Archivio mensile:Novembre 2019

Emergenza Malta: giornalisti sequestrati da delinquenti


 
Siamo veramente preoccupati per quanto sta accadendo a Malta. La scorsa notte, insieme a tutti gli altri colleghi (almeno una quarantina), siamo stati letteralmente sequestrati dopo la conferenza stampa del Premier Joseph Muscat. Un fatto di una gravità assoluta, come testimoniano le immagini. Sono stati dieci minuti incredibili, sequestrati e bloccati senza una motivazione, fra le urla delle colleghe maltesi che avevano riconosciuto chi ci bloccava.
Inizialmente pensavamo a poliziotti in borghese o uomini del secret service, apprendiamo invece che fossero picchiatori e criminali, pluripregiudicati, a quanto pare sostenitori del primo ministro maltese.
A Malta, evidentemente, non esistono regole valide per tutti, tranne quelle volute a uso e consumo dallo stretto gruppo di Muscat.
Nell’Isola rappresentiamo la Federazione nazionale della Stampa italiana, quindi istituzionalmente:
Chiediamo al Premier Muscat di chiarire pubblicamente perché siamo stati sequestrati e di chiedere scusa.
Chiediamo all’Europa di intervenire subito: ciò che è accaduto la scorsa notte non ha precedenti in una Repubblica democratica, in un Paese che è a ottanta chilometri in linea d’aria dall’Italia, in uno Stato che dovrebbe essere parte integrante dell’Europa.
Chiediamo ai giornalisti di tutto il mondo, come annunciato nella nota del segretario Lorusso e del presidente Giulietti, di denunciare quanto sta accadendo.
È una vergogna, non esiste lo stato di diritto a Malta.

Malta, una delegazione della Fnsi alle iniziative per chiedere verità e giustizia per Daphne Caruana Galizia


 
Una delegazione della Federazione nazionale della Stampa italiana, composta dai giornalisti Paolo Borrometi e Sandro Ruotolo, Presidente Unione cronisti della Campania, si trova oggi a Malta per partecipare alle iniziative promosse dai colleghi dell’isola per chiedere verità e giustizia per Daphne Caruana Galizia dopo gli ultimi sviluppi sul caso del suo assassinio, il 16 ottobre 2017.
A Borrometi e Ruotolo, il segretario generale Raffaele Lorusso e il presidente Giuseppe Giulietti hanno affidato un messaggio.
«Grazie a chi sta manifestando per le vie di Malta perché sta difendendo la dignità e i diritti di chiunque, nel mondo, crede nei valori della libertà di informazione. Nel mondo, in Italia, a Malta, mafie, corruzione, malaffare temono le luci, perché per realizzare i loro sporchi affari hanno bisogno del buio delle complicità e del silenzio assassino. Non basta colpire gli esecutori, bisogna arrestare i mandanti e costringere alle dimissioni i governanti che li hanno coperti e protetti», scrivono i vertici della Fnsi.
«Paolo Borrometti e Sandro Ruotolo, due giornalisti costretti a vivere ‘sotto scorta’ per le loro inchieste contro mafia, camorra, corruzione – proseguono Lorusso e Giulietti – hanno più volte acceso i riflettori sull’assassinio di Daphne Caruana Galizia e per questo abbiamo scelto loro come rappresentanti delle principali associazioni che hanno a cuore la libertà di informazione. Grazie ad un loro appello, sostenuto dalla Federazione nazionale della Stampa italiana, in tutta Italia si stanno realizzando le panchine dedicate a Daphne e quanto prima vorremmo portarne una da sistemare davanti al palazzo del governo a Malta. Saremo fino alla fine dalla vostra parte – concludono – fino a quando mandanti, esecutori, protettori non saranno arrestati, chiunque siano, qualunque sia il loro ruolo o il loro colore politico».

