Archivio mensile:Dicembre 2018

La Città, l'editore torna a minacciare i licenziamenti: pronti a cinque giorni di sciopero


L’editore de La Città di Salerno minaccia ancora licenziamenti collettivi. È la terza volta in meno di due anni. Questo nonostante i grandi sacrifici che la redazione è stata costretta a fare per garantire l’uscita del giornale, prima con un accordo che ha inciso pesantemente sugli stipendi, poi con un’ulteriore riduzione del costo del lavoro grazie ad un contratto di solidarietà ancora in essere. Nonostante questo, una redazione di soli tredici giornalisti dipendenti riesce a garantire un prodotto eccellente che rappresenta il secondo quotidiano locale in Campania per numero di copie vendute e che di fronte alla crisi devastante del mercato dell’editoria riesce a reggere. Il Sindacato unitario giornalisti della Campania e la Federazione nazionale della stampa italiana sono e saranno al fianco dei colleghi in tutte le iniziative di lotta per garantire i livelli occupazionali.
IL COMUNICATO DELL’ASSEMBLEA DEI REDATTORI
La Edizioni Salernitane srl ha comunicato ieri l’intenzione di procedere a una “riduzione strutturale dei posti di lavoro”, dando il via alle procedure di licenziamento. La decisione aziendale giunge dopo che dallo scorso gennaio i giornalisti e i poligrafici de “la Città” hanno accettato un contratto di solidarietà che ha comportato enormi sacrifici in termini sia economici che professionali. L’assemblea dei redattori ritiene inaccettabile il continuo ricorso da parte dell’azienda a minacce di licenziamento, tanto più a fronte della grande disponibilità dimostrata dai lavoratori sia nell’accettare le forti decurtazioni sullo stipendio, sia nel contribuire al raggiungimento degli obiettivi aziendali. L’assemblea contesta inoltre i dati contabili presentati dall’azienda (dai quali, comunque, si evince una forte incidenza sul passivo dei costi sostenuti per nuove operazioni editoriali rispetto alle quali la redazione aveva sollevato perplessità) e fa rilevare che dal conto economico depositato in Camera di commercio risulta al 31 agosto 2018 un utile di esercizio che è evidentemente frutto del risparmio sulle spese per il personale e ha consentito di assorbire tutte le perdite di esercizio dichiarate al 31 dicembre 2017, ottenendo anche un margine di attivo. Non trovano quindi alcuna giustificazione le ulteriori politiche di ridimensionamento annunciate dall’azienda, che ha già risparmiato sul costo del lavoro circa 350mila euro. L’assemblea ritiene pertanto che non possano essere richiesti ulteriori sacrifici ai giornalisti, i quali peraltro continuano a garantire la qualità del prodotto sobbarcandosi un orario di lavoro oltre i limiti del contratto di solidarietà.
Si ribadisce inoltre che l’azienda non ha dato risposta a nessuna delle richieste formulate nei mesi scorsi circa la composizione della compagine societaria e le modalità con cui sono state calcolate le giornate di solidarietà, modalità che tuttora presentano discrepanze rispetto ai fogli di presenza.
Alla luce degli ultimi, inattesi sviluppi, l’assemblea ribadisce lo stato di agitazione e affida al Cdr la gestione di un pacchetto di cinque giorni di sciopero.

Editoria, la Fnsi al presidente Conte: «I tagli produrranno la chiusura di testate e la perdita di posti di lavoro»


 
«Gli equilibrismi verbali del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, non cambiano la sostanza delle cose: i tagli al fondo per l’editoria produrranno la chiusura di numerose testate e la perdita di posti di lavoro». Lo affermano, in una nota, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana dopo le dichiarazioni del premier durante la conferenza stampa di fine anno.
«Al di là dei tentativi del premier di cambiare le carte in tavola – proseguono i vertici della Fnsi –, resta infatti la drammatica realtà di un provvedimento ispirato da ragioni ideologiche e che ha preso corpo con chiari intenti ritorsivi nei confronti di chi fa informazione liberamente. Restano gli appelli e i moniti del presidente della Repubblica sul ruolo della stampa e sulla necessità di salvaguardare il pluralismo: se il presidente Conte li avesse letti, si sarebbe reso conto che nella conferenza stampa di oggi avrebbe fatto meglio a tacere».

