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Smart working, proroga al 31 dicembre per lavoratori fragili e con figli under 14

Smart working fino a fine anno per i lavoratori fragili e per i genitori di figli minori di 14 anni (in questo caso a patto che nel nucleo familiare non vi sia già un genitore che non lavora o che percepisce ammortizzatori sociali). Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge di conversione del decreto Aiuti-bis, diventa efficace la proroga fino al 31 dicembre 2022 del diritto al lavoro agile per queste due tipologie di lavoratori, a condizione che sia compatibile con le mansioni da svolgere. La nuova disposizione normativa si applica anche al settore giornalistico.

Il lavoro agile – regolato con legge del 2017, cui si è fatto gran ricorso, nella formulazione emergenziale, nei mesi della pandemia e del lockdown – non è una diversa tipologia di rapporto di lavoro, «bensì – come ricorda il ministero del Lavoro – una particolare modalità di esecuzione della prestazione di lavoro subordinato introdotta al fine di incrementare la competitività e di agevolare la conciliazione dei tempi di vita e lavoro».

La prestazione lavorativa viene eseguita in parte all’interno di locali aziendali e in parte all’esterno, senza una postazione fissa, entro i soli limiti di durata massima dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale derivanti dalla legge e dalla contrattazione collettiva. Ai lavoratori in modalità “agile” va garantita la parità di trattamento economico con chi svolge la stessa mansione totalmente in presenza.

PER APPROFONDIRE
Tutti i dettagli di interesse per i giornalisti nella circolare esplicativa predisposta dagli uffici della Fnsi allegata in calce.

(Foto di Kelly Sikkema su Unsplash)

Fusione delle Edizioni locali in Rcs Mediagroup, il Cdr del Corriere della Sera: «Non sia solo un artificio di bilancio»

«Il Cdr del Corriere della Sera ha appreso la sera di martedì 20 settembre dall’azienda del progetto di fusione tra Rcs Mediagroup Spa e Rcs Edizioni locali. La comunicazione è stata data in maniera del tutto inusuale rispetto alla storia dei rapporti sindacali del giornale, che hanno sempre visto una condivisione preventiva, anche informale, in occasione di passaggi così importanti». È quanto si legge in un comunicato sindacale del Comitato di redazione del Corriere.

«Il Corriere della Sera – proseguono i rappresentanti dei giornalisti – ha appena superato uno stato di crisi con prepensionamenti e uscite a vario titolo e il Cdr chiederà con forza che l’ingresso annunciato di 100 giornalisti delle Edizioni locali diventi lo strumento per un rilancio e consolidamento sul mercato italiano e straniero, e non un artificio di bilancio aziendale. Il Cdr, però, non può fare a meno di stigmatizzare le mancate risposte, a tutt’oggi, sull’assunzione di due colleghe (inserite nella lista allegata allo stato di crisi), chiesta più volte negli ultimi mesi, e sulla mancata stabilizzazione di alcuni precari».

Il progetto di fusione, incalza il Cdr, «comporterà un esame congiunto dei conti sui quali il Comitato di redazione vigilerà attentamente. Il Cdr ha, intanto, chiesto un incontro urgente al Direttore per conoscere il nuovo piano editoriale della testata e per avere conferme che non sarà stravolta l’organizzazione del lavoro e all’azienda per conoscere quello industriale. Senza questi passaggi, e senza una chiara e trasparente esposizione dei motivi e dei traguardi di questa operazione, i giornalisti del Corriere della Sera – concludono i rappresentanti sindacali – sono pronti a intraprendere ogni azione per la tutela dei posti di lavoro e della qualità del giornale nel rispetto dei nostri lettori».

‘Processo Morandi’, sindacato e Ordine: «Limiti al diritto di cronaca». Il 7 luglio iniziativa a Genova

Il 7 luglio 2022 si celebra la prima udienza del “processo Morandi”. «Un’ordinanza del presidente del collegio giudicante limita pesantemente l’esercizio del diritto di cronaca. In pratica spegne le Tv e oscura gli obiettivi dei fotografi, respingendo tutte le richieste di autorizzazione delle riprese audiovisive di tutte le udienze successive alla prima», denunciano, in una nota congiunta, Fabio Azzolini, segretario regionale dell’Associazione ligure dei giornalisti, Filippo Paganini, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Liguria e Tommaso Fregatti, presidente Gruppo Cronisti Liguri.

