Archivio mensile:Giugno 2015

Uffici stampa, costituito il gruppo di specializzazione

Antonio d'Errico, Pina Greco e Paolo Animato

Antonio d’Errico, Pina Greco e Paolo Animato


È stato costituito il Gus Campania, il gruppo di specializzazione degli uffici stampa del Sindacato unitario giornalisti della Campania (SUGC). Nella sede dell’Ordine dei Giornalisti, si è tenuta ieri la prima assemblea dei soci alla presenza di Armando Borriello e Claudio Silvestri, segretario e vicesegretario del Sindacato. L’incontro ha visto la partecipazione del presidente nazionale del Gus, Gino Falleri, che ha salutato con entusiasmo l’iniziativa campana. «Ho avuto modo di constatare sùbito l’entusiasmo con cui questo gruppo si vuole porre nella risoluzione delle questioni riguardanti chi lavora come giornalista negli uffici stampa – ha detto Falleri – avendo capito che la funzione del sindacato è centrale». Tra le prime attività in cantiere la stipula di protocolli di intesa con gli enti locali e il censimento delle realtà pubbliche e private operanti sul territorio. Al termine dell’incontro sono stati nominati all’unanimità i componenti del direttivo: Paolo Animato, Raffaella Cetta, Antonio d’Errico, Giuseppina Maria Greco, Domenico Pennone, Giuseppe Picciano, Fabrizia Ruggiero, Lorena Sivo e Salvatore Sparavigna.

Sindacato e Ordine dei giornalisti campani: esuberi all'Ansa, macelleria editoriale

Il management dell’Ansa, l’agenzia di stampa più importante del Paese, senza presentare alcun piano di riorganizzazione e di rilancio, scarica esclusivamente sui lavoratori il peso di un buco da 5 milioni di euro, dichiarando 65 esuberi. Un’operazione inaccettabile contro la quale il Cdr ha risposto fermamente. Quella dei giornalisti dell’agenzia è una battaglia che va sostenuta con tutte le forze. L’Ansa è un pilastro del sistema dell’informazione italiano, indebolirla significa dare un duro colpo alla libertà stessa del Paese, significa lasciare senza voce interi territori, demolire una fetta di democrazia. Il ricorso agli ammortizzatori sociali sta diventando la via ordinaria per risanare i conti: non può e non deve essere così. Chi amministra un’azienda deve prendersi le proprie responsabilità sempre, fino in fondo. Il Sindacato unitario, i consiglieri campani della FNSI e l’Ordine dei giornalisti della Campania sostengono la battaglia dei colleghi dell’Ansa contro quella che si presenta come una nuova operazione di macelleria editoriale.

