Archivio mensile:Settembre 2013

Il Cavaliere mette sotto scacco Re Giorgio

berlusconi-Vs-napolitano

Sarà anche vero che il Pdl è tutto concentrato sugli affari del capo e sui suoi guai giudiziari, ma la crisi si apre su un fatto sostanziale: l’aumento dell’Iva. E su questo il Pd ne uscirà ancora una volta sconfitto. Pensare che il costo di qualsiasi merce aumenti, e solo a beneficio delle casse dello Stato, a cui andrà quasi un quarto del valore di ogni cosa, è improponibile. Soprattutto in un Paese in cui la pressione fiscale è già alle stelle, dove non circolano più soldi, dove aumentano disoccupati e i poveri e dove il lavoro per i giovani è una scommessa. Invece sarà così, e il peso di questa decisione per tutte le famiglie, soprattutto quelle indigenti, sarà troppo grande, devastante.

Se il centrosinistra pensa di vincere la sua campagna elettorale sulla questione morale, si sbaglia di grosso e ripete, con una idiozia suicida che dura da 20 anni, il solito errore. Quella di Berlusconi è una mossa da scacco matto, in una sfida che ha un solo vero avversario: Re Giorgio, l’unico ad avere giocato, fino ad ora, la partita del centrosinistra.

Dalla crisi dello spread alla scelta di Monti fino alla promozione della necessità delle larghe intese, il Capo dello Stato ha affermato il suo ruolo di dominus nel vuoto lasciato dal Parlamento. Vuoto che ha permesso al Cavaliere di risorgere ogni volta da situazioni di crisi che sembravano definitive per il suo futuro politico (dagli scandali giudiziari allo sfavore dei mercati internazionali), rischiando di fargli vincere, addirittura, le elezioni.

Ora, però, per il Presidente della Repubblica è tutto più difficile. La merce di scambio per risolvere la crisi non potrà essere certamente l’amnistia. Un fatto è certo, dalla sua replica, e non da quella di Letta, dipende il futuro del Governo, e sulla strategia che metterà in campo si gioca, stavolta, anche la sua credibilità e il ruolo che avrà realmente nella storia del Paese.

Asìa indagata per l’assunzione di 300 operai. Condannata per l’unico non assunto

Il sindaco De Magistris alla sede dell'Asia

Quando il manager della Fiat Sergio Marchionne non reintegrò gli operai della Fiat di Pomigliano, nonostante le sentenze del Tribunale del lavoro, il sindaco Luigi de Magistris si schierò apertamente con i lavoratori. Andò a manifestare davanti ai cancelli della fabbrica, disse che era necessario «arginare l’ondata padronale e neoschiavistica imposta dalla dirigenza Fiat». Evidentemente, ha già dimenticato quella sua presa di posizione, perché in casa sua fa esattamente il contrario. L’Asìa, azienda partecipata del Comune di Napoli che si occupa del ciclo dei rifiuti, infatti, non ottempera ad una sentenza della Corte di Cassazione che ordina di reintegrare un lavoratore nella società. È vero che il sindaco non è l’amministratore di quella azienda, ma ne nomina direttamente il manager e il consiglio di amministrazione con decreti firmati di suo pugno. Il caso è quello di Maurizio Mattielo, l’unico che, inspiegabilmente, non è rientrato nell’infornata di assunzioni con la quale i 1.019 lavoratori impiegati nelle ditte private che si occupavano della raccolta, furono assorbiti dall’Asìa. Era il 2000, da allora ne è nato un lungo contenzioso giudiziario che ha trovato il suo epilogo solo quest’anno, quando la Corte suprema ha rigettato il ricorso degli avvocati dell’Asìa, confermando quanto stabilito in Appello: Mattiello, ex dipendente della “Nuova Spar Ambiente”, deve essere assunto e ricevere tutti gli stipendi arretrati dalla mancata data di assunzione. Gli avvocati del lavoratore più volte hanno sollecitato la società a rispettare quanto stabilito dal giudice senza ottenere alcuna risposta.

