Archivio mensile:Dicembre 2011
Bonifica di Bagnoli, finisce il commissariamento
Finisce il commissariamento per la bonifica dei fondali e la rimozione della colmata di Bagnoli e Napoli Est. Da sabato tutte le competenze passano al Comune di Napoli che gestirà direttamente le risorse, ma anche i problemi. Oltre ai finanziamenti che passeranno dalle casse del commissariato a quelle di Palazzo San Giacomo, ci sono una serie di incombenze da gestire che non renderanno la vita facile alla giunta De Magistris. Primo tra tutti la raffica di ricorsi, ben 21, che bloccano molte delle attività, soprattutto nella zona Est. La maggior parte di questi sono stati effettuati dalle aziende che lavoravano nell’area dei petroli, dalla Kuwait alla Eni. Per non parlare delle società che chiedono l’annullamento di gare già espletate. O di quelle che hanno chiesto e ottenuto risarcimenti danni milionari.
Tuttavia, si tratta di un atto ritenuto necessario dall’Amministrazione per dare un’accelerata fondamentale ai lavori che procedono con estrema lentezza. Mancava solo il nulla osta del Ministero dell’Ambiente, che è arrivato il 7 ottobre scorso. Il passaggio si concluderà con la liquidazione da parte del commissario Mario Pasquale De Biase del trasferimento di opere, finanziamenti e attività. È proprio grazie a quest’atto che nell’ultima manovra di Bilancio del Comune di Napoli sono stati inseriti circa 50 milioni di euro (48.789.059,15) destinati proprio a Bagnoli. Un’operazione contabile che ha permesso all’assessore al Bilancio Riccardo Realfonzo di non sforare il patto di stabilità.
Ma De Magistris chiede di più. L’intenzione sarebbe quella di gestire direttamente i fondi europei senza passare per la Regione. Non è una possibilità da escluedere completamente. Per qualche amministrazione è stato possibile, soprattutto in relazione ad eventi eccezionali. Ed il sindaco nei mesi scorsi ha incontrato, insieme al suo vice Tommaso Sodano, anche l’ex premier Silvio Berlusconi per discutere proprio di questo tema. E ci sono stati già contatti con il nuovo Governo per riprendere il discorso. Bagnoli è una sfida troppo importante, sulla quale le vecchie amministrazioni di Antonio Bassolino e di Rosa Russo Iervolino hanno perso. L’ex pm non vorrebbe fare la stessa figura dei suo predecessori. La sua intenzione è quella di imprimere una svolta. Quella della Coppa America poteva essere un’occasione, ma è già sfumata. «Al governo – disse il primo cittadino – abbiamo chiesto lo sblocco di 500 milioni che già spettano a Napoli. È la prima volta che una grande città del Mezzogiorno chiede di essere direttamente assegnataria dei fondi. Non si tratta di un intervento straordinario ma di soldi che ci spettano. Se ci dessero questa possibilità sarebbe una prova di senso civico oltre che politico. E devo dire che ho trovato sensibilità da parte del governo».
Per ora ci sono da gestire i primi 50 milioni di euro finanziati dalla Regione, ma non arrivati ancora nelle casse della Bagnolifutura, che potranno far ripartire la gara per il primo lotto del Parco urbano. Sono previsti il recupero ambientale e la realizzazione di circa 33 ettari di Parco Urbano e i 4 chilometri di strade per l’accesso. Il Grande Progetto si articola in altri due lotti la cui realizzazione verrà finanziata con la vendita delle aree edificabili da parte di Bagnolifutura per un importo pari a circa 120 milioni di euro. L’obiettivo del Grande Progetto è realizzare, all’interno dell’area ex industriale di Bagnoli, un polmone verde per la città, teso a promuovere il ricco patrimonio di archeologia industriale in esso contenuto e nello stesso tempo a valorizzare le risorse ambientali, naturalistiche e paesaggistiche che il sito conserva.