Rinasce l'Unione cronisti in Campania, Sandro Ruotolo presidente

Sandro Ruotolo, presidente dell’Unione cronisti campani


Arnaldo Capezzuto


Rinasce l’Unione cronisti in Campania, Sandro Ruotolo, giornalista sotto scorta per le sue inchieste sul clan dei Casalesi, sarà il presidente del gruppo di specializzazione del Sindacato unitario giornalisti della Campania. Con lui anche Arnaldo Capezzuto, che ricoprirà il ruolo di segretario, e un direttivo costituito da Giancarlo Maria Palombi, Fabio Postiglione, Carlo Porcaro, Stefano Androne e Luciana Esposito.
“Accolgo con emozione il compito di coordinare questo gruppo di lavoro all’interno del Sindacato unitario dei giornalisti campani. Sì, lo intendo proprio così: un gruppo di lavoro che si impegna a far rispettare il diritto di cronaca che oggi è messo a dura prova dalle querele temerarie e dalle minacce da parte degli uomini della camorra e del malaffare – ha dichiarato Ruotolo – Noi staremo sempre a fianco di chi con umiltà, buonafede e indipendenza tiene in alto l’articolo 21 della nostra Costituzione. Staremo con chi, anche se non è in possesso del tesserino professionale, fa il giornalista sul nostro territorio. Abbiamo il dovere di informare e l’opinione pubblica ha il diritto di essere informata”.
“La decisione di Sandro Ruotolo di accettare la presidenza del gruppo cronisti della Campania è un ulteriore segnale della sua sensibilità verso i tanti colleghi di quella regione che vivono in condizioni precarie e spesso nel mirino del malaffare e della corruzione.
Il suo impegno renderà ancora più forte quella “Scorta mediatica” che, in diverse occasioni, Ruotolo ha offerto ai colleghi minacciati, in Campania e non solo, riprendendo e approfondendo le loro inchieste e non lasciandoli mai soli”, hanno affermato il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Beppe Giulietti.
Il direttivo del SUGC, che ha visto l’insediamento della consigliera Nunzia Marciano, ha deliberato anche la nomina del nuovo segretario provinciale di Salerno che è la collega de “La Città”, Clementina De Maio, cdr del suo giornale e impegnata in una difficilissima vertenza nella quale ha dimostrato grandi capacità; e del nuovo segretario per la provincia di Avellino, Amedeo Picariello.
«La squadra del Sugc si allarga – affermano il segretario regionale Claudio Silvestri e il consigliere nazionale Gerardo Ausiello  – Sandro Ruotolo è già un punto di riferimento e di collegamento per i giovani cronisti della regione, la sua esperienza sarà fondamentale per dare ancora più forza all’azione decisa che il Sindacato ha intrapreso dalla sua nascita in difesa dei cronisti. Con i due nuovi segretari provinciali contiamo di dare un impulso maggiore sui territori, con la possibilità di dare ai colleghi un contatto diretto con il sindacato e tutti i servizi che offre».

Violenza di genere, al SUGC si presenta il progetto #safeforwoman

Si terrà venerdì 21 dicembre presso la sede del SUGC – Sindacato Unitario dei giornalisti della Campania – in Vico Santa Maria a Cappella Vecchia 8/B – primo piano int.3, la conferenza stampa voluta per presentare ai media e agli addetti ai lavori la campagna di sensibilizzazione nazionale contro la violenza di genere ideata dall’ingegnere napoletano Oliver Tahir, inventore di “Safe” un dispositivo di sicurezza 2.0 monitorato da una centrale operativa h24, costituito da uno spray al peperoncino, un puntatore laser, un led ed una videocamera ad alta risoluzione. Un dispositivo altamente innovativo destinato a rivoluzionare il concetto di sicurezza e difesa personale.

Tutt’altro che casuale la scelta della data: il 21 dicembre 2015 la giornalista Luciana Esposito, direttore di www.Napolitan.it, veniva aggredita nel parco Merola di Ponticelli, mentre stava svolgendo il suo lavoro.