«Il provvedimento – incalzano – vieta perfino l’utilizzo delle immagini che saranno trasferite in sala stampa dal circuito chiuso di ripresa che sarà allestito in aula. Come si motiva lo stop all’esercizio del diritto di cronaca da parte di tv e fotogiornalisti? “A fronte del comprensibile interesse mediatico per i fatti oggetto del presente procedimento – si legge nell’ordinanza – l’introduzione nell’aula di udienza di telecamere e altri strumenti per la ripresa audiovisiva del processo potrebbero determinare una spettacolarizzazione dell’evento prevedibilmente deteriore per il sereno e regolare svolgimento delle udienze (…). Dal momento che è notorio che la presenza in aula dei mezzi di ripresa audiovisiva può influire sui comportamenti di tutti i soggetti coinvolti».

Una motivazione, rilevano i rappresentanti regionali dei giornalisti, «viziata da un pregiudizio ideologico circa la qualità del lavoro dei giornalisti ed inquietante poiché, se acriticamente accolta, potrebbe costituire il pretesto per negare l’agibilità delle aule giudiziarie ai telegiornali e ai fotoreporter pregiudicando, con il diritto di cronaca, anche quello dei cittadini ad un’informazione, magari non spettacolare, ma puntuale professionale e plurale».

Su questi temi, Associazione e Ordine dei giornalisti della Liguria invitano le colleghe e i colleghi ad una manifestazione «in difesa del diritto di cronaca e del diritto all’informazione che si terrà il 7 luglio prossimo».

L’evento sarà presentato nel corso di una conferenza stampa promossa dall’Associazione e dall’Ordine dei giornalisti della Liguria lunedì 4 luglio, alle 12, nella sede di via Fieschi 3/26, a Genova

Repubblica, il Coordinamento dei precari al direttore: «’Il giornale dei diritti’ garantisca anche i collaboratori»

«Il lavoro è uno dei temi cardine di Repubblica delle Idee che si apre giovedì 16 giugno a Bologna. Come Coordinamento dei precari di Repubblica non possiamo non rimarcare che il tema scelto, “La sfida di un futuro in bilico”, purtroppo si adatta fin troppo bene alla situazione che perdura all’interno dello stesso giornale». Inizia così la lettera che il Coordinamento invia al direttore Molinari, a Cdr, fiduciari e ai giornalisti di Repubblica.

«Giornale – proseguono i colleghi precari – che ha esposto nei giorni scorsi, con un’iniziativa che condividiamo pienamente, lo striscione “la Repubblica – Il giornale dei diritti”. E dal momento che i diritti, come giustamente ha scritto il direttore Maurizio Molinari, si sommano e non si contrappongono, vogliamo ricordare che questo stesso giornale esce anche grazie al lavoro di giornalisti precari da anni, addirittura da decenni. Che chiedono di essere stabilizzati e che vedono il loro diritto a un lavoro tutelato e correttamente retribuito quotidianamente calpestato. Che a seconda delle diverse redazioni locali in cui lavorano ricevono trattamenti differenti e in molti casi penalizzanti in quanto a domeniche e festivi non retribuiti come straordinari, giorni di corta non garantiti, massima reperibilità richiesta».

Il Coordinamento dei precari di Repubblica ribadisce, dunque, «ancora una volta, la necessità di un incontro urgente con l’azienda che più volte si è sottratta alle nostre richieste di chiarimento sul futuro di colleghe e colleghi che lavorano ogni giorno accanto agli assunti e che sono fondamentali per l’uscita del quotidiano e per l’aggiornamento del sito. Per lo stesso motivo – concludono giornalisti e giornaliste – chiediamo al direttore Maurizio Molinari un confronto con i rappresentanti del Coordinamento impegnati ormai da due anni nel cercare di rivendicare condizioni contrattuali migliori e maggiori certezze per il futuro di tutte e tutti».