Strade, l’assessore: faremo un altro Global service
Quello di chiudere il centro storico alle auto è stato il primo atto concreto della “rivoluzione” del sindaco Luigi de Magistris. Nessun napoletano avrebbe mai pensato possibile una cosa del genere, forse per questo per realizzare il suo piano il primo cittadino ha chiamato un assessore “forestiero”. Anna Donati, romagnola, tra i fondatori del partito dei Verdi in Italia, superesperta di Mobilità urbana, tra i primi a sperimentare i varchi telematici nel Paese, ci crede. «Tra cinque anni? Avremo una città migliore», dice. Intanto, nella cuore antichissimo di Napoli, qualcosa è già cambiato e questo fa ben sperare.
Quando è arrivata a Palazzo San Giacomo cosa ha trovato: tutto da rifare o c’è qualcosa da salvare?
«Ho trovato cose interessanti, cose discutibili e, comunque, molto disordine. In ogni cassetto che apro trovo progetti mai partiti o lasciati in sospeso. C’è certamente una cosa buona: è il progetto della metropolitana con i suoi cantieri, che certamente affaticano la città e i cittadini, ma che, in prospettiva, rappresenta la soluzione di tanti problemi. In questo progetto c’è un’idea di città dove le reti di trasporto sono un asse fondamentale di sviluppo, di mobilità, di accessibilità e di riqualificazione urbana. La cosa cattiva, invece, è tutto quello che ho trovato in superficie. Per tutto quello che riguarda la regolazione delle strade ho trovato una grande arretratezza».
Un esempio di questa arretratezza?
«Il fatto che non esista una Ztl estesa. Ci sono micro-aree chiuse al traffico. Il fatto di creare nel centro antico una Zona a traffico limitato di 120 ettari è una rivoluzione per Napoli, ma nel resto d’Italia e d’Europa si tratta di cose ormai consolidate. Adesso bisogna regolare l’accesso a queste aree e presidiarle davvero tutti i giorni con dei varchi telematici».
La Ztl, ufficialmente, non è ancora partita.
«È partita e non è ancora arrivata. Abbiamo cominciato con le corsie preferenziali: piazza Dante, via Toledo e parte di via Duomo. Si tratta di strade di grande traffico: 20mila accessi giornalieri per piazza Dante e 10mila per via Duomo. Strade interne alla città che venivano utilizzate come attraversamento. Chiudendole, di fatto, abbiamo circoscritto gran parte della Ztl, e ora il centro antico è già meno congestionato. Allo stesso tempo sono stati presi altri provvedimenti: più strisce blu, più aree pedonali, un autobus, il C55, che gira attorno alla Ztl».
Qual è il perimetro della Ztl?
«Via Pessina, via Monteoliveto, corso Umberto, via Pietro Colletta, via Foria. La Napoli greco-romana in sostanza».
Quando partirà ufficialmente il dispositivo?
«Quando saranno distribuiti tutti i permessi. Contiamo che accada all’inizio di febbraio».
Il timore con la chiusura del centro era l’ingorgo totale nel resto della città.
«Noi avevamo il terrore che, una volta svuotato il centro antico, sarebbero state invase le strade limitrofe, dal Duomo al corso Umberto. Il grande ingorgo, invece, non c’è stato. Anzi, abbiamo ottenuto subito dei risultati. Sono aumentati gli utenti della metropolitana (il 3% a piazza Dante), quelli dei bus Anm tra il 12 e il 15%, è aumentata anche la velocità dei pullman in centro del 15-20%, anche se siamo ancora sui 10 chilometri orari, una media, purtroppo, molto bassa. Ora abbiamo utenti che protestano perché vorrebbero più bus. Corsie più libere e attese minori alle fermate fanno emergere il deficit del trasporto pubblico che abbiamo».
Per quanto riguarda lo smog ci sono stati risultati?
«La centralina Museo, che ci preoccupava non poco, da quando è partito il nuovo dispositivo, ha avuto solo due giorni di superamento, rispetto agli sforamenti continui degli anni passati».
La Ztl è stata accolta da molte proteste.
«Non fermarsi alla prima critica è molto importante per centrare gli obiettivi. È necessario però chiarire il metodo che utilizziamo: prima di prendere qualche decisione consultiamo sempre mezzo mondo. Riconsultiamo quelli che non sono d’accordo. Ma su alcune cose non possiamo fare marcia indietro. D’altro canto quelli che hanno protestato di più, come Pio Barone Lumaga, si trovano fuori dalla Ztl».
I controlli alla partenza sono stati imponenti, non si rischia adesso di abbassare la guardia?
