autonomi o lavoratori dipendenti.

Autocertificazione lavoratori autonomi – 5 novembre

Autocertificazione lavoratori dipendenti – 5 novembre