Lorusso: «Il ritorno della Gazzetta del Mezzogiorno bella notizia per il mondo dell’informazione»

«Il ritorno in edicola della Gazzetta del Mezzogiorno è una bella notizia per l’informazione italiana. La Puglia e la Basilicata ritrovano una testata storica e autorevole. Si rafforza così il pluralismo delle voci, pilastro fondamentale della democrazia perché essenziale per la formazione di un’opinione pubblica libera, matura e consapevole e per la crescita delle comunità». Lo afferma Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi.

«Dopo la scellerata decisione di interromperne le pubblicazioni – prosegue – e l’assenza forzata dalle edicole per quasi sette mesi, il giornale riprende il proprio cammino. Un risultato reso possibile dal coraggio dei nuovi azionisti e dalla volontà di chi, a cominciare dai giornalisti, non si è arreso di fronte alle difficoltà, trovando anche la forza di reagire ai giochi di parti importanti della politica locale, preoccupate più di provare a determinare assetti proprietari di proprio gradimento che della sorte dei lavoratori e delle loro famiglie».

Per il segretario generale Lorusso, «comincia adesso una nuova avventura: buon lavoro – conclude – al direttore Oscar Iarussi, alla redazione e a tutte le maestranze».

 «Sarà un quotidiano fortemente meridionalistico, non campanilistico, di servizio, che farà battaglie culturali sul versante Sud Europa/Mediterraneo», dice il direttore Iarussi.

«Attorno al giornale – aggiunge il direttore – si vuole costruire una comunità per coinvolgere i lettori in incontri che saranno organizzati al termine della pandemia. Un’attenzione particolare sarà rivolta agli studenti per coinvolgerli nella lettura dei quotidiani».

È attivo il nuovo sito web della Gazzetta del Mezzogiorno, mentre il quotidiano è già attivo sui social dove sono disponibili due video d’autore di Alessandro Piva che ha seguito e documentato la rinascita del quotidiano. La Gazzetta aveva cessato le pubblicazioni l’1 agosto 2021 dopo 133 anni.

Nuovo caporeddattore alla Tgr Campania, il Cdr: scelta sbagliata

Il cdr della Tgr Rai di Napoli esprime all’azienda e al direttore della Tgr Alessandro Casarin totale insoddisfazione per le scelte legate al piano  editoriale e l’assoluta mancanza di considerazione circa la valorizzazione di risorse interne in vista della chiusura del mandato dell’attuale capo redattore centrale.
La scelta per la successione legata a vicende burocratiche con la designazione di un collega da altra sede (Oreste Lo Pomo, ndr) penalizza e mortifica il lavoro svolto dalla redazione che ha visto premiati con ascolti record tg e trasmissioni e che ha da sempre dimostrato negli ultimi anni unità di intenti e massimo spirito aziendale.
Il Cdr evidenzia il mancato riconoscimento di questi aspetti ed è pronto a ribadire il dissenso espresso dai redattori nel corso dell’ultima assemblea, riservandosi di valutare ogni iniziativa.

‘Giù le mani dalla Gazzetta del Mezzogiorno’, a Bari flash mob dei giornalisti davanti al Tribunale

«Auspichiamo che oggi venga messo un punto fermo in questa vicenda che sta durando da troppo tempo, perché l’unico obiettivo deve essere quello di riportare il giornale in edicola e quindi di consentire a chi se lo aggiudicherà di riaprire l’impresa». Lo dichiara il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, partecipando al flash mob organizzato dai giornalisti de La Gazzetta del Mezzogiorno davanti al palazzo di giustizia di piazza de Nicola, a Bari, dove oggi si tiene l’udienza all’esito della quale il Tribunale fallimentare dovrebbe stabilire chi sarà il futuro editore della testata (la proposta della società Ecologica ha ottenuto il voto dei creditori, ma la concorrente Ledi si è opposta all’omologa).

All’udienza, oltre agli avvocati delle due società, Ecologica e Ledi, partecipa la Procura di Bari, che nel maggio 2020 ha chiesto il fallimento della società editrice e proprietaria della Gazzetta del Mezzogiorno. In aula ci sono il procuratore Roberto Rossi con i sostituti Lanfranco Marazia e Luisiana Di Vittorio.