Duro attacco del Savoia Calcio a Metropolis, il Sugc al fianco dei colleghi


Il Sindacato unitario dei giornalisti della Campania esprime solidarietà alla testata giornalistica Metropolis e al collega Francesco Sabatino, oggetto di un duro attacco da parte del presidente del Savoia Calcio in relazione a un articolo pubblicato dallo stesso quotidiano. La colpa del cronista, e del giornale che ha pubblicato l’articolo, è aver riportato delle riflessioni del presidente critiche nei confronti della tifoseria. Dichiarazioni rispetto alle quali, a quanto pare, dopo qualche ora, il presidente deve aver poi cambiato idea. La minaccia di azioni legali è inaccettabile perché vuole condizionare chi, come i giornalisti di Metropolis, si sforza di raccontare la verità, anche se scomoda per qualcuno. Il Sugc invita i colleghi a non farsi intimidire e ad andare avanti respingendo ogni tentativo di condizionamento.

Fondo di Perequazione, nelle tredicesime 2019 la liquidazione dell’una tantum

Il Consiglio di amministrazione dell’Inpgi, nella riunione del 20 novembre u.s, ha deciso – anche per il 2019 e quindi per il 7° anno consecutivo – l’erogazione di un importo una tantum sulle tredicesime, utilizzando l’apposito Fondo di perequazione costituito in occasione del rinnovo del Contratto nazionale di lavoro giornalistico del 2009, alimentato con un contributo di 5,00 euro mensili versato dai giornalisti attivi.
Nonostante la diminuzione del numero degli occupati, il Comitato tecnico Fnsi/Inpgi che si occupa della gestione del Fondo di perequazione, nella riunione del 19 novembre scorso ha proposto di confermare i criteri di erogazione precedentemente adottati.

  • Pensionati diretti: “una tantum” pari ad euro 2.000,00 lordi alle classi di importo pensionistico fino a 2.500,00 euro lordi mensili (beneficiari 466 rispetto ai 404 dell’anno precedente);
  • Pensionati superstiti: “una tantum” pari ad euro 1.500,00 lordi alle classi di importo pensionistico fino a 1.000,00 euro lordi mensili riferiti all’intero nucleo (beneficiari 13 rispetto ai 15 dell’anno precedente)

Per il 2019, dalle proiezioni effettuate dagli uffici, è emerso che i destinatari dell’una tantum saranno in totale 479, sessanta  in più rispetto ai 419 dell’anno precedente.
Poiché il Fondo di perequazione ha lo scopo di contribuire alla perdita del potere d’acquisto che subiscono i trattamenti pensionistici nel corso del tempo, la suddetta erogazione sarà applicata alle pensioni in essere alla data del 31 dicembre 2018.
Dall’erogazione sono stati inoltre esclusi i seguenti trattamenti:

  • anzianità contributiva INPGI inferiore a 10 anni;
  • pensioni non contributive;
  • beneficiari di assegni di superinvalidità e contributo per case di riposo;
  • pensioni a superstiti riferite a posizioni de cujus con anzianità contributiva INPGI inferiore a 10 anni.

“Anche quest’anno – ha commentato la Presidente Marina Macelloni – l’Istituto ha deciso di tutelare i colleghi che percepiscono pensioni basse; tale intervento è stato reso possibile grazie alla solidarietà intergenerazionale dei colleghi attivi”.

Carta di Napoli, diritti e doveri dei giornalisti per immagini all’Università di Bolzano


In Trentino Alto Adige un corso di formazione, in italiano e tedesco, su Copyright, Fotovideogiornalismo e la Carta di Napoli, alla Libera Università di Bolzano, Economia e Giornalismo, organizzato dal sindacato dei giornalisti e dall’ODG del Trentino Alto Adige. Un’intensa mattinata di confronto e riflessione su problemi cruciali della nostra professione, diritto di cronaca, accesso ai luoghi, autoproduzione, un focus sulla Carta di Napoli, diritti e doveri dei giornalisti per immagini e sulla direttiva europea inerente il diritto di autore che dovrà essere recepita anche in Italia. Insieme al prof. Giorgio Remotti dell’università di Pavia, Patrick Rina, giornalista di Südtirol Heute, Peter Malfertheiner, giornalista di Rai Südtirol, Roberta De Maddi, Sindacato unitario giornalisti della Campania, Rocco Cerone, segretario del sindacato del TAA, e Mauro Keller, presidente ODG TAA.

