La Federazione nazionale della Stampa italiana parteciperà al giudizio di costituzionalità sulla pena carceraria per il reato di diffamazione a mezzo stampa, previsto per il 21 e 22 aprile prossimi, trasmettendo alla Corte costituzionale un proprio articolato parere giuridico.
Il giudizio di costituzionalità si celebrerà in seguito all’eccezione sollevata nel caso di un processo per diffamazione a mezzo stampa in corso a Salerno in cui sono imputati due giornalisti del quotidiano ‘Roma’ assistiti dal Sindacato unitario giornalisti della Campania, che si sono già costituiti presso la Corte con il SUGC.
La Fnsi farà pervenire alla Consulta un’opinione scritta su una controversa questione di legittimità costituzionale, come previsto dal nuovo regolamento della Corte appena entrato in vigore. In tal senso, il sindacato ha dato mandato all’avvocato Giulio Vasaturo di trasmettere alla Corte costituzionale una nota a sostegno della manifesta illegittimità della normativa penale che tuttora dispone la reclusione dei giornalisti condannati per diffamazione.
«La Federazione nazionale della Stampa italiana – affermano Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Fnsi – esprime grande apprezzamento per la riforma voluta dalla presidente della Corte costituzionale, Marta Cartabia, con cui viene finalmente consentito ai sindacati di fornire un proprio contributo nella valutazione di norme che incidono fortemente sulla libertà fondamentali dei lavoratori. L’auspicio è che venga riconosciuta l’incostituzionalità della pena carceraria in caso di diffamazione a mezzo stampa, in ossequio all’articolo 21 della Costituzione e alle indicazioni della Corte europea dei diritti umani».
Archivio mensile:Gennaio 2020
Ussi Campania: "Frasi di Zuliani lesive della serietà e della correttezza dei giornalisti napoletani"
L’Ussi della Campania – Gruppo ‘Felice Scandone’ è venuta a conoscenza del fatto che domenica scorsa, durante una trasmissione andata in onda dopo la conclusione della partita Napoli-Juventus su un’emittente locale, il giornalista Claudio Zuliani, nel corso di un animato dibattito, rivolgendosi a un altro dei partecipanti alla discussione ha detto:”Tu vai solo a San Siro, io invece purtroppo a Napoli ci sono andato parecchi anni. Tu sai il clima che si respira in sala stampa in quella città? Sai che domande fanno i giornalisti? E sai come ti accolgono? Ti prendono a calci il pullmann, ti lanciano i petardi, ti insultano in continuazione”.
L’Ussi della Campania rileva che, così come è stata pronunciata, la frase lascia capire che i giornalisti napoletani abbiano l’abitudine di distribuire calci, lanciare petardi e insulti in sala stampa, intento che si intuisce non fosse nelle intenzioni del collega. Si presume infatti che il giornalista nel suo intervento intendesse riferirsi a soggetti diversi dai suoi stessi colleghi. Tuttavia l’Ussi della Campania non può che stigmatizzare quelle parti del discorso rivolte effettivamente alla stampa napoletana che, completamente disancorate dal diritto-dovere di cronaca giornalistica, esprimono valutazioni lesive della serietà e della correttezza professionale dei cronisti sportivi campani.
L’Ussi della Campania invita il collega Zuliani a tornare allo Stadio San Paolo in modo da poter verificare di persona che i colleghi napoletani svolgono il loro lavoro con serietà e correttezza, anche se le loro domande talvolta possono risultare sgradite ai destinatari.
L’Ussi della Campania reitera comunque l’invito all’Ordine dei Giornalisti a intervenire sempre con rigore nei confronti di chi esprime pubblicamente giudizi e valutazioni negative sulla professionalità di suoi stessi colleghi e ricorda a tutti che chi svolge il proprio lavoro, nella nostra professione più che in altre, è obbligato a farlo tenendo presenti i canoni della correttezza e della deontologia professionale.