Tutt’altro che casuale anche la scelta della sede: la sala del SUGC intitolata a Santo Della Volpe accolse la conferenza stampa voluta dalla FNSI nelle settimane successive a quell’episodio violento per lanciare il concetto di scorta mediatica a tutela dei cronisti minacciati. Un’associazione di fatti, persone e location fortemente voluta dall’ingegnere Tahir per concretizzare la sua vicinanza alle donne vittime di violenza, oltre che ai giornalisti minacciati, sottolineando la sua forte volontà di agire a supporto delle categorie quotidianamente oggetto di aggressioni.

Ragion per cui, oltre alla giornalista Luciana Esposito e all’ingegnere Oliver Tahir, nel corso della conferenza stampa interverranno il segretario del SUGC Claudio Silvestri, e la criminologa Luisa D’Aniello, per approfondire ed introdurre il tema della violenza di genere. Non solo giornalisti minacciati ed aggrediti, a rappresentanza delle numerose categorie sensibili e quotidianamente esposte a rischi analoghi, ma anche e soprattutto il dilagante vortice di violenza che su più fronti minaccia la nostra società: questi i temi portanti della campagna nazionale di sensibilizzazione che verrà illustrata nel corso della mattinata di venerdì 21 dicembre.

Il progetto Safe, finanziato dalla Regione Campania nell’ambito delle politiche di sostegno all’imprenditoria innovativa, di recente è stato premiato nell’ambito della Conferenza nazionale sulla sicurezza e legalità, come start up innovativa ad interesse strategico nazionale sulla sicurezza urbana e tutela penale, organizzata dalla DNA.

"Il viaggio di Ulla in Italia", presentazione al SUGC

Si terrà il 21 dicembre alle ore 18 presso il Sindacato Unitario dei Giornalisti della Campania la presentazione del libro “Il viaggio di Ulla in Italia” di Claudia Maremonti.

Un libro di favole per bambini che ha come protagonista Ulla, il cane dell’autrice, compagna di tante avventure, che nel suo viaggio visiterà diverse città italiane, tra queste Matera, Capitale Europea della Cultura 2019. Le fantasiose peripezie di Ulla sono accompagnate e descritte dai disegni dell’autrice, addestratrice di cani, che ha unito il grande amore per il suo lavoro e per gli animali, alla passione per i disegni che coltiva da quando è piccola.

Con la presentazione, viene lanciata anche la campagna “#dogisforever, un cane è per sempre ma non è un oggetto”, perché sin dai più piccini si sensibilizzi l’attenzione verso tutte quelle problematiche delicate legate ai cani, che spesso vengono donati in occasione delle festività. Il cane diventa, per chi lo possiede, un vero e proprio membro della famiglia, che va quindi accudito, curato e mai abbandonato. “Ci sono molte persone che si dicono animaliste, cioè amiche degli animali, che li

fanno viaggiare continuamente, perché quando ne trovano uno per strada, abbandonato, lo spediscono subito lontano. E’ come se l’Italia fosse divisa in due, buoni da una parte e cattivi dall’altra. Non esistono buoni e cattivi, ma solo persone che possono gestire bene i cani e persone che non possono farlo. E non si usa la geografia per capire dove si trovano le persone giuste. I cani facciamoli viaggiare con noi e mandiamoli in adozione lontano solo quando non c’è altro modo”, -dichiara Stella Cervasio, garante per i diritti degli animali a Napoli -stiamo attenti a non far nascere cuccioli se poi non sappiamo a chi darli. I cani abbandonati non nascono sotto i cavoli, ma dai cani che molte persone irresponsabili hanno a casa loro”.

Il libro è patrocinato Comune di Napoli, dal Sindacato Unitario dei Giornalisti della Campania e dall’Associazione Leda Onlus, per la difesa ed i diritti degli animali e dell’ambiente.

Con l’autrice intervengono: Stella Cervasio, giornalista di Repubblica e Garante per i diritti degli animali a Napoli; Roberta De Maddi, consigliere del SUGC.

