Gramellini, vicedirettore della Stampa di Torino, commenta l’episodio del servizio razzista sui tifosi napoletani trasmesso dal Tgr Piemonte. Ma il suo commento è più razzista del reportage della Rai. Nella prima parte del testo esprime una condanna d’ufficio al servizio giornalistico di pessima fattura. Ma il giornalista, che con le sue doti da scrittore leggero e qualunquista ha conquistato il grande pubblico, non ha digerito l’uscita del collega Roberto Saviano, più famoso e ricco di lui. Il professionista dell’Antimafia aveva ricordato un andeddoto dell’arrivo dei Piemontesi a Napoli: i sabaudi quando videro il bidet nella reggia di Caserta lo definirono “oggetto non identificato a forma di chitarra”. Il vicedirettore allora si sfoga con due argomenti: una falsità e un insulto. Dice che è vero che i piemontesi non avevano il bidet, ma ricorda che i napoletani non avevano le fogne. Falso. Il sistema fognario della città di Napoli viene realizzato in parte nel ‘700 (l’acquedotto esiste già da duemila anni), tanto che ancora oggi parte della città utilizza quella struttura. Ma questa è solo la premessa per il suo violento e odioso insulto razzista:
“… i rimpianti Borbone, per potersi pulire le loro terga nel bidet, tenevano la gran parte della popolazione nella melma. Ora, che agli eredi diretti di Franceschiello dispiaccia di non potersi più pulire le terga nel bidet in esclusiva, posso capirlo. Ma che i pronipoti di quelli che venivano tenuti nella melma vivano l’arrivo dei piemontesi come una degradazione, mi pare esagerato”.
Traduzione: come fate a dire che i piemontesi erano peggio di voi, se vivevate nella merda? Lesa maestà, un terrone si è permesso di scalfire la superiorità piemontese. Da un giornalista del calibro di Gramellini ci aspettavamo di più che un insulto. Ma al vicedirettore honoris causa chi lo dice che Saviano non ha offeso nessuno? I torinesi dicono che i napoletani puzzano, i napoletani rispondono che quando in altra parte d’Europa si utilizzavano ancora strumenti rudimentali per l’igiene personale, qui c’erano strumenti “sofisticati”. È vero, qui come a Parigi si moriva di peste e di colera, e come a Parigi ci sono ancora cimiteri infiniti e nascosti di morti senza nome: milioni di ossa ammonticchiate come un monumento all’umanità. Napoli, del resto, era una grande, anche se controversa, capitale. Controversa, diversa, appunto. Eravamo altro da voi. Ma come dimostrano centinaia di documenti storici (atti parlamentari, saggi, inchieste), per i piemontesi i napoletani erano un’altra razza, inferiore, s’intende. È la spiegazione più complessa che hanno dato all’alterità. Per Gramellini non è cambiato niente, è un piemontese razzista e il diverso è “melma”. Anche per i napoletani non è cambiato niente, tra quelle ossa non riconoscono ancora il bianco e il nero.