Giornalisti nella Pubblica amministrazione, incontro fra Fnsi e Aran


Il segretario generale della Federazione nazionale della Stampa Italiana, Raffaele Lorusso, accompagnato dalla vice segretaria Alessandra Costante e dal vice direttore Tommaso Daquanno, ha incontrato il presidente di Aran (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) Antonio Naddeo.
Nel corso dell’incontro sono state gettate le basi per la ripresa della trattativa per la definizione e l’integrazione dei profili dei giornalisti della Pubblica amministrazione, così come definito nella dichiarazione congiunta firmata da Fnsi e Aran il 21 maggio 2018 e parte integrante del contratto di lavoro della Pa attualmente in vigore.
«La definizione del profilo dovrà garantire il corretto inquadramento contrattuale e professionale ai giornalisti della Pubblica amministrazione, assicurando il rispetto della specificità della professione e coniugandolo con l’esigenza di informare correttamente i cittadini», sottolinea il segretario generale Lorusso.
L’incontro con il presidente dell’Aran segue quello fra la Fnsi e la ministra per la Pubblica amministrazione, Fabiana Dadone, per discutere sia la definizione del profilo dei giornalisti nella Pa, sia la salvaguardia delle posizioni contrattuali determinate autonomamente nel corso degli anni da alcune Regioni.

Querele temerarie e minacce ai cronisti, il vice ministro Mauri in Fnsi: «Riparte l'Osservatorio contro le intimidazioni ai giornalisti»