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I giornalisti del Mattino: "Fare chiarezza sulla società"

“La redazione de Il Mattino, con grande senso di responsabilità, ha fatto fronte all’ennesimo stato di crisi, che va avanti da quattro anni, durante il quale ci sono stati dolorosi tagli alla redazione, ai poligrafici e al personale amministrativo, nonostante i giornalisti abbiano accettato giornate di solidarietà, cassa integrazione e, in ultimo, il trasferimento dalla storica sede di via Chiatamone”. È quanto afferma il Cdr del Mattino in un comunicato.
“Come se non bastasse – continua il Cdr – quasi al termine dello stato di crisi, l’Azienda ha avviato le procedure per il licenziamento di due colleghe con contratto art.2 rispetto al quale il Cdr ha espresso parere negativo, chiedendo l’immediato ritiro del provvedimento.
I giornalisti de Il Mattino hanno fatto la propria parte sino in fondo con senso del dovere e di responsabilità anche in momenti di grande incertezza durante i quali sono circolate indiscrezioni sulla possibile vendita del quotidiano. Indiscrezioni poi smentite dalla Proprietà.
A poche settimane dalla chiusura dello stato di crisi (il 31 marzo 2019), i giornalisti de Il Mattino, permanendo lo stato di agitazione, chiedono all’Azienda di fare chiarezza sui progetti futuri”.
“Fino ad oggi si è consumata una lunghissima stagione di tagli e sacrifici, ora è il momento del rilancio e i giornalisti chiedono di conoscere le iniziative per invertire il trend – continuano i rappresentanti sindacali – Crediamo, infatti, che il nostro quotidiano abbia tutte le carte in regola per continuare a raccontare, come ha sempre fatto, il Mezzogiorno. Occorre quindi un piano di rilancio per garantire e rafforzare la presenza sul territorio, anche attraverso il digitale, conquistando nuovi lettori e nuovi inserzionisti pubblicitari. Siamo consapevoli della complessità del momento e di quanto sia difficile questa sfida ma siamo pronti ad affrontarla insieme”.

Mattarella: «Pluralismo presidio della democrazia». Fnsi e Cnog: «Ora Conte fermi i tagli all'editoria»


«Vi sono alcuni valori di fondo che costituiscono l’ossatura e la chiave di lettura» della nostra Carta Costituzionale. «Uno di questi valori è il pluralismo, che sostiene l’intero impianto della Costituzione, in conseguenza della scelta di porre la persona – ogni persona – al centro dell’azione dello Stato in tutte le sue articolazioni». Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante la cerimonia per lo scambio degli auguri di fine anno con i rappresentanti di istituzioni, forze politiche e società civile.
«Pluralismo nella libertà riconosciuta al mondo dell’informazione e alle molteplici voci che ne costituiscono espressione; da salvaguardare perché rappresentano un presidio irrinunciabile dello Stato democratico», ha fra l’altro specificato il Capo dello Stato.
«Le parole del presidente della Repubblica sulla ‘centralità del pluralismo nell’assetto dell’ordine istituzionale’ e, in particolare, sulla ‘centralità del pluralismo dell’informazione’ devono far riflettere tutti», è il commento di Federazione nazionale della Stampa italiana e Ordine nazionale dei giornalisti.
«Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che alla cerimonia dello scambio di auguri al Quirinale ha applaudito il discorso del presidente Mattarella, induca adesso il governo a fare marcia indietro e chieda il ritiro dell’emendamento sul taglio al fondo dell’editoria. Chi condivide la necessità, evidenziata dal Capo dello Stato, di ‘salvaguardare le molteplici voci dell’informazione, quale presidio irrinunciabile dello Stato democratico’, non può sostenere l’approvazione di una norma che provocherebbe la chiusura di numerose testate giornalistiche e la perdita di numerosi posti di lavoro», incalzano Fnsi e Cnog.
Nel discorso di saluto, il presidente Mattarella ha parlato anche di economia, innovazione e sviluppo; di lavoro, che «resta, come sempre, la priorità dell’impegno pubblico»; di Europa, «radicata nelle attese dei nostri giovani, nel loro modo di pensare, di vivere, di guardare al futuro». Il presidente della Repubblica ha anche rivolto un pensiero ad Antonio Megalizzi e ribadito solidarietà e vicinanza ai familiari, alla sua fidanzata, ai suoi amici. «Respingiamo, con la forza della nostra cultura e della nostra storia, chi vorrebbe instaurare nel mondo un clima di paura, di odio, di fanatismo», ha ammonito.
PER APPROFONDIRE
L’intervento integrale del presidente della Repubblica alla cerimonia per lo scambio degli auguri di fine anno con i rappresentanti delle istituzioni, delle forze politiche e della società civile è pubblicato sul sito web del Quirinale.