Governo, via ai tavoli su rilancio e Inpgi. Lorusso: «Confronto serrato sul lavoro»
Parte il confronto fra governo e parti sociali sul rilancio del settore. Il sottosegretario all’Editoria, Andrea Martella, ha incontrato i vertici di Fnsi e Fieg. Il tavolo, alla cui convocazione il sottosegretario si era impegnato prima della pausa natalizia, servirà ad analizzare le criticità che colpiscono il settore della carta stampata, dal calo delle vendite alla contrazione della raccolta pubblicitaria, alla situazione del mercato del lavoro, alle misure necessarie per arginare il precariato.
Il sottosegretario Martella ha ribadito la volontà di mettere a punto in tempi brevi una proposta di legge di riordino del settore, una legge per l’editoria 5.0, che rimetta ordine tra tutte le misure di sostegno diretto e indiretto alla stampa. Fondamentali anche gli incentivi alla lettura del giornale, la disciplina del diritto d’autore, il sostegno alle agenzie di stampa, il riordino del mercato pubblicitario e la tutela e la promozione del lavoro giornalistico.
Governo, Fnsi e Fieg proseguiranno il confronto su questi temi. Il sottosegretario ha anche annunciato che nelle prossime settimane convocherà tutti gli attori del sistema per presentare le linee guida della legge per l’editoria 5.0.
Al confronto con Fnsi e Fieg seguirà l’avvio del tavolo tecnico per la messa in sicurezza dell’Inpgi, che il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha convocato per il prossimo 5 febbraio. Oltre alla presidenza del Consiglio, ne faranno parte Inpgi, ministero dell’Economia e ministero del Lavoro.
«L’avvio del confronto con il governo sia sulla situazione del settore e del mercato del lavoro sia sulla messa in sicurezza dell’Inpgi, frutto della mobilitazione del dicembre scorso del Consiglio nazionale della Fnsi e della Conferenza nazionale dei Comitati e fiduciari di redazione – osserva Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi –, rappresenta un passo in avanti importante e una risposta chiara e inequivocabile a chi, anche nella categoria, lavora per il disfacimento del sistema. Adesso bisognerà rimboccarsi le maniche per far sì che i tavoli pongano le basi per il rilancio del settore, partendo dal rilancio dell’occupazione. Con il governo e con la Fieg, la Fnsi vuole un confronto serrato sul lavoro e sul contrasto al precariato. Il rilancio dell’occupazione regolare e l’affermazione della dignità dei lavoratori sono il presupposto indispensabile anche per la salvaguardia dell’autonomia dell’Inpgi nel lungo periodo».
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VOTO AL SEGGIO
Il 15 e il 16 febbraio dalle ore 10.00 alle ore 20.00 si potrà votare a Napoli presso la sede del Sindacato unitario giornalisti della Campania in via Cappella Vecchia 8/b
Giornata della memoria, il 30 il Sugc in piazza con la comunità ebraica
Il Sindacato unitario giornalisti della Campania parteciperà il 30 gennaio 2020 a Napoli alla manifestazione organizata dalla comunità erbaica per ricordare il tributo di vite dei cittadini napoletani alla tragedia dell’Olocausto. “Sarebbe bello e giusto che in Piazza Borsa, alle 10,45, ci fosse tutta la società civile, le scuole, il mondo delle professioni e dell’associazionismo, insieme con tutti i napoletani che non dimenticano la tragedia e gli orrori del nazifascismo”, ha affermato il presidente nazionale della Federazione Italia-Israele, Giuseppe Crimaldi, che in una nota lancia «un appello a partecipare alla cerimonia del Giorno della Memoria organizzato dalla Comunità Ebraica di Napoli”. Alla manifestazione hanno già offerto il patrocinio l’Ordine dei Giornalisti, il Sindacato Unitario dei Giornalisti della Campania, la Federazione Nazionale della Stampa, gli Ordini degli Ingegneri, degli Avvocati, dei Farmacisti, dei Notai, la Confederazione Italiana Sindacati Autonomi Lavoratori, l’Arcigay, l’associazione Cittadinanza Attiva per Napoli. Parteciperanno anche consiglieri comunali di Napoli e il presidente della Ottava Municipalità. Per l’occasione l’ambasciatore dello Stato d’Israele, Dror Eydar, ha consegnato un messaggio alla Comunità e alla città che verrà letto da Giuseppe Crimaldi.