 
«C’è un tema politico di fondo, che è quello di investire sull’informazione per investire sulla democrazia. Le sollecitazioni arrivate dal mondo della stampa trovano oggi una risposta positiva da parte del governo: sono qui per garantire e confermare che nei prossimi giorni sarà riattivato il Centro di osservazione contro le intimidazioni ai giornalisti e dare chiaro il segnale che le istituzioni ci sono». Così il vice ministro dell’Interno, Matteo Mauri, chiudendo l’iniziativa organizzata in Fnsi con l’associazione Articolo 21 per chiedere l’immediata approvazione di una legge contro le querele bavaglio e le minacce ai cronisti.
«Credo – ha aggiunto – sia una scelta doverosa e importante, dopo che il Coordinamento, creato nel 2017, si è riunito l’ultima volta a febbraio 2018 e poi nulla. È un atto dovuto e soprattutto è un segnale che vogliamo dare a tutta la categoria perché la libertà di stampa è un elemento essenziale della democrazia. È un primo passo concreto, poi si farà tutto il necessario sul tema attraverso l’iniziativa governativa o parlamentare».
Insieme con il vice ministro, nella sede del sindacato erano presenti anche il presidente della commissione Antimafia, Nicola Morra; il deputato Walter Verini, coordinatore in seno alla Commissione del Comitato contro le intimidazioni ai giornalisti; il senatore Primo Di Nicola, primo firmatario di un disegno di legge contro le liti temerarie; alcuni senatori della commissione Giustizia, fra cui il vice presidente Mattia Crucioli e Arnaldo Lomuti; una folta rappresentanza di giornalisti che hanno portato la loro personale esperienza.
«La Commissione in plenaria audirà i 24 cronisti che sono attualmente sotto  tutela. E uscirà fuori da palazzo San Macuto per spostarsi sui territori e cercare di ragionare su questi temi nei territori difficili. Può  essere la Campania, il Lazio, la Sicilia o la Calabria, è indifferente: lì dove la libertà di stampa è minacciata è necessario che la  Commissione faccia capire che non si può accettare tutto ciò», ha detto Morra.
«Io proporrò che il ddl sulle liti temerarie sia il secondo  provvedimento ad essere discusso perché il primo deve riguardare la risoluzione del conflitto di interessi. Il problema – ha aggiunto – è la promiscuità che poi diventa complicità e collusione che impedisce che l’osservatore della realtà sia parte terza. Procedere in questo modo tutela la stampa e l’editoria. Ma, come si chiede alla politica di fare pulizia al proprio interno, anche il mondo del giornalismo deve essere capace di  farlo», ha concluso il presidente dell’Antimafia.
«Questa iniziativa – ha esordito il presidente Giulietti aprendo i lavori – è dedicata alla comunità di giornaliste e giornalisti che per via del loro lavoro vengono minacciati, aggrediti, insultati, querelati, le cui fonti sono messe a rischio. A tutti quei colleghi che spesso per tre euro a pezzo rischiano anche la vita. Chiediamo una norma che introduca il reato di ‘molestie contro articolo 21 costituzione’», ha aggiunto citando poi alcuni degli ultimi casi che hanno riguardato i cronisti italiani e anticipando che il responsabile dei progetti per la legalità della Fnsi, Michele Albanese, sta lavorando alla creazione di un osservatorio sulle minacce ai cronisti che raccolga le istanze provenienti dai territori.
La portavoce di Articolo21, Elisa Marincola, ha ricordato le recenti vicende di giornalisti spiati, come è successo al conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, ammonendo che «spiare il lavoro dei giornalisti investigativi significa mettere a rischio i cronisti, ma soprattutto le loro fonti» e ribadendo che i soggetti più deboli sono anche quelli più ricattabili: «Chi non ha alle spalle un editore che si fa carico delle tutele legali come può essere libero di fronte a richieste di risarcimento danni milionarie?», chiede.
«Un’altra forma di intimidazione e di ricatto ai cronisti, la più diffusa e più subdola, è la precarietà, che sta divenendo la regola in questa professione. Per questo servono misure di contrasto al precariato nel giornalismo. Vorremmo che i precari fossero sempre meno simili ai rider, perché i co.co.co oggi sono i  rider di questa professione. Un giornalista che non è libero dal  bisogno è meno libero nella sua professione. Ci dovrebbe pensare chi sta pensando di mettere in legge di stabilità misure per accompagnare all’uscita i giornalisti dalle redazioni, col rischio che poi vengano sostituiti ricorrendo a giornalisti precari», è l’attacco del segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso.
«Il sindacato – ha aggiunto – è al fianco dei cronisti minacciati, fisicamente o con querele bavaglio, un tema sul quale da anni il parlamento non riesce a produrre una norma. Sarebbe un segnale importante se ci riuscisse adesso: non solo per chi è in prima linea nell’attività di cronista, ma anche nei confronti di chi ritiene che si possa fermare un giornalista chiedendo milioni di euro di risarcimento danni».
Per il segretario della Fnsi «è importante che si recepisca nel nostro ordinamento il principio per cui chi intenta il giudizio paghi una sanzione se riconosciuto ‘querelante temerario’». Mentre sul tema delle minacce, anche da parte di gruppi neonazisti e neofascisti, ai cronisti (sono 24 i giornalisti costretti a vivere sotto scorta) Lorusso ha auspicato che «l’azione meritoria delle istituzioni diventi sempre più penetrante. La protezione dei cronisti ha a che fare con il diritto dei cittadini a essere informati».