Tagli all'editoria, i giornalisti in piazza a governo e parlamento: «Fermatevi»


«Fermatevi. Ascoltate le parole in difesa del valore di una informazione libera e plurale che per ben sette volte il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha sentito il bisogno di ribadire ed evitate che, con il taglio prospettato dal governo Lega-5Stelle, chiudano decine di testate e migliaia di lavoratori restino senza lavoro». Questo l’appello rivolto dal segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, in apertura del presidio convocato in piazza Montecitorio per i lavori del Consiglio nazionale del sindacato per ribadire il no dei giornalisti italiani all’emendamento alla legge di Bilancio che prevede di arrivare nel 2022 alla cancellazione del contributo pubblico all’editoria. Alla manifestazione ha partecipato una folta delegazione di giornalisti della Campania, guidati dal segretario del SUGC, Claudio Silvestri.
«Questo emendamento, che era saltato alla Camera per essere ripresentato in Senato, tradisce la volontà liberticida dell’esecutivo. Noi non possiamo consentire che interi territori perdano le loro voci, occasioni di confronto e di arricchimento del dibattito pubblico. Con questo provvedimento si vuole dare il la alla cancellazione dei pochi sostegni che restano al sistema dell’informazione. Se passa il taglio all’editoria minore le prossime ad essere colpite saranno le agenzie e le emittenti locali. Ci sono migliaia di posti di lavoro a rischio, ma non è solo una questione di posti di lavoro che si perdono. È innanzitutto una questione di pluralismo e dunque di democrazia», incalza Lorusso.
«Vogliono colpire le voci delle diversità e delle differenze. Iniziano con il taglio ai piccoli giornali per arrivare a cancellare il ruolo del giornalista, che è quello di fare domande scomode, di indagare su quello che fa il potere, di spiegare ai cittadini cosa accade. Contro questo progetto abbiamo il dovere di essere in piazza. Non è un’aggressione alla corporazione dei giornalisti, ma all’articolo 21 della Costituzione e al diritto dei cittadini di essere informati. Ci appelliamo al presidente della Repubblica, ai parlamentari di maggioranza e opposizione, perché questo scempio non vada a compimento. E a chi, anche dentro la categoria, oggi ride di quanto sta accadendo dico di valutare bene quali saranno le prossime tappe. Scoprirà che domani non ci sarà nessuno a difenderlo quando a finire nel mirino sarà lui», ribadisce il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti.
«Se passasse questo emendamento sarebbe un tradimento all’articolo 21 della Costituzione. Un colpo di spugna a chi ha diritto ora ad essere sostenuto per spostare i fondi a chi sarà in futuro meritevole, secondo il governo, di essere aiutato. Ai singoli parlamentari dico: ‘Pensaci, Giacomino’. Nessuno dice che l’attuale meccanismo del contributo non si possa migliorare. Ma questo non significa togliere fondi ad alcune voci e darli ad altri. E poi, altri chi?», incalza il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna.
In piazza anche i colleghi di numerose testate la cui sopravvivenza sarà messa a rischio dal taglio del fondo per il pluralismo, fra cui Il Roma, Il Manifesto, Avvenire, la Voce di Rovigo, il Primorski Dnevnik, la Lega delle cooperative di giornalisti, Radio Radicale, collaboratori e cronisti precari.