Intanto oggi (27 Gennaio 2020) il presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana, Giuseppe Giulietti, e la segretaria del Sindacato giornalisti Veneto, Monica Andolfatto, hanno partecipato a Venezia alla cerimonia organizzata al ghetto in occasione della Giornata della memoria. Una presenza per rinnovare in concreto l’impegno dei giornalisti italiani a contrastare l’antisemitismo e il razzismo.
Il presidente della Fnsi, in particolare, ha puntato l’indice contro le parole dell’odio e del livore che sono la premessa per la distruzione e il rifiuto delle differenze e delle diversità, ribandendo anche l’importanza della memoria. «Siamo in un luogo simbolico che ha vissuto una delle pagine più dolorose della storia della città con la deportazione nell’agosto del ’44 di tutti e 21 gli ospiti della casa di riposo ebraica. In tutto furono circa 250 gli ebrei veneziani imprigionati nei campi di sterminio nazisti. Pochissimi i sopravvissuti», ha ricordato Giulietti.
«Siamo qui – ha aggiunto – per ribadire un impegno che non è solo quello di onorare le tante vittime della deportazione nazifascista, ma soprattutto l’impegno a contrastare le parole del razzismo, dell’antisemitismo, della violenza, perché sono quelle parole che creano poi le condizioni dell’odio».
Nella mattinata la cerimonia con il presidente della Comunità ebraica e il rabbino di Venezia, alla presenza fra gli altri del governatore del Veneto, Luca Zaia, che ha messo in guardia dal pericolo rappresentato dal negazionismo dilagante, soprattutto in Rete, che bisogna combattere senza se e senza ma con ogni strumento.
Domenica 26 gennaio, alla vigilia della Giornata della memoria, una delegazione del sindacato dei giornalisti, composta dal presidente della Fnsi, dal presidente e dal segretario dell’Assostampa Friuli Venezia Giulia, Carlo Muscatello e Alessandro Martegani, e da Fabiana Martini e Antonella Napoli di Articolo 21, si è anche recata in visita alla risiera di San Sabba di Trieste, unico campo di sterminio con forno crematorio in Italia, per rendere omaggio alle vittime di un lucido e spietato disegno di eliminazione del popolo ebreo e di ogni forma di diversità odiata dal nazifascismo.
Altri due giornalisti minacciati in Campania, il 5 febbraio incontreranno il viceministro Mauri
“Altri due giornalisti minacciati in Campania nello stesso giorno, uno in provincia di Napoli e una in provincia di Caserta. A Vairano Patenora il collega Giancarlo Izzo, che sul suo sito paesenews.it si occupa della vicenda della centrale Turbogas in costruzione, ha ricevuto una lettera minatoria insieme ad un proiettile da caccia: “Una palla alle spalle non te la toglie nessuno”, è scritto nel messaggio. Già nei giorni scorsi c’erano stati momenti di tensione con i comitati che si oppongono alla costruzione della centrale. Sul caso indagano i carabinieri che hanno anche acquisito le immagini delle telecamere della videosorveglianza e attivato già una vigilanza. L’altro episodio riguarda la giornalista di Stylo.it Francesca Piccolo, che ieri mattina ha trovato la sua auto danneggiata. La cronista si stava occupando di un’inchiesta sulle iniziative amministrative legate ai laghi della zona e già nei giorni scorsi era stata avvicinata e invitata ad allontanarsi dal luogo dove stava scattando alcune foto. Abbiamo già sottoposto al ministro dell’Interno la situazione di grande emergenza per l’informazione in Campania, e il viceministro Matteo Mauri sarà il 5 febbraio a Caserta e a Napoli dove incontrerà, insieme ai vertici del sindacato dei giornalisti, i colleghi minacciati. È evidente che sono necessari interventi per garantire la sicurezza dei cronisti e il diritto, costituzionalmente sancito, di informare”. È quanto affermano in una nota congiunta la Fnsi e il Sindacato unitario giornalisti della Campania (Sugc).