Di indignazione ha parlato Primo Di Nicola, che ha ricordato come da giornalista anche lui abbia subito minacce e querele bavaglio, ponendo poi l’accento sulla necessità di una «tutela vera delle fonti» in un sistema dell’informazione «già screditato a monte per i rapporti tra politica e informazione ed economia e informazione». Dunque non solo la precarietà, ma «anche i conflitti di interesse ledono il lavoro dei giornalisti e il diritto dei cittadini a essere informati. Tutte queste criticità, le minacce, le querele temerarie, gli attacchi al segreto professionale rendono più deboli i giornalisti, di inchiesta e non solo», ha detto.
Ai senatori Arnaldo Lomuti e Mattia Crucioli il compito di illustrare gli aspetti tecnici del ddl in discussione in commissione Giustizia, dove si è trovato un accordo perché  il querelante riconosciuto temerario sia condannato dal giudice a pagare non meno del 25 per cento della somma richiesta. «L’altra novità – ha spiegato Lomuti – è la previsione che il querelato non dovrà chiedere la condanna del querelante, ma la disposizione sarà automatica». Mentre il vice presidente della Commissione, Crucioli, ha anticipato: «L’impegno che prendo è che entro gennaio il provvedimento possa essere votato in Commissione. Poi dovrà passare in aula, ma ho fiducia che possa essere approvato in tempi rapidi». L’auspicio, hanno concordato i senatori, è che il testo che esce dall’aula di palazzo Madama possa poi essere approvato anche a Montecitorio senza stravolgimenti, evitando così di restare incagliato tra una Camera e l’altra.
Appello raccolto da Walter Verini, che ha chiesto ai colleghi parlamentari di approvare un testo «di livello più alto possibile, così da poterlo recepire alla Camera come arriva». Il deputato ha definito «agghiacciante» la situazione descritta dai giornalisti presenti e ribadito che sono una minaccia anche i tentativi di delegittimare e diffamare i giornalisti, i loro parente e amici. Per questo «serve una norma che dia il segnale che le istituzioni stanno dalla parte dei giornalisti», ha detto, annunciando che il Comitato contro le intimidazioni ai cronisti ha approvato all’unanimità di indire a gennaio una giornata di lavoro in parlamento con giornalisti, magistrati, accademici, associazioni.
Spazio quindi alle testimonianze. A Federica Angeli il compito di raccontare delle 126 querele bavaglio, alcune con richieste di danni per milioni, che ha dovuto affrontare e sta affrontando: «Sono stata fin qui sempre assolta, anche quando rinviata a processo. Ne restano in piedi ancora dieci», ha spiegato.
Sandro Ruotolo, che è anche presidente dell’Unci Campania, ha fatto un dettagliato elenco degli episodi di intimidazione, più di uno al mese nell’ultimo anno, nella sola Campania, osservando che «spesso c’è una sottovalutazione dell’emergenza mafia. Se i cronisti vengono minacciati e perché su alcuni territori la mafia si sente padrona. Senza riflettori accesi è a repentaglio anche la sicurezza dei cittadini. La politica – ha tuonato – non può permettersi di delegittimare i giornalisti. Non si può abbassare la guardia».
Marilena Natale ha raccontato la sua vicenda di donna minacciata per il suo lavoro di giornalista e costretta per questo a vivere sotto scorta e ha invitato i rappresentanti delle istituzioni ad andare nella provincia di Caserta, «a vedere come vivono i colleghi che si prendono le bastonate per tre euro a pezzo».
Presenti anche Donato Ungaro, licenziato per aver denunciato le infiltrazioni mafiose nella sua cittadina in Emilia Romagna; Paolo Borrometi, che ha evidenziato l’importanza che la categoria faccia pulizia dentro se stessa; Sigfrido Ranucci, che ha parlato delle 165 denunce arrivate a Report, cento della quali ancora aperte e di altre forme di pressione, «come quella esercitata dalle aziende che tolgono la pubblicità dopo un’inchiesta che le riguarda», e il tema della tutela delle fonti, «da proteggere anche dagli espedienti consentiti dal diritto, oltre che dai tentativi di spionaggio».
Mario De Michele ha chiesto che, oltre la ‘scorta mediatica’ dei colleghi, le istituzioni facciano sentire la loro presenza nei territori più a rischio e ringraziato i carabinieri che gli hanno consentito di poter continuare a lavorare dopo i colpi di pistola a cui è scampato appena pochi giorni fa. L’avvocato Roberto Eustachio Sisto, che assiste la Fnsi in alcuni processi, ha parlato «della grande attenzione che il sindacato riserva a tutte le vicende che coinvolgono quegli ‘eroi della normalità’ che sono i giornalisti di inchiesta finiti sotto il fuoco incrociato delle minacce, da una parte, e delle querele temerarie, dall’altra».
Non potendo partecipare all’incontro, il sottosegretario all’Editoria, Andrea Martella, ha inviato un messaggio al segretario Lorusso e al presidente Giulietti, annunciando di aver chiesto alla ministra Lamorgese di valutare l’opportunità di una convocazione in tempi rapidi del Coordinamento per la sicurezza dei giornalisti, evidenziando la necessità, dopo gli ultimi episodi, «di rafforzare la rete di protezione e le tutele per chi, nello svolgere il proprio lavoro, si trova esposto a minacce e intimidazioni», così da «proteggere e tutelare la libera informazione», scrive.