«In Campania, oltre il Roma, ci sono sette testate che rischiano di chiudere con il taglio all’editoria. Purtroppo dobbiamo prendere atto che le decisioni non vengono prese nel palazzo alle nostre spalle, ma dalla Casaleggio associati. Il presidente della Camera, Roberto Fico, aveva promesso che non ci sarebbero stati tagli ai contributi per i giornali delle cooperative e invece qualche giorno fa si è adeguato agli ordini di scuderia. E anche la Lega, che nelle scorse settimane, con Alessandro Morelli, aveva ripetuto che il taglio non sarebbe mai passato, oggi avalla l’emendamento dei 5 Stelle», dicono Antonio Sasso, direttore del Roma, e Roberto Paolo presidente della File, la Federazione Italiana Liberi Editori.
Matteo Bartocci, del Manifesto, osserva come «non ci sarà in realtà nessun risparmio per lo Stato. Vogliono solo colpire una ventina di testate scomode: togliere i fondi a loro per poi riassegnarli, a totale discrezionalità del governo. Un colpo inaccettabile al giornalismo libero. Per questo dobbiamo iniziare qui, oggi, una battaglia tutti insieme. Con ancora più forza dobbiamo raccontare queste cose ai cittadini per informarli di quello che il potere prova a fare».
Andrea Billau, di Radio Radicale, rilancia l’appello ai parlamentari: «Non capisco come una forza politica che ha fatto del lavoro la sua bandiera, tanto da promuovere un decreto chiamato ‘dignità’, non si interessi della dignità dei lavoratori dell’informazione. Una contraddizione enorme. Spero in uno scatto di orgoglio del Parlamento. Spero che si divincoli dalla morsa del governo».
Simone Bonafin, della voce di Rovigo, lancia l’allarme: «Vogliono colpire le cooperative dei giornali che sul territorio portano ai propri lettori notizie che altrimenti non arriverebbero all’opinione pubblica. Se andasse in porto il taglio del fondo tante piccole realtà editoriale non potrebbero continuare ad esistere».
E Lidia Gattini, in rappresentanza della  Lega delle cooperative di giornalisti, rileva: «Ci accusano di essere indipendenti e per questo di essere dei mostri. Noi siamo la voce dell’informazione indipendente. Non abbiamo altri padroni oltre ai nostri lettori proprio perché siamo cooperative. Siamo editori puri eppure vogliono colpirci, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro».
In rappresentanza delle tante voci delle minoranze linguistiche e delle testate diocesane, in piazza anche la consigliera nazionale della Fnsi, Poljanka Dolhar e il segretario del Sindacato del Trentino Alto Adige, Rocco Cerone. «Senza contributo pubblico la comunità slovena in Italia resterebbe senza voce», dice la redattrice del Primorski. «Tante piccole realtà che raccontano i territori lontani verranno cancellate, con un danno per i cittadini», ribadisce Cerone.
A chiudere il presidio il presidente di Articolo21, Paolo Borrometi, giornalista sotto scorta per le sue inchieste sulla mafia. «Oggi siamo accanto a questi colleghi che vedono minacciato posto di lavoro. Loro, i colleghi di Radio Radicale e dei giornali locali, erano e sono accanto a noi cronisti minacciati quando c’è da raccontare le nostre storie. Senza il loro lavoro non ci sarebbe nessuna storia da raccontare e i cittadini non saprebbero quello che accade. Si vogliono colpire i giornali locali, che sono l’ossatura dell’informazione del Paese. Così si mette a rischio la possibilità per i cittadini di informarsi. E invece il giornalismo deve svolgere la funzione da cane da guardia della democrazia e deve essere messo nelle condizioni di farlo».