La Fnsi alle iniziative #4annisenzaGiulio. Il 25 gennaio fiaccolate in tutta Italia
Il 25 gennaio 2016 si perdevano al Cairo le tracce di Giulio Regeni. In occasione del quarto anniversario della scomparsa, sabato 25 gennaio 2020 attiviste e attivisti di Amnesty International Italia organizzano fiaccolate in tutta Italia. La Federazione nazionale della Stampa italiana aderisce alle iniziative per i #4annisenzaGiulio e sarà presente a Fiumicello, paese natale del ricercatore, con il presidente Giuseppe Giulietti. Anche le scuole di ogni ordine e grado si stringeranno intorno alla famiglia Regeni per continuare a chiedere verità e giustizia. «Alle 19.41 del 25 gennaio 2016 il nome di Giulio Regeni si unì ai tanti egiziani e alle tante egiziane vittime di sparizione forzata e poi di tortura e di omicidio in Egitto. Sono trascorsi quattro anni e le autorità egiziane si ostinano ancora a non rendere noti i nomi di chi ha ordinato, di chi ha eseguito, di chi ha coperto e ancora copre il sequestro, la tortura e l’omicidio di Giulio», spiega l’associazione per i diritti umani.
Come ogni anno da allora, anche questo 25 gennaio, alle 19.41, migliaia di luci saranno pronte ad accendersi per ricordare il momento esatto dell’ultimo sms inviato da Giulio Regeni prima di essere sequestrato in Egitto. «Non sarà una semplice manifestazione, ma un abbraccio fortissimo di sostegno di tutta Italia alla famiglia di Giulio Regeni», anticipa Amnesty.
Un abbraccio a cui parteciperanno anche le Associazione regionali di Stampa della Fnsi, che saranno presenti alle iniziative promosse nei territori. «Continueremo a chiedere verità e giustizia fino a quando non sarà fatta piena luce su quello che è accaduto al Cairo e su chi sono i responsabili della morte di Giulio. A ridosso del quarto anniversario della scomparsa rinnoviamo l’appello ai media italiani a continuare ad ‘illuminare’ la battaglia della famiglia Regeni e dei legali, così da essere ‘scorta mediatica’ di tutti coloro che non smettono di lottare per la verità», è l’esortazione del sindacato dei giornalisti.
PER APPROFONDIRE
L’elenco delle iniziative nelle piazze e nelle scuole (in costante aggiornamento) è online sul sito web di Amnesty International Italia.
Abusivi e precari in redazione, la procura di Palermo dà ragione all'Assostampa
«Il sostituto procuratore generale presso la Corte di appello di Palermo, Maria Teresa Maligno, ha ritenuto che le argomentazioni con le quali il Consiglio di disciplina territoriale dell’Ordine dei giornalisti della Sicilia ha archiviato il procedimento disciplinare» sugli abusivi e i precari in redazione «non sono condivisibili e che vadano invece applicate le norme secondo cui ‘gli iscritti all’Ordine che rivestano a qualunque titolo ruoli di coordinamento del lavoro sono tenuti a non impiegare quei colleghi le cui condizioni lavorative appaiono inadeguate e a vigilare affinché non si verifichino situazioni di incompatibilità’». Lo rende noto l’Associazione siciliana della Stampa, che nei giorni scorsi aveva scritto alla procura per chiedere di impugnare la delibera del Cdt.
