Sarà anche vero che il Pdl è tutto concentrato sugli affari del capo e sui suoi guai giudiziari, ma la crisi si apre su un fatto sostanziale: l’aumento dell’Iva. E su questo il Pd ne uscirà ancora una volta sconfitto. Pensare che il costo di qualsiasi merce aumenti, e solo a beneficio delle casse dello Stato, a cui andrà quasi un quarto del valore di ogni cosa, è improponibile. Soprattutto in un Paese in cui la pressione fiscale è già alle stelle, dove non circolano più soldi, dove aumentano disoccupati e i poveri e dove il lavoro per i giovani è una scommessa. Invece sarà così, e il peso di questa decisione per tutte le famiglie, soprattutto quelle indigenti, sarà troppo grande, devastante.
Se il centrosinistra pensa di vincere la sua campagna elettorale sulla questione morale, si sbaglia di grosso e ripete, con una idiozia suicida che dura da 20 anni, il solito errore. Quella di Berlusconi è una mossa da scacco matto, in una sfida che ha un solo vero avversario: Re Giorgio, l’unico ad avere giocato, fino ad ora, la partita del centrosinistra.
Dalla crisi dello spread alla scelta di Monti fino alla promozione della necessità delle larghe intese, il Capo dello Stato ha affermato il suo ruolo di dominus nel vuoto lasciato dal Parlamento. Vuoto che ha permesso al Cavaliere di risorgere ogni volta da situazioni di crisi che sembravano definitive per il suo futuro politico (dagli scandali giudiziari allo sfavore dei mercati internazionali), rischiando di fargli vincere, addirittura, le elezioni.
Ora, però, per il Presidente della Repubblica è tutto più difficile. La merce di scambio per risolvere la crisi non potrà essere certamente l’amnistia. Un fatto è certo, dalla sua replica, e non da quella di Letta, dipende il futuro del Governo, e sulla strategia che metterà in campo si gioca, stavolta, anche la sua credibilità e il ruolo che avrà realmente nella storia del Paese.