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Giornalisti nella pubblica amministrazione, la ministra Dadone incontra la Fnsi


Il segretario generale della Federazione nazionale della Stampa italiana, Raffaele Lorusso, accompagnato dal vicedirettore Tommaso Daquanno, è stato ricevuto dalla ministra per la Pubblica Amministrazione, Fabiana Dadone. Nel corso dell’incontro, sono stati discussi i temi legati alla definizione del profilo del giornalista nella pubblica amministrazione e alla salvaguardia delle posizioni contrattuali definite in modo autonomo da alcune Regioni nel corso degli anni. La ministra Dadone ha assicurato che i temi sono all’attenzione del ministero, che si sta adoperando per garantire soluzioni adeguate in tempi brevi.
«Siamo grati alla ministra per l’attenzione riservata alle nostre istanze – sottolinea il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso –. Il sindacato dei giornalisti ha ribadito la propria disponibilità al confronto con il ministero e con l’Aran per assicurare la soluzione delle situazioni ancora pendenti e per portare a compimento il processo di definizione del profilo del giornalista nella pubblica amministrazione, avviato con la firma della dichiarazione congiunta in sede Aran inserita nel contratto nazionale dei dipendenti pubblici. La definizione del profilo garantirà un corretto inquadramento contrattuale e professionale ai giornalisti della pubblica amministrazione, assicurando il rispetto della specificità della professione e coniugandolo con l’esigenza di informare correttamente i cittadini».

Teatro di San Carlo, incontro con il SUGC: rettificato il bando

Al termine di un proficuo confronto tra il segretario del Sindacato unitario giornalisti della Campania, Claudio Silvestri, la vice Angela Calabrese e la sovrintendente della Fondazione Teatro di San Carlo Rosanna Purchia, si è stabilito che, per maggiore trasparenza, la Fondazione provvederà, entro lunedì, a pubblicare sul sito ufficiale del Teatri ulteriori chiarimenti al bando, in particolare:

– L’ammissione alle selezioni si intende aperta ai professionisti iscritti all’Ordine oltre che ai pubblicisti;

– È prevista, inoltre, una proroga dei termini del bando, presumibilmente, di un mese

– Per “programma” si intende materie d’esame.

Hanno ulteriormente chiarito che rispetto all’idoneità fisica, la Fondazione farà riferimento esclusivamente a quanto previsto dall’art. 41 comma 2 lettera b) del D.Lgs 80/08, come già chiarito nella nota pubblicata dalla Fondazione in data 12 luglio 2019.

Infine, si è convenuto, che nonostante questa formula sia utilizzata dalla maggior parte delle Fondazioni lirico-sinfoniche e da pubbliche amministrazioni, la Fondazione Teatro di San Carlo si limiterà nei prossimi bandi a fare esclusivo riferimento alla legge a cui è soggetta. La Fondazione e il Sindacato auspicano che anche le altre Fondazioni lirico sinfoniche, in futuro, si adeguino.

Teatro di san Carlo, bando per addetto stampa contestato dal SUGC: «Cercano personale senza difetti fisici, grave discriminazione»


Il Sindacato unitario dei giornalisti della Campania (Sugc) contesta il concorso pubblico del teatro di san Carlo per la copertura a tempo indeterminato del posto di addetto stampa.
Con una lettera articolata in sei punti, il segretario del Sugc, Claudio Silvestri, scrive alla sovrintendente del Massimo partenopeo, Rosanna Purchia, evidenziando gli errori rilevati nell’avviso pubblico, ritenuti talmente gravi da richiederne l’immediato ritiro.
«Il bando è inaccettabile – spiega Silvestri –: sorprende la mancata conoscenza della norma di riferimento sugli uffici stampa (la legge 150/2000) e della natura dell’albo dei giornalisti, tanto che il requisito richiesto è l’iscrizione a un inesistente “albo dei giornalisti pubblicisti”, discriminando così la partecipazione dei giornalisti professionisti».
«Questo bando è uno scrigno di “sorprese” – continua il segretario del sindacato –: si parla anche che “la Commissione ha la facoltà, a suo insindacabile giudizio, di richiedere l’esecuzione totale o parziale del programma”, come se si trattasse dell’audizione di un musicista e non dell’esame di un giornalista».
«Ma la cosa più grave è un’ulteriore e incredibile discriminazione – prosegue sconcertato Silvestri –: il concorso pubblico del San Carlo limita la partecipazione ai “candidati che siano fisicamente idonei ed esenti da difetti o imperfezioni che possano limitare il pieno ed incondizionato espletamento, in sede e fuori sede, delle mansioni previste”. “Esenti da difetti o imperfezioni”? Ma siamo all’eugenetica? Al san Carlo cercano un giornalista i razza ariana o dalle fattezze di Roberto Bolle? Che fine ha fatto la Costituzione che vieta le discriminazioni perché “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale, senza distinzione di condizioni personali”?».
«Per la gravità di questa discriminazione – conclude il dirigente sindacale – ho provveduto a informare il sindaco de Magistris, nella sua qualità di presidente del teatro, nonché le autorità competenti. E siamo pronto ad impugnare il bando».