Il Consiglio di disciplina territoriale dell’Ordine dei giornalisti, spiega l’Assostampa, «ha notificato lo scorso 13 dicembre in procura l’archiviazione del procedimento che aveva incolpato l’ex condirettore responsabile del Giornale di Sicilia, Giovanni Pepi, di una serie di violazioni deontologiche perpetrate per anni. A Pepi era stato contestato di aver commesso condotte non conformi che hanno consentito l’impiego di collaboratori esterni del quotidiano retribuiti con compensi irrisori e la violazione dell’incompatibilità tra l’attività presso una testata giornalistica e l’incarico in un ufficio stampa di una pubblica amministrazione».
Il Cdt ha deliberato che i fatti accaduti non costituiscono illecito disciplinare. Assostampa Sicilia ha segnalato il caso in Procura, consegnando una memoria con cui si è chiesta l’impugnazione della delibera, rappresentando la rilevanza del procedimento nonché l’opportunità e l’urgenza dell’intervento. Nella memoria presentata alla procura, l’Assostampa ha evidenziato «che gli emolumenti irrisori e iniqui corrisposti sono solo un’aggravante della violazione della legge 69/63, in relazione agli articoli 348 cp (esercizio abusivo della professione) e 498 cp (usurpazione di titoli), nonché della Carta di Firenze, per avere consentito ovvero sollecitato, direttamente o indirettamente, a soggetti privi di titolo, poiché non ancora iscritti all’Ordine dei giornalisti, di pubblicare articoli in numero ritenuto eccessivo e tale comunque da travalicare i limiti di cui all’art. 1 legge 69/63, dell’attività giornalistica non occasionale e retribuita», rilevando inoltre che «poiché per l’enorme carico di lavoro assegnato ai lavoratori essi avrebbero dovuto essere assunti come praticanti, e come tali essere iscritti all’Albo dei giornalisti, è del tutto evidente che il compenso erogato è del tutto incongruente ed irrisorio».
Impugnando la delibera di archiviazione da parte del Consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti, la procura ha affermato che «anche in assenza di una specifica disciplina di settore indicativa dell’equo compenso spettante al giornalista, alla luce dei principi dettati dalla Carta Costituzionale (art. 36), non si può in alcun modo ritenere equo un compenso irrisorio (da 1 a 4 euro ad articolo) in quanto lesivo della dignità e del decoro del lavoratore» e che «la situazione di crisi dell’editoria siciliana negli ultimi anni non può certamente giustificare un comportamento contrario ai principi costituzionali».
Il provvedimento di impugnazione che ha accolto le istanze di Assostampa Sicilia, «rappresenta – aggiunge il sindacato – un precedente storico per le situazioni di sfruttamento, abusivismo, precariato e incompatibilità nelle redazioni giornalistiche, stigmatizzate dalla ‘Carta di Firenze’. A differenza di quanto accade per le altre professioni ordinistiche su situazioni analoghe, finora gli organi disciplinari dell’Ordine dei giornalisti non hanno mai adottato con decisione una prassi sanzionatoria contro il comportamento dei direttori o coordinatori che impiegano in redazione abusivi e precari pagati con compensi irrisori».
La procura, riporta ancora il sindacato regionale, ha ritenuto che vada applicato il dettato di cui all’art. 2 della Carta di Firenze e all’art. 6 del Contratto di lavoro giornalistico, secondo cui il direttore responsabile di una testata giornalista ha il compito di ‘vigilare’ non solo quello di ‘promuovere’ il rispetto dei principi affinché sia garantita a tutti i giornalisti, siano essi lavoratori dipendenti o autonomi, un’equa retribuzione, venga posto un freno allo sfruttamento e alla precarietà, vengano correttamente applicate le norme contrattuali sui trattamenti economici.