Diffamazione, Lorusso: passo in avanti, ma restano criticità

Via libera dalla Camera alla legge che modifica le norme sulla diffamazione, la diffamazione a mezzo stampa e l’ingiuria. Con 295 voti favorevoli, 116 astenuti e 3 contrari, l’aula ha approvato il testo che passa ora nuovamente al Senato. Mai più carcere per i giornalisti in caso di diffamazione, dunque, ma solo pene pecuniarie. In compenso, viene introdotto l’obbligo di rettifica senza commento a favore dell’offeso.
“La cancellazione del carcere per i giornalisti riporta l’Italia nel consesso delle grandi democrazie”, afferma Raffaele Lorusso, segretario generale della FNSI, commentando a caldo la notizia dell’approvazione, da parte della Camera, del ddl sulla riforma del reato di diffamazione a mezzo stampa. “Si tratta di un bel balzo in avanti che cancella una vergogna durata troppo tempo – osserva Lorusso – È altresì apprezzabile il compromesso raggiunto sul contrasto al fenomeno delle querele temerarie, che rappresenta una forma indiretta di intimidazione all’esercizio del diritto di cronaca. Restano, comunque, alcune criticità. A cominciare dalla previsione dell’obbligo di rettifica senza risposta e senza commento. Così com’è formulata, infatti, la norma rischia di diventare fonte di contenzioso giudiziario sulle modalità di applicazione, oltre che un ostacolo all’esercizio del diritto di cronaca, soprattutto nelle testate più piccole. L’approvazione di questa riforma poteva inoltre essere l’occasione per istituire il Giuri per la correttezza dell’informazione, a garanzia e tutela dei cittadini nell’ottica di prevenire il ricorso al contenzioso giudiziario. Si tratta di un passaggio ineludibile, che dovrà essere affrontato in sede di riforma radicale della legge ordinistica, ormai fuori dal tempo e dal mondo perché continua a produrre storture non più sostenibili sia sotto il profilo del governo della professione sia sul mercato del lavoro”.
“È comunque auspicabile – conclude Lorusso – che il Senato approvi in fretta la riforma, magari migliorandola nei punti che appaiono ancora controversi, non certo peggiorandola, o peggio affossandola, come purtroppo è avvenuto in passato, non senza la complicità occulta di una parte della categoria, ogni qualvolta sono state esaminate norme riguardanti la professione giornalistica”.
Approvando la proposta di legge la Camera ha modificando in parte il testo trasmesso dal Senato: sono state soppresse, tra l’altro, la norma in base alla quale è il direttore a rispondere degli articoli non firmati e quella sul cosiddetto diritto all’oblio, il diritto cioè a eliminare dai siti e dai motori di ricerca le informazioni diffamatorie. Diverse, in ogni caso, le novità introdotte: ecco, in sintesi, i punti principali.
Niente più carcere per il giornalista che diffama a mezzo stampa, ma esclusivamente una multa che va dai 5mila ai 10mila euro. Se il fatto attribuito è però consapevolmente falso, si applica la multa da 10mila a 50mila euro. Alla condanna è associata la pena della pubblicazione della sentenza. In caso di recidiva, vi sarà anche l’interdizione da uno a sei mesi dalla professione.
La rettifica tempestiva e senza commento sarà valutata dal giudice come causa di non punibilità. Rettifiche o smentite, purché non inequivocabilmente false o suscettibili di incriminazione penale, devono essere pubblicate senza commento e risposta menzionando espressamente il titolo, la data e l’autore dell’articolo ritenuto diffamatorio. Il direttore dovrà informare della richiesta l’autore del servizio. Tempi e modalità della pubblicazione in rettifica variano a seconda dei diversi media. Se però vi è inerzia, l’interessato può chiedere al giudice un ordine di pubblicazione (per il cui mancato rispetto scatta una sanzione amministrativa da 8mila a 16mila euro).
Nella diffamazione a mezzo stampa il risarcimento del danno sarà quantificato sulla base della diffusione e rilevanza della testata, della gravità dell’offesa e dell’effetto riparatorio della rettifica. L’azione civile dovrà essere esercitata entro due anni dalla pubblicazione.
Responsabilità del direttore. Fuori dei casi di concorso con l’autore del servizio, il direttore o il suo vice rispondono a titolo di colpa se vi è un nesso di causalità tra omesso controllo e diffamazione, la pena è in ogni caso ridotta di un terzo. È comunque esclusa per il direttore al quale sia addebitabile l’omessa vigilanza l’interdizione dalla professione di giornalista. Le funzioni di vigilanza possono essere delegate, ma in forma scritta, a un giornalista professionista idoneo a svolgere tali funzioni.
In caso di querele temerarie, il querelante può essere condannato anche al pagamento di una somma da mille a 10mila euro in favore della cassa delle ammende. Chi invece attiva in malafede o colpa grave un giudizio civile a fini risarcitori rischierà, oltre al rimborso delle spese e al risarcimento, di dover pagare a favore del convenuto un’ulteriore somma determinata in via equitativa dal giudice che dovrà tenere conto dell’entità della domanda risarcitoria.
“Clausola salvacronisti”: a meno che non si tratti di diffamazione dolosa, quanto pagato dal direttore o dall’autore della pubblicazione a titolo di risarcimento del danneggiato avrà natura di credito privilegiato nell’azione di rivalsa nei confronti del proprietario o editore della testata.
Da oggi anche i giornalisti pubblicisti, e non più solo i professionisti, potranno far valere il segreto professionale da opporre alle eventuali richieste di un giudice nell’intento di tutelare le proprie fonti.
Da oggi, infine, anche le testate giornalistiche online e radiotelevisive rientrano nella legge sulla stampa.
Ultimo punto: ingiuria/diffamazione. Anche per l’ingiuria e la diffamazione tra privati viene eliminato il carcere ma aumenta la multa (fino a 5mila euro per l’ingiuria e 10mila per la diffamazione) che si applica anche alle offese arrecate in via telematica. La pena pecuniaria è aggravata se vi è attribuzione di un fatto determinato. Risulta abrogata l’ipotesi aggravata dell’offesa a un corpo politico, amministrativo o giudiziario.
 

