La Federazione nazionale della stampa con il Sindacato unitario dei giornalisti della Campania attiverà nelle prossime ore una raccolta di crowdfunding per supportare il lungo percorso che Carla Caiazzo dovrà fare per poter recuperare la sua identità esteriore.
L’iniziativa è stata annunciata al termine dell’incontro dibattito, svolto a Napoli presso la sede del SUGC: #Svergognati – Femmincidio e violenza sulle donne: tra comunicazione e informazione la responsabilità delle parole, al quale Carla Caiazzo è intervenuta telefonicamente, rispondendo ad alcune domande dei giornalisti presenti.
La donna, vittima dell’ex compagno che le ha dato fuoco mentre era all’ottavo mese di gravidanza, ha sottolineato le forti difficoltà che deve affrontare da sopravvissuta in una sistema pubblico non ancora preparato a supportare persone che vivono drammi di questo genere. A chi ha chiesto cosa potessero fare per lei i giornalisti ha risposto: “Io ho bisogno di un sostegno economico. E’ inverosimile – ha detto Carla Caiazzo – che devono organizzare una fiera di beneficenza i miei concittadini e chi sta a capo non prende una iniziativa del genere. E’ veramente sconfortante” .
Il dibattito si è concentrato sulla forza e sulla responsabilità delle parole contro il femminicidio e la violenza sulle donne. Su un linguaggio che deve essere attento, declinato correttamente anche al femminile, in una società ancorata a vecchi stereotipi abituata più ad urlare che a dialogare.
L’informazione ha un ruolo sempre più importante e delicato, che implica una responsabilità costante che non può lasciare spazio ad ambiguità e che va considerata anche nell’ottica del no hate speech.
«Dovremmo imparare tutti a metterci dalla parte delle vittime quando si racconta di donne vittime di violenza. L’informazione – ha affermato Giulietti – in questi casi si comporta in maniera difforme. C’è chi segue con attenzione e stile tutelando l’autonomia delle persone e chi la segue con distrazione, talvolta con l’incapacità di comprendere il dramma. Non basta raccontare l’episodio, occorre contestualizzarlo e far capire come nasce la violenza, quali sono i linguaggi e i comportamenti sbagliati e costruire attorno a queste persone un muro di solidarietà. E c’è poi il problema di usare un linguaggio e una comunicazione che impedisca che altre donne cadano in episodi simili. Spetta a tutti noi contrastare il linguaggio dell’odio, della discriminazione, del sessismo».
«La nostra responsabilità – ha affermato Claudio Silvestri, segretario del Sugc – è quella delle parole. Ciò che dobbiamo innescare è un meccanismo virtuoso nel quale cerchiamo di comunicare a chi le ascolta le parole giuste per capire quale è la strada. Come succede nelle famiglie, per l’educazione dei bambini. È fondamentale eliminare dal nostro vocabolario le parole di violenza e discriminazione nei confronti delle donne. Uno dei nostri doveri è dare delle regole, attraverso le Carte deontologiche e questo è il momento di parlare anche di donne e femminicidio».
Mentre il presidente dell’Odg Campania, Ottavio Lucarelli, ha ricordato che «nove donne su dieci non denunciano, ma invece è importante denunciare e farlo tempestivamente. È questo il messaggio che deve arrivare. È una cosa che abbiamo detto anche ad alcune nostre colleghe, qui in Campania, che sono vittime di violenza e di stalking».
Hanno partecipato al dibattito i relatori: Lidia Galeazzo, giornalista del Tg2; Diana Russo, sostituta procuratore della Repubblica – Procura Napoli Nord – sezione Tutela fasce deboli, Carmela Maietta, giornalista de Il Mattino, Raffaella Palladino, consigliera nazionale dell’associazione DiRe.
Il coordinamento dei lavori è stato affidato a Laura Viggiano, componente del Direttivo SUGC con delega alle Pari opportunità e a Cristina Liguori, presidente della Commissione regionale Pari opportunità.