«I controlli devono essere costanti. Quelli limitati nel tempo non funzionano. Per ora ci sono i vigili, ma in futuro ci saranno i varchi telematici, come succede nel resto d’Italia. Tre varchi sono già stati attivati. Adesso abbiamo affidato a Napolipark altri 4 o 5 varchi (dipende dal ribasso della gara) attorno alla Ztl (via del Sole, via S.S. Apostoli, via Duomo/piazzetta Filangeri, via Miroballo al Pendino). Questi a fine febbraio saranno montati».
Ma le telecamere ci saranno solo al centro storico?
«No, c’è un progetto “maxi”, l’unico che abbiamo salvato dai tagli: Itaca, un vecchio progetto di telematica applicata al traffico, che era saltato perché era stata annullata la gara. Il piano prevede semafori intelligenti, varchi telematici di protezione delle Ztl e varchi di protezione per le corsie preferenziali. In tutto ci saranno 80 telecamere, costeranno 7 milioni, già stanziati: la metà li mette il Comune, l’altra metà il Governo».
I varchi esistenti che risultati hanno dato?
«Innanzitutto, un abbassamento notevole del traffico. A piazza Dante passano 6mila veicoli al giorno invece dei 20mila precedenti. Circa il 50% di questi sarebbe non autorizzato».
Si tratta di circa 3mila multe al giorno?
«Sì, anche se sono in corso delle verifiche. È possibile che parte di queste siano per mezzi autorizzati che non hanno comunicato la targa al Comune (Asìa, ambulanze e così via). Penso che arriveremo a circa 2.500. Le multe stanno partendo adesso».
Quanti permessi sono stati distribuiti?
«Circa 500, ma si tratta di permessi per le corsie preferenziali. Quelli per la Ztl saranno distribuiti presso l’apposito ufficio in piazza Dante da martedì. Stiamo disponendo tutta la modulistica».
Avete delle previsioni sul numero di pass per la Ztl?
«Faccio fatica a pensare a dei numeri, perché si tratta di un territorio complesso che ricopre più Municipalità. Pensiamo che saranno circa 5mila i nuclei familiari che chiederanno i pass per i residenti. Tutte le altre categorie arriveranno sui 4mila permessi. Ma c’è una novità, i permessi serviranno ad effettuare anche controlli sul pagamento delle tasse».
In che senso, cosa dovrà dimostrare chi vuole ottenere il tagliando?
«I garage dovranno presentare regolari contratti e permessi. Così come i clienti. Insomma, chi vuole entrare nella Ztl perché ha un posto auto in una rimessa o in un box auto, dovrà mostrare una ricevuta, un contratto di affitto o di proprietà. Non possiamo agevolare l’abusivismo, in qualsiasi forma».
Molti hanno parlato di ecopass.
«L’ecopass permette l’accesso a chiunque paghi. Nella Ztl entrano solo gli aventi diritto».
Sarà un modo per fare cassa?
«Sono soldi che serviranno a mantenere l’ufficio che dovrà essere aperto sempre».
Qualcuno ha parlato di patrimoniale facendo riferimento al costo dei pass.
«Non è così. Ma chi ha un’auto più potente può anche pagare qualcosina in più. Poi ci siamo tenuti più bassi delle altre città».
Sono previste altre Ztl?
«Per via dell’Epomeo abbiamo già avuto degli incontri in Municipalità e fatto dei sopralluoghi con la polizia municipale. A metà gennaio cominceremo con i 500 metri centrali della strada che è lunghissima. Al Vomero ci hanno chiesto un Ztl notturna nel fine settimana a San Martino. La Municipalità di Chiaia, invece, sta acquistando due varchi di protezione da mettere su via Chiaia e al Borgo Marinari. Inoltre, la Ztl attiva solo a Natale diventerà permanente. Poi, ci saranno anche Quartieri Spagnoli e Pignasecca, essenziali per far funzionare bene la Ztl centro antico».
Tra i primi annunci del sindaco c’è stata la chiusura al traffico del corso Umberto entro il 2012.