Nel sit-in i giornalisti, con uno striscione sul quale è scritto “Giù le mani da La Gazzetta del Mezzogiorno”, assieme con Fnsi, Assostampa e Ordine dei giornalisti della Puglia chiedono non soltanto al Tribunale che «si faccia presto», ma tornano a criticare l’iniziativa imprenditoriale di Ledi che nei giorni scorsi ha registrato il marchio de “La Nuova Gazzetta di Puglia e Basilicata”. (Ansa – Bari, 4 ottobre 2021)

Bolzano, Lorusso all’assemblea dell’Assostampa: «Settore in crisi da anni, ma pare non interessi al governo»

«Esiste ormai un’omogeneità nell’emergenza lavorativa che sta vivendo il settore giornalistico in Italia. L’informazione è strategica per la tenuta delle istituzioni democratiche, come ricordato più volte dal presidente Mattarella, ma se esiste un’attenzione della più alta carica dello Stato alle criticità del nostro settore, non uguale attenzione si riscontra tra chi è chiamato a porvi rimedio. Siamo un settore in crisi strutturale da anni, siamo settore di rilevanza costituzionale, ma tutto ciò pare che non interessi al governo». Così il segretario generale della Federazione nazionale della Stampa italiana, Raffaele Lorusso, intervenendo all’assemblea del Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige, a Bolzano.

«Non siamo diversi da altri lavoratori, quindi ci aspetteremo la stessa attenzione rivolta ad altri settori ritenuti strategici per il Paese. Evidentemente si vuole colpire una categoria che viene identificata come in grado di incidere sull’opinione pubblica. Non c’è alcuna volontà di affrontare nodi cruciali come il contrasto al lavoro precario e alle liti temerarie, che rendono l’informazione meno autorevole e più ricattabile. Non si capisce che indebolire questa categoria significa indebolire la democrazia di questo Paese. Il governo deve dare risposte: non assisteremo inermi alla scomparsa del settore. Iniziamo a essere protagonisti del nostro tempo», ha aggiunto Lorusso.

Per il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, «la situazione politica non è felice, perché le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sul pericolo delle minacce nei confronti dei cronisti e per la libertà di stampa, non hanno portato ad alcuno scatto nel parlamento. Dopo l’intervento del Capo dello Stato, non è stato approvato l’equo compenso sul lavoro giornalistico, non sono stati avviati i tavoli di confronto con le parti sociali e molte proposte per la categoria giacciono nei cassetti del Senato. Dobbiamo unire la categoria per dare un nuovo futuro al lavoro e a tanti giovani, iniziando dagli ultimi e dai precari», ha rilevato.

«Il governo non può pensare di commissariare l’Inpgi e di non commissariare, allo stesso tempo, l’articolo 21 della Costituzione italiana», ha precisato Giulietti, che ha anche ricordato la figura di Gianni Faustini, proponendo un premio in sua memoria legato alla deontologia giornalistica. «Ricordiamo le persone per ciò che hanno lasciato, affinché la loro memoria lasci dei frutti», ha concluso il presidente Fnsi.

Ad aprire i lavori dell’Assemblea il segretario regionale, Rocco Cerone, che si è soffermato sulla «drammatica emergenza lavoro» che ha investito anche il Trentino Alto Adige, aggravata dalla «violenta e brutale» chiusura a inizio anno dello storico giornale Trentino, ma anche sulle «prime risposte che siamo riusciti a dare» sul fronte del profilo del giornalista pubblico «grazie al lavoro in strettissima collaborazione con la Fnsi».

Al centro dell’intervento del segretario regionale uscente anche i temi del precariato e dello sfruttamento lavorativo che caratterizza il settore; le difficoltà del sistema previdenziale; la proficua collaborazione fra l’Assostampa e l’Ordine regionale dei giornalisti e con Sindacato Veneto e Articolo 21, partner in numerose iniziative organizzate a Treno e Bolzano, nel solco di «un concetto a me molto caro e che ispira la mia azione sindacale, che è quello della squadra: da soli – ha commentato – non si va da nessuna parte».

All’assemblea era presente anche il segretario del Sindacato unitario giornalisti della Campania Claudio Silvestri.