Ex fissa, in arrivo il pagamento della prestazione di 3.000 euro per tutti i giornalisti in attesa


La Commissione paritetica del Fondo Ex Fissa he deciso il pagamento della cosiddetta prestazione minima di garanzia, in favore di tutti i colleghi in lista d’attesa. La stessa verrà infatti erogata, a distanza di 12 mesi dall’ultimo pagamento, in favore:

  1. dei giornalisti che non hanno manifestato interesse alla liquidazione anticipata in forma ridotta;
  2. dei giornalisti che – pur avendo manifestato interesse alla predetta liquidazione anticipata – sono in attesa definire la propria posizione, al pari di quanto avvenuto lo scorso gennaio;
  3. dei giornalisti nel frattempo entrati in pensione, sino a dicembre 2018.

Proprio per erogare la rata di 3.000 euro lordi anche a questi ultimi, la Commissione ha deciso di far affluire al Fondo tutte le risorse di spettanza dell’esercizio 2018 e, pertanto, liquidare la prestazione nel mese di gennaio 2019.
Per quanto riguarda le posizioni sinora liquidate – a seguito di pagamento anticipato in forma ridotta della prestazione, in base all’opzione prescelta (50%, 55% o 60% del capitale residuo, rispettivamente in 1, 3 o 5 anni) – con lo stanziamento iniziale di circa 6,7 milioni di euro, sono state gestite le prime 192 posizioni in graduatoria, relative ai giornalisti entrati in pensione sino a maggio 2011.

Tagli all'editoria, appello a Mattarella: Fnsi e Cnog al fianco dei giornalisti delle testate a rischio chiusura


Federazione nazionale della Stampa italiana e Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti condividono l’appello al presidente della Repubblica lanciato dai giornalisti di tante piccole testate che rischiano la chiusura a causa del taglio del fondo per l’editoria messo a punto dal governo 5 Stelle-Lega.
«La norma inserita nel testo della manovra – osservano Fnsi e Cnog – non ha niente a che vedere con la riforma del settore, pure necessaria, ma rappresenta un mero regolamento di conti con la categoria. Si tratta di una pugnalata alla schiena di tante piccole realtà editoriali espressioni di minoranze politiche, culturali, linguistiche e un chiaro avvertimento a tutti gli altri: chi crede di poter portare avanti battaglie ideali e culturali, anche in contrapposizione al governo, d’ora in avanti avrà vita dura».
Per sindacato e Ordine si tratta di «un colpo mortale al pluralismo dell’informazione, alla funzione critica della stampa, al ruolo dei corpi intermedi» che «sarà messo a segno con un maxiemendamento alla manovra, senza alcun confronto con gli operatori del settore».
L’auspicio, concludono Fnsi e Ordine, «è che i singoli parlamentari di maggioranza e di opposizione facciano appello alla loro libertà di coscienza e votino contro una norma che condannerà a morte decine di testate e allungherà la lista di giornalisti e lavoratori precari e disoccupati».
PER APPROFONDIRE
Di seguito il testo della lettera-appello rivolta al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, pubblicata su quotidiani e periodici nazionali e locali.
La Federazione italiana liberi editori scende in campo in difesa della libertà di stampa con una iniziativa lanciata oggi e che proseguirà nei prossimi giorni. Nel mirino un emendamento del capogruppo del Movimento 5 Stelle Stefano Patuanelli, segnalato dal Governo e quindi fatto proprio dalla maggioranza, alla legge di Bilancio in discussione in questi giorni al Senato. L’emendamento prevede l’abolizione dei contributi pubblici all’editoria.
‘Il Governo vuole far chiudere centinaia di giornali, il Presidente della Repubblica impedisca questo colpo di spugna’, è il titolo della lettera-appello della File.
‘Il sostegno pubblico all’editoria e la trasparenza dei mezzi di finanziamento sono previsti dall’articolo 21 della Costituzione e interventi legislativi su argomenti del genere richiederebbero, in un sistema democratico, un confronto civile, sociale e parlamentare. Tutto, invece, verrà risolto con un maxiemendamento e qualche tweet, e a partire dal 2019, cioè a dire tra due settimane’, si legge ancora nell’appello.
La File afferma che ‘molti giornali editi da cooperative no profit o da enti morali chiuderanno a breve, o saranno costretti a operare drastici tagli; perché ridurre o azzerare i contributi pubblici senza aver prima provveduto ad una riforma organica del settore significa, semplicemente, chiudere i giornali’.
Nella lettera aperta si ricorda che ‘il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, più volte negli ultimi giorni ha richiamato il Governo sull’esigenza di tutelare i giornali, i giornalisti e tutte le minoranze, linguistiche, culturali, politiche e sociali che ancora animano il pluralismo nel Paese. Pluralismo che è un servizio pubblico essenziale e il cui costo di breve termine non è mai superiore al beneficio in termini di democrazia nel medio periodo’.
Infine l’appello al Quirinale: ‘Chiediamo al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di intervenire per chiedere al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, di sottoporre misure di rilievo costituzionale ad un confronto civile e democratico che non può avvenire in poche ore con un maxiemendamento ad una legge di bilancio’.