«Si farà, ma sulla data non mi sbilancio. Il rettifilo è una strada di grande traffico, così come le strade che abbiamo già chiuso. Io penso che una volta che la metropolitana della linea 1 arriverà a piazza Garibaldi, quell’asse verrà alleggerito decisamente. La cosa che mi preoccupa, per cui non mi sbilancio sulla data, è la stazione Duomo. È un progetto delicato perché ci sono importanti ritrovamenti archeologici. Per questo la settimana prossima incontrerò a Roma il nuovo sottosegretario Cecchi».
Quando apriranno le prossime stazioni della metro?
«A maggio apriremo la stazione Toledo, ho già fatto un sopralluogo per verificare lo stato dei lavori. Entro un anno dovremmo aprire la stazione della linea 1 a piazza Garibaldi. Un nodo fondamentale dal punto di vista della mobilità. È ben delineata anche la stazione Municipio, il quadro dei ritrovamenti archeologici è abbastanza chiaro. Se tutto fila liscio, tra 15 mesi dovrebbe aprire, anche se la piazza non sarà completa».
La fusione delle 3 società che si occupano di Mobilità urbana sta procedendo?
«Per la riorganizzazione di tutti i servizi è essenziale la società unica. Sarà più facile ridistribuire le risorse senza creare squilibri tra le tre società e, chiaramente, razionalizzare i servizi più agevolmente. Molti problemi delle Partecipate, attualmente, dipendono dai mancati trasferimenti da parte del Comune. Il problema per la nuova azienda è farla partire senza questo credito enorme».
I Cda di Anm e Metronapoli sono cambiati, manca ancora Napolipark.
«La delibera è già pronta, ma il manager lo sceglie il sindaco».
Per i taxi sono previste novità?
«Per ora abbiamo previsto un nuovo tariffario sempre legato alla nuova Ztl: 6 euro per una prima fascia attorno all’area del centro antico, 8 euro per una fascia più ampia (Centro direzionale, via Caracciolo)».
Per i tagli ai trasporti sono state ridotte molte corse, la situazione non sembra migliorare.
«Se i tagli vengono confermati, il rischio è quello di ridurre ancora del 5% i servizi».
L’assessore regionale è stato attaccato duramente per i tagli.
«Devo dire che fino a quando c’è stato il precedente governo la Regione si è fatta sentire poco, al contrario di altre amministrazioni dello stesso colore politico, questo ci ha demoliti. Adesso pare che le cose siano cambiate».
Rischiamo anche di perdere i fondi europei per la metropolitana.
«Senza quelli non andiamo da nessuna parte».
La manutenzione delle strade è praticamente nulla in città.
«Sono rimasta allibita per il fatto che per la manutenzione delle strade c’era un deficit enorme e in bilancio c’era praticamente zero. Adesso abbiamo sbloccato una delibera da 700mila euro di somma urgenza per Parco Margherita, via Coroglio, via Petrarca (dove c’è il parapetto non ancora riparato) e così via. Nel 2012 le risorse per la manutenzione devono aumentare, altrimenti non ne usciamo. Il sindaco è d’accordo».
La precedente giunta ha tentato di rimediare con un Global service, ma tutto è stato bloccato dopo l’arresto di 4 assessori.
«Non spetta a me giudicare quello che c’è stato prima. In generale, il sistema del Global service è necessario per la manutenzione ordinaria. Del resto, le regole sono cambiate, non è possibile più fare contratti aperti. Di fronte a questa situazione, i contratti di servizio sono la soluzione migliore. Gli uffici stanno verificando che cosa possiamo fare».