Architetti, bando per addetto stampa: nessun chiarimento sui compensi

«L’Ordine degli Architetti (Oappc) si è imboscato dopo essere stato sorpreso a cercare schiavi». È la denuncia di Claudio Silvestri, segretario del Sindacato unitario giornalisti della Campania (Sugc).
Il presidente dell’Ordine, Leonardo Di Mauro, non ha risposto alla pec del 21 marzo scorso del Sugc con la quale il sindacato contestava l’avviso di ricerca di un addetto stampa per un compenso di 229 euro mensili, pure onnicomprensivo delle spese, ben al di sotto anche del reddito di cittadinanza.
Successivamente, l’8 aprile scorso, il SUGC ha indirizzato al presidente Di Mauro una nuova pec di sollecito del chiarimento necessario, nonché una pec al Referente della Trasparenza e Prevenzione della corruzione dell’Oappc per richiedere formalmente, ai sensi del decreto legislativo 97/2016 (il cosiddetto «decreto Foia»), «la pubblicazione di tutta la documentazione relativa all’attivazione della manifestazione d’interesse finalizzata a dotare codesto Ordine di un addetto stampa e degli esiti avuti» (ecco la documentazione ricevuta). Ma nella documentazione non vi è traccia né dei compensi né degli esiti del bando.
«Sullo scandaloso avviso pubblicato dall’Oappc, invece del chiarimento necessario formale e istituzionale sollecitato dal Sugc– prosegue Silvestri –, il presidente Di Mauro ha preferito rispondere impropriamente con una dichiarazione dal tono offeso a un’agenzia di stampa, in cui respinge con sdegno l’accusa del compenso da schiavi perché, per un errore, l’importo previsto è da intendersi annuo e non biennale: ma se il compenso di 229 euro mensili diventa, bontà sua, di 458 euro, non siamo sempre in presenza di uno sfruttamento?»
«Nel richiamare l’Ordine ai suoi doveri istituzionali pubblici di rispetto del lavoro e dei lavoratori, di trasparenza amministrativa e di correttezza nelle relazioni con il sindacato che rappresenta i lavoratori – conclude il segretario del Sugc – invitiamo il presidente a dare chiarimenti sul bando e sui compensi».

Addetto stampa, il SUGC: “L’ordine degli architetti cerca schiavi. Bando vergognoso, va ritirato”


Il Sindacato unitario giornalisti della Campania (Sugc) contesta e censura lo scandaloso avviso pubblico dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti, Conservatori di Napoli e provincia (Oappc) «per la costituzione della short list volta all’individuazione della figura di un “addetto al servizio di ufficio stampa“».
L’Ordine è un ente pubblico e, come tale, soggetto alla legge di riferimento 150/2000 («Disciplina delle attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni») e al dpr 422/2001 («Regolamento recante norme per l’individuazione dei titoli professionali del personale da utilizzare presso le pubbliche amministrazioni per le attività di informazione e di comunicazione e disciplina degli interventi formativi»). L’incarico in questione deve inderogabilmente osservare le disposizioni in materia di accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni e, nella fattispecie, riguardando «tutte le attività di ufficio stampa», deve riferirsi alla posizione qualificata di «capo ufficio stampa».
Tanto premesso, è del tutto inaccettabile il valore del compenso dell’incarico biennale, fissato in 5.500 euro, pari a 229 euro al mese, pure al lordo anche di ogni spesa sostenuta: un compenso, che ammonta a meno di un terzo di quella soglia di povertà che il reddito di cittadinanza vuole contrastare, è indubitabilmente non dignitoso e commisurato alla prestazione.
Lo schiavismo che informa questo avviso pubblico contempla pure, senza vergogna, «l’accettazione dell’avvio della prestazione anche in pendenza della stipula del contratto».
In tal senso, il Sugc chiede all’Oappc l’immediato ritiro dell’avviso e un incontro urgente di chiarimento, riservandosi di adire ogni azione di ripristino della legalità e di corretta opportunità di lavoro.