Chiude il Sannio, è emergenza per l'editoria in Campania

Il Sannio Quotidiano, dopo vent’anni in edicola, il 30 giugno chiuderà i battenti. È il secondo giornale in tre mesi che interrompe le pubblicazioni nell’area del Beneventano. Prima era capitato a Ottopagine (che copre Avellino e Benevento), che ha tentato la strada del web. Altri sette lavoratori andranno in cassa integrazione, e tanti collaboratori non hanno più un giornale sul quale scrivere. È il risultato del taglio indiscriminato al fondo ordinario per l’editoria, finanziamenti destinati a società no profit che garantiscono la libertà di stampa. Se la situazione resterà questa, se il governo non deciderà di mettere mano a quel fondo con risorse adeguate, in Campania chiuderà la maggior parte dei giornali cartacei, che attualmente sopravvivono con grande sofferenza e a costo di enormi sacrifici da parte dei lavoratori. Resteranno solo i quotidiani gestiti dai grandi gruppi editoriali e sarà una enorme sconfitta per tutti. La riforma dell’Editoria è necessaria, ma è necessario che a quella riforma i giornali non ci arrivino già morti. Il Sindacato unitario giornalisti della Campania ha già promosso un tavolo con i giornalisti soci delle cooperative al quale il segretario della FNSI Raffaele Lorusso ha evidenziato che il Fondo per l’editoria “va ripristinato e alimentato con fondi aggiuntivi”. Le risorse messe a disposizione dall’Italia per l’editoria no profit non sono nemmeno paragonabili a quelle di altri Paesi europei. L’informazione non può restare nelle mani di quattro o cinque gruppi editoriali. Quella per la libertà di stampa è, innanzitutto, una battaglia di civiltà e la sosterremo fino in fondo.

De Luca, parole inqualificabili contro la stampa

Il Sindacato unitario dei giornalisti della Campania, in un incontro prima delle elezioni, aveva giudicato positivo l’impegno del candidato Vincenzo De Luca per il varo di una legge in favore dell’informazione in Campania, sul modello di quanto già fatto in Veneto e in Toscana. Le dichiarazioni del presidente De Luca rivolte ai giornalisti che seguono le vicende politiche della regione ci hanno, invece, profondamente delusi e allarmati. Frasi come «Perché non fate lo sforzo di leggere e di informarci, invece di raccontare fesserie sui giornali? La quantità di imbecillità che ho letto sui giornali in questi giorni è sconvolgente… È tanto complicato informarsi?», non sono da politico equilibrato. Presidente De Luca, anche lei ci “sconvolge”: invece di formulare critiche con lucidità e argomentazioni verso i giornalisti, lei usa frasi altamente offensive nei confronti dei colleghi che ogni giorno sono costretti a registrare le sue intemerate. L’uso di termini da trivio non sono consentiti al presidente della Regione Campania, che si qualifica, così, da solo. Il Sindacato unitario dei giornalisti della Campania, la invita pertanto a un uso corretto e responsabile del linguaggio, in attesa che dia corso agli impegni presi in campagna elettorale. Ora si misurerà la sua caratura politica: uomo di parola o solo di male parole.

Finanziamento "ex fissa", il Ministero approva: entro fine giugno l’acconto da 10mila euro

Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha notificato, in data odierna, all’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani, la positiva conclusione dell’iter ministeriale di approvazione del finanziamento – deliberato dal Cda dell’Inpgi a dicembre 2014 – concesso dall’Istituto al Fondo contrattuale “Ex fissa”, in esecuzione degli accordi intervenuti tra le parti sociali (Fnsi-Fieg) in occasione dell’ultimo rinnovo contrattuale. A darne comunicazione è lo stesso ente di previdenza con un comunicato stampa.

Sarà quindi possibile, entro la fine del mese di giugno – riporta la nota dell’Inpgi – liquidare un acconto lordo di 10mila euro a tutti i giornalisti che hanno maturato il diritto e chiesto la liquidazione della c.d. “Ex Fissa” alla data del 31 luglio 2014″. Il capitale residuo – spiegano ancora dagli uffici di via Nizza – sarà rateizzato secondo un piano di ammortamento stilato sulla base degli elementi individuati dall’attuario, quali: anzianità di iscrizione al fondo, ammontare della prestazione ed età del giornalista. Piano che partirà entro il 2015 e avrà una durata media di 12 anni. “La definitiva approvazione – conclude il comunicato – segue le risposte tecniche, deliberate dal Consiglio di amministrazione dell’Inpgi nella sua seduta del 30 marzo scorso, fornite alle osservazioni pervenute dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali a seguito di una nota della Covip sul tema”.