Piazza del Gesù, sponsor per pagare il restauro
La guglia di piazza del Gesù cade a pezzi. È necessario un intervento di restauro urgentissimo per salvare l’opera di Giuseppe Genoino, ma il Comune non ha soldi. Una soluzione bisognava trovarla, per questo Palazzo San Giacomo è a caccia di uno sponsor. Il bando è stato già emanato. Il monumento settecentesco sarà impacchettato per due anni da un impianto pubblicitario. Secondo il contratto, il costo dell’operazione di recupero, 596.274 euro, sarà interamente coperto dagli introiti della réclame che occuperà buona parte di una delle piazze più suggestive del centro antico di Napoli. È un’operazione a costo zero per l’Amministrazione. Le offerte dovranno essere presentate entro il 6 febbraio, le buste saranno aperte il giorno dopo. I criteri di selezione sono abbastanza rigidi e, comunque, la tendenza è quella di preservare il decoro della piazza. Una delle indicazioni fornite, infatti, è che «la superficie dei megaposter non potrà eccedere il 50% della superficie globale, valutata in circa 900 metri quadrati, e per la restante parte dovrà essere prevista la riproduzione dell’effigie del monumento». La direzione dei lavori, inoltre, resta al Comune che quindi controllerà tutte le operazioni nei minimi dettagli. Tutto il resto spetta, invece, al vincitore della gara: «Sarà cura dello Sponsor, a mezzo esecutori qualificati, fornire tutti i mezzi, i materiali e la manodopera necessari alla corretta realizzazione dell’intervento di restauro della guglia dell’Immacolata in piazza del Gesù Nuovo». Nel contratto, inoltre, vi è anche un articolo che dovrebbe garantire i tempi di esecuzione dei lavori. Ci sono 730 giorni per chiudere il cantiere, passato questo tempo le installazioni pubblicitarie saranno dichiarate abusive e dovranno essere rimosse, i lavori, invece, dovranno essere comunque completati. È più di un anno che le condizioni del monumento sono disastrose. Dopo un primo crollo seguito ad un temporale, i rilievi del tecnici di via Egiziaca a Pizzofalcone (dove ha sede il servizio monumentale del Comune) e della Sovrintendenza hanno evidenziato una situazione allarmante. L’impalcatura che era stata piazzata attorno alla guglia per evitare il peggio è stata tolta l’estate scorsa. Per evitare che perdesse altri pezzi, l’obelisco è stato completamente fasciato di reti di contenimento che garantiscono la trasparenza e la visione delle sculture. Adesso bisogna vedere se davvero ci sia qualcuno in grado di affrontare un impegno del genere alle condizioni dettate dalla giunta De Magistris. Intanto, per il centro storico si attende lo sblocco dei fondi europei per il grande progetto di rilancio. È un’operazione che dovrà essere avviata, e in piccola parte realizzata, per il Forum universale delle culture che si terrà in città nel 2013. Il Grande programma per il centro storico di Napoli patrimonio Unesco, ha l’obiettivo di conseguire sviluppo e migliorare sensibilmente la qualità dell’ambiente e della vita degli abitanti. Non solo restauro di monumenti e di tessuti edilizi storici, dunque, ma una articolata serie di interventi sulla parte “fisica” del centro storico (dagli impianti tecnologici ai sottoservizi all’arredo urbano) e sugli aspetti “immateriali” (dalla sicurezza ad azioni interne alle politiche dell’inclusione). Sempre che ci siano i soldi per realizzare le opere programmate.
Album di figurine per riconoscere i consiglieri
Giacca, cravatta, paltò. Passa davanti alla garitta dei vigili urbani con nonchalance, le delibere sotto al braccio, va di fretta e saluta velocemente, come tutte le persone che sono di casa a Palazzo San Giacomo. Ma uno degli agenti lo ferma: «Dove va?». «Vado dall’assessore», risponde anche un po’ infastidito. L’agente cerca di frenarlo e gli chiede: «Ma lei chi è, ha un appuntamento?». Il poveretto deve ripetere la solita tiritera: «Sono un consigliere comunale, non mi riconosce?». No. Nessuno li riconosce. Sono quasi tutte facce nuove i componenti del Consiglio di via Verdi, eletti alle ultime Comunali e a distanza di cinque mesi, anche gli addetti ai lavori hanno ancora qualche difficoltà a ricordare tutti. E se i volti sono ormai impressi nella memoria, complicatissimo è abbinare i nomi alle facce. Per questo a Palazzo San Giacomo hanno trovato un escamotage. Un piccolo album con le figurine di consiglieri comunali e assessori. Viso e nome di tutti in tre foglietti che possono essere inseriti in un’agenda. Ce li hanno tutti o quasi: assessori, staffisti, dirigenti e qualche consigliere comunale. Adesso quando l’anonimo ospite di Palazzo San Giacomo comincia a fare domande all’assessore di turno, questi ascolta paziente e, intanto, dà un’occhiatina all’album che ha nell’agenda. Completato il riconoscimento comincia a rivolgergli la parola e magari a dare dal tu allo sconosciuto consigliere comunale: «Certo, prendo in considerazione la questione. Presto ti darò una risposta». Ma l’album ha funzionato. C’è chi ormai lo utilizza come gioco da tavolo: “Copro il nome, riconosci chi è”. C’è ancora qualche bontempone che per confondere i colleghi inserisce foto a caso come quella dell’ex centravanti della Germania Rummenigge, della brunetta dei Ricchi e Poveri o di Winnie the Pooh. Ma c’è anche chi, proprio grazie all’album delle figurine del Comune, riconoscerebbe adesso un consigliere comunale di Napoli anche in un rave party.