È stato ritenuto inoltre dalla procura che «in considerazione di tale preciso dovere di garanzia in capo a chi riveste ruoli di coordinamento del lavoro giornalistico, la ipotizzata mancata conoscenza da parte di Giovanni Pepi, all’epoca dei fatti condirettore responsabile del Giornale di Sicilia, degli specifici accordi economici esistenti tra l’editore e i collaboratori e delle situazioni di incompatibilità esistenti non può, anche qualora fosse reale, indurre a ritenere esente quest’ultimo da responsabilità in relazione ai capi dell’atto di incolpazione».
Scrive quindi il sostituto procuratore di aver ritenuto che il direttore responsabile Pepi «nella sua qualità di organo posto al vertice della testata giornalistica sulla scorta dei principi desumibili dal combinato disposto degli artt. 2 della Carta di Firenze e 6 del CNL Giornalisti, avrebbe dovuto correttamente vigilare sulla congruità degli emolumenti corrisposti ai collaboratori esterni nonché sulla corretta applicazione dei principi dettati dalla L. 69/63, dal CNL Giornalistico e dal Testo Unico deontologico in materia di collaborazione esterna e, infine, sulle situazioni di incompatibilità esistenti in capo ai giornalisti».
Per questi motivi la procura generale ha impugnato la delibera 1512/2019 del Cdt e in riforma della stessa ha chiesto al Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, «di ritenere la sussistenza dell’illecito disciplinare ed irrogare a Giovanni Pepi per le violazioni contestate nell’atto di incolpazione, le sanzioni disciplinari adeguate al caso in esame».
Giornalisti minacciati, il 5 febbraio il viceministro a Napoli e a Caserta
Il viceministro dell’Interno Matteo Mauri ha accolto l’invito del Sindacato dei giornalisti e il 5 febbraio prossimo sarà in Campania per un doppio appuntamento per ascoltare le croniste e i cronisti minacciati del territorio, dove l’emergenza sicurezza per i giornalisti è particolarmente sentita (sono ben 5 quelli sotto scorta armata). Ad annunciarlo è stato il presidente della Fnsi Giuseppe Giulietti, a Napoli per un incontro in alcune delle redazioni insieme al segretario del Sindacato unitario giornalisti della Campania, Claudio Silvestri. Il primo appuntamento è previsto alle 10,30 nella redazione del Mattino a Caserta, il secondo alle 15,30 a Napoli presso il Sugc.
Diffamazione, Fnsi e Fieg: «La riforma al vaglio del Senato minaccia la libertà di stampa»
Il disegno di legge di riforma della diffamazione a mezzo stampa in discussione in commissione Giustizia al Senato va modificato, così da tutelare «la libera e corretta informazione che è garanzia fondamentale di democrazia». Lo chiedono Federazione nazionale della Stampa italiana e Federazione italiana editori, «insieme per il bene dei lettori e a tutela dei giornalisti e degli editori», sottolinea il presidente della Fieg, Andrea Riffeser Monti, aprendo la conferenza stampa promossa a palazzo Madama per fare il punto su quanto prevedono le norme al vaglio dei senatori.
Riffeser ribadisce la soddisfazione degli editori per la proposta di legge sulle liti temerarie presentata dal senatore Primo Di Nicola ed esprime, al contrario, preoccupazione per alcuni punti del ddl 812 (primo firmatario il senatore Caliendo). «Bene la previsione dell’eliminazione del carcere – premette – mentre non condividiamo le novità in tema di rettifica e di responsabilità penale di direttore e vice direttore, come non ci convincono le previsioni in materia di tribunale competente nel caso di pubblicazioni online».
Per il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, «questa iniziativa congiunta si rende necessaria perché se il ddl fosse approvato così com’è – ammonisce – introdurrebbe di fatto un bavaglio alla libertà di stampa e di espressione colpendo le aziende, con sanzioni economiche, e i giornalisti, mettendo in discussione la vita stessa all’interno delle redazioni». Di qui l’opportunità di «chiedere congiuntamente al parlamento di intervenire su queste proposte che allontanerebbero ancora di più l’Italia dal resto d’Europa, in un contesto che vede il nostro Paese accumulare condanne in sede europea per la violazione della libertà di stampa e segnalazioni al Consiglio d’Europa di minacce ai cronisti».