Lorusso: “Finalmente si mette fine alla lunga attesa di numerosi colleghi”

“L’approvazione definitiva della delibera sull’ex fissa da parte dei ministeri – è il commento di Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi – mette fine alla lunga attesa di numerosi colleghi. L’impegno congiunto, ciascuno per la propria parte, di Inpgi, Fieg e Fnsi ha permesso di superare gli ostacoli di natura burocratica e di dare certezza ai crediti dei giornalisti che hanno maturato il diritto alle prestazioni. L’erogazione delle somme, secondo lo schema previsto dall’accordo contrattuale di giugno 2014, sarà effettuata dall’Inpgi in tempi brevissimi, andando così incontro alle richieste degli aventi diritto”.

Lavoro autonomo, eletti i componenti di commissioni e assemblea

L’Assemblea del lavoro autonomo del Sindacato unitario giornalisti della Campania ha eletto Imma Laura Viggiano componente della commissione nazionale lavoro autonomo, Roberta De Maddi e Imma Laura Viggiano, componenti dell’Assemblea nazionale lavoro Autonomo. Sono stati eletti, inoltre, i componenti della commissione regionale lavoro autonomo: Maria Beatrice Crisci (Caserta), Anna Rita Cutolo (Salerno), Luigi Nicolosi (Napoli), Antonio Pisani (Caserta), Stefania Repola (Benevento), Edoardo Sirignano (Avellino). L’assemblea ha anche approvato una mozione sugli obiettivi da realizzare. Nel ribadire la centralità del lavoro non dipendente, si richiede l’attuazione della mozione sul lavoro autonomo approvata al Congresso FNSI di Chianciano; la rappresentanza, con ruoli effettivi, del lavoro non dipendente negli organismi di categoria; la riapertura del tavolo istituzionale per l’attuazione della legge sull’equo compenso e la ridiscussione con gli editori dell’accordo sul lavoro autonomo del 2014. Nel corso dell’Assemblea è stato espresso un sentito ringraziamento a quanti si sono adoperati affinché la Campania, dopo un anno di assenza nella FNSI, tornasse ad avere rappresentanza. Obiettivo peraltro più volte sollecitato, con documenti e mozioni, dai free lance di diverse regioni. Il segretario Armando Borriello ha espresso soddisfazione per la partecipazione e il confronto costruttivo che hanno caratterizzato l’assemblea.

Lorusso: “Il Fondo per l’editoria va ripristinato I finanziamenti pubblici a chi crea occupazione”

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Il segretario della FNSI, Raffaele Lorusso


Ecco il comunicato della FNSI sull’incontro con i giornalisti soci di cooperative promosso dal SUGC:
“Il Fondo per l’editoria, che in questi anni ha consentito la sopravvivenza di numerosi giornali in cooperativa, va ripristinato e alimentato con fondi aggiuntivi: in questa battaglia la FNSI è al fianco dei giornalisti di queste realtà, legittimamente preoccupati per i loro posti di lavoro”. Lo ha detto Raffaele Lorusso, segretario generale della FNSI, incontrando una delegazione di giornalisti soci di cooperative editoriali.
Nel corso della riunione, sono state espresse perplessità sulle linea di riforma dell’editoria, annunciate dal governo. Il timore dei giornalisti delle cooperative è che il fondo ordinario dell’editoria, istituito con lo scopo di garantire il pluralismo dell’informazione, bene fondamentale della democrazia, venga progressivamente smantellato. In questo modo – è stato detto – sarebbero messi a rischio almeno tremila posti di lavoro.
Il segretario Raffaele Lorusso ha sottolineato che la legge di riforma dell’editoria può diventare l’occasione per ridare impulso all’intero comparto, duramente provato dalla crisi. “Il principio alla base del contributo pubblico alle imprese editoriali in cooperativa e ai giornali espressione di minoranze linguistiche e no profit – ha spiegato Lorusso – va difeso e rilanciato. I finanziamenti pubblici devono premiare chi crea occupazione vera e regolare. Questo significa espellere dal sistema chi non rispetta le regole e chi crede di poter agire aggirando leggi e regolamenti, come purtroppo è avvenuto in passato. In un quadro generale di rigore e di trasparenza, è possibile garantire il pluralismo dell’informazione, soprattutto a livello locale, e la salvaguardia di migliaia di posti di lavoro. L’auspicio è che il confronto avviato dal governo porti all’adozione di provvedimenti che ridiano slancio all’intero settore”