Pagani Ambiente, gara al ribasso per l'addetto stampa, il SUGC: basta caporalato nella pubblica amministrazione


Il Sindacato unitario giornalisti della Campania chiede l’immediato ritiro del bando per “addetto stampa” dell’azienda speciale “Pagani Ambiente”. La società partecipata del Comune di Pagani cerca una persona superqualificata (giornalista, laureato, con esperienza nella pubblica amministrazione), che di fatto deve avere ruolo di responsabile dell’ufficio stampa, ma propone una gara al ribasso dove il prezzo di partenza è di 700 euro lordi al mese. Una somma assolutamente inappropriata alle mansioni svolte, visto che un impiegato pubblico con la stessa qualifica è inquadrato nella categoria “D”. A questo si aggiunge il fatto che al giornalista viene richiesto di “garantire disponibilità di giorni ed orario; attitudine e motivazione” e anche di lavorare da casa “tramite l’utilizzo di telefono e mezzi informativi di sua proprietà” al fine di “garantire tempestività e continuità delle prestazioni”. Insomma, un lavoro a tempo pieno, senza orari, e di grande responsabilità, ma pagato circa 15 euro netti al giorno, meno di quanto prende un immigrato per la raccolta dei pomodori. È vergognosa questa forma di caporalato nella pubblica amministrazione. Il Sindacato ritiene la gara altamente lesiva della professionalità dei colleghi e si opporrà in tutte le sedi contro tale bando.

Contestato il bando del Comune di Torre Annunziata per la ricerca di un addetto stampa: il Sugc ne richiede l’immediato ritiro

Il Sugc, Sindacato unitario giornalisti della Campania, contesta il bando del Comune di Torre Annunziata per la selezione di un addetto stampa e ne chiede l’immediato ritiro.

L’avviso di pubblica selezione riguarda il Forum dei Giovani, l’iniziativa di Politiche giovanili del Comune oplontino.

Con una pec indirizzata al sindaco Vincenzo Ascione, il Sugc, il sindacato, articolazione territoriale della Federazione nazionale della Stampa italiana, rileva «che il bando presenta profili di illegittimità e opacità» non essendo innanzitutto conforme alla legge di riferimento degli ufficî stampa (l. 150/2000), che richiede per tale posizione il requisito fondamentale dell’iscrizione all’Ordine nazionale dei Giornalisti

Ma non basta. «La natura del profilo richiesto è opaca e la narrativa del bando ha aspetti illegittimi o contraddittori», prosegue il Sindacato, perché il bando è “rivolto a ragazzi di età compresa tra i 16 e i 30 anni”, con un compenso in “CFS (credito formativo scolastico)”, “oltre l’attestazione valevole come curriculum e la possibilità di svolgere uno stage formativo presso una testata giornalistica”. Per il Sugc «di qui sembrerebbe discendere un carattere di tirocinio formativo scolastico per la posizione ricercata, che, tuttavia, risulta contraddittorio dal compenso statuito in CFS, che è un punteggio che si ottiene durante il triennio della scuola secondaria di II grado: difficile, quindi, trovare un ragazzo iscritto a un istituto di scuola secondaria di secondo grado prossimo ai trenta anni di età».

In tal senso, per il Sindacato dei giornalisti, «il bando può sottintendere in modo opaco un’attività lavorativa la cui durata è fissata in due anni, addirittura prorogabile, mentre la legge fissa il limite a sei mesi, comprensivo di eventuali proroghe, e non sono previste né la retribuzione (monetaria), né la corresponsione dei contributi previdenziali statuiti per legge».

Rilevando anche che «il bando non riporta i criterî di selezione della testata giornalistica presso cui sarà svolto lo stage formativo, né come sarà disciplinato il rapporto di lavoro (orario, durata, compenso, obblighi, obiettivi, assicurazione, etc.)», il Sugc ha chiesto al sindaco Ascione l’immediato ritiro dell’avviso pubblico.