Lorusso presenta poi i punti critici del disegno di legge. La ‘rettifica automatica’, per cui il direttore responsabile dovrebbe pubblicare il testo della rettifica senza titolo e senza commento, «il che – osserva – comprimerebbe la libertà di giornalista e direttore, mentre la Corte europea dei diritti umani dice che non possono essere imposti oneri troppo pesanti, come appunto l’obbligo di una rettifica automatica».
La previsione, a fronte della cancellazione della pena del carcere, più volte segnalata come incompatibile con l’articolo 10 della Convenzione europea, dell’aumento delle sanzioni pecuniarie previste oggi e senza prevedere alcuna proporzionalità, in riferimento alla capacità economica sia dell’impresa che del giornalista, mentre «le sentenze della Corte europea evidenziamo come una sanzione economica troppo pesante possa dissuadere il giornalista dal continuare a svolgere il suo lavoro», rileva Lorusso, aggiungendo che una tale norma «sarebbe un bavaglio per tanti colleghi che non hanno un contratto di lavoro dipendente e che devono fare affidamento solo sulla loro capacità economica».
Poi l’ipotesi che se l’offesa è recata a un corpo politico, amministrativo o giudiziario o ad autorità le pene siano ulteriormente aumentate. «Cioè si creano cittadini di serie A e cittadini di serie B. È come se il legislatore dicesse: scrivere di tutto, ma se scrivete di corpi politici l’eventuale pena sarà più alta», commenta il segretario della Fnsi.
A destare perplessità anche la possibilità che il giudice disponga interdizione o sospensione dall’esercizio della professione, interferendo di fatto nell’autonomia degli organismi professione; mentre resta l’esigenza di compenetrare valori diversi e ugualmente importanti, come il diritto all’oblio e il valore storico degli archivi dei giornali. Così come sembra poco incisivo l’intervento sulla tutela del segreto professionale. Infine la questione della definizione del foro competente nel caso in cui a essere querelate per diffamazione siano testate online. «Si prevede che il tribunale competente sia quello del luogo di residente del querelante, con un pesante aggravio dei costi che il giornale online dovrebbe sostenere per difendersi. Un deterrente al giornalismo di inchiesta», rimarca Lorusso.
Se queste norme diventassero legge, conclude il segretario Fnsi, «potrebbero incidere sulla capacità dei giornalisti di andare a illuminare quei territori dove regna il malaffare. Sia perché potrebbero essere i giornalisti a pagare, sia perché qualche editore potrebbe desistere di fronte alle eventuali spese. In gioco ci sono la libertà di informazione, il diritto dei cittadini ad essere informati, la democrazia in questo Paese. Per questo chiediamo una riflessione e una presa di coscienza in parlamento, fra i colleghi e nell’opinione pubblica. Il rischio è di intraprendere una china che ci porterebbe verso Paesi come Ungheria e Polonia».
Una posizione condivisa anche dal vice presidente per il settore quotidiani della Fieg, Francesco Dini, che evidenzia come «le aziende editoriali in questo modo non potrebbero lavorare e si troverebbero ad affrontare una condizione di grave asimmetria sul mercato rispetto ai player stranieri e agli over the top che, sfuggendo ad ogni normativa, resteranno gli unici a poter fare giornalismo di inchiesta. Lavoriamo con il sindacato dei giornalisti – annuncia – a delle proposte che possano disinnescare questo pericolo».
Nei prossimi giorni scade il temine per la presentazione dei subemendamenti al testo al momento al vaglio della commissione Giustizia di palazzo Madama. L’intenzione del sindacato dei giornalisti e della Federazione degli editori è di presentare una memoria ai parlamentari con l’auspicio che tengano in debita considerazione le osservazioni del mondo dell’informazione.