Gazzetta del Mezzogiorno, il Cdr: «Fare presto per riportare il giornale in edicola»

«Il nuovo provvedimento del Tribunale fallimentare di Bari che ha preso atto della votazione-approvazione dell’assemblea dei creditori del fallimento Mediterranea per la proposta di salvataggio, della testata e dei lavoratori, avanzata dalla società Ecologica è un passo in avanti, rilevante, verso il ritorno della Gazzetta del Mezzogiorno in edicola, dopo un mese di assenza per l’interruzione delle pubblicazioni scaturita dalla mancata accettazione della proroga da parte dell’ex editore affittuario». Lo dichiara, in una nota, il Comitato di redazione della Gazzetta all’indomani della comunicazione ufficiale da parte del Tribunale dell’esito delle procedure di voto.

Il Cdr auspica «che i prossimi provvedimenti del Tribunale fino all’omologa avvengano nella massima linearità e nei tempi più brevi possibili: con oltre 140 famiglie di lavoratori costrette alla cassa integrazione a zero ore dal primo agosto, sarebbero davvero imperdonabili iniziative strumentali e dilatatorie da parte di alcuni volte solo a ritardare la ripresa delle pubblicazioni. Non va sottovalutata né minimizzata, del resto, la crisi occupazionale che viviamo, nel silenzio quasi generale della politica che si è infilata a gamba tesa nella vicenda, dimenticandosi però dei lavoratori».

«Ci aspettiamo anche – prosegue la nota – che la società Ledi provveda in tempi ragionevolmente brevi alla liquidazione a giornalisti e poligrafici delle spettanze di fine rapporto nonché che invii all’Inps la documentazione necessaria per il pagamento della cassa integrazione del mese di luglio, peraltro già autorizzato».

Infine un appello ai lettori, ai quali i giornalisti della Gazzetta del Mezzogiorno chiedono «di sostenerci e avere ancora un po’ di pazienza».

La Gazzetta del Mezzogiorno interrompe le pubblicazioni. Il sindacato: «Decisione incomprensibile»

A partire da lunedì 2 agosto la Gazzetta del Mezzogiorno non sarà in edicola. «L’interruzione delle pubblicazioni – spiegano la Federazione nazionale della Stampa italiana e le Associazioni regionali di Stampa di Puglia e di Basilicata – è il risultato di una scelta della Ledi srl, società che gestisce provvisoriamente la testata da dicembre 2020 per effetto di un contratto con la curatela fallimentare della Edisud spa. Per quanto legittima perché rientra nell’esercizio della libertà imprenditoriale, tale scelta risulta incomprensibile, tanto più perché comunicata ventiquattr’ore prima della scadenza del contratto e dopo che, tre giorni fa, la stessa Ledi aveva comunicato alla direzione e alla redazione la volontà di continuare a gestire provvisoriamente la testata per altri trenta giorni, in attesa dell’esito del voto del comitato dei creditori sulle due proposte concordatarie presentate alla curatela».

Per la Fnsi e le Assostampa «hanno influito, evidentemente, altre valutazioni, anche se va rimarcato che il tribunale e le curatele di Mediterranea spa e Edisud spa hanno avuto tutto il tempo per fare in modo che le procedure si concludessero entro la scadenza già fissata del 31 luglio».

L’unico aspetto che «avrebbe meritato una più attenta ponderazione da parte di tutti, tribunale, curatela e imprenditori – rileva il sindacato –, è la specificità e la funzione dell’impresa editoriale, oltre che il valore del bene informazione per la collettività e l’opinione pubblica. La storia della Gazzetta del Mezzogiorno merita ben altra considerazione. Il lavoro dei giornalisti, dei poligrafici e di tutte le maestranze deve riprendere al più presto. Ci sarà il tempo per individuare le responsabilità. Questo, però, è il momento di fare ciascuno il massimo sforzo per far sì che, nel rispetto delle procedure di legge, la Gazzetta del Mezzogiorno – concludono la Fnsi e le Assostampa – possa tornare al più presto in edicola».