Ma De Magistris ha già scaricato Vecchioni
La vicenda sul compenso di Roberto Vecchioni per la presidenza del Forum delle culture è paradossale. De Magistris chiama il cantautore milanese per guidare l’organizzazione del grande evento che si terrà a Napoli nel 2013. L’immagine che abbiamo tutti di lui è quella dell’artista impegnato di sinistra, della star che continua ad insegnare al liceo per tutta la vita nonostante i suoi impegni più remunerativi. Insomma, il professore è l’incarnazione perfetta dell’antidivo. Durante la campagna elettorale per le Comunali ci mette la faccia, scende in campo per l’ex pm, lo aiuta a scassare tutto. L’apporto non è determinante, ma è un contributo importante visto che il cantante viaggia sull’onda lunga del trionfo al Festival di Sanremo. Il neosindaco lo premia affidandogli la guida di una manifestazione internazionale. Ebbene, il primo atto ufficiale del professore è quello di bussare a soldi. Durante la prima riunione del rinnovato Cda dice, in sostanza, che per rinunciare a tutti i suoi impegni ha bisogno di un cachet adeguato: lo stipendio del precedente presidente, 70mila euro, più una quota per i diritti di immagine di 150mila euro. È esattamente da questo momento che il mito del cantautore si sfalda. Nelle repliche alle polemiche sull’inadeguatezza dello stipendio, Vecchioni fa un errore gravissimo: si carica della responsabilità della polemica, entra nell’arena politica dove, chiaramente, viene sbranato. De Magistris, che ha il fiuto del leader di lungo corso, resta fuori dalla mischia, non si sporca le mani, immola il suo agnello e si scarica incredibilmente delle responsabilità politiche, che sono tutte sue, chiaramente. Se, alla prima mitragliata mediatica, Vecchioni avesse detto: “Non ci sto, mi faccio da parte”, il sindaco sarebbe dovuto scendere lui nello scontro istituzionale e politico, si sarebbe dovuto fare garante di scelte avventurose e dispendiose, e magari l’avrebbe spuntata. In questo caso Vecchioni ci avrebbe comunque guadagnato. Sia se fosse rimasto sia se avesse lasciato. In quest’ultimo caso ci avrebbe lasciati tutti con un palmo di naso, “ce ne siamo fatti scappare un altro”, avremmo detto. Vecchioni, invece, ha argomentato malamente e pubblicamente il suo diritto al supercompenso, mettendo il dio denaro davanti all’ideale annunciato: “Lo faccio per Napoli”. Ha, ingiustamente, accusato il suo predecessore, sbagliando argomento: “Firmava solo le carte”. Tutti sanno che il Forum, che aveva una struttura ridottissima, era, praticamente, Oddati, che ha fatto il diavolo a quattro per avere l’evento a Napoli. Il professore ha peccato di ingenuità, ha fatto la figura dell’arraffone, e, probabilmente, ha perso un’occasione. Ma è successo solo perché De Magistris lo ha scaricato al primo ostacolo. Vecchioni, in realtà, è stato scaricato subito anche dal suo addetto stampa Arnoldo Mosca Mondadori (si veda precisazione nei commenti) che ormai liquida tutti dicendo che si sta occupando della casa editrice. Ma c’è ancora la possibilità di ricucire, anche se con Vecchioni presidente resta l’errore nel merito della scelta: se si deve pagare per l’immagine, bisogna farlo per una vera star, non per un cantautore, che, per quanto bravo, ha un target molto ristretto anche sul territorio nazionale. O per un amministratore competente, del resto il Forum, come qualcuno ha ricordato, non è il Festival di Sanremo.