La vicenda si inserisce in un quadro molto complesso. I dirigenti della società e lo stesso vicesindaco Tommaso Sodano, infatti, sono indagati sia dalla Procura della Repubblica che dalla Corte dei Conti proprio per l’ultima tranche di assunzioni che rientrano in quello stesso accordo del 2000 e che riguardano anche i 350 operai della Lavajet e della Docks. Contro quelle assunzioni si scagliarono sia l’ex presidente dell’Asìa Raphael Rossi, silurato pochi mesi dopo la sua nomina, che gli ex assessori alla Legalità, Pino Narducci, e al Bilancio, Riccardo Realfonzo, entrambi usciti dalla squadra del sindaco Luigi de Magistris.

Insomma, si è venuto a creare un vero e proprio paradosso: i tribunali mettono sotto inchiesta il Comune per gli operai assunti, e, allo stesso tempo, lo condannano per l’unico non assunto. Il Tribunale del lavoro chiede il reintegro, e la Corte dei Conti afferma che è uno spreco. Ma la sentenza della Corte di Cassazione potrebbe rappresentare un vantaggio per Palazzo San Giacomo per dimostrare la correttezza della scelta delle assunzioni (immaginiamo il costo del reintegro di 300 operai se questo fosse stabilito dal Tribunale del Lavoro). Una carta che, tuttavia, il Comune non ha ancora giocato. Sta di fatto che, su più di mille persone, l’unico davvero penalizzato da questa vicenda resta il povero Mattiello che si ritrova disoccupato e con due figli da mantenere.

Lo staffista del sindaco insulta Velardi: «Uomo di m…»

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Il sindaco sceglie con cura i suoi staffisti. Alcuni sono degli opinion leader, hanno blog e vanno in tv, difendono a spada tratta la rivolluzione arancione. Altri, scelti per le loro abilità comunicative, sono più noti per le loro esternazioni su Facebook. Tra questi Alessandro Di Rienzo che ieri su Facebook ha pensato bene di insultare pubblicamente Claudio Velardi, politico di lungo corso, ex assessore regionale al Turismo e professionista della comunicazione. Velardi, interpellato dal Mattino, ha polemizzato con la presa di posizione di Erri De Luca che si è schierato contro l’inceneritore di Giugliano. Lo scrittore ha invitato la popolazione locale ad alzare le barricate, come per la Tav in Val di Susa. Il politologo ha affermato che quella di De Luca è un’operazione di marketing, legata ad interessi editoriali, e che la sua idea di intellettuale impegnato è ottocentesca. Insomma, un dibattito teso, ma che si fonda su analisi interessanti, dall’una e dall’altra parte. Nel dialogo a distanza tra De Luca e Velardi si è inserito Di Rienzo (1.263 amici sul socialnetwork) con un giudizio che non lascia spazio ad interpretazioni: “L’uomo di merda contemporaneo (Claudio Velardi) – scrive lo staffista stipendiato dai napoletani – che dà dell’intellettuale ottocentesco ad Erri De Luca. Viva l’Ottocento». La comunicazione istituzionale è una cosa seria. Anche i dirigenti devono dare conto al sindaco di quello che dichiarano alla stampa e che dicono pubblicamente, e i social network sono evidentemente una piazza vituale molto importante. In questo caso, o il sindaco condivide il contenuto dell’affermazione o gli staffisti godono di una libertà particolare che, in casi come questo, non può che danneggiare l’immagine del sindaco e della sua Amministrazione. Di Rienzo non è nuovo a queste esternazioni. Poco più di un anno fa reagì ad un articolo di Repubblica, sul parcheggio in sosta vietata dell’auto blu del primo cittadino, dicendo che i giornalisti «precari sono un po’ come la manovalanza armata nella criminalità organizzata». In quella occasione il dipendente comunale fu costretto a chiedere pubblicamente scusa. Anche se ancora ieri continuava a scrivere: «Repubblica è la patria dei titoli balordi».