In una nota ufficiale, l’azienda comunica che «il contratto di affitto di azienda stipulato con i Curatori del Fallimento Edisud s.p.a., in forza del quale è stato possibile garantire la pubblicazione in regolare continuità editoriale de La Gazzetta del Mezzogiorno, dopo la dichiarazione di fallimento pronunciata dal Tribunale di Bari, cesserà di produrre i suoi effetti alla sua scadenza naturale del 31 luglio 2021. Con profondo rammarico – prosegue il comunicato – la società ha manifestato la propria indisponibilità a prorogare l’esecuzione del fitto di azienda oltre la sua naturale scadenza del 31 luglio 2021 avendo registrato che le valutazioni formulate dal Comitato dei creditori e dai Curatori del Fallimento Mediterranea s.p.a. sulle proposte di concordato fallimentare pendenti dinanzi al Tribunale di Bari (fra cui quella formulata dalla stessa Ledi), non valorizzano, né sul piano formale né su quello sostanziale, la continuità aziendale e, così, ogni sforzo profuso dalla Ledi s.r.l. dallo scorso dicembre 2020 ad oggi».

Ledi rimarca che «con una prudente e attenta riorganizzazione dell’attività, non solo ha garantito la regolare continuità editoriale ma ha anche valorizzato tutti gli asset delle due Curatele fallimentari acquisiti in godimento nello scorso dicembre, in un momento in cui da un canto l’esercizio provvisorio del Fall. Edisud s.p.a. disposto dal Tribunale in sede fallimentare produceva perdite giornaliere consistenti e dall’altro per giornalisti e poligrafici non vi erano più concrete prospettive di lavoro. A questo punto – conclude – pienamente consapevole dei complessi problemi di natura editoriale e occupazionale derivanti dalla situazione che potrebbe crearsi con la cessazione dell’affitto d’azienda, rimane in attesa delle decisioni dei Creditori e del Tribunale di Bari».

La notizia dell’interruzione delle pubblicazioni viene data anche dalla redazione e dal Cdr ai lettori. «Da lunedì prossimo, e speriamo per brevissimo tempo – scrive il Comitato di redazione – non troverete in edicola la vostra e nostra Gazzetta del Mezzogiorno e non per scelta dei giornalisti e dei poligrafici che ci lavorano ma perché la Ledi srl, società che ha gestito in fitto il giornale dal 10 dicembre scorso, ha ritenuto opportuno non prorogare il contratto di affitto pur avendo avuto la disponibilità della curatela di Mediterranea ad una proroga di 3 mesi e pur avendo a sua volta proposto, invece, una proroga per i primi 30 giorni di agosto. Scelte imprenditoriali e tempi delle procedure fallimentari stanno producendo un risultato – il blocco delle pubblicazioni in attesa dell’aggiudicazione definitiva della testata – avverso il quale abbiamo lottato con tutte le nostre forze, a costo anche di rilevanti sacrifici personali, economici, con il ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali e l’ulteriore taglio degli stipendi, e logistici, con la chiusura di quasi tutte le storiche redazioni decentrate della Gazzetta».

Spiegano ancora i giornalisti: «Non ci interessa, almeno non ora e non adesso, ricostruire fatti e responsabilità della situazione professionale e lavorativa nella quale siamo venuti a trovarci nostro malgrado ma vogliamo scrivervi, perché poi scrivere è quello che ci piace di più, che la storia della Gazzetta del Mezzogiorno non finisce certo qua e così, che il nostro dialogo con voi riprenderà al più presto. Non sarà una pec a bloccare oltre 130 anni di storia vissuti dalla parte dei lettori, della Puglia e della Basilicata, di territori che hanno ancora tante cose da raccontare e far raccontare, magari con ancora più slancio, con strumenti più moderni e più rispondenti all’epoca che stiamo vivendo, con una rinnovata presenza sul territorio, attraverso il ripristino delle edizioni dedicate alle singole provincie di Puglia e Basilicata e il ritorno ai presidi nei capoluoghi di provincia. No, non è un sogno ma l’unica via percorribile per ridare al nostro giornale quel ruolo di sindacato del territorio che per tanti ha svolto. Stremata ma non vinta la redazione della Gazzetta non abdica al suo ruolo, vi dà appuntamento a prestissimo e chiede a tutti gli attori in campo di tenere sempre ben presente che la Gazzetta è un bene comune e come tale va trattato è tutelato».