Alto Calore vuole liberarsi dell'ufficio stampa, il SUGC: non permetteremo epurazione


Pare che l’impegno principale del presidente dell’Alto Calore Servizi Spa, Raffaello De Stefano, azienda per la gestione delle risorse idriche dell’area irpina, sia quella di liberarsi dell’addetto stampa Mario Barbarisi, assunto con regolare concorso per la mansione che ricopre. Il presidente prima ha disposto un cambio di mansione, dichiarato illegittimo dal Tribunale di Avellino; contemporaneamente il collega è stato oggetto di provvedimenti disciplinari; adesso, con una lettera, gli si annuncia che per la soppressione dell’ufficio stampa, non solo verrà destinato ad altro incarico, ma rischia di perdere il posto. È incredibile come la delibera di soppressione dell’ufficio stampa, cui si fa riferimento, non sia mai uscita fuori neanche in tribunale dove era stato impugnato il cambio di mansione. Ed è ancora più incredibile come ci si ostini a volersi liberare di un servizio essenziale per la società che ha il dovere di informare tempestivamente la popolazione sui disservizi. Evidentemente, per il presidente del Cda le disastrate casse dell’Alto Calore saranno sanate grazie al sacrificio dell’ufficio stampa. Non permetteremo questa epurazione assolutamente insensata ed arbitraria. Il Sindacato unitario giornalisti della Campania sarà al fianco del collega in ogni sede.

Fnsi-Aran, una clausola per congelare le azioni unilaterali delle Regioni


Fnsi e Aran, nell’ambito della contrattazione per gli Enti locali, hanno firmato una dichiarazione congiunta per rimandare ‘ad un’apposita sequenza contrattuale’ la disciplina dei rapporti di lavoro giornalistico instaurati nel corso degli anni in alcune Regioni con apposite leggi regionali.
In quella fase saranno anche affrontate le questioni relative all’autonomia professionale, agli orari di lavoro, oltre che gli aspetti di natura previdenziale e assistenziale.
In commissione di classificazione, il profilo professionale del giornalista nella Pubblica Amministrazione sarà ulteriormente approfondito per meglio specificare compiti e ruoli nel rispetto della legge 69/1963.
La dichiarazione congiunta congela eventuali azioni unilaterali in sede regionale volte a disconoscere in toto l’applicazione del Cnlg prevista dalle leggi regionali.
PER APPROFONDIRE
Di seguito il testo delle dichiarazioni congiunte firmate dai rappresentanti della Fnsi e dell’Aran.
Le dichiarazioni congiunte Aran-Fnsi

Pubblica amministrazione, la Fnsi impugna il contratto degli enti locali


La Federazione nazionale della Stampa italiana ha impugnato dinanzi al Tribunale di Roma l’ipotesi di accordo di contratto collettivo nazionale di lavoro del pubblico impiego, comparto enti locali, nella parte riguardante i profili professionali dei giornalisti. Tali profili sono stati definiti unilateralmente dall’Aran, senza consentire alla Fnsi di intervenire nella trattativa. Per questa ragione, nel ricorso viene chiesto l’annullamento della norma del contratto che disciplina i profili professionali dei giornalisti.
«La regolamentazione dei profili professionali dei giornalisti nel comparto degli enti locali – spiegano il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, e la vicesegretaria Alessandra Costante, responsabile del dipartimento uffici stampa pubblici – non può prescindere da uno specifico tavolo di contrattazione. Agendo unilateralmente, l’Aran non ha rispettato né la legge 150 del 2000, che prevede espressamente l’intervento del sindacato dei giornalisti al tavolo contrattuale, né quanto stabilito dal Tribunale di Roma, che già con una sentenza del gennaio 2006 aveva riconosciuto la piena legittimità della Fnsi a partecipare alle trattative sindacali del pubblico impiego, per la parte riguardante i profili dei giornalisti. La definizione dei profili professionali è un passaggio essenziale e irrinunciabile, ma non può essere fatto sulla testa e in danno dei giornalisti. A nessuno sfugge l’importanza di regolamentare la materia, anche alla luce degli obblighi di pubblicità e trasparenza degli atti e di informazione nei confronti dei cittadini che gravano sulle pubbliche amministrazioni, ma non si può prescindere né dal confronto in sede sindacale, come purtroppo è avvenuto, né dal rispetto dei diritti acquisiti dai giornalisti nel corso degli anni, come si sta tentando di fare. La Fnsi è sempre pronta al dialogo. L’auspicio è che lo sia anche l’Aran».