Morto Carmine Spadafora, il cordoglio del SUGC

Carmine Spadafora


È morto oggi (18 novembre 2019) a Benevento all’età di 64 anni il giornalista Carmine Spadafora. Ha iniziato la sua attività con “Tuttanapoli” e “Napoli Oggi”, fu assunto come praticante nel 1987 a
“il Giornale di Napoli”, poi l’avventura con “Roma” di Casillo (dal 1990 al 1993) e quindi a “Il Giornale” di Montanelli e all’AdnKronos, per più di venti anni, come corrispondente da Napoli. Cronista di nera, ha frequentato a lungo la sala stampa della questura di Napoli, diventando ben presto punto di riferimento, per la sua conoscenza dei fatti, per diverse generazioni di giovani giornalisti. Da anni era componente del collegio dei probiviri dell’emeroteca-biblioteca “Tucci” di Napoli. “Carmine è stato un cronista di razza, le sue domande sempre puntuali, stringenti, costringevano l’interlocutore a scoprirsi. Ci mancheranno la sua curiosità, la sua dolcezza, le sue riflessioni. Il segretario e il presidente del SUGC, Claudio Silvestri e Gerardo Ausiello, insieme a tutto il direttivo si stringono ai familiari e agli amici di Carmine. A loro va il nostro abraccio affettuoso”

Foggia, al via il processo per l'aggressione a Nello Trocchia. Il sindacato parte civile


Il Sindacato unitario giornalisti della Campania, d’intesa con la Federazione nazionale della Stampa italiana, si è costituito parte civile nel processo che si tiene a Foggia per la brutale aggressione, due anni fa, del giornalista Nello Trocchia. Nel luglio 2017 il collega si trovava insieme con l’operatore Riccardo Cremona a Vieste, dove si recò per la trasmissione di RaiDue ‘Nemo’ sul luogo dell’omicidio di Omar Trotta. Lì fu aggredito. Sul banco degli imputati il fratello della vittima, Filippo. Oggi, 18 novembre 2019, si è celebrata la prima udienza del processo con la costituzione parte civile di Trocchia, assistito dal Sugc, e dello stesso sindacato. Il giudice, dopo l’opposizione della difesa, si è riservato la decisione di ammissione del sindacato rinviando l’udienza al prossimo 3 febbraio.
«Saremo sempre al fianco di tutti i colleghi minacciati e aggrediti semplicemente per aver fatto il proprio lavoro. La novità importante in questo processo è che all’imputato viene mossa anche l’accusa di aver interrotto un servizio pubblico. Questo potrebbe rappresentare una svolta importante per la professione e per i colleghi che sono costretti ad affrontare rischi altissimi pur di garantire il diritto dei cittadini ad essere informati», affermano Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Fnsi, e il segretario del Sugc, Claudio Silvestri.

Agguato a giornalista, Fnsi, Sugc e Unci: "Episodio sconcertante, non lasciamolo solo"

Mario De Michele con Beppe Giulietti


“È vivo per miracolo Mario De Michele, direttore di Campanianotizie.com, giornale che si occupa del territorio della provincia di Caserta. Giovedì scorso, 14 novembre 2019, a Gricignano, nei presssi di un’area oggetto di speculazione edilizia, nella zona della Nato, il collega ha subito un agguato da parte di due uomini a bordo di un’auto. Sono stati dieci i proiettili esplosi ad altezza d’uomo, quindi per uccidere, sei dei quali hanno centrato la macchina del giornalista.
Si tratta di un episodio di una gravit inaudita che dimostra come il Casertano sia una zona ad altissima densità criminale. Non a caso solo in quel territorio sono ben 4 i giornalisti sotto scorta armata. La Federazione nazionale della Stampa, il Sindacato unitario dei giornalisti e l’Unione cronisti della Campania chiedono alla magistratura che si indaghi in ogni direzione per chiarire quanto accaduto. Al collega, al quale siamo vicini in questo momento difficile, va garantita la massima tutela per l’incolumità sua e di chi gli è vicino. Sappiamo che la Prefettura di Caserta si è già attivata. Il dovere dei giornalisti adesso è quello di non lasciarlo solo e di andare ad illuminare le storie che stava raccontando. Dobbiamo essere la sua scorta mediatica.
Tra l’altro, l’agguato è l’ultima e più grave aggressione subita dal direttore di Campanianotizie. Solo lunedì scorso il cronista fu fermato a Sant’Arpino da due persone che lo hanno minacciato e schiaffeggiato per quello che aveva scritto su Orta di Atella, la sua auto fu colpita ripetutamente con una mazza ferrata”.
È quanto scrivono in una nota i vertici di Fnsi, Sugc e il presidente dell’Unci Campania, Sandro Ruotolo